Partito di Alternativa Comunista

CONTRO IL NUCLEARE

Convegno a Matera

Si è tenuto il 13-14 maggio a Nova Siri Marina (Matera) un convegno nazionale contro il nucleare. Tra i relatori, oltre a numerosi tecnici e specialisti, il giornalista del Manifesto Antonio Massari (autore di un'inchiesta sul ritorno del nucleare), Vincenzo Miliucci dei Cobas, e rappresentanti di varie associazioni ambientaliste. Pubblichiamo qui sotto l'intervento di Claudio Mastrogiulio, coordinatore del collettivo di Matera di Progetto Comunista - Rol (il nostro collettivo è stato tra i promotori del convegno).

Di Claudio Mastrogiulio 

Oggi il potere ha bisogno del nucleare, per cui la lobby dell'atomo, attrezzata con i suoi tanti cani e lacchè, ritorna a riproporre l'opzione nucleare su scala internazionale. E in questo calderone di poteri forti rientrano non solo i governi, gli eserciti, i grandi produttori energetici, ma anche gli industriali che nel nucleare investono e la questione, quindi, diventa anche di classe.
Questo rilancio del nucleare passa attraverso i messaggi quasi subliminali nei mezzi di comunicazione di massa e attraverso le menzogne. Basti pensare che l'Onu e l'Organizzazione Mondiale della Sanità stanno falsificando il numero delle vittime di Chernobyl, cercando di ridimensionare la portata catastrofica di quell' incidente. Secondo loro le vittime riconducibili alla catastrofe, tra il 1986 e il 2005, sono 58. È davvero preoccupante questa falsificazione della realtà. Per non parlare della rimozione di un' altra grande catastrofe nucleare, responsabile di tantissime morti per cancro: quella di Harrisburg in Pennsylvania, nel marzo 1979.
Le menzogne riguardano anche gli effetti delle radiazioni. Ci vogliono far credere che siamo continuamente sottoposti a radiazioni: granito, ecc:. Ma a questo tipo di radiazioni particolari di un territorio l'organismo si adatta biologicamente, a quelle nucleari reagisce con leucemie e cancri. E a proposito, desta sospetti l'alto numero di morti per tumori e leucemie nel metapontino, dove c'è la presenza ingombrante dell'Enea della Trisaia. Fino ad arrivare all'assurdo: lo scienziato pseudo- ambientalista James Lovelock parla di Chernobyl come di "un incidente industriale dalle proporzioni contenute", teorizzando che solo l'energia nucleare può salvare la terra dalla catastrofe ambientale e soprattutto dalla desertificazione.
La falsificazione principale, comunque, è il voler ridurre la questione nucleare solo a questione energetica, mentre è anche e soprattutto politica. Dopo aver considerato l'aspetto riguardante il rilancio del nucleare, ritengo sia giusto porsi un interrogativo: perché lo Stato, che (in astratto) dovrebbe lavorare per "il bene dei cittadini", è a favore di un qualcosa che va contro la salute di questi ultimi ? La risposta è insita proprio nelle fattezze dello Stato capitalistico che porta avanti le istanze di un sistema basato sulla ricerca del profitto. La frontiera del nucleare è un modo attraverso il quale uno Stato a regime capitalistico come l'Italia tenta di ammansire quelle che sono le pressanti richieste di coloro i quali, da questi progetti, riceveranno tornaconti. Il nucleare, infatti, è uno dei mezzi attraverso il quale le lobbies dell'atomo riescono ad avere la meglio sulla ragionevolezza della tutela della cosa pubblica. Questo approccio e questo atteggiamento dello Stato nei confronti delle lobbies è, purtroppo, simile in tutti i rappresentanti dei partiti politici dell'arco costituzionale; se infatti da una parte abbiamo il centrodestra che è apertamente a favore del nucleare, dall'altra abbiamo il centrosinistra che, ipocritamente, tenta di far passare il messaggio attraverso alcuni suoi rappresentanti, secondo cui il nucleare viene da loro considerato come un capitolo chiuso da quando, nel 1987, un referendum decretò l'uscita dell'Italia dal progetto del nucleare. Questo pensiero viene però subito contraddetto da chi, come la maggioranza dei partiti unionisti, afferma che il nucleare è "necessario" per permettere all'Italia di portarsi sullo stesso livello degli altri grandi paesi industrializzati.
Tutto ciò dovrebbe farci arrivare alla conclusione secondo cui fino a quando sarà vigente un sistema che considera giusto porre dinnanzi alla salute ed al benessere di tutti gli interessi di pochi industriali che riempiono le proprie tasche sulla nocività dei propri progetti, il problema del nucleare non potrà risolversi definitivamente; è quindi necessario, a mio avviso, che tutti prendano coscienza di questa situazione e lavorino affinchè vengano sovvertiti gli attuali processi di sopraffazione dei potenti sui deboli. Conseguente a ciò, c'è il problema delle armi nucleari. L'Italia, così come altri paesi, non rispetta, ospitando in basi Nato armi nucleari, il trattato di non proliferazione nucleare. Chi ci può con certezza rassicurare che il presunto "nucleare civile" non si possa trasformare in "nucleare militare", come già molto spesso avviene? Esistono infatti due modi per permettere al nucleare civile di diventare militare. Il principale legame tra i due è il plutonio, sostanza che può essere prodotta solo attraverso il lavoro dei reattori nucleari. Altro ingrediente per le bombe nucleari è l'uranio arricchito, fondamentale per il funzionamento dei reattori nucleari. Si può quindi arrivare facilmente alla conclusione che il nucleare, in quanto tale, non può essere diviso tra "civile" e "militare", specie in uno Stato guerrafondaio come l'Italia.
Ritengo sia necessario spostare molti fondi verso la ricerca e l'utilizzo di fonti di energia alternativa. Mentre i governi di centrodestra e di centrosinistra dirottano fondi verso le guerre imperialistiche, la corsa agli armamenti e i finanziamenti occulti. Le fonti alternative ci sono: eolica, idrica, solare, carboni fossili, biomasse, biogas, energia geotermica, ecc: Tutto sta nel voler cambiare strada e molto spetta a noi in un impegno antinucleare forte, motivato e radicale.
Vorrei infine parlare di ciò a cui vanno incontro coloro i quali sono costretti dalla mancanza di alternative a lavorare nelle centrali nucleari. In una di queste il lavoratore è soggetto al rischio di contrarre un cancro, ma poiché questo impiega un tempo non breve per manifestarsi i padroni hanno un alibi che permette loro di giustificare il cancro non come una conseguenza del nucleare ma come una vicissitudine casuale. C'è da dire comunque che questi alibi funzionano perché a coloro i quali vengono propinati fa comodo credere e pensare all'improbabile situazione di un cancro creatosi indipendentemente dal contatto quotidiano del lavoratore con il nucleare piuttosto che contrastare il dominio delle lobbies dell'atomo.

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