Partito di Alternativa Comunista

Ordine del giorno di Progetto Comunista al Cpn del Prc (gen 2006)

Presentiamo in questa sede l'ordine del giorno presentato in occasione del Comitato Politico Nazionale del Prc dalla maggioranza dei membri del Cpn della mozione 3 - Progetto Comunista. Segue la dichiarazione di voto CONTRO la presentazione delle liste elettorali da parte del Cpn di Rifondazione Comunista.

ORDINE DEL GIORNO DI PROGETTO COMUNISTA
Comitato Politico Nazionale del Prc
(Roma, 20-21 gennaio 2006)

La crisi economico-finanziaria viene scaricata sui lavoratori

La crisi economico-finanziaria che investe l'Italia, nel quadro della crisi capitalistica internazionale, in quest'ultima fase ha subito un'evidente accelerazione, investendo, negli ultimi anni, il tessuto delle piccole e medie imprese di tutto il Paese. Dopo la fase delle delocalizzazioni nei Paesi dell'Est Europeo, connessa alla ricerca di forza lavoro a bassissimo costo, abbiamo assistito alle chiusure aziendali di interi comparti produttivi, dal tessile al meccanico: la crisi non risparmia il terziario, commercio e servizi.

In queste settimane è emerso, dopo tangentopoli, "bancopoli", segno evidente della concorrenza spietata tra le diverse fazioni della borghesia nel nostro Paese nelle scalate bancarie e di potere, col coinvolgimento di entrambi gli schieramenti di centrosinistra e centrodestra e di istituzioni borghesi come la Banca d'Italia e la magistratura. Uno scontro intercapitalistico interno ed internazionale, che vede la penetrazione nel capitale finanziario del Paese, e quindi nell'industria, di capitali esteri più solidi e più forti.

L'intreccio Unipol-Bnl e Bpi-Antoveneta rappresentano l'ultimo episodio di una sequenza iniziata con la privatizzazione del sistema bancario e la scalata di Tronchetti Provera in Telecom Italia, operazioni che vedono coinvolti, in un inestricabile intreccio, rendite e profitti, capitalismo delle nobili casate e dei parvenu, banche e imprese cooperative, governo e opposizioni; a ciò segue la bancarotta di Parmalat e Cirio, fino alla vicenda dei bond argentini. Mentre nel breve periodo l'aristocrazia finanziaria (Unicredit, Capitalia) mantiene il controllo su Fiat e Corriere della Sera, "gli olandesi" del Abn Amro assumono il controllo di Antoveneta e "gli spagnoli" del banco di Bilbao iniziano la scalata alla Banca Nazionale del Lavoro: entrambe di conseguenza penetrano nel tessuto industriale del paese. Mario Draghi, già vicepresidente di Goldman Sachs con interessi diretti nell'operazione della Banca di Bilbao sulla Bnl, assume oggi la direzione della Banca d'Italia in sostituzione di Antonio Fazio, estromesso non tanto per la scontata corruzione, ma perchè liquidato dalla finanza internazionale.

Una crisi economico-finanziaria che i capitalisti e i loro governi nazionali e locali scaricano sui lavoratori e le masse popolari, come tra gli altri il caso Telecom Italia dimostra con i gravi effetti negativi su qualità del servizio, tariffe e occupazione. I giornali locali ogni giorno annunciano licenziamenti, mobilità, cassa integrazione che colpiscono migliaia di lavoratori, mentre autorevoli esponenti delle organizzazioni padronali, supportati dagli esponenti del governo e dell'opposizione liberalriformista, chiedono ed ottengono aumento di flessibilità e precarietà, privatizzazione del sistema pensionistico e scippo del Tfr/Tfs, dei servizi pubblici essenziali, della scuola e della sanità pubblica. Conquiste storiche della nostra classe di riferimento, acquisite dopo dure lotte nel corso di decenni, sono messe in discussione. E' di questi giorni l'annuncio di oltre mille licenziamenti da parte della Fiat.

Confindustria vuole il controllo totale sul lavoro salariato, la resistenza dei metalmeccanici

La giunta di Confindustria ha presentato il 22 settembre le sue proposte sui contratti e le relazioni industriali in vista della revisione del patto del 23 luglio '93 e per il nuovo patto concertativo da realizzare insieme a Cisl, Uil e Cgil e al nuovo probabile governo di centrosinistra. Dopo aver individuato le cause delle loro difficoltà economiche nell'alto costo del lavoro propongono l'abbattimento della quota fissa dei salari e una maggiore flessibilità, in entrata e in uscita, congiunta ad un aumento della precarietà attraverso l'utilizzo di tutte quelle tipologie contrattuali precarizzanti in funzione delle loro esigenze di mercato e alla gestione unilaterale e flessibile dell'orario di lavoro. Nel tentativo palese di stringere una camicia di forza attorno alle lotte operaie e popolari propongono "un patto costituzionale" al futuro governo e a Cgil Cisl e Uil che definisca regole e sanzioni. La Confindustria del liberalriformista Montezemolo, dopo aver chiesto ai lavoratori di faticare di più e con meno salario, vuole imporre regole per limitare il diritto di sciopero in tutti i comparti, depotenziare il ruolo delle Rsu nella contrattazione aziendale, impedire la democrazia sindacale attraverso procedure di conciliazione ed arbitrato assistite da sanzioni.

La vertenza dei metalmeccanici ha assunto in questo quadro un carattere generale di difesa di tutta la classe, specialmente dopo al firma, in linea con gli altri accordi nelle diverse categorie, del contratto delle telecomunicazioni che in cambio di appena 97 % di aumento al 5

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