Partito di Alternativa Comunista

La Tendenza marxista internazionale (Tmi)

La Tendenza marxista internazionale (Tmi):

dall'entrismo permanente

all'abbandono della dittatura del proletariato

 

 

 

di Marcos Margarido (*)

 

 

La storia della Tendenza marxista internazionale (Tmi) si fonde con la storia del suo fondatore, Ted Grant, considerato dai suoi seguaci uno dei maggiori teorici marxisti; e dai trotskisti inglesi, che non hanno seguito il suo percorso, come un oggettivista e politicamente come un centrista [termine con cui nel linguaggio marxista si designa chi oscilla tra le posizioni riformiste e quelle rivoluzionarie, ndt].
Edward «Ted» Grant nacque in Sudafrica ma trascorse la maggior parte della sua vita di militante in Inghilterra. Morì il 20 luglio 2006 all'età di 93 anni. Fu il fondatore della tendenza Militant,
interna al Labour Party (LP - Partito laburista inglese); e del Socialist appeal, nel 1992. A livello internazionale fondò la Tmi.
Il modo migliore per conoscere la Tmi è seguire i passi di Ted Grant e del principale partito in cui ha militato, il Militant
. Fa parte delle prime generazioni di trotskisti inglesi, come Gerry Healy, Bill Hunter, Dave Finch, Rachel Ryan, Millie Lee, Jock Haston ed altri. Dopo la decisione del Pcr (Partito comunista rivoluzionario) di fare entrismo nel LP, nel 1949 Grant, contrario a quella politica, esce dal partito. (1)
Dopo la scissione del 1953 della Quarta Internazionale dovuta alla politica revisionista di Michel Pablo e di Mandel di praticare il cosiddetto
entrismo sui generis nei partiti comunisti (2), il trotskismo inglese si collega al Swp nordamericano nel Comitato Internazionale. Tuttavia, Ted Grant e Sam Bornstein fondano la Lega socialista rivoluzionaria (Rsl) nel 1956, che diventa la sezione della Quarta Internazionale Pablista in Gran Bretagna.
Grant, che nel 1949 era contrario all'entrismo tattico nel LP per porre il partito in contatto con la classe operaia e costruire la direzione rivoluzionaria, adesso concordava con l'entrismo strategico di Pablo, che prevedeva che forze irresistibili avrebbero costretto lo stalinismo a prendere il potere. In funzione di ciò, i partiti trotskisti avrebbero dovuto entrare nei partiti comunisti per assecondare questa evoluzione, il che avrebbe consentito di trasformare lo stalinismo in una corrente rivoluzionaria.
Secondo il documento
Ascesa e caduta dello stalinismo, approvato dal IV Congresso della Quarta Internazionale (1953): «Nei Paesi dove i partiti comunisti sono maggioritari fra la classe operaia, essi possono, in particolari condizioni (avanzata fase di disgregazione delle classi padronali) e sotto la pressione di una potente sollevazione rivoluzionaria delle masse, essere condotti a sviluppare un progetto rivoluzionario contro gli orientamenti del Cremlino, senza abbandonare il bagaglio teorico e politico ereditato dallo stalinismo. In  queste condizioni, la disintegrazione dello stalinismo non deve essere interpretata nella fase immediatamente successiva come una disgregazione organizzativa di questi partiti né come una rottura politica col Cremlino, ma come una graduale trasformazione interna, guidata da una differenziazione politica nel suo seno».
Tutto ciò che i partiti trotskisti avrebbero dovuto fare sarebbe stato sperare in questa trasformazione interna e guadagnare l'intero partito stalinista al trotskismo.
Per Ted Grant lo stesso ragionamento avrebbe dovuto essere applicato nei confronti del Partito laburista, che era maggioritario nella classe operaia inglese. Nel documento
La situazione e i nostri obiettivi, pubblicato nel 1957, la Rsl afferma che situazioni di crisi nell'industria e di reattività della classe operaia raggiungerebbero il LP aprendo la possibilità di una rottura «se la sua ala destra mantenesse il controllo dell'apparato del partito. Ciò nonostante è più probabile che la sinistra guadagni la maggioranza e trasformi il LP in una organizzazione centrista di massa. In ogni caso il lavoro dei marxisti rivoluzionari nel periodo che ci sta di fronte deve essere quello di preparazione e formazione dei quadri, tenendo conto di questa prospettiva». (3)
Poiché il documento ravvisava che questa situazione di crisi non era ancora avvenuta, la Rsl avrebbe dovuto limitarsi a fare propaganda e sperare che fosse giunto il giorno della trasformazione del LP. Da 61 anni a questa parte la politica continua ad essere la stessa.
uardando retrospettivamente, si può dire che la politica di Ted Grant è una continuazione della tattica dell'entrismo sui generis di Pablo, tuttavia trasformata in strategia permanente di costruzione, valida per tutti i Paesi e partiti, in qualunque situazione politica. Aveva ragione Bill Hunter quando affermava che la creazione della Lsr si basava su «una concordanza con le concezioni più importanti del pablismo. C'è un accordo con la natura dell'entrismo in Gran Bretagna. Per noi era una tattica, interna alla strategia di uscire dall'isolamento e costruire una direzione trotskista per condurre la classe operaia al potere. Per Pablo [e Grant] era la partecipazione in forze irresistibili che avrebbero spinto lo stalinismo e il centrismo a condurre al potere la classe operaia». (4)

 

