Partito di Alternativa Comunista

Stati Uniti: caccia alle streghe contro gli attivisti della causa palestinese

Stati Uniti:

caccia alle streghe contro gli attivisti della causa palestinese

 

 

 

di John Leslie (Workers’ Voice - Usa)

 

 

Nelle settimane successive al 7 ottobre, c'è stata un'ondata di solidarietà senza precedenti con il popolo palestinese in risposta al genocidio in corso da parte di Israele. Questo si è espresso in modo molto chiaro nell'attivismo studentesco nei campus universitari e nei college di tutti gli Stati Uniti e del mondo.
Negli Stati Uniti, i funzionari federali e statali, le amministrazioni universitarie e i mezzi di comunicazione stanno cercando di stroncare questa ondata di attivismo diffamando gli studenti come antisemiti o «pro-Hamas». Le azioni repressive prevedono la sospensione o il divieto dei gruppi studenteschi pro-Palestina, in particolare Students for Justice in Palestine (Sjp), alla Columbia University (1) - che ha sospeso sia Sjp che il campus Jewish Voice for Peace (Jvp) - alla Brandeis University e alla George Washington University. Il governatore della Florida, Ron De Santis, ha ordinato il divieto di Sjp in tutti i campus universitari, divieto che è stato contestato in tribunale (2).
The Intercept (3) descrive così la situazione della Columbia University: «Gli studenti della Columbia si sono riuniti giovedì scorso per una installazione artistica di protesta pacifica e una dimostrazione organizzata dalle sezioni del campus di Jewish Voice for Peace e Students for Justice in Palestine. Centinaia di studenti hanno chiesto alla Columbia di schierarsi per il cessate il fuoco a Gaza, di rompere i rapporti con aziende complici dell'apartheid israeliano e di porre fine ai suoi programmi accademici a Tel Aviv».
L'articolo prosegue così: «Il giorno successivo, Gerald Rosberg, presidente del Comitato speciale per la sicurezza del Campus, ha annunciato che la Columbia aveva sospeso le associazioni di Jvp e Sjp fino alla fine del semestre, citando un “evento non autorizzato” che “includeva parole minacciose e intimidazioni”».
Al contrario, l'Occidental College Sjp di Los Angeles ha dichiarato: «A differenza di altri istituti di istruzione superiore come Columbia, Barnard e Brandeis, l'Occidental College si impegna per iscritto a non perseguire gli studenti e i dipendenti che protestano contro gli investimenti dell'amministrazione in appalti militari e produttori di armi nucleari vietate, e contro il suo storico fallimento nell'affrontare i bisogni degli studenti sistematicamente oppressi».
Gli attivisti sono stati presi di mira sui social da parte di gruppi di estrema destra. Gli studenti di Harvard che hanno firmato una lettera pro-Palestina sono stati oggetto di doxing [persecuzione sui social] e molestie. Ci sono state minacce alla carriera. Un membro dell'Associazione degli studenti musulmani dell'Università di Temple ha raccontato a Workers’ Voice che un suo compagno studente di legge li ha informati che suo padre ha verificato «che non avessi nessun rapporto» con gli studi legali locali solidali con la Palestina.
La repressione della libertà di parola ha fomentato l'islamofobia, sfruttando la falsa accusa di antisemitismo per smobilitare l'attivismo a sostegno dei diritti dei palestinesi.

 

