Intervista a Fabiana Stefanoni
Si tratta di un appello internazionale, che nasce in Argentina, nell’ambito delle grandi manifestazioni di donne promosse dal movimento Ni una menos. Le donne argentine, negli scorsi mesi, sono scese in piazza in massa in molte occasioni per protestare contro la violenza maschilista, che ha avuto nel femminicidio di Lucia Perez, una sedicenne torturata e ammazzata da tre uomini, la sua espressione più brutale. Analoghe manifestazioni si sono poi viste in Messico, in Polonia e negli Stati Uniti. Anche in Italia lo scorso 26 novembre decine di migliaia di donne hanno dato vita a una oceanica manifestazione a Roma. Proprio dalle donne argentine di Ni una menos nasce l’iniziativa promuovere una giornata di “sciopero globale” l’8 marzo.
In Italia, a partire dalle mobilitazioni per il 25 novembre (giornata internazionale contro la violenza maschilista), è sorto un movimento analogo a quello argentino, che si richiama a esso anche nel nome: Non Una di Meno. E’ un movimento di donne ampio ed eterogeneo, la cui direzione è femmista e riformista. Soprattutto – e credo sia l’aspetto più interessante – vede una combattiva partecipazione delle donne dei centri antiviolenza: si tratta di strutture dove le donne proletarie, che spesso per ragioni economiche fanno fatica a sfuggire alle violenze di mariti, compagni o amanti, possono trovare un importante sostegno. Luoghi preziosi che stanno subendo tagli pesanti dei finanziamenti pubblici e che rischiano di dover ridimensionare i servizi di assistenza. Da questo movimento è nato l’appello ai sindacati a proclamare, anche in Italia, una giornata di sciopero generale in occasione dell’8 marzo.
Esattamente. Anche le Donne in Lotta (che fanno parte del Fronte) e tutto il Fronte di Lotta No Austerity hanno rilanciato la proposta di proclamare una giornata di sciopero generale l’8 marzo. Diciamo che se l’appello di Non Una di Meno era rivolto esplicitamente “in particolare alla Cgil”, la campagna del Fronte di Lotta No Austerity si è invece concentrata sul sindacalismo di base e conflittuale (1). Nell'8 marzo si è vista un’occasione per promuovere una giornata di sciopero generale unitario di tutto il sindacalismo di lotta, a partire da un’esigenza imprescindibile della classe: quella di lottare contro tutte quelle discriminazioni che, come il maschilismo, la indeboliscono nella lotta contro il nemico capitalista. E’ ancora vivo l’amaro ricordo degli scioperi separati dell’autunno, quando le sigle del sindacalismo conflittuale sono riuscite a dividersi su due scioperi generali a distanza di due settimane, uno il 21 ottobre e l’altro il 4 novembre. Tutto questo in un momento di scarsa mobilitazione generale… e all’indomani del tragico omicidio di classe di Abd El Salam (2).
Le grandi organizzazioni burocratiche (Cgil, Cisl e Uil) non hanno ad oggi proclamato nessuno sciopero generale. Non ci stupisce: si guardano bene dal disturbare il nuovo governo o danneggiare i profitti padronali con la convocazione di uno sciopero generale! Le burocrazie di Cgil, Cisl e Uil hanno, se possibile, ulteriormente accelerato le loro politiche di sostegno al capitalismo negli ultimi mesi, come dimostra la gestione criminale delle crisi industriali: senza l’aiuto di Cgil, Cisl e Uil e i loro vergognosi accordi il padronato italiano non sarebbe riuscito a far passare centinaia di migliaia di licenziamenti in un clima di relativa pace sociale. Diversamente, molti sindacati conflittuali hanno deciso di proclamare una giornata di sciopero l’8 marzo, finalmente in modo unitario.
Ad oggi hanno proclamato lo sciopero generale Usi, Slai cobas per il sindacato di classe, Confederazione Cobas, Usb, Usi-Ait, Sial Cobas, Sgb, Adl Cobas, Slai Cobas. Sono tanti anche i sindacati di categoria o territoriali che hanno aderito allo sciopero: Cub Sanità, Cub Trasporti, Allca Cub, Cub Roma, Cub Piemonte, Al Cobas Sky e tanti sindacati di fabbrica. Alcune confederazioni sindacali hanno espresso sostegno alla giornata di sciopero (come la Cub).
Non solo. Anche all’interno della Cgil si registrano delle contraddizioni: l’area interna Il sindacato è un’altra cosa ha da subito preso posizione a favore dello sciopero dell’8 marzo e il direttivo nazionale della Flc Cgil (settore istruzione) ha votato una mozione di adesione allo sciopero. Si configura una importantissima giornata di sciopero e di lotta, con una partecipazione straordinaria delle donne lavoratrici e, speriamo, anche di moltissimi lavoratori.
Penso che la spiegazione stia anzitutto nell’esistenza di un movimento reale di donne, in gran parte lavoratrici e proletarie. Quando la classe lavoratrice scende in campo e si mobilita non c’è settarismo che tenga: gli apparati sono costretti a seguire l’onda delle lotte. Ben vengano quindi le mobilitazioni di Non Una di Meno! Ciò non vuol dire negare i limiti della direzione del movimento o le tante contraddizioni interne. Penso ad esempio che sia un grave errore di Non una di meno quello di chiedere ai sindacati e ai partiti di scendere in piazza senza bandiere. Così facendo si fa di tutta l’erba un fascio, pur a partire da un giusto sentimento di ostilità per i partiti borghesi e per le burocrazie sindacali. Ma le organizzazioni della nostra classe possono e devono partecipare con i loro simboli e le loro bandiere alle mobilitazioni: occultarle significherebbe far fare al movimento delle donne non un passo avanti, ma un passo indietro. Noi pensiamo che la giornata dell’8 marzo debba diventare un momento di sciopero generale di tutta la classe lavoratrice, in orgogliosa continuità con le storiche lotte delle donne del movimento operaio. Saremo in sciopero e in piazza contro gli attacchi del governo e del capitale, con la consapevolezza che solo l'abbattimento del capitalismo creerà le premesse per una reale parità tra uomo e donna.