Lo sviluppo di The Militant

Per spiegare come mantenere quella prospettiva nonostante la traiettoria del LP che, contrariamente alle sue previsioni, restava un partito a sostegno del capitalismo imperialista inglese, sempre più a destra, la Tmi sviluppò una spiegazione: il giorno della trasformazione era arrivato, ma era stato sprecato dalla politica settaria della maggioranza del management del Militant. Vediamo.
La Rsl (5) iniziò il suo entrismo sui generis
nell'organizzazione giovanile del LP, il Labour Party Young Socialists (LPYS), nel 1960 e pervenne a guadagnare la maggioranza della sua direzione nel 1972, approfittando dell'insoddisfazione della base del LP verso il governo laburista ultraliberista di Harold Wilson (1964-1970). Furono fondamentali per la sua crescita gli anni 1968-1969 quando in tutta Europa - e particolarmente a Parigi nel maggio del 1968 - la gioventù si ribellava contro il sistema capitalista che cominciava a dare i primi segnali di logoramento del boom del dopoguerra. In questo periodo la Rsl lanciò il periodico The Militant, nome con cui il partito divenne noto in tutto il mondo.
Data l'egemonia nella gioventù del partito, The Militant
ebbe un posto nel Comitato esecutivo nazionale del LP e, avendo il corretto orientamento di guadagnare la classe lavoratrice a partire dalla gioventù, riuscirono a ottenere una certa influenza nel movimento sindacale. Nel Congresso del 1982 dell'Asociación de servidores públicos (Cpsa) [Associazione dei dipendenti pubblici, ndt], uno dei suoi membri fu eletto presidente e altri andarono a formare una parte del suo esecutivo nazionale. Avevano anche ottenuto membri nelle direzioni nazionali del Transport and general workers union (lavoratori del settore trasporti), Fire brigades union (vigili del fuoco), National local government workers union (impiegati pubblici municipali). Elessero anche tre membri del parlamento inglese, i primi della storia del trotskismo in quel paese.
Tuttavia quest'influenza politica -anche nelle conferenze annuali del LP - aveva un suo prezzo. Evitavano qualsiasi scontro diretto con la direzione del partito per non correre il rischio dell'espulsione. Ad esempio, accettavano che i documenti presentati alle conferenze dei Giovani socialisti fossero scritti dal Dipartimento della ricerca del LP e non dalla direzione della gioventù (6). Lo stesso accadeva nei sindacati in relazione alla fortissima burocrazia sindacale del Tuc (Trades union congress, la centrale sindacale britannica) che, di fatto, dettava legge nel Labour Party.
Nel 1982 The Militant dichiarava di avere fra i 4000 e i 5000 militanti, con forte presenza a Liverpool. Fu in questa città che la politica dell'entrismo sui generis mostrò i suoi limiti. Nelle elezioni comunali del 1983 The Militant elesse 15 dei 51 consiglieri comunali del LP (7), riuscendo a dare risposte amministrative e ad operare manovre giuridiche per opporsi agli attacchi del governo Thatcher. Si rifiutarono di fare tagli nel bilancio pubblico e di aumentare le tasse comunali, però non proposero un'alternativa rivoluzionaria, la quale sola avrebbe potuto coinvolgere i lavoratori in una lotta nazionale contro il governo conservatore.
Un esempio molto significativo fu la politica di licenziare tutti i dipendenti pubblici prima del blocco finanziario promosso dal governo centrale. L'idea era «semplice»: i lavoratori avrebbero continuato a ricevere un salario di disoccupazione per alcune settimane, dovuto al licenziamento collettivo. Concluso questo periodo, sarebbero stati riassunti e pagati con i soldi risparmiati in quelle settimane. Furono emesse 31000 lettere di licenziamento, però il sindacato di categoria si rifiutò di accettare questo sistema, perché non avrebbe potuto essere realizzato. (8) Invece di chiamare alla lotta i pubblici dipendenti e tutti i lavoratori contro il governo nazionale, preferirono un accorgimento giuridico che servì solo a portare confusione nella classe e a bloccarne la mobilitazione.
Era ormai chiaro che governare una città come appendice di un partito riformista, accettando di difenderne la politica, quant'anche fosse una politica di «sinistra», avrebbe potuto condurre solo al riformismo, non ad una politica rivoluzionaria.
Questa politica aveva un filo conduttore, lo stesso seguito da Ted Grant in tutta la sua vita politica: sperare nella trasformazione del LP e nell'espulsione della sua ala destra filocapitalista. Però la sua ala sinistra era ugualmente filocapitalista, come la burocrazia sindacale della Gran Bretagna, nella quale The Militant riconosceva un alleato.
Nel 1968 Grant prevedeva che una nuova crisi economica avrebbe condotto i sindacati -per meglio dire, la burocrazia sindacale- e il LP a una svolta a sinistra e che il settore parlamentare si sarebbe diviso, con la sua ala destra alleata coi Tories
(il partito conservatore). Per questo era necessario restare nel LP a ogni costo.
Nel 1985, subito dopo una conferenza nazionale del LP che approvò l'espulsione di otto militanti e aprì il periodo di «caccia alle streghe» contro The Militant - misura che ebbe il decisivo appoggio della burocrazia sindacale - un incontro nazionale dell'organizzazione approvò lo slogan «Dopo Kinnock, tocca a noi», pubblicato come campagna centrale dell'organizzazione nell'edizione successiva del suo periodico. Neil Kinnock era un dirigente nazionale del LP. Il motivo era che nella stessa conferenza nazionale era stata approvata la cosiddetta «riselezione» dei candidati del partito al parlamento. Cioè, gli attuali parlamentari avrebbero dovuto essere confermati in riunioni locali della loro giurisdizione elettorale (in Gran Bretagna è in vigore il sistema elettorale distrettuale), senza potersi candidare in automatico alla rielezione. Secondo The militant, questo indicava che il dominio della destra del partito, rappresentata da Kinnock, aveva i giorni contati e sarebbe stato sufficiente attendere la rielezione e il loro turno sarebbe arrivato.
Come si vede, l'entrismo permanente in un partito riformista o - come diceva Lenin a proposito del LP - in un partito borghese operaio non può che condurre a un'enorme illusione parlamentare. Anche dopo la frustrante esperienza di Liverpool questa illusione continuò. Per Grant, tutti i partiti trotskisti che operavano al di fuori del LP restavano slegati dal movimento di massa ed erano sette. Avrebbe poi scritto che «la piaga delle piccole sette, risultanti da fratture di sette maggiori, come l'Img, il Swp e il Wrp si sviluppò come conseguenza dei loro errori… Man mano che il marxismo diventa una forza importante nella classe operaia e ne ottiene il sostegno, le sette faranno meno danni di quanto non ne abbiano fatto in passato». (9) Il problema di questo ragionamento è che l'unico marxismo per Ted Grant è il suo; e l'unica politica marxista è l'entrismo permanente in partiti riformisti e nazionalisti borghesi.

 

La scissione di The Militant

The Militant subì nel 1992 una scissione importante, che portò come risultato all'espulsione di Ted Grant dall'organizzazione. Non era d'accordo con la decisione di porre fine all'entrismo nel Partito laburista, ma fu seguito da una piccola minoranza a livello nazionale, anche se aveva conquistato la maggior parte dei militanti in Paesi come la Spagna o il Pakistan.

La scissione fu preceduta da una delle crescite più veloci nella storia di un partito di tradizione trotskista, durante la campagna contro la Poll Tax, che aveva portato il partito ad avere tra i sette e gli ottomila militanti secondo i suoi dirigenti e, con una politica corretta, avrebbe potuto avanzare di più.

Margaret Thatcher decise di approvare una Community charge (imposta sulla comunità), nota come Poll Tax, che stabiliva un uguale valore per ogni adulto nel Paese. Ovviamente, questa tassa pesava di più sulle famiglie più numerose e più povere. La tassa cominciò ad essere raccolta in Scozia e, dopo un anno, fu implementata nel resto del Regno Unito.

The Militant lanciò una campagna di disobbedienza civile, che ebbe un'adesione di massa. Il giorno dell'introduzione della Poll Tax in Inghilterra e in Galles, il 31 marzo 1990, la Federazione nazionale contro la Poll Tax, guidata da The Militant, organizzò una manifestazione a Londra, coinvolgendo 250.000 persone, e un'altra a Glasgow, con 50.000. (10) Verso la fine del 1990, circa 18 milioni di persone avevano boicottato la tassa, che fu infine cancellata a causa della reazione del movimento di massa.

Tuttavia, The Militant, imprigionato nella sua stessa armatura consistente nell'associare la crisi del capitalismo alla «trasformazione» dei partiti riformisti, non comprese che la lotta contro la Poll Tax stava superando i confini della legalità borghese e preludeva ai dieci anni di repressione del movimento di massa sotto il comando della Thatcher. Così, si giocarono tutte le loro carte esclusivamente nella lotta per la rimozione della tassa, senza offrire una prospettiva strategica di continuità della lotta contro il sistema capitalista, e non solo contro uno dei suoi mali.