Il Centro Brandeis rinvigorisce il maccartismo

In una dichiarazione dell'American Civil Liberties Union (Aclu) si legge (4): «Nelle ultime settimane abbiamo assistito a un'impennata delle azioni volte a punire e mettere a tacere gli studenti per le loro parole. La Anti-Defamation League (Adl) e il Louis D. Brandeis Center for Human Rights Under Law hanno pubblicato la scorsa settimana una lettera aperta in cui si chiedeva ai dirigenti universitari di indagare sui gruppi studenteschi filo-palestinesi, sostenendo che il loro discorso costituisce un "sostegno materiale al terrorismo", punibile secondo le leggi federali e statali, nonostante non vi siano prove a sostegno di tali affermazioni».
La dichiarazione dell'Aclu continua così: «Gli appelli generalizzati a indagare ogni membro di un gruppo studentesco pro-palestinese per "sostegno materiale ai terroristi" - senza nemmeno un tentativo di citare le prove - sono ingiustificati e pericolosi. Ricordano gli errori commessi dall'America durante l'era McCarthy e nei mesi e anni successivi all'11 settembre».
Poco dopo aver inviato un lettera a circa 200 college e università, il Brandeis Center ha intentato una causa contro l'Università della Pennsylvania, sostenendo che ha «omesso di affrontare le molestie e la discriminazione contro i suoi studenti» (5).
La denuncia del Brandeis Center cita la conferenza Palestine Writes (6) che si è svolta nel campus della Penn [Università della Pennsylvania] a fine settembre. I critici sostengono che la conferenza abbia incluso oratori antisemiti. Come abbiamo riferito in precedenza, «la direttrice esecutiva e organizzatrice di Palestine Writes, Susan Abulhawa, ha risposto alla presidente dell'università Liz Magill via Twitter (X), affermando: «Resterà nella storia come una testimonianza della grottesca élite privilegiata che si è schierata con uno Stato coloniale genocida e ha fatto il tifo per le bombe che hanno cancellato la popolazione nativa. Non abbiamo paura, né siamo intimiditi dalle vili dichiarazioni di individui che si genuflettono davanti a potenti finanziatori miliardari per attaccare i deboli e gli emarginati».
Come l'Adl, il Brandeis Center sostiene la definizione di antisemitismo proposta dall'International Holocaust Remembrance Allaince (Ihra), che include le critiche al sionismo e a Israele come atti di antisemitismo. Una dichiarazione del 2020 (7) di 122 accademici, giornalisti e intellettuali palestinesi e arabi si è scagliata contro la definizione dell'Ihra, affermando: «Negli ultimi anni, la lotta contro l'antisemitismo è stata sempre più strumentalizzata dal governo israeliano e dai suoi sostenitori nel tentativo di delegittimare la causa palestinese e mettere a tacere i difensori dei diritti dei palestinesi. Dirottare la necessaria lotta contro l'antisemitismo per servire tale agenda minaccia di svilire questa lotta e quindi di screditarla e indebolirla. L'antisemitismo deve essere contrastato e combattuto. A prescindere da ogni pretesa, nessuna espressione di odio per gli ebrei in quanto ebrei dovrebbe essere tollerata in nessuna parte del mondo».

 

Il caso dell’Università della Pennsylvania

Recentemente, l'Ufficio per i diritti civili del Dipartimento dell'Istruzione degli Stati Uniti ha annunciato di aver avviato un'indagine su «accuse di antisemitismo e islamofobia nel campus» della Penn e del Lafayette College. In quest'ultimo campus, gli studenti sono stati accusati di atti antisemiti per aver portato dei cartelli durante una protesta che recitavano From the river to the sea, Palestine will be free [Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera].
L'Università della Pennsylvania è stata sottoposta a enormi pressioni da parte di ricchi finanziatori e studenti per reprimere le prese di posizione pro-palestinesi. Dopo l'attacco del 7 ottobre, le pressioni sull'università si sono intensificate con la richiesta di dimissioni della presidente Magill e del presidente Scott L.Bok per la loro «cattiva gestione» della conferenza Palestine Writes.
All'inizio di novembre, la Magill ha annunciato la formazione di una task force e di un gruppo di studenti per combattere l'antisemitismo. La Magill ha anche espresso preoccupazione per l'islamofobia nel campus, ma il chiaro obiettivo del provvedimento erano gli studenti che si organizzano in solidarietà con la Palestina.
In seguito alla manifestazione studentesca del 16 ottobre, i sionisti hanno affermato che gli attivisti della Penn Against the Occupation (Pao) avevano cantato «Vogliamo il genocidio degli ebrei». La Pao ha dichiarato in un post su Instagram che si trattava di una menzogna: «La Pao desidera affermare esplicitamente che questa affermazione è falsa e non è avvenuto nulla di simile. Il canto era: "Israele, Israele, non puoi nasconderti, ti accusiamo di genocidio". I membri della stampa, compreso il Daily Pennsylvanian, possono testimoniare che questa informazione è falsa. Questo post sta diffondendo una palese disinformazione ed è pericoloso diffondere false narrazioni sulla protesta».
Alla vigilia della protesta studentesca del 16 ottobre, Penn Against the Occupation ha ospitato una iniziativa nel campus, Freedom School for Palestine (8). Pao ha postato su Instagram «Unitevi a noi mentre creiamo una comunità per continuare a lottare per la liberazione della Palestina. @uofpenn molesta e reprime l'attivismo palestinese, quindi dobbiamo costruirci nostri spazi».
Certo, ci sono stati casi di vandalismo e discorsi antisemiti nei campus e altrove. In un caso, un giovane è stato arrestato e accusato di crimini federali dopo aver minacciato violentemente gli studenti ebrei della Cornell University. Ma questi incidenti non negano in alcun modo il diritto di parola politica.

