Su riarmo europeo, Nato e Resistenza ucraina
di Matteo Bavassano
Da più di tre anni ci siamo visti costretti a rispondere agli attacchi scomposti di quanti, per il nostro appoggio alla Resistenza ucraina contro l’invasione imperialista russa, ci accusavano di essere amici dei fascisti (ucraini), servi della Nato, di aver tradito il principio internazionalista del disfattismo rivoluzionario, e altre calunnie del genere. Non ci sorprende: i marxisti rivoluzionari – che sanno bene cos’è il vero internazionalismo – sono sempre stati attaccati per le loro posizioni controcorrente. Dopo tre anni di conflitto e con gli ultimi sviluppi del riarmo europeo, crediamo sia utile ripercorrere gli avvenimenti principali, perché dimostrano come è la posizione dei marxisti rivoluzionari l’unica che deriva da un’analisi materialista corretta, coerente coi principi dell’internazionalismo e in grado di fare la cosa più importante: cercare di costruire un partito rivoluzionario nel fuoco della lotta in Ucraina.
Putin invade l’Ucraina: cosa fa la Nato?
Il 24 febbraio 2022 la Russia di Putin invade l’Ucraina pensando di chiudere la partita in pochi giorni, e in effetti le truppe russe arrivano ad assediare Kiev, assedio che poi hanno dovuto abbandonare a causa della nascita di una forte resistenza popolare all’invasione russa che ha sconvolto i piani di Putin. Ma facciamo un passo indietro. Cosa hanno fatto la Nato e tutti i governi occidentali nel momento dell’invasione? Hanno consigliato a Zelensky di arrendersi e andare in esilio abbandonando l’Ucraina al suo destino, cioè l’occupazione russa – con annessione del Donbass e della Crimea – e l’instaurazione di un governo filorusso a Kiev. Non certo la reazione di chi stava organizzando una guerra con la Russia, tutt’altro: nelle prime settimane del conflitto i Paesi europei in particolare (Germania in primis) (1) hanno cercato di far accettare un trattato di pace con diverse cessioni territoriali, ma la forte Resistenza popolare su cui si è infranta l’invasione ha convinto gli imperialisti a cercare di trarre il maggior vantaggio possibile dalla situazione, facendo logorare Putin in Ucraina.
I fatti che abbiamo ricordato contraddicono direttamente quanti sostengono che l’invasione russa sarebbe in realtà una guerra difensiva causata dall’espansione a est della Nato, espansione che era una minaccia di guerra diretta contro la Russia. A scanso di equivoci, l’espansione della Nato verso la Russia è reale, e tra l’altro è stata favorita dall’invasione russa, che ha portato all’ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia. Ma la minaccia che costituiva per la Russia non era per la sua sicurezza, ma per i suoi interessi imperialisti nell’area, di cui l’Ucraina rappresenta uno degli snodi centrali. I marxisti rivoluzionari non hanno certo una preferenza per una o per l’altra Potenza imperialista che sfrutta economicamente l’Ucraina (o qualsiasi altro Paese dipendente), e presentano ai lavoratori ucraini un programma politico che li porti a liberarsi da ogni dominazione imperialista. Ma quando uno Stato imperialista invade militarmente l’Ucraina, il compito principale diventa quello di respingere questa invasione, liberare il Paese e, nella misura del possibile, prepararsi a liberarsi anche dall’influenza degli altri imperialisti. Questo oggi lo si fa sostenendo la Resistenza popolare – in particolare quella organizzata dai sindacati indipendenti – che deve sconfiggere l’invasione e preservare l’integrità territoriale dell’Ucraina, combattendo politicamente la direzione filo-imperialista di Zelensky, che fiacca la Resistenza con le sue leggi antioperaie, e propagandando la rivoluzione internazionale come unica soluzione duratura al problema della dominazione imperialista.