La manifestazione di Londra fu l'occasione per quella organizzazione di mantenere la legalità, che mise in gioco la sua permanenza nel LP. The Militant aveva previsto la presenza di 20.000 persone alla manifestazione di Londra nei suoi documenti interni (11), ma parteciparono alla manifestazione centinaia di gruppi indipendenti organizzati dai giovani poveri della periferia, formando un fronte unito contro la Poll Tax al di fuori del controllo di The Militant. Questi gruppi affrontarono la repressione della polizia che cercò di tenere 250.000 persone in una piazza - Trafalgar Square - dove potevano stare solo 60.000 persone. La resistenza trasformò la manifestazione in una ribellione, nota come Battaglia di Trafalgar, che provocò oltre 500 arresti e un numero non calcolabile di feriti, inclusi 77 poliziotti.

La risposta di The Militant non avrebbe potuto essere peggiore. Dal microfono, Tommy Sheridam, il principale dirigente della campagna in Scozia, attaccò gli attivisti che lottavano contro la polizia e le truppe d'assalto, sostenendo che si trattava di un evento pacifico. Il giorno dopo, Steve Nally, segretario della Federazione nazionale contro la Poll Tax, affermò in un programma televisivo che «ci sarebbe stata un'indagine e che ci sarebbero stati dati i nomi» dei presunti agitatori. Entrambi erano membri della direzione di The Militant.

Quando un partito mette la sua legalità al di sopra della lotta di classe, arrivando al punto di attaccare, minacciare e di denunciare gli attivisti che hanno lottato contro la polizia - con un atteggiamento di autodifesa - perché in precedenza avevano concordato con le autorità di realizzare un evento pacifico, solo una conclusione è possibile. Gli anni di militanza nel Partito laburista e l'elezione di parlamentari e consiglieri a Liverpool hanno reso The Militant un'organizzazione che difendeva e si adattava al regime democratico borghese.

Dopo la Battaglia di Trafalgar, The Militant, già in crisi, perse il suo ruolo di direzione in quella campagna, che si frammentò, dando luogo al riflusso del movimento.

Rob Sewell, un fervente sostenitore di Ted Grant e attuale leader della Tmi, fece un bilancio della scissione di The Militant (12) in cui afferma che la campagna contro la Poll Tax è stata una grande vittoria, ma «ci sono stati seri problemi che hanno iniziato a svilupparsi nella tendenza. Il nostro lavoro nella campagna contro la Poll Tax ha esercitato un'enorme pressione sui compagni, soprattutto su quelli regionali, e il peso, che aumentava, ricadeva su sempre meno spalle. Stavamo iniziando ad essere vittime dei limiti della politica del "singolo asse" e il lavoro era sempre più squilibrato. Ciò ha avuto conseguenze molto negative».

Cioè, The Militant è caduto vittima di una politica economica, il cui unico asse era la lotta contro la Poll Tax. Per Sewell, «era necessario spiegare ai compagni i limiti della campagna e la necessità di una prospettiva pianificata su come si sarebbe dovuta sviluppare la tendenza, non solo oggi, ma anche domani e dopodomani».

Tuttavia, Sewell non riuscì a individuare le cause di quel problema. La sua unica risposta fu la necessità di educazione teorica dei nuovi quadri dirigenti. Ma l'educazione teorica non può essere astratta, soprattutto nel mezzo del vortice di una campagna che ha investito il partito e che richiedeva risposte politiche e programmatiche per affrontare le nuove sfide.

Invece di cercare di comprendere gli errori politici eventualmente commessi dal suo partito e le limitazioni imposte dalla sua strategia di entrismo, per sviluppare un programma che superasse gli errori e le limitazioni, Sewell preferì accusare alcuni militanti di essere caduti nell'euforia per il successo ottenuto: «Il problema era che le nostre vittorie nella campagna contro la Poll Tax salirono alla testa di alcuni compagni. Per usare una frase di Stalin, erano folli per il successo».

L'obiettivo principale della sua critica era Peter Taaffe, segretario generale dell'organizzazione e attualmente il principale leader del Partito socialista (sezione del Cio in Inghilterra). Per Sewell, «era ossessionato dalla sua stessa importanza. Ha anche rivelato privatamente che il destino della rivoluzione inglese era interamente sulle sue spalle!». Frasi come questa sono sviluppate in diversi paragrafi per spiegare che la crisi di The Militant sarebbe il risultato di una lotta di potere, piuttosto che delle enormi pressioni subite - e delle risposte politiche equivoche contro queste pressioni - per il fatto di fare entrismo in un partito riformista, capitolando alla sua dirigenza nel momento in cui essa e la stragrande maggioranza dei suoi parlamentari erano in contrasto con la campagna contro la Poll Tax.

Tuttavia, Rob Sewell stesso ammette che l'unica strategia del suo settore è stata rimanere nel LP, dicendo: «Questo ci allineò sempre più ad altri settori della sinistra e di lavoratori comuni fedeli al LP. Questo non era preoccupante per il gruppo intorno a Peter Taaffe. Credevano seriamente che avremmo potuto in qualche modo ignorare il Partito laburista. Che avremmo potuto fare tutto da soli». (13)

Di fronte a un intenso processo di mobilitazione che avrebbe potuto portare alla caduta della Thatcher da parte del movimento di massa e aprire la strada a una situazione rivoluzionaria nel Paese, la politica dei precursori della TMI non era quella di affrontare la direzione del LP, mentre questa stava lavorando per sconfiggere la campagna. Il governo conservatore dovette arrendersi, ma nove mesi dopo la situazione fu incanalata nel processo elettorale con le dimissioni della Thatcher, sotto pressione dal suo stesso partito, in un processo che alla fine fu controllato dalla borghesia, con la piena collaborazione del LP.

 

La Tmi

La fine di The Militant è stata provocata dalla sconfitta della sua politica di fronte alle opportunità offerte dal movimento di massa nella campagna sulla Poll Tax. Negando i propri errori e spiegando tutto come una disputa personale sul potere nel partito, che senza dubbio esisteva, i leader delle minoranze(14) fondarono la loro nuova organizzazione internazionale, la Tendenza marxista internazionale, sulle stesse concezioni e, pertanto, sugli stessi errori che hanno portato alla distruzione di The Militant.

Tuttavia, la maggioranza di The Militant decise di lasciare il Partito laburista per ragioni tattiche, senza cambiare la sua strategia politica. La sezione brasiliana del Cio, il Lsr, ad esempio, è stata nel Psol per diversi anni. In Inghilterra, il Socialist Party (Partito socialista), sebbene al di fuori del Partito laburista, afferma che la «strada per il socialismo è aperta con l'elezione del riformatore Jeremy Corbyn per la direzione del LP». La sua strategia è quella di supportare i candidati del LP nelle prossime elezioni generali, nel 2020 o nelle elezioni anticipate, in modo che Jeremy Corbyn diventi primo ministro. Un prossimo articolo sulla parabola del Cio sarà pubblicato nello speciale di commemorazione dell'80° anniversario della Quarta Internazionale.

