Partito di Alternativa Comunista

Pirelli, il Golden power e la contesa con i cinesi

Pirelli, il Golden power e la contesa con i cinesi

 

 

Nota a cura del dipartimento sindacale del Pdac

 

Nell’ultimo mese Pirelli è balzata all’onore delle cronache per le notizie relative alla richiesta al governo, da parte di Tronchetti Provera sentito in audizione parlamentare, di utilizzare il Golden power (1) per arginare l’avanzata dei cinesi di Sinochem nella catena di comando che guida la multinazionale della Bicocca.

 

Il punto di vista degli operai

La notizia ha suscitato preoccupazione e interesse tra i lavoratori, già provati da decenni difficili e da eventi fortemente impattanti sulla loro stabilità lavorativa e il loro futuro. Un impatto occupazionale spesso mascherato da formule sterili come «incentivo all’esodo», «accompagnamento alla pensione», «no soluzioni traumatiche», «trasferimento su base volontaria», «operazione a impatto zero» e così via, con la lunga serie di opzioni del repertorio previsto dagli accordi tra Confindustria e le direzioni di Cgil, Cisl e Uil per scongiurare ogni possibile forma di lotta. Così agli operai, di fronte alla nave che affonda e all’elicottero che si porta via gli ufficiali, rimane una fatiscente scialuppa di salvataggio per affrontare il mare aperto della disoccupazione.
A Settimo Torinese, la chiusura del vecchio stabilimento Vettura e il trasferimento in quello che oggi è il Polo industriale ha portato alla perdita di diversi posti di lavoro. A Bollate il personale è praticamente dimezzato nel giro di vent’anni, la morsa della cassa integrazione e i due passaggi da 21 turni settimanali a 19, e poi da 19 a 15, ha messo a dura prova gli operai; infine, la riconversione da Car a Cycling nel pieno della pandemia di Covid-19 è costata, ai lavoratori, 2 anni di cassa integrazione a zero ore. A San Giuliano Milanese è stato chiuso lo stabilimento Cavi, accorpato poi allo stabilimento di Merlino in provincia di Lodi. A Milano Bicocca recentemente è stato chiuso il reparto Mirs. La costruzione del nuovo magazzino logistico a Settimo Torinese avrà, probabilmente, conseguenze per lavoratori dei magazzini di Novara.
Diverse sono poi state le cessioni: dai Cavi a Prysmian ai pneumatici per veicoli industriali ad Aeolus (ChemChina), passando per la dolorosa cessione dello steelcord a Bekaert che ha lasciato per strada centinaia di lavoratori a Figline Valdarno.

 

Italiani o cinesi son sempre padroni

Da un punto di vista economico e del conflitto tra capitale e lavoro nulla cambierà per i lavoratori se il timone resterà in mani italiane o cinesi: i meccanismi sfruttamento della forza lavoro e di estrapolazione del plusvalore rimarranno i medesimi; e la quota di salario che gli operai lasceranno al padrone sarà determinata, in ultima istanza, dal livello del conflitto di classe.
La differenza sarà tutta nel campo geopolitico, dove la contesa tra la borghesia italiana e quella cinese per il comando della Pirelli si inscrive nel più generale perimetro degli accordi bilaterali della «Nuova via della Seta» che regolano la cooperazione commerciale tra i due Paesi, nonché nel contesto geopolitico internazionale caratterizzato dalla guerra economica tra Cina e Usa e dal posizionamento della Cina in relazione alla guerra di aggressione militare della Russia di Putin contro la popolazione ucraina. Il futuro non possiamo prevederlo, né sarebbe serio da parte nostra farlo, ma possiamo asserire con certezza che, specialmente in questa fase di decadenza del capitalismo imperialista, i borghesi e i loro governi non esiteranno a usare l’ampio armamentario a loro disposizione per massacrare i lavoratori in nome della massimizzazione del profitto.

 

Il Golden power, i «comunisti» e altre favole…

La narrazione banale e banalizzante del governo buono che col Golden power difende l’Italia dai cattivi comunisti cinesi è mera propaganda di quarta categoria dei partiti di maggioranza destinata a scaldare la loro base elettorale.
Su quanto possa definirsi «comunista» un partito, quello cinese, che dall’alto del suo congresso dà indicazione alle sue società pubbliche di fare «shopping» nei mercati azionari dell’occidente, non vale nemmeno la pena di spendere una parola: praticamente questi «comunisti» danno lezioni e linee guida di capitalismo.
Fa ridere poi il concetto di «difesa dell’Italia» o dell’«italianità» che dir si voglia (chiedetelo ai lavoratori ex Alitalia come hanno difeso l’italianità!): sarebbe più onesto dire che il governo, come ogni governo borghese, difende gli interessi dei propri capitalisti.
Sinochem, col suo 37% di capitale della Pirelli, allo scadere del patto parasociale che imponeva la sede a Milano e la cabina di regia italiana, ora suona il campanello di Camfin, la cassaforte di Tronchetti Provera che possiede il 14% del gruppo, reclamando il comando in virtù della quota di maggioranza. Si configura così una contesa tra due anime del capitalismo, quella industriale e quella finanziaria. La Pirelli il passaggio tra questi due volti mefistofelici del capitalismo lo fece agli inizi degli anni Novanta, all’indomani della fallita Opa su Continental, col passaggio da Leopoldo Pirelli e Marco Tronchetti Provera. Da lì è iniziata una fase storica che ha continuato ad essere florida per i capitalisti e drammatica per i lavoratori italiani (e non solo), vittime di un processo ininterrotto di deindustrializzazione: Tivoli, Villafranca, Giovinazzo e lo stabilimento catalano di Manresa sono alcune delle croci piantate al cimitero delle fabbriche.

 

Il capitalismo offre miseria sociale e distruzione ambientale

Per i lavoratori Pirelli, come per tutti gli altri lavoratori del mondo, non ci saranno soluzioni definitive all’interno di un sistema socioeconomico che affama i popoli e avvelena l’ambiente in nome del profitto di una sparuta minoranza di miliardari.
Per questo è importante che le lotte sindacali contro il padrone confluiscano in una più ampia e generale lotta politica contro il sistema dei padroni, il capitalismo. Una lotta che i lavoratori dovranno fare partendo col riappropriarsi delle loro organizzazioni, strappandole dalle mani sporche di dirigenti opportunisti che fanno accordi a perdere col nemico di classe per garantirsi piccoli e grandi privilegi economici e rendimenti di posizione. Una lotta, ove necessario, che dovranno fare costituendo organismi paralleli di democrazia operaia come comitati e collettivi, seguendo i migliori insegnamenti — ancora oggi attuali — che giungono da due secoli di storia del movimento operaio.

 

Note

(1) Letteralmente tradotto in «potere d’oro», il Golden power è un potere speciale a disposizione dei governi, previsto in alcuni ordinamenti giuridici, che permette loro di interagire nelle operazioni finanziarie relative ai settori strategici a tutela degli interessi nazionali.

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