 

Avvocati pubblici

Nel frattempo, le organizzazioni che forniscono servizi di difesa pubblica a New York si sono mosse per bloccare i tentativi dei membri del sindacato degli «avvocati pubblici» [gli avvocati che negli Usa offrono assistenza a chi non può permettersi un avvocato privato], l'Association of Legal Aid Attorneys-Uaw Local 2325, di emettere una dichiarazione in solidarietà con Gaza (9), sostenendo che la dichiarazione fosse «antisemita». Secondo l'Intercept, «gli attivisti pro-Israele hanno lanciato una petizione per disinnescare il Bronx Defenders dopo che il suo sindacato aveva rilasciato una dichiarazione che si opponeva all'"intento genocida" di Israele a Gaza». Inoltre, si è tentato di impedire il voto del sindacato su una dichiarazione.
Lo citata dichiarazione dell'Association of Legal Aid Attorneys denuncia esplicitamente l'antisemitismo e l'islamofobia. Ciò che è veramente in discussione è il fatto che la dichiarazione ricorda accuratamente i crimini contro l'umanità di Israele in Cisgiordania e a Gaza. La dichiarazione denuncia gli aiuti statunitensi a Israele e l'uccisione di civili a Gaza.
Inoltre, la dichiarazione difende il diritto dei lavoratori di esprimersi contro il genocidio: «Respingiamo tutti i tentativi di intimidire i lavoratori perle loro opinioni politiche e ci organizzeremo contro qualsiasi tentativo di ottenere fondi negati ad altri fornitori di servizi legali a causa dell'attivismo politico del loro sindacato a sostegno dei palestinesi e in opposizione al regime di apartheid e all'occupazione israeliana».
In un altro caso, non correlato, un assistente dell’avvocato pubblico di New Britain, nel Connecticut, Joshua Perldeiner, è stato messo in congedo retribuito per aver lasciato nella sala d'attesa dell'ufficio delle copie antisioniste del giornale socialista The Red Clarion.

 

L'eccezione palestinese

Mentre sembra esserci un’eccezione per la libertà di parola in relazione al tema Palestina, i discorsi d'odio e le molestie anti-musulmane e anti-arabe sono in aumento negli Stati Uniti. Il Consiglio per le relazioni americano-islamiche (Cair) dichiara: «Nelle quattro settimane che vanno dal 7 ottobre all'11 novembre, la sede nazionale e le sezioni del Cair hanno ricevuto un totale di 1.283 richieste di aiuto e segnalazioni di pregiudizi, con un aumento del 216% rispetto all'anno precedente» (10).
Il direttore della ricerca e dell'advocacy del Cair, Corey Saylor, ha dichiarato: «Sia l'islamofobia che il razzismo anti-arabo sono fuori controllo come non si vedeva da quasi dieci anni. Le 1.283 denunce che abbiamo ricevuto nell'ultimo mese rappresentano un aumento del 216% delle richieste di aiuto e delle segnalazioni di pregiudizi. L'islamofobia e la retorica anti-palestinese, usate per giustificare la violenza contro i palestinesi a Gaza e per mettere a tacere i sostenitori dei diritti umani dei palestinesi qui in America, hanno contribuito a questo aumento senza precedenti del bigottismo. I musulmani americani stanno affrontando la più grande ondata di pregiudizi islamofobici che abbiamo documentato dall'annuncio del Muslim Ban dell'allora candidato Donald Trump nel dicembre 2015. I leader politici, le aziende, i media, le organizzazioni civiche e altri soggetti hanno tutti un ruolo da svolgere per porre fine a questa ondata di bigottismo».
Le violazioni dei diritti di libertà di parola sono stati i principali incidenti segnalati. Il Cair riferisce di attacchi alle proteste, pistole puntate contro i manifestanti e spari, molestie agli studenti e minacce di inserimento in una lista nera. Gli studenti palestinesi e musulmani e il personale delle scuole elementari, medie e superiori riferiscono di un aumento delle molestie e del bullismo.
Le giustificazioni per le violazioni dei diritti di libertà di parola degli attivisti in solidarietà con la Palestina si basano spesso su false accuse di antisemitismo rivolte al movimento. Questa è stata un'accusa comune rivolta agli attivisti di solidarietà con la Palestina per anni, con gli ebrei antisionisti etichettati come propagandisti di «auto-odio».
Con l'intensificazione dell'attacco genocida a Gaza e l'aumento della pressione per fermare il sostegno degli Stati Uniti a Israele, le forze filo-sioniste stanno intensificando la soppressione della libertà di parola. Dylan Saba, avvocato dello staff di Palestine Legal, ha dichiarato: «Questo è ciò che sta motivando la strategia di cercare di alzare la posta in gioco in relazione all'espressione di dissenso delle organizzazione palestinesi facendo sì che le università cerchino di reprimerla. Se non si può vincere il dibattito perché i fatti non sono a proprio favore, è abbastanza sensato cercare di interromperlo del tutto».
Il movimento Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (Bds) ha messo in luce i legami tra l'apartheid israeliano e le entità governative, le istituzioni educative e le aziende. Il movimento Bds ha minato il sostegno alla politica israeliana nella società statunitense e a livello internazionale, minacciando la base del sostegno finanziario all'occupazione, compresa la costruzione di insediamenti.
Questa sfida alla legittimità dello Stato israeliano ha stimolato i tentativi di screditare il movimento Bds. Le organizzazioni sioniste e i politici borghesi di entrambi i partiti hanno accusato il Bds di antisemitismo per le sue legittime critiche alle violazioni dei diritti umani commesse dall'entità sionista. Coloro che confondono l'ebraismo, una religione con una lunga storia di lotta per la giustizia degli oppressi, e lo Stato sionista rafforzano la crescita del pensiero antiebraico confondendo i confini tra la legittima critica alla politica israeliana e il vero e proprio discorso di odio.
Trentacinque Stati hanno approvato leggi anti-Bds o emesso ordini esecutivi volti a emarginare gli attivisti Bds. Nel 2017, una proposta di legge bipartisan al Congresso avrebbe reso reato la difesa del boicottaggio di Israele.

