Partito di Alternativa Comunista

Altro che Pisapia!

Altro che Pisapia!

LO YEMEN CI INDICA LA VIA!

Le masse assaltano il palazzo e

mettono in fuga il presidente Saleh

 

 

Da diversi mesi, ormai, non passa settimana senza che inizi una nuova rivoluzione o le masse scendano in campo in questo o quel Paese arabo.

Dopo le prime vittorie conquistate nelle piazze dalle masse rivoluzionarie in Tunisia ed Egitto (che ora continuano la lotta contro i governi provvisori); mentre prosegue la guerra civile in Libia contro il regime di Gheddafi (una lotta ostacolata in ogni modo dall'imperialismo che, con aerei e bombe, cerca di riprendere il controllo della regione); mentre focolai rivoluzionari sono accesi in tutti i Paesi dell'area e le fiamme si fanno ormai molto vicine all'Arabia Saudita, avanza la rivoluzione nello Yemen. Tutto questo mentre i sionisti, il principale bastione dell'imperialismo in Medio Oriente, consapevoli della possibilità che la rivoluzione arrivi finalmente ad abbattere lo Stato fantoccio d'Israele, ammazzano lungo i confini decine di manifestanti inermi.

In Yemen, imponenti manifestazioni di piazza hanno sfidato la repressione e hanno messo in fuga il presidente Saleh, come prima di lui Ben Alì in Tunisia e Mubarak in Egitto. La rivoluzione avanza.
Quanto sta accadendo in queste ore nello Yemen conferma quello che il Pdac e la Lit-Quarta Internazionale stanno affermando da tempo: la rivoluzione, esorcizzata, negata, ripudiata da tutta la sinistra riformista mondiale è tornata. Ed è in piena forma! Il dilagare delle rivoluzioni nei Paesi arabi, dalla Libia allo Yemen, è inarrestabile. I tentativi repressivi dell'imperialismo statunitense ed europeo (con la guerra in Libia e con il sostegno ai regimi reazionari) non riescono ormai più a fermare gli eventi, che si susseguono con una velocità impressionante. Ciò rende ancora più urgente la risoluzione del problema dei problemi: la costruzione di partiti rivoluzionari proletari nei Paesi arabi in grado di far avanzare la rivoluzione oltre le barriere che cercano di imporle le direzioni borghesi nazionali. E dunque la costruzione dell'internazionale rivoluzionaria con influenza di massa che possa guidare e alimentare uno sviluppo su scala intercontinentale della rivoluzione socialista.

La rivoluzione sta contagiando non solo i Paesi arabi ma anche l'Europa. I giovani Indignados spagnoli si ispirano all'egiziana piazza Tahir. Le lotte in Grecia e in Portogallo, a loro volta, riecheggiano gli Indignados spagnoli. In Italia, dove pure i lavoratori stanno dimostrando un'ampia disponibilità alla lotta, il livello dello scontro con il padronato rimane più basso che in altri Paesi europei. Questo grazie al ruolo di pompieri svolto dalle grandi burocrazie sindacali (Cgil in testa, che si rifiuta di organizzare un vero sciopero generale); al nefasto settarismo delle micro-burocrazie che dirigono il sindacalismo di base (che continuano a proclamare piccoli scioperi in "competizione" l'una con l'altra); al ruolo svolto dalle direzioni di tutti i partiti della sinistra governista (Prc in testa, a cui si accodano gran parte dei piccoli gruppi semi-riformisti alla sua sinistra), tutti uniti nell'alimentare illusioni sui vari Pisapia, De Magistris, Vendola, tutti concordi nel far credere che per "battere le destre" sia necessario allearsi (più o meno criticamente) con il centrosinistra borghese. E' grazie al ruolo disastroso di queste direzioni sindacali e politiche della sinistra, a questi teorici della collaborazione di classe e quindi della sconfitta operaia se risulta difficile unificare le lotte e svilupparle in un grande sciopero generale a oltranza che paralizzi l'Italia: unico modo per battere realmente Berlusconi e aprire la via a una fase davvero nuova, con rapporti di forza favorevoli ai lavoratori.

I giovani e le masse popolari di Yemen, Egitto, Libia, Tunisia, Spagna, Grecia, Portogallo ci indicano la via: non le illusioni elettoralistiche, i ballottaggi, la subordinazione allo schieramento di centrosinistra dell'alternanza borghese: ma la mobilitazione, la piazza, la lotta ad oltranza contro la borghesia e i suoi governi che cercano di scaricare la loro crisi sulle spalle del proletariato. Dobbiamo sostenere la lotta rivoluzionaria delle masse arabe nel miglior modo possibile: sviluppando la lotta rivoluzionaria anche in Europa e in Italia. Tunisia, Egitto, Libia, Yemen dimostrano che non esistono governi incrollabili.
Proletari dei Paesi arabi e dell'Europa uniti! Viva la rivoluzione!

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