Il settore aereo in lotta contro inflazione e sfruttamento
Intervista a Daniele Cofani, operaio Atitech (ex Alitalia)
Le lotte nei trasporti sono state, negli ultimi mesi, le più radicali in Europa (dalla Francia alla Gran Bretagna fino alla Germania). Anche in Italia, ultimamente, sembra muoversi qualcosa nel mondo dei trasporti. Ci racconti come sono andati gli ultimi scioperi e le ultime mobilitazioni nel trasporto aereo?
Sì, senza dubbio possiamo affermare che il settore dei trasporti si è posto come avanguardia nelle tante lotte che da mesi sono in corso in Europa, soprattutto nei principali Paesi capitalisti del vecchio continente: le rivendicazioni contro il carovita e per l’aumento dei salari si intrecciano con le medesime parole d’ordine che stanno caratterizzando alcune mobilitazioni qui in Italia. Tra queste c’è proprio quella del settore aereo, che sta vedendo un’importante partecipazione da parte dei lavoratori e delle lavoratrici di tutto il comparto, soprattutto dei servizi a terra (passeggeri e cargo), ma anche controllori di volo ed equipaggi.
Il settore trainate di questa mobilitazione è quello dell’handling (servizi a terra): i lavoratori e lavoratrici stanno attendendo il rinnovo contrattuale da più di sei anni, mentre l’inflazione corre oltre le due cifre percentuali. Nello specifico, secondo alcuni studi della Cub trasporti, un lavoratore dell’handling, a causa del mancato rinnovo contrattuale e dell’innalzamento dell’inflazione, sta perdendo circa 270 euro al mese e ha già lasciato nelle mani dei padroni 5 mila euro di arretrati.
Con vari ruoli e obiettivi, tutte le organizzazioni sindacali sono interessate dalla vertenza sul rinnovo contrattuale, come anche le controparti padronali, che, alla richiesta di aumento consistente dei salari, rispondono con le briciole e nuovi attacchi alla normativa. Per la parte salariale sarebbero previste poche decine di euro dilatate in più rate fino al prossimo rinnovo contrattuale, senza nessuna vacanza contrattuale (arretrati) se non in «bonus», ma soprattutto verrebbero attaccati il diritto alla malattia e le maggiorazioni notturne di lavoro.
Sul versante sindacale, alla testa di questa battaglia contro il carovita e il rinnovo contrattuale c’è la Cub trasporti, che negli ultimi mesi ha indetto sette scioperi nazionali di settore, riuscendo a coinvolgere anche altre organizzazioni di base. Scioperi che hanno visto una buona partecipazione nei principali aeroporti del Paese - soprattutto negli scali milanesi - e che hanno trovato il loro apice il 6 giugno, data in cui sono convogliate diverse iniziative di sciopero di tutto il comparto sia del sindacalismo di base che di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. I voli cancellati sono stati centinaia e le adesioni in alcuni territori e settori hanno raggiunto anche il 90%, nonostante le aziende abbiano comandato illegittimamente lavoratori in servizio oltre ogni limite di legge.
Chiaramente è un ottimo segnale in previsione di una possibile ripresa della lotta di classe in Italia. Ora bisognerà vedere se le direzioni sindacali coinvolte nelle trattative manterranno il punto, non cedendo agli ammiccamenti delle controparti. Nonostante sia stato anticipato il blocco degli scioperi estivo imposto dalla legge 146, sono stati calendarizzati due scioperi in date differenti: le organizzazioni di base sciopereranno il 20 giugno per 24 ore, mentre i confederali hanno indetto uno sciopero per il 15 luglio dopo una serie di incontri che hanno in calendario con le controparti. Il forte rischio è che si arrivi a un accordo sfavorevole per tutta la categoria.
La vertenza Alitalia (ora Ita), che ti ha visto tra i principali dirigenti della lotta, è ancora calda. Ci puoi aggiornare sulla vendita di Ita e sulle mobilitazioni di queste ultime settimane?
Come ampiamente previsto in precedenti interviste (1), il governo Meloni il 25 maggio, presso il Ministero dell’economia e della finanza, ha raggiunto un’intesa con Lufthansa - poi siglata il 6 giugno (2) – in base a cui la compagnia tedesca rileverà, in un primo momento, il 41% di Ita, con l’opzione di acquisto del restante pacchetto azionario nei prossimi anni. In poco meno di 10 mesi, tutta la propaganda «patriottica» della compagine politica ora al governo si è sciolta al sole come ghiaccio, portando a compimento la svendita di ciò che rimaneva di Alitalia, smantellata dal piano Ita e ridotta a nano-compagnia con poco più di 3 mila dipendenti.
Nel gennaio 2023, in piena campagna elettorale, proprio la Meloni strombazzava: «Il governo Draghi e il management di Ita hanno massacrato la nostra compagnia di bandiera […] la sinistra ha deciso di spolpare un asset strategico nazionale per trasformare Alitalia in una low cost, magari da svendere domani ai tedeschi di Lufthansa […] Fratelli d’Italia continuerà a lavorare per dare all’Italia un governo di patrioti […] che torni ad avere una grande compagnia di bandiera degna di una potenza economica, industriale e culturale come l’Italia». Oggi, dopo pochi mesi, la stessa Premier dichiara: «L’accordo industriale tra Ita e Lufthansa è la testimonianza di quanto i nostri interessi siano convergenti sul piano strategico, su una serie di grandi dossier economici e strategici»: le chiacchere stanno a zero, nei fatti la Meloni ha preso in eredità la famosa agenda Draghi per continuare la svendita della compagnia di bandiera e con essa il duro attacco contro ex lavoratori e lavoratrici.
