Partito di Alternativa Comunista

Trotskismo e stalinismo, polemiche di ieri e di oggi

Trotskismo e stalinismo, polemiche di ieri e di oggi

 

 

 

di Joana Salay

 

La guerra in Ucraina ha diviso le organizzazioni di sinistra in tutto il mondo; poche sono state le organizzazioni che si sono posizionate in difesa della resistenza ucraina. Alcune si sono opposte alla guerra, che nella pratica significa difendere la capitolazione dell’Ucraina a Putin, altre hanno difeso apertamente l’invasione russa dell’Ucraina. Questa posizione scandalosa, come nel caso del Partito comunista (stalinista, ndt) del Portogallo e di altri Paesi, che si basa sulle basi ideologiche della corrente burocratica stalinista – che sembrava essere stata gettata nella pattumiera della storia con la caduta del Muro e l’esplosione della maggior parte dei Pc del mondo – ora è presente in varie correnti che si presentano come rivoluzionarie. Per questo, comprendere l’origine e le basi della corrente stalinista è parte della costruzione di un programma per agire oggi.

 

Stalinismo e trotskismo, correnti opposte nel movimento operaio

La storia dei movimenti rivoluzionari si costruisce attraverso le polemiche. Di fronte ai nuovi fatti della realtà, è prevedibile che sorgano differenze su come interpretare e agire. Così è stata la storia delle Internazionali comuniste, che sono state costruite a partire dall’esperienza delle lotte della classe operaia internazionale.
Con la degenerazione dell’Urss e della Terza Internazionale, sono sorte, all’interno del movimento operaio, due importanti correnti che presentavano visioni e programmi opposti per lo Stato sovietico: il trotskismo e lo stalinismo. La Quarta Internazionale, fondata da Trotsky nel 1938, è l’espressione politica di questo processo.
Per tutto il ventesimo secolo, lo stalinismo è stato la principale corrente controrivoluzionaria all’interno dei processi rivoluzionari, funzionale a contenerli e così garantire l’accordo di coesistenza pacifica con l’imperialismo. E la sua influenza teorico-metodologica permane in buona parte dell’attuale sinistra.
La Lit-Quarta Internazionale è stata costruita nella lotta contro il processo di adattamento alla democrazia borghese da parte del movimento trotskista, ma anche nella lotta sistematica contro lo stalinismo e le sue idee. Per questo, alla commemorazione dei quarant’anni della nostra organizzazione internazionale, vogliamo riprendere parte di queste polemiche che servono non solo come apprendimento storico, ma anche come lezioni per l’attuazione del movimento rivoluzionario.

 

