Solidarietà a Sergio Bellavita licenziato dalla Fiom
Oggi la Fiom e il suo segretario Landini hanno compiuto un passo ulteriore verso la cancellazione di ogni forma di dissenso interno all’organizzazione.
Dopo aver dichiarato incompatibili i delegati sindacali degli stabilimenti Fca (ex Fiat) di Melfi e Termoli, colpevoli di avere, con la convocazione di scioperi, “disturbato” il quieto vivere nelle fabbriche della multinazionale guidata da Marchionne, hanno provveduto a licenziare dalla Fiom il portavoce nazionale dell’area di sinistra della Cgil, Il sindacato è un’altra cosa, Sergio Bellavita.
Non sappiamo ancora quali siano le motivazione da azzeccagarbugli con le quali giustificheranno il loro gesto. La verità è che si tratta di un altro tassello verso la totale normalizzazione del più grande sindacato dei metalmeccanici in Italia.
Dopo aver accettato l’accordo della vergogna del 10 gennaio 2014, espresso un giudizio positivo sul recente operato di Marchionne, aver presentato una pessima piattaforma di rinnovo contrattuale, volta solo a permettere il rientro al tavolo delle trattative con Cisl e Uil, Landini e soci non potevano permettersi il lusso di avere delegati non disposti a piegare la testa, né di riconoscere agibilità politica e sindacale ad un’area in opposizione alle scelte della segreteria Fiom.
Pensiamo che il licenziamento di Bellavita sia anche un segnale indirizzato verso quei delegati e iscritti che fino a ora hanno visto in Landini un riferimento per una differente azione sindacale e che oggi, di fronte alla infinita serie di tradimenti da lui organizzati, potrebbero cominciare a nutrire qualche dubbio.
Il messaggio è chiaro: chi osa dissentire non ha spazio nella Fiom né nella Cgil.
Esprimiamo la nostra solidarietà a Bellavita. Ma sappiamo che ciò non basta. E’ sempre più indispensabile iniziare una lotta senza quartiere contro tutti quei burocrati che lavorano solo per garantire ai padroni di continuare a fare i loro affari senza avere problemi con scioperi, manifestazioni e lotte, come quelle che in questi giorni attraversano le strade del Brasile e della Francia.
Oggi più che mai è indispensabile unire tutti quei settori della classe lavoratrice che non si rassegnano a un presente fatto di licenziamenti, povertà e cancellazione di diritti.
Cacciamo una volta per tutte padroni, governo e burocrati sindacali.
Dipartimento sindacale del Pdac