Il programma della Tmi (15), scritto da Ted Grant nel 2004, propone la seguente domanda: «Come sarà costruita l'Internazionale?». «Abbiamo detto molte volte che in Gran Bretagna il movimento sarà costruito solo a partire dalla realtà. Questo si esplica più o con la stessa importanza per la questione dell'Internazionale».

E continua a spiegare, in dettaglio, com'è nella sua natura, il futuro della costruzione dell'Internazionale. Prendiamo un paragrafo dal suo lungo testo: «Sotto i colpi di martello della realtà, lo sviluppo di raggruppamenti centristi di massa nei partiti socialdemocratici e stalinisti è inevitabile. Scissioni di massa di queste correnti saranno all'ordine del giorno nei prossimi due decenni. Allo stesso modo, negli Stati Uniti e in altri paesi industriali occidentali. Lo sviluppo dei gruppi centristi di massa con molti lavoratori in cerca di una direzione rivoluzionaria sarà un mezzo favorevole o una stufa per la ricezione delle idee marxiste. Dobbiamo cercare di raggiungere queste persone a livello internazionale con le idee e i metodi di Trotsky». (16)

L'inizio di questo testo spiega perché molti hanno caratterizzato Ted Grant come oggettivista. Il paragrafo sopra mostra perché. È una ripetizione delle sue idee sullo sviluppo del Partito laburista, sotto i colpi di martello della realtà, ora considerata su scala internazionale.

La realtà si prenderà cura di tutto, compresa la costruzione del partito rivoluzionario. I loro colpi di martello faranno in modo che le masse «si svilupperanno dentro queste organizzazioni» e aderiranno al partito rivoluzionario per ascoltare le loro idee marxiste. Il compito del partito rivoluzionario è di «cuocere» queste masse come in una stufa, sperando che esse crescano.

Ma, per prendersi cura della stufa, secondo Grant è necessario essere all'interno delle organizzazioni staliniste e socialdemocratiche, sviluppando buoni rapporti con questi abietti traditori e comportandosi lealmente di fronte a tutti i tradimenti che quei partiti commettono, così da non correre il rischio di essere espulsi.

È vero che nelle situazioni rivoluzionarie c'è sempre un distacco delle masse dalle loro direzioni tradizionali, perché senza di esse nessuna rivoluzione sarebbe possibile. È anche vero che è necessario approfittare delle opportunità che i colpi di martello della realtà ci offrono. La questione, tuttavia, è con quale politica ci avviciniamo alle masse, perché senza la denuncia permanente - combinata con le richieste - delle direzioni riformiste è impossibile costruire il partito rivoluzionario. In generale, solo una minoranza delle masse è organizzata nei partiti riformisti. Seguono la loro politica a causa dell'influenza che queste organizzazioni hanno acquisito e votano quei partiti, ma in generale sono al di fuori di essi. Sono nei sindacati, nelle associazioni di quartiere, nelle occupazioni di terreni e abitazioni, ecc. È un obbligo del partito rivoluzionario militare in queste organizzazioni di massa, essere con loro e contestarle in modo permanente presentando la nostra politica rivoluzionaria contro la politica dei dirigenti traditori. Ma non si possono confondere queste organizzazioni sindacali e democratiche di fronte unico, dove agiscono differenti correnti politiche, con i partiti riformisti, controllati con pugno di ferro da parte della burocrazia sindacale o dai parlamentari e, nel caso di partiti nazionalisti di massa, dalla borghesia. Si tratta di un crimine politico non stare nelle organizzazioni di massa di fronte unico, ma è una questione tattica, e sempre di breve durata, come Lenin e Trotsky ci hanno insegnato, entrare nei partiti riformisti per conquistare una parte della sua avanguardia più attiva.

Ma qualsiasi tattica di entrismo può essere vittoriosa solo con l'esistenza di un partito rivoluzionario consolidato, anche se piccolo, ma nella totale indipendenza e a carattere cospirativo. L'entrismo è una cospirazione dei rivoluzionari nei confronti delle direzioni dei partiti riformisti, mirando a guadagnare da loro il settore più avanzato per poi distruggerli. Non è un accordo tra gentiluomini di convivenza pacifica all'interno del partito riformista.

La Tmi afferma il contrario di questo. Per giustificare la sua posizione, afferma (17) che Lenin suggerì ai comunisti inglesi di entrare nel Partito laburista. Quello che non dice è che quel suggerimento era solo per un breve periodo durante le elezioni politiche del 1920 in Inghilterra e, soprattutto, che c'era una condizione di principio a cui Lenin non concedeva interpretazione: «Il Partito comunista potrà allearsi al Partito laburista a condizione di mantenere totale libertà di critica verso quel partito e avanzare la propria propaganda» (18).

Riguardo a ciò, Lenin è enfatico: «Si deve tenere conto che il Partito laburista inglese ha caratteristiche speciali: è un tipo di partito molto particolare o, più esattamente, non è un partito nel senso comune del termine. Esso raggruppa tutti i membri di tutti i sindacati, quattro milioni di affiliati, e consente una relativa libertà a tutti i partiti che lo compongono. Include quindi, l'immensa maggioranza dei lavoratori inglesi che seguono la direzione dei peggiori elementi borghesi, dei social-traditori, elementi anche peggiori dei vari Scheidemann, Noske e gente di questo tipo. Allo stesso tempo, ciò nonostante, il Partito laburista consente al Partito socialista britannico di far parte di esso e di avere un proprio giornale, sul quale membri dello stesso Partito laburista possono apertamente e liberamente dichiarare che i dirigenti del partito sono social-traditori» (19).

Invece la Tmi ricorda solo il suggerimento di entrare nel Partito laburista, in maniera permanente…

 

Il confronto della Tmi con la realtà

Nel paragrafo sopra citato, Ted Grant afferma che «rotture di massa di queste correnti [staliniste e socialdemocratiche] saranno all'ordine del giorno nei prossimi vent'anni.  Gli eventi in Russia potranno trasformare la situazione a livello internazionale».

Sebbene il testo sia stato pubblicato su Internet nel 2004, appare chiaro che è stato scritto, almeno quest'ultima parte, prima dei grandi avvenimenti che portarono alla caduta del muro di Berlino nel 1989. Cioè, prima di quei processi rivoluzionari che hanno avuto luogo dopo la restaurazione capitalista nell'ex Unione Sovietica e nell'Europa orientale, che è culminata con la caduta dei governi dei partiti comunisti che erano incaricati di questi restauri e con la fine dello stalinismo come apparato controrivoluzionario mondiale centralizzato al Cremlino.

Ciò che accadde in Russia trasformò realmente la situazione internazionale. Si è verificata una rottura senza precedenti delle masse con l'apparato stalinista e i partiti comunisti europei sono stati praticamente spazzati via dalla mappa politica. Alcuni hanno cessato di esistere, come il Pci (italiano) che era il più grande partito comunista dell'Europa occidentale.