Le basi dello stalinismo

La burocrazia sovietica che ha dato origine alla corrente stalinista non è sorta come la continuazione del programma della Rivoluzione del 1917, ma come risultato della sua degenerazione. La guerra civile in Russia, frutto della controrivoluzione borghese, è stata responsabile della morte di parte dell’avanguardia operaia che fece la Rivoluzione. D’altro lato, la mancata avanzata della rivoluzione operaia in Paesi come la Germania ha condotto a un forte isolamento dello Stato sovietico. La burocrazia è conseguenza delle limitazioni che questo processo ha imposto all’Urss, giacché una nuova casta sociale in Russia cominciò a contestare le indicazioni dello Stato operaio per garantire i suoi propri benefici. Per questo è un settore controrivoluzionario.
Nel 1924, Bucharin e Stalin elaborarono la teoria del «socialismo in un solo Paese», difendendo la possibilità di raggiungere il socialismo nella sfera nazionale. Questa elaborazione era opposta a quella di Trotsky, come pure a quella di Marx ed Engels, i quali consideravano impossibile la superazione del capitalismo nel solo ambito nazionale, ed era la base per vari elementi della degenerazione stalinista. A capo dello Stato sovietico, la burocrazia creò diverse teorie di giustificazione per difendere i propri privilegi. Queste teorie non si restrinsero all’Urss, bensì, attraverso anche la Terza Internazionale degenerata, sono state trapiantate, per mezzo dei Partiti comunisti, in tutto il mondo.
Al servizio della controrivoluzione, la burocrazia ha imposto un regime repressivo all’interno dello Stato sovietico e delle organizzazioni politiche bolsceviche. I famosi processi di Mosca sono l’espressione della sanguinaria persecuzione che Stalin ha messo in atto contro i suoi oppositori e principalmente contro i principali dirigenti della Rivoluzione del 1917.Per togliere i diritti alle donne nello Stato operaio, la burocrazia creò un culto della famiglia che poi fu applicato da tutti i Partiti comunisti (stalinisti). Il Partito comunista italiano, per esempio, a metà degli anni Quaranta, fu parte di un progetto di difesa della famiglia come fondamento della nuova Repubblica, impegnato ad evitare «questioni morali divisive». Erano contrari alla legalizzazione del divorzio, affermando che il Paese non era maturo per «una legislazione tanto avanzata». Il medesimo processo avvenne con i diritti conquistati da altri settori oppressi, come Lgbt+ o nazionalità oppresse.
Nel 1935, nel VII Congresso dell’Internazionale Comunista (Ic), si ufficializzò la strategia politica del Fronte popolare. La politica che sorse come risposta alla crescita del fascismo in Europa consistette nel difendere l’unità politica delle organizzazioni operaie e rivoluzionarie con i presunti settori progressisti della borghesia. E fu applicata permanentemente dai Partiti comunisti, portando lo stalinismo alla collaborazione con la borghesia e al disarmo del movimento operaio di fronte alle organizzazioni fasciste.
Così riassume Trotsky questa teoria: «La conclusione che [i dirigenti stalinisti] hanno ottenuto da tutto questo è che la solida unità di tutte le forze “democratiche” e “progressiste”, di tutti gli “amici della pace” (questa espressione esiste) è necessaria per la difesa dell’Unione Sovietica da un lato e della democrazia occidentale dell’altro (…). L’asse di tutte le discussioni nel Congresso è stata l’ultima esperienza in Francia sotto la forma del cosiddetto “Fronte popolare”, che era un blocco di tre partiti: comunista, socialista e radicale».
La teoria dei fronti popolari è stata applicata in forme differenti in tutto il mondo, però la sua essenza è sempre stata la stessa: ricercare il campo borghese progressista.

 

L’ascesa di nuovi Stati operai

Nonostante la politica controrivoluzionaria dello stalinismo, nel post-guerra ci furono vari processi rivoluzionari che finirono con l’espropriare la borghesia e creare nuovi Stati operai, come furono i processi cubano e cinese, Stati che nacquero senza che la classe operaria esercitasse il potere. Nei decenni del 1960 e 1970, queste burocrazie adottarono una strategia di guerriglia che guadagnò l’appoggio di migliaia di attivisti, portando persino alla rottura del Partito comunista cinese con il Cremlino. Senza dubbio, questa rottura non fu politica, visto che continuarono a difendere l’unità con settori progressisti delle borghesie nazionali. Sarà proprio Mao Tse Tung che darà corpo alla teoria del Fronte popolare, con la teoria delle contraddizioni.
«Quando l’Imperialismo scatena una guerra di aggressione contro un Paese [semicoloniale], le differenti classi di questo Paese, con l’eccezione di un piccolo numero di traditori, possono unirsi alla guerra nazionale contro l’Imperialismo. Allora, la contraddizione tra l’Imperialismo e il Paese in questione passa ad essere la contraddizione principale, mentre tutte le contraddizioni tra le differenti classi nel Paese rimangono temporaneamente relegate a una posizione secondaria e subordinata (…). Così, se in un processo ci sono più contraddizioni, necessariamente una di esse è la principale, quella che gioca il ruolo-guida decisivo, mentre le altre occupano una posizione secondaria e subordinata. Pertanto, durante lo studio di qualunque processo complesso nel quale esistano due o più contraddizioni, dobbiamo sforzarci al massimo per scoprire la contraddizione principale».
In essenza, il maoismo e lo stalinismo finiscono per servire allo stesso progetto strategico di conciliazione di classi, opposto al principio rivoluzionario dell’indipendenza di classe, come condizione per la Rivoluzione proletaria.

