Afghanistan
IL GENERALE E LA GUERRA PERSA
di Bernardo Cerdeira (*)
La guerra in Afghanistan
impone il suo tributo al governo e alle Forze armate degli Stati Uniti.
Poche
settimane fa il comandante delle truppe yankees in Afghanistan, il
generale
Stanley McChrystal, ha rilasciato una intervista, con dichiarazioni
eclatanti,
alla rivista Rolling Stone, attaccando vari alti funzionari del governo
americano, incluso il presidente Obama.
Fra le altre cose,
McChrystal ha definito il generale Jim Jones, Consulente alla Sicurezza
nazionale, un "pagliaccio"; Richard Hokbrooke, inviato della Casa
Bianca in Afghanistan e Pakistan, "un'anatra zoppa" in attesa di
licenziamento; ha riso del nomignolo affibbiato al vicepresidente Joe
Biden di
"rompicoglioni"; e infine ha affermato che Obama era
"infastidito e fastidioso" la prima volta che si incontrarono.
Obama non poteva fare altro
che destituire McChrystal, che è stato quindi sostituito da David Petraeus, ex
comandante delle truppe yankees in Irak. Petraeus ha subito affermato che la
strategia nordamericana di "controinsurrezione" in Afghanistan non
sarà modificata. Ma non siamo davanti a una crisi qualsiasi, una mera disputa
per gli incarichi o uno scontro personale tra burocrati militari. Le
dichiarazioni di McChrystal rivelano il fallimento nell'applicazione della
politica di "controinsurrezione" ("coin" in inglese). Questa tattica ha per scopo di guadagnare,
ricorrendo ad azioni populiste, la fiducia della popolazione civile del Paese
occupato, nel mentre si sferrano gli attacchi militari contro i talebani,
movimento che dirige la resistenza.
Fino ad ora, questa tattica
non ha portato nessun risultato per gli Usa. La popolazione continua ad opporsi
all'occupazione militare yankke e le truppe continuano a dimostrarsi incapaci
di sconfiggere o perlomeno indebolire i talebani. Ciò è talmente chiaro che gli
yankees sono stati obbligati a sospendere l'offensiva di Kandahar, roccaforte
talebana.
Gli Stati Uniti pensavano di
indebolire militarmente i talebani per poi negoziare la "pace" da
condizioni di forza: ma se non riescono ad ottenere vittorie sul campo, i
negoziati diventano difficili.
Le dichiarazioni del
generale esprimono la crisi in cui versa l'intervento militare degli Usa in
Afghanistan: le truppe sprofondano nel pantano ogni giorno di più. E' una
guerra persa.
McChrystal, cosciente di
questa situazione, ha così deciso di criticare pubblicamente la strategia di
Obama in Afghanistan, attaccando i principali funzionari incaricati di
attuarla. Così facendo metteva in conto, evidentemente, il rischio di essere
destituito: è improbabile infatti che un generale esperto rilasci simili
dichiarazioni senza prevederne gli effetti.
Dunque, il vero scopo
dell'intervista era quello di mettere in difficoltà l'amministrazione Obama.
McChrystal, insieme al Partito Repubblicano, difende una linea differente: un
maggior intervento militare in Afghanistan e una politica militare più
aggressiva. Una linea che Obama ritiene evidentemente impraticabile. Non è
casuale, tra l'altro, che l'unica funzionaria di alto rango non attaccata dal
generale nell'intervista, la
Segretaria di Stato Hillary Clinton, sia sostenitrice di una
linea più dura.
Nel frattempo, queste crisi
di palazzo devono fare i conti con la dura realtà del campo di battaglia. E in
quel campo, le cose non vanno per niente bene per l'imperialismo.
(*) dirigente della Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale
(trad. dallo spagnolo di F. Ricci)