Le donne sanno di cosa hanno bisogno e da tempo lo stesso dicendo a gran voce. Stiamo assistendo ad una reazione straordinaria delle donne che da alcuni anni si sono poste in prima fila nella lotta contro l’oppressione e lo sfruttamento. Di fronte all’aggravarsi della crisi capitalistica che intensifica le disuguaglianze e colpisce maggiormente le donne lavoratrici sia dentro che fuori le mura domestiche, le donne non hanno chinato la testa né si sono sottomesse. Hanno cominciato a combattere, continuando ad avanzare nella lotta e sviluppando la solidarietà internazionale. Le lotte iniziate qualche anno fa, isolate in alcuni Paesi, come in India contro lo stupro collettivo nel 2012, in Argentina con "Ni Una Menos" nel 2015, in Polonia dove le donne hanno sconfitto il tentativo di inasprire la legge nazionale sull'aborto con uno sciopero generale nel 2016, e anche nel 2017 le marce contro Trump negli Stati Uniti, si sono estese anche in altri Paesi e si sono trasformate in mobilitazioni unificate nell'8 marzo 2017 e 2018 e ora nella lotta delle donne argentine. L'8 agosto, il giorno in cui il diritto elementare a decidere sul proprio corpo, è stato negato alle donne argentine, un milione e mezzo di persone sono scese in strada per chiedere l'aborto legale, sicuro e gratuito. Nello stesso giorno, le donne di più di 70 Paesi hanno dimostrato solidarietà mobilitandosi in difesa della legalizzazione dell'aborto in Argentina: in Medio Oriente con un video dell’Ipj, un'organizzazione militare curda formata da donne; in Corea del sud dove pure l’aborto è illegale; in Paesi europei dove l’aborto è già legale come Inghilterra, Danimarca, Olanda, Germania, Austria, Francia, Spagna; in Irlanda dove un recente referendum ha visto prevalere il “si” per l’abrogazione della norma costituzionale che vieta l’aborto; nei Paesi dell’America latina, in buona parte dei quali l’aborto è negato.
Come donne lavoratrici e sfruttate, insieme ai lavoratori e compagni maschi con cui lottiamo quotidianamente, saremo in piazza il 28 settembre a difendere il nostro diritto e quello delle donne di tutto il mondo. La lotta per la legalizzazione dell'aborto è molto importante nella lotta contro l'oppressione delle donne, principalmente per le donne lavoratrici che la subiscono in un modo molto più profondo. Ma la nostra lotta non può fermarsi o limitarsi a questa rivendicazione, perché come detto sopra, la crisi capitalista aggrava sempre più l'oppressione delle donne, portando più femminicidi, più disoccupazione, più disuguaglianza salariale, ecc. La fine dell'oppressione delle donne può essere conquistata solo con la fine di questo sistema basato sullo sfruttamento e sull’oppressione.
Solo un sistema economico e sociale che metta fine allo sfruttamento può aprire la strada perché tutti i settori oppressi, comprese le donne, possano conquistare la loro vera emancipazione. E quella società non può che essere una società socialista.