Partito di Alternativa Comunista

Francia: solo la lotta paga, ma l'alternativa

E´ necessario continuare la lotta fino alla caduta di Chirac e Villepin, per un governo dei lavoratori
 
di Fabiana Stefanoni
 
Due mesi di straordinarie mobilitazioni, che hanno visto milioni di giovani studenti e lavoratori scendere in piazza contro il Cpe, hanno piegato il governo francese. L´intensificarsi della lotta -non solo nelle università ma anche nei luoghi di lavoro con occupazioni, scioperi spontanei, comitati di lotta- ha costretto De Villepin ad annunciare, la mattina del 10 aprile, il ritiro della legge sul primo impiego.
Si tratta, ovviamente, di una grande vittoria per le nuove generazioni di sfruttati: i giovani francesi hanno detto no alla precarizzazione del lavoro e sono riusciti, con la forza della lotta -che non ha esitato a trasformarsi in vere e proprie barricate quando necessario- a costringere il governo francese alla resa. E´ giusto che i giovani proletari francesi rivendichino questo risultato come un successo.
 
La nuova legge-truffa
 
Chirac e De Villepin hanno fatto di tutto per evitare di ammettere la sconfitta: hanno proposto la revisione della legge (con l´introduzione della giusta causa e la riduzione ad un anno del periodo in cui il padrone può licenziare senza vincoli) ma la piazza non ha ceduto. Il ritiro del Cpe è allo stesso tempo ammissione di sconfitta e timore che la protesta possa tradursi nella messa in discussione degli equilibri di classe funzionali ai capitalisti francesi.
 
Non è un caso che il Medef (la confindustria francese) già da tempo premeva per la trattativa: il governo delle destre non ha saputo garantire il clima migliore -la concertazione - per il "sereno" sfruttamento della classe operaia. E se la scelta di ritirare il Cpe è frutto dei consigli avvelenati del padronato francese, non c´è da stupirsi se il testo di legge che sostituisce il Cpe, adottato in via definitiva dal parlamento francese il 12 aprile, ha ben poco a che fare con le richieste dei giovani scesi nelle piazze.
 
La nuova legge prevede infatti incentivi alle imprese che assumono con un contratto a tempo indeterminato (Cdi) giovani tra i 16 e i 25 anni con poche qualifiche e residenti in "zone urbane sensibili". E´ evidente, tra l´altro, l´intento di rompere il fronte comune che si è creato tra giovani delle banlieues - spesso sospinti dalle miserrime condizioni di vita ai limiti del sottoproletariato- e gli studenti. Soprattutto, è palese che un contentino di tal fatta, dopo due mesi di mobilitazione permanente, suona come una presa in giro: il proletariato francese non è certo sceso in piazza per veder trasformata la lotta in... incentivi al padronato!
 
Ma i giovani francesi non demordono: nonostante la ripresa parziale dei corsi universitari e delle lezioni nelle scuole superiori, nei giorni scorsi, anche dopo l´annuncio della resa da parte di Villepin, più della metà delle università restava in stato di agitazione (ora ovviamente la pausa pasquale ha frenato la protesta). Non solo: molte assemblee studentesche hanno votato contro il ritorno sui banchi, fatto tanto più significativo se si considera che nel corso dell´ultima riunione del coordinamento nazionale degli studenti vari rappresentanti di realtà studentesche in lotta hanno proposto "lo sciopero generale fino alla rivoluzione".
 
Continuons le combat!
 
L´introduzione del dispositivo che prevede incentivi alle imprese non fa solo il gioco del Medef e del governo francese: anche la sinistra liberista, Ps in testa, è ben lieta del risultato raggiunto, non solo perché mira ad incassare la sconfitta della destra in vista delle elezioni, ma soprattutto perché la radicalità della piazza spaventa chi a sinistra vigila sugli stessi interessi padronali. La lezione di questi mesi per il Ps si può riassumere in una sola parola: concertazione. Non c´è da stupirsi se un autorevole dirigente del Ps, Bernard Kouchener, già ministro della sanità, affermi che "bisognerebbe prendere esempio dall´estero, dalla sinistra di governo italiana" (sic!).
 
Non sono meno gravi le responsabilità della sinistra politica e sociale francese, comprese le sue ali estreme. Se dopo una dura lotta il nemico è steso al suolo non è certo il caso di attendere in silenzio finché si rialzi: pare stiano facendo proprio questo Pcf, Lcr e Lo. A parte la soddisfazione per il risultato ottenuto e la richiesta di ritiro anche del Cne e di alcune misure di apprendistato, nessuna voce si leva per dirigere le masse giovanili -che hanno dimostrato una grande disponibilità alla lotta- all´affondo finale. Non è forse ora il momento per riorganizzare la protesta e chiedere le dimissioni di Villepin, Chirac e Sarkozy?
 
Se l´extr'me gauche sonnecchia, le burocrazie sindacali (Cgt e Cfdt in testa) sono lì pronte a tendere la mano al nemico che si accascia. La Cgt incassa il risultato e invita i giovani a tornare sui banchi, "suggerendo" al governo di continuare la sua opera e fare lo stesso col Cne, l´apprendistato a 14 anni e il lavoro notturno a 16. Finalmente, paiono dire Cgt e Cfdt, d´ora in poi la precarietà non sarà semplicemente imposta ma anche discussa con la società civile e l´opinione pubblica; ciò che serve per buttarci alle spalle questi brutti mesi è, a detta di Le Duigou della Cgt, ritrovare la "democrazia partecipata". Detta in altri termini, la Cgt, spaventata dal carattere travolgente della protesta, conta di poter tirare un sospiro di sollievo e di riportare le rivendicazioni sul terreno concertativo, a essa più congeniale.
 
Ciò che manca in Francia è una direzione consapevolmente rivoluzionaria che sappia costruire nelle lotte l´unico sbocco possibile: l´alternativa anticapitalistica.
Queste straordinarie settimane di lotta -che non possono placarsi con facilità- ci insegnano che non esistono, nel capitalismo, riposte possibili agli attacchi al "costo del lavoro", tanto più in un frangente in cui non si danno, per la classi dominanti, spazi di riformismo. Compito dei lavoratori e dei giovani francesi è allora quello di costruire un partito rivoluzionario che sappia portare avanti la lotta fino al ritiro di tutte le leggi precarizzanti e all´assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari, nel quadro di un programma che offra una risposta operaia alla crisi capitalistica; che miri a cacciare il governo borghese attraverso uno sciopero a oltranza e a costituire un governo dei lavoratori per i lavoratori.

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