Tuttavia, non si svilupparono «raggruppamenti centristi di massa» a partire dalla disgregazione dei partiti comunisti. Le masse operaie lottarono come non mai, ma pagarono a caro prezzo la crisi di direzione rivoluzionaria. Si trattò di lotte scoordinate, senza una direzione che potesse centralizzare quei milioni di lavoratori che avevano rotto con lo stalinismo. La mancanza di un'Internazionale, della Quarta Internazionale ricostruita come continuità della Terza Internazionale, fu fatale sotto il punto di vista della riorganizzazione rivoluzionaria delle masse. Tuttavia non esisteva più un apparato mondiale controrivoluzionario che, nel nome della convivenza pacifica con l'imperialismo, tradiva e portava alla sconfitta le lotte.

Adottando la strategia di inseguire le direzioni riformiste, la Tmi fu parte di quelli che, pur rivendicandosi trotskisti, contribuirono (come il Su) affinché non si formasse quella Quarta Internazionale né quel partito rivoluzionario che avesse una forza tale da poter intervenire in quei processi e approfittare della colossale crisi dello stalinismo e della socialdemocrazia.

La crisi economica mondiale iniziata nel 2008 dimostrò ciò con grande chiarezza.  Si svilupparono processi rivoluzionari in diverse parti del mondo e mobilitazioni di massa contro la guerra sociale promossa dal capitalismo contro la classe lavoratrice. In questo processo, le masse europee si staccarono dalle organizzazioni socialdemocratiche, ma dalla trasformazione delle vecchie organizzazioni riformiste, non nacquero gruppi centristi con influenza di massa.

Oggi ci sono maggiori e migliori condizioni per costruire il partito mondiale della rivoluzione, ma non all'interno delle organizzazioni tradizionali, che sono gusci svuotati di contenuti. Né all'interno dei partiti neo-riformisti, che sono emersi nel vuoto lasciato dalla fine del potere elettorale della socialdemocrazia. Il neo-riformismo non nacque come corrente centrista dei lavoratori fuoriusciti dagli apparati riformisti, ma come nuovi apparati elettorali riformisti, senza base operaia, difensori del capitalismo e dell'Unione Europea, che, dopo esser stati eletti, perdono rapidamente il loro prestigio agli occhi delle masse non appena appare chiaro il loro tradimento. L'esempio più lampante è Syriza, ma tutto il «Partito della sinistra europea», questo agglomerato di piccoli apparati del neo-riformismo europeo, sta seguendo lo stesso cammino. Basta vedere quello che sta facendo il Bloque de Izquierda in Portogallo, col suo appoggio al governo del «pastrocchio» che, secondo una deputata del Bloque, è un pastrocchio, però funziona…

Nonostante non siano sorte correnti centriste di massa delle classi lavoratrici in nessuno di questi processi recenti, i partiti della Tmi mantengono, tuttavia, la stessa politica di entrismo permanente nelle organizzazioni riformiste in attesa di colpi di martello di queste realtà. Vale la pena ricordare, ancora una volta, che l'entrismo, come tattica a breve termine, continua ad essere una tattica valida, ma con la condizione indispensabile che ci siano settori centristi che guardano a sinistra nelle organizzazioni riformiste.

 

Le sezioni della Tmi

Una breve indagine su internet (20) rivela questa situazione. Tra le trentaquattro organizzazioni dichiarate come sezioni della Tmi, venti fanno entrismo in un partito di massa. Tra queste, ricordiamo per l'America Latina il Mas boliviano, il Fmln di El Salvador e il Psuv venezuelano. In Brasile, la sua piccola sezione restò per anni nel Pt e recentemente passò a far parte del Psol, un partito elettoralista neo-riformista.

In pratica, in América Latina la Tmi stava, come nel caso del Brasile, o continua, come negli altri casi, a militare in partiti che attualmente si trovano al governo. Il Mas di Evo Morales, in Bolivia; il Fmln con Salvador Sánchez Cerén, in El Salvador; il Psuv con Maduro, in Venezuela. Tutti questi governi applicano piani neo-liberali e politiche anti-operaie suggerite dall'imperialismo attraverso le sue agenzie come la Banca Mondiale, il Fmi e l'Onu, per fare in modo che la crisi economica che attraversa il mondo venga pagata dai lavoratori. La Tmi si comporta come un alleato fedele, dispensando consigli su come questi governi borghesi potrebbero adottare politiche «socialiste», come nel caso del Venezuela. Ovvero, ripetere la politica traditrice di Millerand nella Francia del 1899, dei socialdemocratici fin dalla prima guerra mondiale e degli stalinisti dopo il 1935 con l'orientamento del Fronte popolare.

L'entrismo nei partiti nazionalisti o populisti borghesi diventa, in alcuni paesi, una politica delirante. In Canada, la sezione della Tmi fa entrismo nel New Democratic Party (Nuovo partito democratico), un partito pro-imperialista che sosteneva il primo ministro Pierre Trudeau (padre dell'attuale primo ministro). In Pakistan militavano nel Partito popolare del Pakistan (Ppp), diretto dalla famiglia Bhutto, fino a quando perse la maggior parte della sua sezione nel 2015. In Pakistan questa politica ha avuto conseguenze pratiche molto più gravi.

Nel 2007, in Pakistán, la Tmi, non appoggiò la lotta per il rovesciamento della dittatura di Pervez Musharraf, che aveva fatto il colpo di stato nel 1999, e aveva intenzione di mantenersi al potere con il consenso della Corte suprema. Il 9 marzo del 2007, Musharraf destituì il massimo esponente della Corte, Muhammad Chaudhry, accusandolo di corruzione, per garantirsi la propria continuità. Ciò portò alla nascita di un movimento di avvocati, che lanciarono una campagna chiamata «Attivismo giudiziario», per il reintegro di Chaudhry, ma il movimento scavalcò poi l'obiettivo iniziale e grandi manifestazioni si svilupparono in tutto il Paese contro il dittatore.

Ciò nonostante, la Tmi, tramite Alan Woods, spiegò che quel movimento non aveva una direzione e che gli avvocati erano parte della classe media, e criticò i partiti dell'opposizione borghese per aver affermato che, se il dittatore non si fosse dimesso, sarebbe stato rovesciato dal potere. Secondo Woods, queste erano solo parole al vento e il movimento sarebbe finito in un vicolo cieco.

Mentre criticava quella direzione, senza notare da che parte il movimento stava scivolando, Woods capitolò completamente a quella direzione e invece di presentare un programma volto ai lavoratori per superarla e porre il movimento sotto la direzione della classe lavoratrice, difese parole d'ordine generiche come la necessità del socialismo e della nazionalizzazione dell'industria senza nessun collegamento con la situazione presente. Per la Tmi, il movimento degli avvocati, senza i lavoratori, era destinato alla sconfitta, però non fece nulla per condurre alla vittoria quel movimento molto progressista di rovesciamento della dittatura. Al contrario, la sua politica puntava alla sconfitta.

La sezione pakistana della Tmi, che fece entrismo per molti anni nel Ppp, affermava che l'esito del movimento poteva tradursi nella vittoria elettorale dello stesso Ppp e giudicava questa come una cosa positiva, e che solo in seguito si sarebbe approfondita una crisi che avrebbe condotto alla rivoluzione. Per la Tmi, la canalizzazione di un movimento, dalla caduta della dittatura verso il vicolo cieco della democrazia borghese, fu una grande vittoria. L'adattamento alla democrazia borghese, non era più circoscritto alla sola Inghilterra, ma si era già esteso a tutte le altre sezioni di quella corrente. Nel febbraio del 2008, si svolsero le elezioni generali che portarono si alla vittoria del Ppp, ma solo per farne il nuovo boia del popolo pakistano.

