Partito di Alternativa Comunista

Modena: iniziativa in solidarietà con la rivoluzione cilena

Modena: iniziativa in solidarietà

con la rivoluzione cilena

 

 

A cura della redazione web

 

 

 

Sabato 11 gennaio 2020 si è svolta a Modena, presso lo Spazio Nuovo in via IV novembre, una partecipata assemblea in solidarietà con la rivoluzione cilena, centrata, in particolare, sulla condizione delle donne cilene. L’assemblea, promossa da Alternativa comunista, ha visto l’importante presenza delle donne di Chile Despertó Modena (rete internazionale in solidarietà al popolo cileno) -  promotrici della diffusione in Italia della performance del collettivo femminista Latesis di Valparaiso-Cile «el violador eres tu» - e di attivisti lgbt.

Il dibattito è stato aperto da una relazione di Fabiana Stefanoni che ha riassunto i principali fatti che hanno riguardato il Cile in questi ultimi mesi: il 18 ottobre, a partire da una protesta degli studenti contro l’aumento del biglietto della metropolitana, sono scesi nelle strade di tutto il Cile milioni di manifestanti. Agli studenti si sono uniti tantissimi lavoratori, dando vita, nelle settimane successive, anche a importanti azioni di sciopero, in un continente, quello sudamericano, attraversato da grandi mobilitazioni in diversi Paesi. Le donne, in prima linea nella lotta, devono affrontare una dura repressione da parte degli apparati repressivi dello Stato, agli ordini del presidente Piñera: femminicidi, stupri nelle caserme, violenze sessuali, torture. Nemmeno le bambine sono risparmiate. Molti adolescenti lgbt subiscono la stessa sorte.

Ines Abdelhamid, studentessa delle scuole superiori di Modena, attivista delle lotte studentesche, ha ricordato in particolare il fatto che il Cile è stato teatro, negli ultimi anni, di importanti e massicce mobilitazioni degli studenti, che hanno anticipato la protesta in corso. Il sistema dell’istruzione in Cile è completamente privatizzato, frutto delle politiche dell’imperialismo in America Latina. Nel quadro internazionale sono molto importanti le mobilitazioni studentesche che stanno attraversando il pianeta e che dimostrano che il movimento studentesco è in una fase di ascesa.  Ines ha anche ricordato l’importanza di organizzare le donne all’interno di una mobilitazione più ampia, che coinvolga tutta la classe operaia, al fine di poter abbattere il sistema capitalistico.

Dopo di lei, Natalia Tucunduva, attivista brasiliana delle Donne in Lotta (ora residente in Italia), ha ricordato che l’America Latina è il luogo più pericoloso al mondo per la vita delle donne (se si escludono le zone di guerra). Ogni giorno vengono uccise 9 donne vittime di violenza di genere. In Brasile, dove si registrano più di 50 mila stupri all’anno, ogni due giorni una donna muore per complicazione di aborto illegale (abortire è ancora un reato in Brasile!). La violenza contro le donne colpisce soprattutto le donne nere. Inoltre, il Brasile è il Paese del transfemminicidio: un record di omicidi di persone trans solo per il fatto di aver assunto la loro identità. Anche Natalia ha concluso il suo intervento ricordando che per sconfiggere il maschilismo è necessario tagliare le radici che lo alimentano: dobbiamo distruggere il capitalismo. 

Andrea Concha di Chile Despertó Modena ha emozionato e commosso la platea raccontando quello che sono costrette a subire le donne cilene e la forza che dimostrano nel reagire alla discriminazione di genere e alla violenza di Stato. Ha ricordato che le masse cilene in rivolta devono affrontare una pesantissima repressione: sono migliaia le persone arrestate e tra loro moltissime donne che subiscono in carcere violenze sessuali. Ha ricordato anche che sono tante le persone mutilate: in tanti hanno perso un occhio o la vista a causa dei proiettili di gomma sparati ad altezza d’uomo dalle forze di polizia. Ci ha anche raccontato quelle che sono le condizioni delle giovani generazioni in Cile: di fatto non esiste la possibilità di accedere a un sistema d’istruzione pubblico. Per poter studiare le donne cilene sono costrette a indebitarsi con le banche, cosa che poi le obbliga, per tutta la vita, a rinunciare a una propria indipendenza economica. Il Cile è un Paese che ha enormi ricchezze naturali: è, ad esempio, il primo produttore di rame al mondo. Ma queste ricchezze sono sempre state saccheggiate dalle multinazionali straniere, lasciando la popolazione cilena nella miseria. Andrea ha concluso il suo intervento citando l’importante solidarietà che si sta creando tra le donne cilene e non solo, e di cui l’iniziativa di Modena è uno dei tanti esempi: «possono toglierci la vista ma non la voglia di lottare!».

Infine, Levi Boldori, studente sedicenne lgbt di Arcigay, è intervenuto raccontando la sorte che sono costretti a subire anche in Italia i transgender: emarginazione, isolamento, discriminazione. Non sono rari i casi tragici di transgender che si tolgono la vita. Levi ha segnalato come il sistema in cui viviamo non offre risposte alle tante persone che non si sentono in armonia col proprio sesso biologico: i casi di violenze subite dagli lgbt in Cile rimandano a un problema presente anche nei Paesi europei. Ha concluso il suo intervento citando Pasolini e la necessità di pensare a un cambiamento radicale per evitare di restare vittime di un sistema oppressivo.

Dopo le relazioni iniziali, ci siamo collegati via Skype con le compagne del Mit, la sezione della Lit-Quarta Internazionale in Cile, che proprio in quel momento stavano partecipando a Santiago all’incontro plurinazionale delle lotte promosso dai movimenti femministi (10-11-12 gennaio). Le compagne del Mit Maria Rivera e Camila Ruiz, in prima linea nelle manifestazioni di queste settimane, ci hanno raccontato che l’assemblea ha approvato la parola d’ordine «Fuera Piñera» («Via Piñera») per la cacciata del presidente, parola d’ordine che le principali burocrazie sindacali si rifiutano ancora oggi di sostenere, preferendo trattare con il governo assassino. E’ stato anche lanciato l’appello a organizzare, o meglio iniziare, una grande giornata di sciopero il prossimo 8 marzo. Camila e Maria ci hanno infine raccontato che gli studenti, nei giorni scorsi, sono riusciti con la mobilitazione a bloccare i test di ingresso all’università (test selettivi e classisti). 

L’assemblea modenese si è conclusa con un interessante dibattito che ha coinvolto il pubblico, con gli interventi e le testimonianze di altre donne cilene di Chile Despertó, di attiviste e attivisti di Alternativa comunista, di lavoratori modenesi. Particolarmente importante la testimonianza di una compagna immigrata che ci ha raccontato l’esperienza di lotta delle donne arabe. L’iniziativa si è conclusa con l’appello ad estendere e rafforzare, a Modena come in altre città, la solidarietà alla rivoluzione cilena.

 

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