Il riarmo dell’Ue non c’entra nulla con la guerra in Ucraina
La questione dell’aumento delle spese militari legate alla Resistenza ucraina contro Putin non è nuova, tutt’altro. Già nel 2022 si fece un gran parlare di un aumento delle spese militari, per sostenere l’Ucraina contro Putin. Questa era la controprova della mano occidentale degli Stati Uniti e della Nato che tirava i fili dell’«aggressione» contro Putin.
I marxisti rivoluzionari della Lega internazionale dei lavoratori – Quarta Internazionale (Lit-Ci), sostenendo la Resistenza ucraina, hanno sempre chiesto l’invio di armi alla Resistenza, pur sapendo che – in un mondo dominato dall’imperialismo – le armi arrivano necessariamente dalle fabbriche dei Paesi imperialisti. Tuttavia, questo per noi non è mai stata una ragione sufficiente per accettare la politica borghese di aumento della spesa militare, anche quando falsamente motivata dalla necessità di mandare aiuti all’Ucraina. In una dichiarazione congiunta delle sezioni europee della Lit-Quarta Internazionale del giugno 2022, in occasione del vertice Nato di Madrid, scrivevamo: «L’invasione di Putin, come abbiamo già detto, ha dato alle potenze imperialiste il pretesto sociale per scatenare una generale corsa agli armamenti, anche se gli aiuti militari al popolo ucraino non andranno oltre i necessari rottami da buttare per far posto al nuovo e moderno arsenale militare»; «In questo quadro, le pompose dichiarazioni di “sostegno fino alla fine” all’Ucraina e l'invio di armi con il contagocce, scarso e scorretto, non servono a far vincere la guerra all’Ucraina, ma a costringere Zelensky a un’uscita negoziata» (2). Denunciavamo, cioè, l’ipocrisia della borghesia, la cui spesa militare era finalizzata a garantire profitti alle imprese di armamenti, e quindi concludevamo la nostra dichiarazione rivendicando «la drastica riduzione delle spese militari, il disarmo nucleare e la distruzione delle armi di distruzione di massa!».
La politica dei Paesi imperialisti occidentali verso Putin non è mai cambiata: trovare un modus vivendi con gli interessi imperialisti russi in Ucraina che non pregiudicasse i loro affari con la Russia, soprattutto per quanto riguarda petrolio e gas. Questa politica però ha dovuto adattarsi alla realtà imposta agli imperialisti dalla mobilitazione delle masse popolari, che hanno difeso armi in mano l’Ucraina da Putin. In questo nuovo quadro, gli imperialisti occidentali hanno sostenuto l’Ucraina quel tanto che bastava a fiaccare lo sforzo bellico russo e arrivare quindi a una pace il più favorevole possibile per gli imperialisti, non certo per gli ucraini. L’Ucraina, da parte sua, ha dimostrato come la sua preoccupazione principale fosse mantenere l’integrità territoriale: questo è dimostrato sia dalle bozze di accordo negoziate già a inizio marzo 2022 con la Russia, da cui emerge che l’Ucraina era disponibile ad assumere lo status di neutralità (rinunciando ad entrare nella Nato), sia dal recente scontro Trump-Zelensky alla Casa Bianca, in cui il presidente ucraino era pronto a consegnare all’imperialismo statunitense ingenti risorse ucraine («terre rare») in cambio di garanzie sulla difesa dell’integrità del territorio ucraino. Zelensky, evidentemente, sa bene che – dopo tutti i sacrifici sopportati dalle Resistenza e dalle masse popolari – un normale regime borghese non potrebbe esistere in Ucraina cedendo metà del Paese a Putin.
Qual era l’obiettivo degli aiuti militari all’Ucraina? «L’aiuto occidentale, sostanzialmente crescente sino al primo trimestre del 2023, con il picco del supporto statunitense tra luglio e settembre del 2022 con 15,5 miliardi di euro, è stato sufficiente nella parte iniziale del conflitto per reggere l’urto dell’invasione, e respingere le forze russe nell’autunno del 2022 sia dalla regione di Charkiv che in quella di Cherson, oltre la linea del Dnepr; dal 2023 si è però assistito all’inversione di tendenza, con la controffensiva ucraina che si è trasformata in un fallimento e la Russia che ha preso progressivamente l’iniziativa su tutto il fronte» (3).