 

L'abbandono della difesa della dittatura del proletariato

Il caso dell'entrismo nel Psuv del Venezuela è emblematico. Qui l'Iwc, attraverso Alan Woods - ora il suo principale leader - ha conseguito un importante ruolo politico di «consigliere informale» di Chavez ed è diventato tra i più grandi difensori del «socialismo del XXI secolo». Nel suo ultimo documento mondiale (21) la Tmi afferma che non può «sostenere le politiche del governo [Maduro], che stanno conducendo direttamente al disastro e alla sconfitta della rivoluzione bolivariana». Questa dichiarazione contro la politica di Maduro, si contestualizza nel quadro del mantenimento del regime bolivariano inaugurato da Chavez, cioè nel quadro del mantenimento di un regime borghese. Inoltre, anche quando afferma di non essere d'accordo con la politica sviluppata da Maduro, ha nei fatti sostenuto la repressione del popolo venezuelano con il pretesto di lottare contro l'opposizione borghese. Tanto che ha, fin da subito, riposto le sue speranze in Eduardo Saman, «un ex ministro che è stato un grande difensore del controllo operaio e un avversario del grande capitale e delle multinazionali».

In poche righe, Woods commette un numero enorme di errori gravi. Anche ai tempi del «governo rivoluzionario» di Chávez non c'è mai stato il controllo operaio, ma piuttosto il controllo della burocrazia sindacale chavista sugli operai che, in qualche modo, resistevano alle imposizioni del governo. Ad esempio, per diversi anni non ci sono state elezioni sindacali nel sindacato dei lavoratori della Pdvsa, la compagnia petrolifera statale venezuelana, perché la burocrazia di Chavez correva il rischio di perdere. Lo stesso è accaduto nell'impresa metallurgica statalizzata Sidor. Di fatto, non vi può essere alcun controllo operaio senza l'auto-organizzazione dei lavoratori nei loro consigli, costruiti da loro stessi e non concessi dal ministro di uno Stato capitalista.

Infine, è necessario mettere in discussione ciò che la Tmi intende per rivoluzione, quando parla della rivoluzione bolivariana. In un lungo articolo (22), Alan Woods afferma che: «una trasformazione pacifica della società sarebbe del tutto possibile se i leader riformisti e sindacali usassero il potere colossale nelle loro mani per cambiare la società ... Noi non abbiamo mai negato la possibilità di violenza e guerra civile [in] certe condizioni ... Noi mettiamo in chiaro che siamo favorevoli ad una trasformazione pacifica della società, che siamo pronti a lottare per una simile trasformazione, ma, allo stesso tempo, avvertiamo che la classe dominante combatterà per difendere il suo potere e i suoi privilegi».

Occorre convenire sul fatto che questa è una maniera piuttosto ambigua di difendere la necessità di una rivoluzione socialista o di una trasformazione della società, come si suol dire. Prima di tutto, perché il riformismo e la burocrazia sindacale non useranno mai il potere che hanno nelle loro mani per condurre una rivoluzione. È vero il contrario: useranno quel potere per deviare - o distruggere, se necessario, come nella Rivoluzione tedesca del 1918 - qualsiasi azione rivoluzionaria della classe operaia e dei suoi alleati (23). Il «riformismo del XXI secolo» è, come fu nel secolo scorso, controrivoluzionario. Alimentare illusioni verso i riformisti e la burocrazia sindacale usando un «se» non è un atteggiamento marxista. In secondo luogo, perché porre in modo condizionale la questione «se la borghesia combatterà per mantenere il potere», che costituisce una forma mitigata di indicare quella guerra civile che la borghesia sarà in grado di combattere per mantenere il potere?

Alan Woods cita Marx, Engels, Lenin, Trotsky per difendere la sua tesi della rivoluzione pacifica. Lenin ha sollevato la possibilità, per un periodo molto breve, tra febbraio e luglio 1917, che il potere venisse trasferito dal governo provvisorio ai soviet. Ma si trattava esattamente di questo: trasferimento del potere, non rivoluzione socialista.

La discussione non è sulle possibilità tattiche che la lotta di classe offre e offrirà sempre ai rivoluzionari, ma sull'approccio teorico al problema. Quindi, sono esattamente coloro che Woods invoca per difendere le sue tesi che hanno sempre teoricamente analizzato la rivoluzione come un episodio violento, poiché nessuna classe sociale abbandona il suo potere senza una resistenza feroce. E, in tutte le vere rivoluzioni che si sono verificate- non quelle immaginate dalla Tmi - la violenza era sempre presente, sia dal lato rivoluzionario che dal lato controrivoluzionario.

Come disse Engels: «Questi signori hanno mai visto una rivoluzione nella loro vita? Una rivoluzione è certamente la cosa più autoritaria che esista; è l'atto con cui una parte della popolazione impone la propria volontà sull'altra parte per mezzo di fucili, baionette e cannoni - mezzi autoritari, come nessun altro - e se la parte vittoriosa non vuole aver combattuto invano, deve mantenere questa regola per mezzo del terrore che le sue armi ispirano ai reazionari» (24).

Ritornando in Venezuela, possiamo intendere che, quando Woods afferma che «... Chávez, in modo confuso, cercò e fu spinto verso un cambiamento rivoluzionario» (25), egli si riferisce alla trasformazione pacifica della società verso il socialismo. Da cosa lo deduce?

Tuttavia, è necessario approfondire un po' questo ragionamento sulla trasformazione pacifica della società, almeno per capire in cosa consiste questo tipo di trasformazione. Nel suo testo «Dove va la rivoluzione venezuelana?» (26), Woods afferma che è necessario nazionalizzare le grandi imprese, le banche e le grandi proprietà terriere per approfondire la rivoluzione;  eguaglia le nazionalizzazioni con la «democrazia della classe lavoratrice, basata sulla proprietà collettiva della terra, delle banche e dell'industria».

Cioè, il trasferimento della proprietà borghese nelle mani dello stato borghese (le nazionalizzazioni) viene identificato, dal punto di vista economico, con un sistema socialista (proprietà collettiva dei mezzi di produzione). Questa interpretazione è corroborata dallo storico Robert J. Alexander, quando commenta su The Militant, che secondo lui, «confidano che, una volta che tutti i mezzi di produzione e distribuzione siano stati nazionalizzati, non vi sarebbe più alcun rischio che i partiti come i Tories [il Partito conservatore inglese] possano essere in grado di convincere i lavoratori che il capitalismo debba essere ripristinato» (27).

Se il capitalismo non può essere ristabilito a causa della nazionalizzazione dei mezzi di produzione e distribuzione, allora la Gran Bretagna, per esempio, rappresenterebbe già un sistema socialista, ma in uno stato capitalista!