Oltre al fatto che in pochi mesi è sfumata la nazionalizzazione più nefasta che ricordi la storia, il nuovo piano industriale presentato da Lufthansa prevede un ulteriore ridimensionamento nella fase di «sviluppo» della nano-compagnia: nel 2027 potrà contare solo su 94 aerei e 5500 lavoratori, ossia decine di aerei e migliaia di lavoratori in meno di quanto promesso dai precedenti funesti accordi, con colleghi che rimarranno senza lavoro nonostante il settore aereo abbia ripreso attività superiore a quella pre-Covid.
Un nutrito gruppo di lavoratori e lavoratrici ex Alitalia, rimasti eroicamente sempre in piazza, si sono subito riorganizzati attraverso un’importante assemblea, indetta il 16 maggio da Cub, Usb e il Comitato Tutti A Bordo, che ha visto la partecipazione di centinaia di persone riunite per dare un messaggio ben chiaro: è giunto il momento di alzare il livello dello scontro; l’assemblea è terminata sotto i cancelli della Regione Lazio per chiedere un incontro alla nuova giunta (3). A seguire c’è stata l’importante giornata di lotta il 25 maggio, che ha visto nuovamente per le vie di Roma centinaia di lavoratori e lavoratrici con canti, striscioni e fumogeni giunti sotto le finestre di via XX settembre (Mef) per allestire un presidio permanete con tende.
Nonostante una grande determinazione dimostrata soprattutto dal Comitato Tutti A Bordo - pronto a rimanere ad oltranza sotto il Ministero - la giornata di lotta è stata portata a termine con l’ennesimo incontro inconcludente terminato con vaghe promesse da uno dei tanti cantastorie (Rampelli), che hanno indotto a smobilitare il presidio. A mio avviso si è persa l’occasione per ottenere visibilità e solidarietà alla mobilitazione, a fronte anche di un chiaro mandato emerso dall’assemblea del 16 maggio. Ora sarà chiaramente fondamentale ripartire con nuove iniziative già in calendario, nel tentativo di resistere ai continui attacchi che stiamo subendo - anche da continui dinieghi da parte delle forze dell’ordine - ma anche per porsi l’obiettivo di ricostruire una vera compagnia nazionalizzata sotto il controllo dei lavoratori.
Sembra sempre più evidente che, nel capitalismo in putrefazione, non ci sia più spazio per un trasporto realmente pubblico. Il socialismo è una necessità anche per voi lavoratori del settore aereo?
Eh già, è proprio così: noi lavoratori del settore aereo siamo solo una piccola parte di milioni lavoratori che in tutto il mondo stanno subendo le conseguenze nefaste di questo sistema barbaro, che non è in grado non solo di garantire un reale trasporto pubblico, ma neanche servizi fondamentali come la scuola e la sanità. Stiamo parlando di un sistema, il capitalismo, che si basa sullo sfruttamento della stragrande maggioranza dell’umanità al fine di arricchire poche centinaia di famiglia miliardarie in tutto il mondo.
Questi capitalisti hanno come unico obiettivo far accrescere i propri profitti a discapito di tutta la collettività, mettendo a rischio l’esistenza stessa del Pianeta attraverso una sovrapproduzione anarchica delle merci con conseguente inquinamento e devastazione ambientale, fino alla distruzione di ampi territori e popolazioni mediante continue guerre di aggressione e di conquista per accaparrarsi influenza e nuove ricchezze.
Va ricordato che tale sistema si regge sul vassallaggio dei vari governi di ogni colore politico, che sono totalmente al servizio della nostra classe avversa, la borghesia, che controlla ogni potere, politico, istituzionale, economico e giuridico. Marx nel Manifesto del Partito comunista affermava che «la storia di ogni società esistita finora è la storia di lotta di classe»: tale affermazione è più che mai attuale e ricorda a noi lavoratori che non abbiamo alternativa se non organizzarci come classe indipendente da ogni governo borghese, dai partiti dei capitalisti e in autonomia rispetto alle direzioni burocratiche sindacali che Lenin definiva «agenti della borghesia nel movimento operaio», pronti a tradire le lotte dei lavoratori in cambio di benefici personali (in Alitalia sappiamo bene di cosa stiamo parlando).
La lotta Alitalia, come ben raccontato nel mio libro Alitalia cronaca di una lotta esemplare (4), ha visto proprio i lavoratori lottare per anni contro governi di ogni colore, spesso in contrapposizione alle direzioni sindacali pronte a firmare tutto: nei fatti ci siamo scontrati proprio contro questo sistema di cui stiamo parlando. Per abbattere il sistema la lotta sindacale è necessaria ma insufficiente: nel momento delle vittorie (vedi referendum Alitalia) il sistema, così com’è imposto, è capace di riprendersi tutto con gli interessi e la crisi odierna del capitalismo non è più in grado di concedere niente se non precarietà e fame.
È per questo motivo che milito in un partito rivoluzionario e internazionale come il Pdac - sezione italiana della Lit-Quarta Internazionale - convinto del fatto che bisogna continuare a lottare nel campo sindacale con le giuste tattiche utili a rafforzare la lotta di classe, ma cosciente del fatto che solo la distruzione dello Stato borghese, sostituito con un governo dei lavoratori per i lavoratori, potrà realmente cambiare le nostre sorti, come quelle di tutta l’umanità.
Note
(1) www.alternativacomunista.it/articoli/sindacato/il-governo-meloni-si-appresta-a-svendere-ita-airways
(2) https://italiavola.com/2023/06/06/ita-airways-lufthansa-dopo-lintesa-ce-la-firma-del-contratto/
(3) https://fb.watch/l2IwNWsi6W/