Un ministro cattolico all’Istruzione
I regali di Natale del ministro Fioroni
Anna Arcadi
Per i tanti delusi elettori del centrosinistra alla ricerca, con la lanterna, di un segno di discontinuità da parte dell’attuale governo rispetto alla stagione berlusconiana, la riforma dell’esame di maturità, varata a metà dicembre, sarà apparsa come una sana boccata d’aria. A detta di alcuni (Rifondazione in primis, ormai a suo agio nel ruolo di pasdaran del governo Prodi), la reintroduzione della commissione mista, cioè composta per metà da professori esterni all’istituto scolastico, è un duro colpo per le scuole private, in gran parte cattoliche e gestite dal clero. Eppure, non si è levato alcun coro di proteste da parte delle curie. Anzi: Fioroni piace al Vaticano, che lo considera un bravo ministro. La suddetta riforma non è altro che uno specchietto per le allodole, a fronte di nuovi tagli alla Scuola pubblica, di pesantissimi attacchi ai lavoratori della scuola (precari e non), di inaspettati regali proprio a quelle scuole private che la sinistra dell’Unione solo a parole intende contrastare.
Un po’ di chiarezza
Vale la pena di ricordare, se
qualcuno se lo fosse dimenticato, che fu proprio il centrosinistra, in pieno
governo D’Alema, a rendere le scuole private parte attiva del sistema nazionale
d’istruzione pubblica: con la legge di parità scolastica, gli istituti privati,
a partire da quelli confessionali, sono stati parificati agli istituti statali
e benedetti da una pioggia di finanziamenti pubblici. Associata alla riforma
dell’esame di maturità, con l’introduzione della commissione solo interna
sostenuta dall’allora ministro Berlinguer, questa legge ha aperto la strada
all’esplosione esorbitante dei cosiddetti diplomifici, veri e propri mercati
adibiti alla compravendita di diplomi, senza obblighi di frequenza né vincoli
di sorta, con insegnanti sottopagati e in nero. E’ una premessa necessaria per
precisare che, se anche la reintroduzione della commissione mista rappresenta in
parte il tentativo di ridurre il danno, si tratta comunque di un danno
provocato dai precedenti governi di centrosinistra.
Ma, anche lasciando da parte il
passato, le dichiarazioni del ministro Fioroni non lasciano dubbi circa la vera
natura di questo e altri recenti provvedimenti. Riporto un brano di
un’intervista rilasciata dal ministro al quotidiano gratuito di Roma E Polis: “‘Giovanni Paolo II prima e
Benedetto XVI adesso, chiedono che lo Stato sostenga maggiormente le scuole
private. Da ministro e da cattolico cosa ne pensa?’ ‘Stiamo già sostenendo la
scuola paritaria cattolica, ripristinando le risorse, nonostante le difficoltà
dei conti pubblici dopo i tagli enormi, di oltre un terzo, operati dal
precedente esecutivo, che hanno tolto loro 167 milioni di euro. Così stiamo
dando una risposta nel senso richiesto dalle sollecitazioni del Santo Padre’”.
Fioroni non è uomo di sole promesse e, infatti, è passato subito ai fatti: la Finanziaria prevede
appunto un cospicuo regalino di Natale per le scuole private di ben 167 milioni,
per compensare le mancanze del governo Berlusconi!
Non solo: se qualcuno di voi ha
avuto la sfortuna di ascoltare la diretta dalla Camera in occasione della
discussione e del voto della riforma dell’esame di maturità, avrà notato con
quanta pedante insistenza il ministro Fioroni sottolineava che quel disegno di
legge si spiega proprio nell’ottica di valorizzare la permanenza e il
riconoscimento degli istituti privati nel sistema della pubblica istruzione: è
grazie al governo Prodi che le mele marce dei diplomifici verranno debellate,
per valorizzare invece (anche a suon di denari) gli istituti religiosi i quali,
in cambio di rette stratosferiche, educano le nuove generazioni ai sani valori
della santa chiesa cattolica e apostolica…
Del resto, cosa ci si poteva
aspettare da un ministro cattolico all’Istruzione, applaudito dalle gerarchie
ecclesiastiche fin dal giorno della nomina?
Il pozzo senza fondo del precariato
Se qualcuno si sta chiedendo dove
il ministro andrà a pescare tanti soldi per finanziare le scuole private, basta
che guardi al tristemente noto maxiemendamento alla finanziaria: è prevista per
la Scuola una
riduzione di spesa di circa 4,5 miliardi di euro, che si tradurrà anzitutto
negli annunciati tagli nell'organico di almeno 50 mila posti. Ma le cattive
notizie per gli insegnanti, per i precari anzitutto, non finiscono qui: è ormai
sicura la cancellazione, a partire dal 2010, delle “graduatorie permanenti”.