Gli aiuti militari occidentali all’Ucraina servivano a reggere l’urto dell’invasione russa e nulla più. Nel momento del contrattacco ucraino si sono progressivamente abbassati, e infatti dopo i primi mesi del 2022 non si è più parlato di un aumento delle spese militari per difendere l’Ucraina, né – come dicono ora – per difendere l’Europa dalla Russia. Da ultimo ricordiamo che è noto, anche se sembra che nessuno se ne sia accorto tra i sostenitori della tesi della guerra della Nato contro Putin, che le armi occidentali erano fornite esplicitamente a scopo difensivo, tanto che nel settembre 2024 il parlamento europeo ha votato una risoluzione per rimuovere il divieto di usare tali armi sul territorio russo.
Ma allora perché l’Unione europea, per bocca della Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen, ha annunciato adesso un piano finanziario di 800 miliardi per difendere l’Europa, prendendo a pretesto le sparate di Trump (tutte da verificare) sull’abbandono da parte statunitense della Nato, quando negli ultimi due anni di guerra in Ucraina ha ridotto i suoi aiuti? La risposta, in realtà, è semplice: non ha a che fare con l’Ucraina, ma con la crisi dell’automotive e con la situazione economico-finanziaria più in generale. Non è un caso che, tra i maggiori sostenitori del progetto ReArm Europe ci sia Stellantis, che ha visto le proprie azioni risalire dopo il tracollo (comune a tutto il settore, degli ultimi mesi); per non parlare di aziende produttrici di armi come Leonardo, la quale ha visto le sue azioni di circa il 33% nell’ultima settimana.
Trump, il nuovo idolo degli stalinisti, è solo un altro volto dell’imperialismo
È indubbio che la rielezione di Donald Trump sia stato uno degli eventi che più impatteranno sulla scena politica mondiale. Sicuramente hanno fatto discutere le sue dichiarazioni filorusse sulla guerra in Ucraina e lo scontro con Zelensky alla Casa Bianca, oltre all’annuncio (poi ritrattato) dello stop agli aiuti all’Ucraina e alla disponibilità (dichiarata nelle ultime ore) di riconoscere l’annessione russa della Crimea. Le reazioni entusiaste dei sostenitori «comunisti» di Putin non si sono certo fatte attendere. Ciò ci permette di andare a vedere quanto le loro «analisi», e in generale le loro posizioni, siano idealistiche, basate cioè non sui fatti, ma su una tesi (il sostegno alla Russia) a cui la realtà deve di volta in volta conformarsi grazie alle piroette sofistiche dei loro discorsi.
Secondo la versione che abbiamo imparato a conoscere dal febbraio 2022, l’invasione di Putin sarebbe stata provocata dalla volontà dell’Ucraina di entrare nella Nato, intenzione che avrebbe provocato l’opposizione preoccupata della Russia, ma Zelensky, come ha notato qualche superbo analista, «sotto la pressione degli ultranazionalisti e dei fascisti, e soprattutto di Washington, si è rifiutato di negoziare. Ciò ha reso l’invasione inevitabile» (4). In questo quadro, Zelensky e gli ucraini erano dei burattini nelle mani degli Usa, mentre gli altri Stati europei furono costretti ad accettare la guerra decisa da Biden. Questo a discapito del fatto che è stata la Resistenza popolare a sconfiggere la blitzkrieg di Putin e che il sostegno militare all’Ucraina non è minimamente paragonabile a quello che ha ricevuto Israele dopo il 7 ottobre. Ma è una visione coerente con l’analisi classica stalinista, secondo cui esiste un unico reale imperialismo, gli Usa, di cui tutti gli Stati europei sono vassalli o colonie.
