Partito di Alternativa Comunista

Ilip (Valsamoggia): lavoratori in lotta per il contratto aziendale

Ilip (Valsamoggia): lavoratori in lotta per il contratto aziendale

 

 

Intervista a cura di Diego Bossi

 

Nella piana della provincia bolognese, precisamente a Valsamoggia, si trova la Ilip, fabbrica di plastica ad uso alimentare (vaschette monouso, bicchieri, piatti ecc.) edificata negli anni Settanta.
A rompere la quiete della località emiliana si sta insinuando un’importante lotta operaia, di quelle che non ti aspetti ma che alla fine «fanno scuola», come si suol dire. Una lotta, come spesso e ovunque succede, a doppio binario: da una parte contro il padrone, nemico di classe; dall’altra contro le direzioni burocratizzate dei sindacati, solite barattare col padrone pace sociale in cambio di privilegi di apparato. Si potrebbe sintetizzare, in modo molto efficace, che molte volte la lotta di classe si deve combattere «nonostante» i sindacati.

Ma non sempre i lavoratori accettano passivamente queste dinamiche e, come stanno dimostrando alla Ilip, invertono la rotta all’insegna del conflitto, unico modo per portare a casa qualche conquista in termini di salari e condizioni di lavoro. Nel caso di specie l’agitazione sindacale, sfociata già in diversi scioperi, è dettata dalla difesa di princìpi importanti, quale il rifiuto di legare il premio di produzione ai casi di malattia, perché, giustamente, non si vuole e non si deve accettare che chi non ha la fortuna di essere sempre in salute debba essere penalizzato economicamente, perdendo ulteriore potere d’acquisto dopo trent’anni che i salari italiani sono, ultimi nell’area Ocse, diminuiti a fronte di un'inflazione — quella reale! — che negli ultimi periodi ha superato le due cifre.
Della lotta delle lavoratrici e dei lavoratori Ilip ne parliamo con Nico Diluca, operaio Ilip e membro della segreteria nazionale della Allca-Cub (sindacato federato alla Cub che organizza i lavoratori dei settori chimico, gomma plastica, farmaceutico e vetro) e militante di Alternativa comunista. Approfittiamo, in chiusura di questa breve introduzione, per rinnovare il sostegno incondizionato del nostro partito alla lotta delle lavoratrici e dei lavoratori Ilip.

 

Nico, perché alla Ilip siete in lotta e quali sono le vostre rivendicazioni?

Stiamo lottando per il rinnovo del contratto aziendale scaduto da un anno. Per prima cosa è importante sottolineare la pessima e diffusa abitudine di incentrare la contrattazione di secondo livello (aziendale, ndr) interamente sul premio di produzione; a nostro avviso, invece, i temi di una contrattazione aziendale dovrebbero spaziare su qualsiasi aspetto possa essere migliorato rispetto alla contrattazione nazionale: la rigida divisione tra livelli di contrattazione appartiene alle regole di Confindustria e delle direzioni dei sindacati confederali ed è funzionale ai padroni.
Entrando nel merito, contestiamo la volontà del padrone di legare l’intero premio di produzione alla malattia: una proposta irricevibile! Semplicemente perché contrappone il diritto al lavoro al diritto alla salute: nessun lavoratore può e deve essere penalizzato perché non ha avuto la fortuna di essere sempre in salute, senza contare che spesso i problemi di salute derivano proprio dal lavoro e da una vita di turni massacranti in fabbrica!

 

Quali sindacati sono presenti in fabbrica, e come stanno rispondendo alle volontà della Direzione aziendale?

In fabbrica sono presenti, oltre a noi della Allca-Cub, la Filctem-Cgil e l’Usb, queste ultime due come Rsu/Rls. Quando è iniziata la trattativa del contratto aziendale, che ricordo essere scaduto da oltre un anno per via di una deroga firmata dalla stessa Rsu, loro asserivano che non c’era bisogno di fare assemblee perché non c’era nulla di nuovo da comunicare (sic!). A quel punto si sono fatte sentire le pressioni sia di noi della Cub che di tanti altri lavoratori, questo li ha messi con le spalle al muro e sono stati costretti a indire le assemblee con la presenza di un funzionario esterno della Cgil, che ha presentato una piattaforma addirittura peggiorativa rispetto al contratto di quattro anni fa.

 

A quel punto cos’è successo?

È successo che la maggioranza dei lavoratori si è opposta e nelle assemblee hanno votato la nostra proposta di un piano di scioperi; scioperi che hanno avuto una grande partecipazione e hanno coinvolto pure i lavoratori interinali: uno scossone di lotta che alla Ilip non si era mai visto.
Il padrone di fronte a questi scioperi ha chiamato in soccorso i sindacati chiedendo l’apertura di un tavolo. Il primo effetto è che durante le trattative non vogliono che si scioperi, così smorzano la lotta e dilungano fino allo sfinimento i tempi. Questa cosa è semplicemente assurda, perché, di fronte a una partecipazione così massiccia agli scioperi, i sindacalisti non dovrebbero avere timore a proseguire la lotta, anzi, dovrebbero sentirsi rafforzati dalla determinazione che i lavoratori hanno. Invece, come sempre, si palesa il ruolo complice delle direzioni burocratiche dei sindacati, quelli che Lenin, efficacemente, chiamava «agenti della borghesia in seno al movimento operaio».

 

In questo quadro come state intervenendo voi come Allca-Cub?

Noi abbiamo cercato di organizzare i lavoratori affinché siano essi stessi, sulla base dei loro interessi di classe, a dirigere la lotta e non i burocrati opportunisti dei sindacati. Per questo abbiamo formato un gruppo di lavoratori che andasse oltre i soli iscritti Cub e si unisse sulle parole d’ordine e le rivendicazioni decise insieme democraticamente, per poi andare a proporre quella linea politica nelle assemblee dei lavoratori. Perché dev’essere chiaro che per noi tutti i lavoratori devono unirsi nella lotta e non dividersi perché hanno tessere sindacali diverse o non sono iscritti a un sindacato.

 

Questo è il metodo Cub?

Essendo i sindacati un’organizzazione larga di lavoratori si prestano ad avere direzioni eterogenee. Diciamo più correttamente che questo è il metodo di classe, che i militanti di Alternativa comunista portano nei sindacati e negli scenari di lotta in cui intervengono.

 

Mi collego a questo tema e ti faccio un’ultima domanda, Nico. Tu oltre ad essere un dirigente nazionale della Allca-Cub sei un militante di Alternativa comunista: perché pensi che oltre all’impegno sindacale sia importante l’impegno politico?

Il partito racchiude oltre duecento anni di memoria e di esperienza della lotta di classe del movimento operaio, cosa che permette di essere una valida guida per orientare le lotte in una prospettiva più ampia e generale, poiché la lotta sindacale è, per definizione, parziale: briciole di pane che il padrone, nel sistema dei padroni, che è il capitalismo, si riprenderà appena possibile. Organizzarsi in un partito rivoluzionario internazionale significa lottare per liberarci di questo sistema che sfrutta e opprime i lavoratori.

 

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