Senza dilungarsi in particolari tecnici, i precari della scuola – costretti per
decenni ad alternare una supplenza di pochi mesi a un sussidio di
disoccupazione, carissimi corsi universitari a frequenza obbligatoria a mesi di
lavoro sottopagato negli istituti privati (per racimolare qualche punto in
graduatoria) – vedranno di colpo azzerarsi tutto il lavoro fatto. Come un
atleta che arriva al traguardo dopo ore di maratona a cui venga detto “hai
sbagliato strada”, l’insegnante precario dovrà ricominciare tutto da capo,
probabilmente rimettersi a studiare per nuovi concorsi. Inoltre, la
soppressione delle graduatorie permanenti aumenta il potere decisionale dei Presidi,
ormai veri e propri manager, che potranno reclutare il personale in maniera
discrezionale, ignorando il punteggio effettivamente conseguito in anni di
fatiche dagli insegnanti stessi.
Il raggiungimento di un contratto
a tempo indeterminato nella Scuola per centinaia di migliaia di precari è
sempre più un’utopia, tanto più che le promesse di assunzione in ruolo,
considerati i tagli previsti in Finanziaria, si tradurranno in un nulla di fatto.
Resterà, come ultima spiaggia, qualche contratto a progetto, a cinque euro
all’ora e la benedizione del prete, negli istituti privati che continueranno a
proliferare: lì i presepi (plurale sia di presepio che di presepe, come Ruini
ha spiegato a Bertinotti) non mancheranno e gli insegnanti precari potranno
chiedere alla madonna e a Gesù bambino la grazia di un terno al lotto per
riuscire a pagare l’affitto.
Di cosa preoccuparsi
Ma lasciamo da parte queste
questioni secondarie! Perché preoccuparsi del fatto che la Scuola pubblica italiana si
basa sul lavoro di centinaia di migliaia di insegnanti precari; che le
strutture sono fatiscenti e cadono a pezzi; che oltre ai finanziamenti pubblici
diretti sono in arrivo nuovi bonus per le famiglie che intendono iscrivere i
propri figli alle private; che il numero degli studenti, con gli annunciati
tagli, lieviterà a trenta per classe; che lo spettro della disoccupazione è
sempre dietro l’angolo per il personale docente e non docente? Perché
preoccupasi di queste quisquilie? Infatti, il ministro Fioroni non se ne preoccupa.
Ha altro a cui pensare. Su consiglio di un certo Pietro Ichino (di cui forse
avrete letto i pessimi editoriali sul Corriere
della Sera), ha intrapreso da qualche mese una coraggiosa crociata contro
un morbo che, a suo dire, attanaglia la scuola pubblica: i fannulloni.
I salotti televisivi sono
popolati da sedicenti intellettuali che sciorinano improbabili teorie
sociologiche che tentano di spiegarci con categorie, tanto altisonanti quanto
vuote, come mai la stragrande maggioranza degli italiani non riesce ad arrivare
a fine mese: una volta è colpa del terrorismo internazionale, una volta del
consumismo, un’altra del potere mediatico che trasfigura il prezzo dell’affitto.
Ichino e Fioroni si sono fermati a uno stadio fanciullesco dell’analisi: se c’è
qualcosa che non va in Italia è colpa dei lavoratori che non hanno voglia di
lavorare. In effetti, caro ministro, non le nascondiamo che, a certe
condizioni, la voglia passa. Ma ci ha stupito tanta solerzia nell’intervenire
sulla questione delle “sanzioni disciplinari” nei confronti del personale della
Scuola: d’ora in poi grazie a lei, sarà più facile licenziare un professore
indisciplinato, ci penserà direttamente il direttore generale regionale. Non
abbiamo dubbi che saranno soprattutto i professori più propensi alla critica,
alla protesta e allo sciopero quelli che “beneficeranno” di questo
provvedimento. E’ successo da poco che in una scuola del milanese un insegnante
sia stato sospeso dall’incarico per aver espresso contrarietà alla guerra: ce
ne aspettiamo di cotte e di crude. Ma i nodi verranno al pettine: si annuncia
una stagione di lotte e l’esempio degli operai di Mirafiori sarà seguito anche
dai lavoratori della Scuola.