Da ciò segue una sola possibile conclusione: è possibile raggiungere il socialismo per via pacifica attraverso la nazionalizzazione dei mezzi di produzione e distribuzione, senza la necessità di una rivoluzione sociale che espropri la borghesia e senza distruggere lo Stato capitalista. Tutto questo in modo democratico e, chissà, attraverso le elezioni, come in Gran Bretagna, quando il Partito laburista si sarà «trasformato» e la sua ala sinistra sarà al comando. Per la Tmi, questo accadimento ha già una data contrassegnata. In fondo, la «rivoluzione di Jeremy Corbyn», l'attuale leader del Lp, che si considera socialista, è già a pieno regime e nel 2020 ci saranno elezioni generali nel Paese …

A un Paese come il Venezuela, che aveva alla sua testa un socialista confuso ma rivoluzionario, basterebbe fornire buoni suggerimenti sulla nazionalizzazione dell'industria, delle banche e della terra per approfondire la rivoluzione e raggiungere così il socialismo. Maduro ha distrutto questa utopia, ma è possibile tornare alle origini del chavismo appoggiando Eduardo Saman.

Come vediamo, questo è un totale abbandono della teoria marxista dello Stato, sebbene la Tmi non ammetta mai questo abbandono. Tuttavia, ammette con franchezza il cambio di teoria.

Nel testo «Il ruolo dello stato e della socialdemocrazia», scritto per la prefazione di un'edizione di Stato e Rivoluzione di Lenin, Alan Woods afferma che: «Nel descrivere lo stato di transizione tra capitalismo e socialismo, Marx parlò della "dittatura del proletariato". Questo termine conduce ad una grande confusione. Oggi, la parola dittatura ha una connotazione sconosciuta da Marx... Per Marx, la parola dittatura proveniva dalla Repubblica romana, con cui voleva raffigurare una situazione nella quale, in tempo di guerra, le normali regole vengono temporaneamente messe da parte. L'idea di una dittatura totalitaria come quella di Stalin in Russia, dove lo Stato opprimeva la classe operaia per difendere gli interessi di una casta privilegiata di burocrati, avrebbe terrorizzato Marx. In realtà, la "dittatura del proletariato" di Marx è semplicemente un modo diverso per indicare il dominio politico della classe operaia o la democrazia operaia» (28).

Alan Woods deve sviluppare un gioco di parole per negare, in modo elegante, la dittatura del proletariato. È evidente che Marx non poteva immaginare che uno Stato operaio (una dittatura del proletariato), come la Russia sotto il comando di Stalin, potesse degenerare fino al punto di diventare uno stato totalitario e si sarebbe opposto a una tale mostruosità. Ma non era quello a cui si riferivano Marx, quando analizzò la Comune di Parigi, o Engels, in molti dei suoi scritti, o Lenin in Stato e Rivoluzione. Essi difesero l'instaurazione di una dittatura del proletariato nelle forme rappresentate dalla Comune di Parigi (Lenin parlava di una Comune-Stato) contro la dittatura della borghesia, la cui connotazione Marx conosceva molto bene. La discordanza con Alan Woods, è che la dittatura del proletariato si può instaurare solo dopo la distruzione dello Stato borghese attraverso una rivoluzione violenta (29).

E hanno difeso la democrazia operaia, ma senza alcuna democrazia per la borghesia. La dittatura del proletariato è uno stato mille volte più democratico della più democratica democrazia elettorale borghese, perché è la democrazia della grande maggioranza della popolazione attiva contro l'enorme minoranza della precedente classe dominante. Parafrasando Marx, mangia solo chi lavora. La dittatura del proletariato è una forza armata della maggioranza della popolazione lavoratrice per distruggere la reazione borghese. Ma la dittatura del proletariato e la democrazia operaia non sono sinonimi, come Alan Woods vuol farci credere.

Diversamente da Marx, Engels e Lenin, Trotsky ha vissuto il periodo della degenerazione burocratica stalinista dello stato operaio. Ma la conclusione cui giunse è opposta a quella della Tmi. Non ha gettato il bambino con l'acqua sporca del bagno. Trotsky difese, fino alla sua violenta morte, la dittatura del proletariato, vedendo anche tutti i suoi familiari e compagni dell'opposizione di sinistra assassinati dagli agenti di Stalin. Trotsky, come anche Marx o Engels, non erano inorriditi dalla violenza. Contro lo stato operaio degenerato, egli ha difeso la tesi di una rivoluzione politica necessaria per rovesciare la sua sovrastruttura burocratica e sostituirla con una sovrastruttura basata sui soviet, rigenerati dopo l'espulsione della burocrazia.

 

Conclusioni

L'abbandono della difesa della dittatura del proletariato ha un'importanza specifica per i partiti marxisti rivoluzionari. Non è una discussione accademica, ma della vera natura di tali organizzazioni.

La prima lezione del materialismo storico è che i colpi di martello della realtà - per usare un'espressione di Ted Grant - trasformano la coscienza, e non il contrario. Il secondo è che queste trasformazioni si verificano nel tempo, cioè sono una funzione dell'attività concreta del partito, o dell'individuo, nella lotta di classe.

E poiché queste trasformazioni sono oggettive, cioè indipendenti dalla volontà del soggetto coinvolto, non importa quale grado di conoscenza marxista abbia il soggetto, individuale o collettivo che sia. Ciò non significa che la conoscenza marxista sia inutile nel confronto con la realtà. Al contrario, è fondamentale per la sua trasformazione. Tuttavia, non è la conoscenza in sé che la trasforma, ma al contrario la sua applicazione pratica attraverso la classe sociale oggettivamente rivoluzionaria, il proletariato e il suo settore consapevolmente rivoluzionario, il partito marxista.

È la pratica politica dell'adattamento agli apparati riformisti e alla democrazia borghese che induce la Tmi ad abbandonare la difesa della dittatura del proletariato. La conoscenza, peraltro ora discutibilmente marxista, serve solo a giustificare questo abbandono.

Prendiamo ad esempio il Segretariato unificato della Quarta Internazionale (Su), che è stato sempre oggetto di una critica schiacciante da parte di Ted Grant.

Sia il Su che la Tmi hanno la concezione della costruzione di un partito attraverso l'entrismo sui generis pablista. Il Su con il suo entrismo profondo nei partiti stalinisti europei. La Tmi con l'entrismo permanente in partiti riformisti di massa, come il Partito laburista inglese. Diciamo la verità, la Tmi fu molto più coerente in questo nel corso degli anni, mentre il Su compì dei zigzag, sotto la pressione dell'impressionismo piccolo-borghese di Mandel.

Verso la fine degli anni '70, il Su cominciò il suo adattamento alla democrazia borghese, capitolando all'eurocomunismo (30), vale a dire ai partiti stalinisti europei già completamente  integrati nei processi elettorali e con una grande quantità di seggi nei parlamenti europei. Tuttavia, ancora difendeva la dittatura del proletariato, anche se con una visione «pacifista», vedendo solo le virtù della democrazia operaia e dimenticando la necessità di utilizzare «il terrore che le armi ispirano nei reazionari».

Dopo la fine dello stalinismo come apparato mondiale della controrivoluzione, simboleggiato dalla caduta del muro di Berlino, il Su inizia a dedicarsi alla costruzione di partiti anti-capitalisti, intesi come un assemblaggio di rivoluzionari e di riformisti «onesti». Questi cominciano a militare e si dissolvono in quei partiti, come l'Npa francese, il blocco di sinistra del Portogallo, o Podemos di Spagna, o il tedesco Die link. In Grecia, sebbene la sua sezione abbia rifiutato di entrare in Syriza, la direzione di Su ha sostenuto la Dea, che si è impegnata in Syriza.