 

Dal fiume al mare?

Il canto «Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera», che è un punto fermo delle manifestazioni a favore della Palestina, è stato additato dai sionisti e dai loro sostenitori come un «discorso di odio» e un invito all'eliminazione o all'uccisione del popolo ebraico. Al contrario, lo slogan riflette la posizione di lunga data del movimento di liberazione per una Palestina democratica e laica con uguali diritti per tutti.
Nel 1969, la più numerosa componente del movimento di liberazione, Fatah, dichiarò: «Stiamo combattendo oggi per creare la nuova Palestina di domani; una Palestina progressista, democratica e non settaria in cui cristiani, musulmani ed ebrei potranno praticare il loro culto, lavorare, vivere in pace e godere di uguali diritti».
L'opuscolo pubblicato dall'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) nel 1970, «Verso uno Stato democratico in Palestina», spiegava: «La richiesta di una Palestina aperta, nuova e tollerante per ebrei e non ebrei è un cambiamento radicale nella lotta palestinese, ma non è un'idea nuova. I palestinesi suggerirono la creazione di un tale Stato alla Commissione Peel nel 1937. Anche l'idea che ebrei, musulmani e cristiani possano vivere pacificamente e armoniosamente in un unico Paese è molto antica. La Dichiarazione di Fatah affermava: «Questo non è un sogno utopico o una falsa promessa, perché abbiamo sempre vissuto in pace, musulmani, cristiani ed ebrei e in Terra Santa».
Nimer Sultany, cittadino palestinese di Israele e docente di diritto presso la School of Oriental and African Studies (Soas) di Londra, ha dichiarato ad Al Jazeera (11) che il riferimento del canto alla libertà sottolinea «la necessità di uguaglianza per tutti gli abitanti della Palestina storica» e che «coloro che sostengono l'apartheid e la supremazia ebraica troveranno il canto egualitario discutibile». Demonizzare l'uso di questo canto, sostiene Sultany, è «un tentativo dei sionisti e dei propagandisti pro-israeliani di far crollare la distinzione tra l'esistenza di Israele come Stato e l'apparato ideologico della supremazia ebraica (...) un appello all'egualitarismo e allo smantellamento del sistema di apartheid diventa una minaccia pericolosa».