Questo tipo di retorica è cambiata dopo l’elezione di Trump, il quale ha definito Zelensky un dittatore che speculava sulle sofferenze degli ucraini. Già dal suo primo mandato, infatti, Trump identificava l’unico nemico dell’imperialismo statunitense nella Cina, e nella sua lotta contro l’imperialismo cinese è più che disposto a consegnare parte dell’Ucraina a Putin per allontanarlo dall’alleato asiatico. Dopo lo scontro alla Casa Bianca tra Trump e Zelensky, che vi era andato per accettare le condizioni predatorie imposte dagli Usa per l’assistenza militare ricevuta – a condizione di avere garanzie sulla sicurezza dell’Ucraina, il presidente ucraino da burattino si è trasformato in guerrafondaio che minacciava di far scoppiare la Terza guerra mondiale, trascinandovi dentro l’Ue (5).
Ma il tutto è cambiato, nuovamente, dopo l’annuncio di ReArm Europe da parte della von der Leyen. I Paesi europei, per anni considerati sottomessi agli Usa, quasi colonizzati, sono «diventati improvvisamente» imperialisti guerrafondai. Che i principali Paesi dell’Ue (Germania, Francia, Italia ecc.) fossero dei Paesi imperialisti, soci di minoranza degli Usa con interessi specifici, è sempre stato chiaro per i marxisti rivoluzionari; ma gli stalinisti, intrinsecamente portati alla collaborazione di classe con la borghesia «progressista» dei loro Paesi, non li hanno mai considerati tali, e anzi denunciavano la sudditanza dell’Ue agli Usa. Anche ora, non si oppongono al riarmo in quanto progetto degli imperialismi europei, ma in quanto diretto principalmente contro la Russia: se mirasse a svincolarsi dall’alleanza militare con gli Stati Uniti sarebbero ben contenti di appoggiarlo. Tutto per combattere l’imperialismo principale, anche appoggiare – più o meno esplicitamente – gli imperialismi minori!
I marxisti rivoluzionari sanno che non c’è altra soluzione per liberare il mondo dalla piaga della guerra e della miseria che la lotta contro tutti gli imperialismi, appoggiando le nazioni oppresse nella loro lotta contro l’imperialismo di turno, ma senza schierarsi a fianco di un imperialismo – magari quello «meno pericoloso» – contro un altro. Per questo rivendichiamo lo scioglimento delle alleanze militari imperialiste, tanto la Nato quanto il Csto (6). Per questo sosteniamo la Resistenza ucraina, e rivendichiamo le armi che le servono per lottare contro l’imperialismo russo, ma ci opponiamo all’aumento delle spese militari imperialiste e al riarmo europeo, così come a qualsiasi intervento diretto della Nato in Ucraina.
Solo la vittoria della Resistenza ucraina contro Putin potrà essere una vittoria progressiva, che minerà i piani di ogni imperialismo e che preparerà il terreno alla rivoluzione nell’Europa orientale. È con questo programma che la Lit-Quarta Internazionale ha costituito il nucleo di un futuro partito rivoluzionario in Ucraina, e che vuole costruirsi in ogni Paese.
Note
- Tra i Paesi dell’Ue, la Germania era quella che più aveva interesse alla pace per i suoi rapporti commerciali con la Russia, soprattutto per le forniture di gas (circa il 40%).
- «Il vertice Nato di Madrid: una riunione di canaglie che non salverà il popolo ucraino». https://www.partitodialternativacomunista.org/politica/internazionale/il-vertice-nato-di-madrid-una-riunione-di-canaglie-che-non-salvera-il-popolo-ucraino
- S. Grazioli, «Ecco gli aiuti (finanziari e militari) sinora forniti all’Ucraina», 14 febbraio 2025. https://www.rsi.ch/info/mondo/Ecco-gli-aiuti-finanziari-e-militari-sinora-forniti-all%E2%80%99Ucraina--2593389.html
- Così Alan Woods, principale dirigente dell’autoproclamata «Internazionale comunista rivoluzionaria».
- Zelensky è stato in questa occasione paragonato a Hitler e Mussolini, i quali, però, comandavano dei Paesi imperialisti, non dei Paesi dipendenti. Per gli stalinisti, l’abc del marxismo rimane una materia sconosciuta.
- Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva, l’alleanza militare guidata dalla Russia.