 

La restaurazione capitalista e l’esplosione dell’Est

Il cosiddetto periodo della «destalinizzazione» che iniziò durante il XX Congresso del Pcus, nel quale Nikita Kruscev presentò il suo famoso rapporto segreto che denunciava i crimini di Stalin, non significò una rottura con l’essenza dello stalinismo: la coesistenza pacifica con l’Imperialismo, l’abbandono della rivoluzione mondiale, la negazione della democrazia operaia, la politica internazionale di collaborazione di classe attraverso i Fronti popolari e, a partire da tutto questo, il sistematico tradimento di tutte le rivoluzioni che minacciavano i suoi interessi e gli accordi con la borghesia e l’imperialismo.
Che non ci fu una rottura di contenuto con il programma stalinista è mostrato dal fatto che, senza dubbio, in nessuna di queste correnti emerse dallo stalinismo sia sorta un’opposizione al processo di restaurazione capitalista che si stava verificando in Urss, indipendentemente dalle critiche che alcuni possono aver fatto per la mancanza di democrazia interna. Dopo essersi convertito in Segretario Generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica nel 1985, Gorbachev e la burocrazia del Pcus iniziarono la Perestroika e la Glasnost, che segnò l’inizio dei cambiamenti nell’economia e nelle relazioni internazionali e approfondì la restaurazione capitalista. La previsione di Trotsky fu confermata e la burocrazia, convertita in agente della borghesia mondiale nello Stato operaio, distrusse le forme di proprietà socializzata e restaurò il capitalismo. E lo stalinismo, con anni di degenerazione e collaborazione di classe, fu adattato e trasformato direttamente in un programma borghese, senza mai cessare di essere stalinista.
Pertanto, la caduta del Muro nel 1989 provocò la demoralizzazione dei partiti comunisti in tutto il mondo. Divenne chiaro che la restaurazione capitalista era avvenuta di pari passo con la propria burocrazia, senza alcuna invasione imperialista, come aveva vaticinato Trotsky en 1938: «L’estensione del suo dominio (della burocrazia) mina, sempre di più, gli elementi socialisti dell’economia e aumenta le possibilità di restaurazione capitalista».
Il trotskismo si formò come corrente politica rivoluzionaria, affermando che per evitare la restaurazione capitalista in Urss sarebbe stata necessaria una rivoluzione politica per rimuovere la burocrazia dal potere e rimettere lo Stato operaio in mano alla classe operaia. Dato che non si ebbe la rivoluzione politica, la burocrazia finì per restaurare il capitalismo.

 