 

Per la rivoluzione e la liberazione

I socialisti rifiutano i pregiudizi contro il popolo ebraico, l'islamofobia e la soppressione della libertà di parola. Rifiutiamo la falsa idea che la critica allo stato di apartheid israeliano o all'ideologia coloniale e colonizzatrice del sionismo renda i sostenitori dei diritti e dell'autodeterminazione dei palestinesi antiebraici. In realtà, molti degli attivisti del movimento pro-Palestina sono ebrei antisionisti.
Perché i sionisti e i loro sostenitori negli Stati Uniti temono la libertà e l'uguaglianza dei palestinesi? In parte, per il loro desiderio di preservare Israele come base dell'imperialismo occidentale in Medio Oriente. Israele è stato uno strumento volontario dell'imperialismo statunitense nella regione. Inoltre, i regimi repressivi che sono al servizio dell'impero statunitense sono minacciati dalle dinamiche che saranno sicuramente messe in moto da un'insurrezione rivoluzionaria in Palestina. Gli oligarchi di questi Paesi fanno il doppio gioco della cooperazione con Israele e del sostegno retorico ai diritti dei palestinesi. Un'insurrezione rivoluzionaria in tutta la regione potrà essere una sfida diretta al dominio imperialista della regione e delle sue risorse.
In un saggio del 2008, Suzanne Weiss, di Socialist Voice in Canada, ha spiegato la necessità di concentrarsi sul «vero nemico». Ha scritto: «Lo Stato sionista di Israele compie i suoi crimini in nome del popolo ebraico e arruola gli ebrei israeliani per far rispettare questa oppressione. Questo Stato utilizza molti dei metodi del nazismo per opprimere i palestinesi, compreso il confinamento in ghetti murati. È comprensibile che molte vittime del sionismo provino risentimento nei confronti degli ebrei, ma non possiamo incolpare tutti gli ebrei per i crimini che Israele commette in loro nome, così come non possiamo incolpare tutti gli americani per i crimini di Bush in Iraq o tutti i canadesi per i crimini di Stephen Harper in Afghanistan. Dobbiamo concentrarci sui nostri veri nemici: il sionismo e l'imperialismo».
I nostri compiti nei prossimi mesi sono quelli di intensificare le mobilitazioni di massa e di organizzare campagne significative per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni contro Israele, che includono il lavoro per porre fine agli aiuti militari ed economici a Israele da parte del governo degli Stati Uniti. Questo impegno comprende la creazione di legami di solidarietà con il popolo palestinese sia nei sindacati che nei campus. Inoltre, si possono creare legami con il movimento contro la brutalità della polizia per chiedere la rottura dei legami tra l'apparato repressivo di Israele e le forze di polizia statunitensi. L'addestramento israeliano della polizia statunitense deve finire! La difesa del diritto di parlare liberamente e di organizzarsi è criticamente urgente.
I socialisti sostengono il diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese e considerano la lotta palestinese inestricabilmente legata alle lotte dei lavoratori e dei contadini dell'intera regione mediorentale. Se le masse popolari intraprenderanno una nuova rivoluzione, una nuova Primavera araba, per ottenere la libertà dai regimi repressivi e per scrollarsi di dosso il dominio imperialista, la possibilità di una rivoluzione socialista e di una nuova Palestina democratica come parte di un Medio Oriente socialista si avvicinerà rapidamente.

 

 

Note

(1)https://www.insidehighered.com/news/students/free-speech/2023/11/10/columbia-suspends-two-pro-palestinian-groups

(2)https://thehill.com/homenews/state-watch/4314225-sjp-florida-aclu-sues-university-of-florida-system-desantis/

(3) https://theintercept.com/2023/11/16/israel-palestine-gaza-student-protests/

(4)https://www.aclu.org/news/free-speech/why-we-must-reject-efforts-to-restrict-constitutionally-protected-speech-on-college-campuses

(5)https://www.inquirer.com/education/university-of-pennsylvania-discrimination-complaint-antisemitism-brandeis-center-20231110.html?query=brandeis%20center

(6) https://palestinewrites.org/

(7)https://www.theguardian.com/news/2020/nov/29/palestinian-rights-and-the-ihra-definition-of-antisemitism

(8) https://www.instagram.com/p/CzpIRcTupzZ/?hl=en&img_index=1

(9)https://docs.google.com/document/d/18Zv1oaMEsDCetzKaVQj46-p_DEuPC5fUuMvk995TTgs/edit

(10)https://www.cair.com/press_releases/cair-received-1283-complaints-over-past-month-an-unprecedented-increase-in-complaints-of-islamophobia-anti-arab-bias/

(11)https://www.aljazeera.com/news/2023/11/2/from-the-river-to-the-sea-what-does-the-palestinian-slogan-really-mean

 

 

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