Nel 2006, il suo principale leader, Daniel Bensaïd, ha scritto: 
«
La questione del governo operaio ci ha inevitabilmente riportato alla questione della dittatura del proletariato. Una conferenza della Lcr decise, con una maggioranza di oltre due terzi, di rimuovere dal suo statuto la menzione della dittatura del proletariato. Ciò era corretto. Oggi il termine dittatura ricorda molto più dittature militari o burocratiche del ventesimo secolo che la venerabile istituzione romana dei poteri temporanei di emergenza debitamente incaricati dal Senato. Come Marx ha visto la Comune di Parigi come "la forma politica finalmente scoperta" della dittatura del proletariato, saremmo meglio compresi se invocassimo la Comune, i soviet, i consigli di autogestione, invece di aggrapparci a un feticcio verbale che la storia trasformò in una fonte di confusione» (31).

La somiglianza con le giustificazioni di Alan Woods è totale. Bensaïd ricorre anche a un gioco di parole per sbarazzarsi della dittatura del proletariato. Non riguarda il modo con cui lo andiamo a descrivere nei nostri testi. Possiamo usare i termini governo dei soviet, governo dei lavoratori, consigli popolari nei nostri testi pubblici, ma per spiegare il contenuto del concetto di dittatura del proletariato, non per rimuoverlo dai nostri statuti e programmi. Come possiamo vedere, la traiettoria del Su di adattamento alla democrazia borghese ha portato alla costruzione di partiti neo-riformisti e all'abbandono della dittatura del proletariato. Le sezioni della Tmi militano negli stessi partiti. In Podemos, in Die linke, in Syriza (fino al tradimento di Tsipras, e con la rottura della sezione), ne La France Insoumise di Mélenchon, dove ha militato anche un settore del Su che ha rotto con Npa, ecc.

Pertanto, non è una sorpresa che queste due correnti, con opinioni politiche davvero diverse, ma pratiche così simili, abbandonino la difesa della dittatura del proletariato, e, come abbiamo detto all'inizio, ciò ha conseguenze concrete. Come il Su, la Tmi è oggi una corrente totalmente adattata alla democrazia borghese e alle pratiche riformiste.

Come Trotsky ha detto, «per abbandonare l'idea di una dittatura del proletariato, Kautsky trasforma la questione della conquista del potere da parte del proletariato nel problema, da parte del Partito socialdemocratico, di guadagnare la maggioranza dei voti nelle campagne elettorali future» (32). Questo è esattamente la concezione attuale della conquista del potere della Tmi, come abbiamo potuto vedere nel caso della Gran Bretagna, con Corbyn e del Venezuela, con Chavez.

La Lit-CI, al contrario, continua a credere che «l'uomo che ripudia la dittatura del proletariato ripudia la rivoluzione socialista, e scava la fossa al socialismo».(33)

 

(*) dal sito della Lit-Quarta Internazionale

www.litci.org

(traduzione a cura del Gruppo traduttori Pdac)

 

Note

[1] Secondo Bill Hunter, in Lifelong Apprenticeship, fu espulso dal suo nucleo per inattività. La dirigenza nazionale del Rcp ha revocato l'espulsione, ma non sarebbe mai più tornato nel partito.

[2] Vedere José Welmowicki, «La lucha por la reconstrucción de la Cuarta Internacional y el papel del SU - Parte I», disponibile a: https://litci.org/es/menu/especial/80-anos-de-la-cuarta/la-lucha-la-reconstruccion-la-iv-internacional-papel-del-parte-i/

[3] Bill Hunter, Lifelong Apprenticeship, Porcupine Press, p. 322.

[4] Ídem, p. 321.

[5] Si verificò una rottura in questo periodo nella Rsl, che rappresentava il predecessore della Img, sezione del Su in Inghilterra.

[6] Robert J. Alexander, International Trotskysm, 1929-1985, Duke University Press, p. 489.

[7] Secondo Jon Nordheimer, giornalista del New York Times, il consigliere comunale è simile a un consigliere, ma nelle città in cui non esiste la figura del sindaco (la maggior parte delle città minori), il Consiglio comunale assume le funzioni esecutive. Era il caso di Liverpool in quel momento.

[8] Bill Hunter, 1985: The Chickens Came Home to Roost, The Workers Press, 6 settembre 1986, p. 5.

[9] Conforme John Callaghan, British Trotskyism; Theory and Practice, Basil Blackwell, London, 1984, p. 185

[10] Rob Sewell, How The militant Was Built - And How It Was Destroyed, accesso 27/06/2018.

[11] Intervista con Martin Ralph.

[12] Rob Sewell, How The militant Was Built - And How It Was Destroyed, accesso 27/06/2018. Tutte le citazioni relative al bilancio del Militant fatte da Rob Sewell si riferiscono a questo documento.

[13] Ídem.

[14] Tra costoro vi erano Ted Grant, Alan Woods y Rob Sewell.

[15] Ted Grant, Program of the International, accesso 28/06/2018.

[16] Ídem.

[17] A Brief History of the International Marxist Tendency, accesso 28/06/2018.

[18] Lenin, Discurso en el II Congreso de la III Internacional, 1920, en Lenin and Britain, p. 70.

[19] Ídem, p. 74.

[20] Wikipedia, International Marxist Tendency, accesso 29/06/2018.

[21] World Perspectives: 2018 - A Year of Capitalist Crisis, acceso 30/06/2018.

[22] Alan Woods, Marxism and the State, accesso 30/06/2018.

[23] Qui non teniamo conto la possibilità eccezionale sollevata da Trotsky nel Programma di transizione, perché non è di testo che il testo di Alan Woods tratta.

[24] Engels, On Authority, accesso 02/07/2018.

[25] World Perspectives: 2018 - A Year of Capitalist Crisis, accesso 30/06/2018.

[26] Alan Woods, Where Is the Venezuelan Revolution Going?, accesso 30/06/2018.

[27] Robert J. Alexander, International Trotskyism, 1929-1985, Duke University Press, p. 491.

[28] Alan Woods, The Role of The State and Social Democracy, accesso il 30/06/2018.

[29] Per i marxisti, il concetto di rivoluzione violenta significa l'acquisizione rivoluzionaria del potere contro il potere della classe dominante sfruttatrice mediante l'uso della forza e contro la sua volontà, anche affrontandola in una guerra civile, se necessario. La Tmi descrive la violenza come una caricatura del «sangue che scorre» e della «guerra civile» per giustificare la sua capitolazione.

[30] Ver José Welmowicki, «La lucha por la reconstrucción de la IV Internacional y el papel del SU [Parte 2]», disponibile a: https://litci.org/es/menu/especial/80-anos-de-la-cuarta/la-lucha-la-reconstruccion-la-iv-internacional-papel-del-parte-ii/

[31] Daniel Bensaïd, On the return of the politic-strategic question, accesso 30/06/2018.

[32] Trotsky, Terrorism and Communism, capitolo 2.

[33] Ídem.

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