Partito di Alternativa Comunista

IL MINISTRO "COMUNISTA" FERRERO E GLI IMMIGRATI

Le nuove... rivoluzionarie politiche per l'immigrazione del governo Prodi:
è tutta una questione di numeri

 

di Ingmar Potenza

 
Già nel numero di aprile del nostro giornale abbiamo descritto il percorso unitario e coerente della legislazione in materia di immigrazione degli ultimi dieci anni: partendo dalle vergognose norme approntate dal centrosinistra tra il 1996 e il 2001 -culminate nella legge Turco-Napolitano (il secondo nient'affatto pentito di aver dato vita a tale normativa, Presidente della Repubblica)- per proseguire verso l'ultima aberrante legge del centrodestra, la Bossi-Fini.
Schematicamente: la prima legge ha strutturato una rete capillare di controllo degli ingressi, con una sorta di carcerazione ingiustificata in cui i malcapitati immigrati vengono del tutto isolati dall'esterno e vengono loro negati i più elementari diritti d'asilo; la seconda parte da questa salda base per definire più precisamente a che ricatto è sottoposto ogni singolo immigrato: permessi di soggiorno temporanei in quantità fissate arbitrariamente (a condizione che si abbia un lavoro regolare e un alloggio), per tutti gli altri, considerati clandestini, rimpatri ed espulsioni.
 
In questo quadro, e nella logica del percorso politico "movimentistico" degli scorsi anni, il Prc si pone in forte opposizione a queste norme, ne fa uno dei propri cavalli di battaglia. Migliaia di militanti manifestano agguerritamente in tutte le occasioni di possibile scontro sull'argomento, grandi proclami si innalzano contro la moderna barbarie e, dopo l'ennesima svolta che proietta il partito verso le poltrone di governo, queste si tramutano in promesse, via via sempre più vaghe e fumose, ma pur sempre presenti. Certo alcuni segnali cominciano a manifestarsi già ben prima della "conquista del potere" in versione bertinottiana: nelle varie giunte locali, provinciali e regionali in cui il Prc è presente e dove non manca di dare continue conferme di affidabilità borghese, le grandi iniziative reali contro i Cpt - tanto per cominciare e su cui anche a quel livello si potrebbe essere incisivi - stentano a decollare. Persino dove Rifondazione esprime addirittura il Presidente della Regione, la Puglia, non avvengono le tanto attese chiusure dei lager per immigrati, che anzi ci si preoccupa di "migliorare", di rendere "più umani". Viene da chiedersi come, dato che un lager è e sarà sempre un lager, nel momento in cui la legge che lo istituisce e ne definisce prerogative e modi di utilizzo lo vuole tale. Evidentemente il miglior motto di Rifondazione rimane, anche in questo caso, "la fantasia al potere", magari però con un senso un po' travisato rispetto alle intenzioni originali dei sessantottini...
 
Comunque anche questo percorso ha un momento culminante. Il Prc raggiunge, come ben sappiamo, il suo fondamentale traguardo dell'ingresso a pieno titolo nelle istituzioni e nel governo borghesi, esprimendo niente meno che il Presidente della Camera nella persona del segretario Bertinotti e un ministro di riempimento, Ferrero, per la "solidarietà sociale". Anche su questo ci sarebbe da dire come Bertinotti si sia preoccupato principalmente che quindici anni di militanza di migliaia di compagni, in tanti casi onesti e appassionati, potessero produrre il massimo risultato possibile� esclusivamente per la sua persona, ma questo ci interessa marginalmente, almeno in questa sede.
Il ministro Ferrero, appena entrato in ruolo e per cominciare a scaldare gli ingranaggi della burocrazia al suo servizio, si concede subito un'apertura al di là delle più rosee aspettative: visitando il Cpt di Lampedusa lo critica dichiarando prontamente che andrà superato� con una struttura più grande, capace di accogliere un numero maggiore di immigrati, possibilmente che sia anche un po' più civile -stessa ricetta dell'umanizzazione, evidentemente. Ma soprattutto entra nel merito della legge Bossi-Fini, che ad oggi è lo strumento che definisce i termini delle regolarizzazioni degli immigrati, dichiarando che vanno riviste le quote di ingressi annuali, addirittura triplicate, in pratica accogliendo tutte le domande corrette che siano state presentate nell'ultima scadenza, ponendosi quindi "addirittura" oltre la Caritas -che ritiene che circa 300.000 ingressi siano necessari- e, a un ragionamento più attento, avallando in pieno la legge in questione. Infatti non ne mette minimamente in discussione la struttura, i metodi e i principi con questa dichiarazione, ma ne fa soltanto una questione di numeri. Certo non manca di spiegare che non condivide le normative odierne e che intende modificarle nel tempo, ma nel frattempo fa in modo che il passaggio -ipotetico- sia il meno traumatico possibile, per la borghesia chiaramente, non per chi subisce la legge sulla propria pelle, cosa già abbastanza traumatica di per sé.
 
Nonostante la nostra ironia su quanto possa apparire ridicola una simile iniziativa, immediatamente si affollano le reazioni dei bravi pappagalli di certa parte della borghesia, raggruppati nel centrodestra, che, in una sequenza di affermazioni tendenzialmente deliranti, lanciano comunque un chiaro messaggio di doveroso ridimensionamento di Ferrero. I pappagalli dell'altro fronte, la maggioranza di governo, mantengono un basso profilo, ma si affrettano ad allinearsi ai colleghi dell'opposizione, e quindi alle richieste della borghesia, che del resto entrambi rappresentano in egual misura, chiarendo che la Bossi-Fini non è in discussione nella sua applicazione, ma si tratta solo di rivedere con attenzione le quote di ingresso, su cui, del resto, la legge vigente non è affatto inamovibile, prevedendo già due decreti per il 2006 di concessione degli ingressi.
Insomma, ci si può attestare facilmente su un nulla di fatto (ma con molto rumore) di shakespeariana memoria e nella migliore tradizione di Rifondazione.
 
Nulla di fatto però solo in termini pratici, perché non è affatto marginale il risultato politico di questa operazione, in cui il Prc, oltre all'intera maggioranza di governo qualora ce ne fosse stato bisogno, mostra con chiarezza di essere entrato bene nei meccanismi di gestione del potere della borghesia, non attaccando realmente, bensì solo in apparenza, le norme peggiori in vigore nel nostro Paese, allineandosi poi ad esse nella maniera più evidente possibile. Intanto però salvaguarda la propria immagine, al fine di tenersi collegato al suo bacino elettorale e militante, con le dichiarazioni a effetto, che notoriamente sono quelle che più colpiscono l'opinione pubblica che spesso poi viene tenuta all'oscuro dei risultati pratici delle stesse.
 
Siamo quindi già arrivati, dopo poche settimane dall'insediamento del nuovo governo, all'apertura dell'ennesima lunga strada di sconfitte per i lavoratori, gli immigrati e in generale gli oppressi nella nostra società, grossolanamente coperte da manovre pubblicitarie anestetizzanti, nella migliore tradizione concertativa, oggi applicata nel sociale, domani con i sindacati e quant'altro. Questo palese appiattimento sui percorsi precedenti, del centrodestra appena scalzato dalla poltrona e in continuità assoluta con la scorsa esperienza del centrosinistra, non è più un semplice campanello d'allarme su quello che ci prospetta l'immediato futuro: è già un dato di fatto acquisito di come le forze politiche borghesi, dietro qualsiasi simbolo o bandiera si posizionino, lavorino per lo stesso committente, il capitalismo e l'imperialismo, e contro la stessa identica classe, sempre contro i lavoratori, nativi e immigrati.

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