Lo stalinismo oggi

Nonostante il fatto che le teorie staliniste si siano dimostrate controrivoluzionarie e inefficaci per la lotta della classe lavoratrice, cominciano a (ri)apparire nuovi gruppi che difendono apertamente o nascostamente l’essenza dello stalinismo.
In alcuni Paesi, Domenico Losurdo, storico italiano, è utilizzato come riferimento per la maggior parte di questi gruppi. Losurdo dice di non essere stalinista, però la sua elaborazione si focalizza nel giustificare le assurdità commesse dallo stalinismo. Utilizza le repressioni imperialiste come forma per giustificare la repressione stalinista. È evidente che lo stalinismo utilizzò, utilizza e utilizzerà la repressione per difendere i propri interessi. Lo stesso metodo fu utilizzato dalla burocrazia stalinista: la repressione dell’avanguardia proletaria nel mondo per difendere gli interessi della burocrazia e non della rivoluzione. Un ragionamento simile fa Francisco Martins Rodrigues, portoghese che ruppe col Pcp a partire dalle sue critiche alla teoria del Fronte popolare, che prosegue giustificando i metodi e i tradimenti stalinisti come un male necessario.
Crediamo che non sia possibile un programma rivoluzionario senza una valutazione critica sull’attuazione e l’elaborazione stalinista. E così torniamo all’inizio di questo testo: le posizioni di alcuni gruppi di sinistra sulla guerra in Ucraina, per esempio, non sono una mera coincidenza. La difesa di Putin e dell’invasione russa dell’Ucraina si basa sulla teoria dei campi progressisti per cui, apparentemente, Putin affronterebbe gli interessi dell’Imperialismo e l’Ucraina sarebbe rappresentante dell’Eu e della Nato. Questa posizione semplicemente ignora che è in corso un’invasione militare di una nazione storicamente oppressa e finisce per capitolare alla borghesia russa, che ha molto da guadagnare con l’invasione dell’Ucraina. Non esiste un campo borghese progressista ed è interesse della classe lavoratrice di tutto il mondo difendere la resistenza ucraina che si confronta direttamente con i diversi campi borghesi coinvolti.
Vediamo apparire ora la medesima giustificazione con l’ascesa dell’estrema destra. Sostengono che, di fronte all’avanzata fascista, le organizzazioni proletarie dovrebbero aderire a un fronte ampio che difenda la democrazia contro il fascismo. Sebbene sia corretto costruire un’unità d’azione contro le forze golpiste, l’adesione politica al fronte ampio conduce alla sconfitta strategica della classe lavoratrice. Come hanno fatto, per esempio, il Pcb e la Up in Brasile, aderendo alla campagna del Pt in modo acritico, aiutando a creare più illusioni nel fronte ampio con la borghesia.
E, al servizio dei campi borghesi progressisti, se è necessario, lo stalinismo può non solo appoggiare acriticamente il Fronte Popolare, ma anche aderire ai governi borghesi, come ha fatto il Pcp, che ha trascorso 6 anni appoggiando un governo del Ps che ha mantenuto tutti i requisiti di austerità dell’Unione Europea.
In Cile, il Pc ha partecipato al governo neoliberale di Bachelet, e ora, anche dopo la rivoluzione, propone un programma all’interno del regime borghese. La sua attuazione nell’Assemblea costituente è stata di mediatore e non di rappresentante degli interessi dei lavoratori. «Ha minacciato di circondare di mobilitazioni la Convenzione Costituente e non ha mai aderito. Dentro la Convenzione hanno votato a favore di alcune proposte più «radicali» per non perdere il contatto con i settori indipendenti e non bruciare con la popolazione. Senza dubbio, il vero ruolo del Pc era di funzionare come allaccio tra i settori più radicali, il Ps e il Fronte ampio. Quando le posizioni più radicali sono state sconfitte, il Pc ha aiutato a condurre negoziati tra indipendenti e partiti. E sebbene avessero fatto un discorso radicale nella convenzione, fecero esattamente il contrario nel governo. Mentre avevano votato a favore della nazionalizzazione del rame, la loro portavoce nel governo, Camila Vallejo, ha detto in televisione che non ci sarebbe stata nessuna nazionalizzazione, «tranquillizzando i grandi impresari».
Per quanto riguarda i contenuti, i settori stalinisti, nuovi e vecchi, mantengono il metodo di abbandonare il criterio di classe per analizzare i processi politici e difendere a tutti i costi un supposto campo progressista.

 

La continuità del trotskismo come opposizione alle tradizioni staliniste

La Lega Internazionale del Lavoratori – Quarta Internazionale fu ed è parte attiva nel combattere le politiche controrivoluzionarie dello stalinismo. Combattemmo attivamente il «guerriglierismo» che, con il trionfo della rivoluzione cubana, fu presentato all’avanguardia latinoamericana come una tattica valida sempre in tutti i Paesi e ha finito per portare alla sconfitta di un’intera generazione, inclusa una parte importante del trotskismo. Abbiamo combattuto anche i cosiddetti Fronti popolari e le relative varianti. Prendendo come esempio il processo francese del 1981, quando il Pcf aderì al governo di Mitterrand, combattemmo non solo i partiti comunisti stalinisti, ma anche i settori trotskisti che hanno avuto una politica di capitolazione di fronte al governo, come la corrente lambertista.
Abbiamo costruito la nostra corrente combattendo i metodi dello stalinismo, della menzogna, della calunnia, la repressione e la mancanza di democrazia operaia. E molte volte, in opposizione ai partiti stalinisti, siamo stati l’avanguardia e parte attiva della lotta dei settori oppressi.
Passati quarant’anni dalla nostra fondazione, siamo convinti che la realtà ci presenta nuove sfide che esigono dai rivoluzionari un aggiornamento programmatico. Senza dubbio, rispondere alle nuove sfide implica anche ricordare e imparare dalle lezioni del passato. E, di fronte a questi nuovi fenomeni, non vale la pena ripetere politiche che si sono rivelate errate, ma cercare piuttosto di costruire, insieme con la classe lavoratrice, un programma che risponda ai problemi dell’attualità e parta dai principi fondamentali del movimento rivoluzionario: l’indipendenza di classe e la difesa della dittatura del proletariato.

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