Partito di Alternativa Comunista

Argentina: la lotta dei lavoratori della produzione di pneumatici

Argentina: la lotta dei lavoratori della produzione di pneumatici

 

 

 

a cura del Pstu-Argentina

 

 

Dopo cinque mesi di lotta, gli operai di Fate, Brigdstone-Firestone e Pirelli hanno resistito agli attacchi dei padroni, ottenendo un aumento superiore a quello proposto dalle aziende, oltre a un meccanismo di adeguamento salariale automatico proporzionale all'inflazione negli ultimi mesi dell'accordo (aprile e giugno 2023). Nello specifico, le aziende aumenteranno del 16% la quota paritaria 2021/22 (al 66%), del 63% per il periodo 2022/23 (contro il 38% offerto nei 5 mesi), due importi fissi di 100.000 pesos a settembre e 34.860 pesos a dicembre; e un accordo che le obbliga ad adeguare il salario nella misura in cui l'inflazione superi quel 63% nel periodo corrispondente.
Durante la lotta sono stati indetti più di 20 scioperi, picchetti e blocchi (insieme a organizzazioni di disoccupati, delegazioni di solidarietà e partiti di sinistra) e diverse mobilitazioni. E sono arrivati non solo a bloccare la produzione di pneumatici, ma a mettere sotto scacco l'intera industria automobilistica, al punto che la Toyota è stata paralizzata e altre fabbriche si avviavano a esserlo. Ciò ha dimostrato l’importanza reale di fermare la produzione nelle fabbriche.
La rivendicazione salariale dei lavoratori era più alta di quella strappata e non è stata accolta la richiesta di retribuzione del 200% degli straordinari nei fine settimana, né sono stati detratti i giorni di ferie per le interruzioni precedenti allo sciopero.
Da questo punto di vista, meramente economico, si potrebbe dire che la lotta non fosse necessaria. Per esempio, l'unione bancaria (e altri) ha ottenuto un aumento simile, senza lotte, senza rischi, semplicemente negoziando. La burocrazia della Cgt, di concerto con i padroni, divulgava questa valutazione del conflitto, per screditare la lotta e demoralizzare l'attivismo operaio che, in tutte le fabbriche e nei luoghi di lavoro, l’ha sostenuta con simpatia.
I padroni e i dirigenti traditori ne danno un'interpretazione interessata. Tuttavia, l’ampiezza del conflitto conferisce alla lotta un'importanza maggiore, perché non sono riusciti a sconfiggerla, sebbene l'intero Stato sostenesse il padronato. Questa è la cosa fondamentale da tenere a mente. Un'altra questione centrale è che una nuova situazione avrebbe potuto aprirsi nel movimento operaio se i dirigenti del Sutna (Sindicato Único de Trabajadores del neumático Argentino) avessero inasprito la lotta.

 

Guerra di classe

All'inizio, la decisione aziendale è stata quella di non concedere nulla. Hanno proposto aumenti molto al di sotto di quelli di tutti gli imprenditori del Paese (molto più deboli di quelli delle tre industrie di pneumatici). Il loro obiettivo non era quello di «negoziare», ma utilizzare il meccanismo dei tavoli tecnici congiunti per logorare i lavoratori e condurli a una sconfitta esemplare. Fin dall'inizio, i padroni erano pronti a schiacciare un settore d'avanguardia della classe operaia, che è in lotta da anni.
Pertanto, si sono preparati per una dura battaglia politica, hanno agito di concerto con il Ministero del Lavoro, portando le cose in un vicolo cieco: di proposito, per dar loro una lezione. I capitalisti hanno capito dalla situazione che stavano andando a una guerra di classe. E si sono preparati per questo.
A nostro parere, purtroppo la dirigenza della Sutna (orientata dal Partido Obrero) non ha preparato i compagni a una tale lotta, una lotta politica in cui l'obiettivo dei padroni era l'annientamento del conflitto. Per questo motivo, ogni attacco dei padroni sembrava sorprendere il Sindacato. Svilupperemo questo dibattito separatamente.L'ultimo atto, nel quadro di una campagna di tutta la stampa contro la lotta, è stata la serrata, la chiusura delle fabbriche da parte dei padroni. Con i lavoratori fuori e senza più stipendio. Un provvedimento durissimo, che ha dimostrato che preferivano perdere soldi pur di liquidare la lotta operaia.
La polarizzazione prodotta da tale provvedimento ha costretto tutti a togliersi la maschera. La collaborazione seminascosta del Governo e del regime capitalista attraverso il Ministero, le istituzioni e gli insidiosi meccanismi dei tavoli tecnici congiunti non bastavano più.
Sergio Massa (1) si è schierato apertamente dalla parte degli imprenditori, aprendo all'importazione di pneumatici da parte delle stesse aziende. Ha detto che «non può essere tenuto in ostaggio da pochi», riferendosi ad alcune migliaia di lavoratori, mentre si proponeva come servile cameriere di tre gruppi imprenditoriali. L'obbedienza di questo governo agli interessi capitalisti viene alla luce.
La grande maggioranza della Cgt si è affrettata a chiedere la «mano pesante» contro i lavoratori e il loro sindacato. Un settore minoritario (camionisti, produttori di olio, ecc.) si è espresso a sostegno solo dopo cinque mesi di lotte.
La guerra è stata dichiarata apertamente. L'intera borghesia del Paese, i suoi media, il governo e i dirigenti traditori da una parte. I lavoratori del settore pneumatici dall'altro. L'obiettivo dei padroni era quello di approfittare del logoramento per infliggere una brutale sconfitta ai lavoratori. Una lotta per uccidere o essere uccisi. Espert (2) è stato chiaro: ha chiesto un «proiettile» per gli operai. E tutti i settori del padronato si sono schierati, perché è diventato un conflitto esemplare. Se fossero riusciti a liquidarli, tutti i lavoratori ne avrebbero subito le conseguenze.
C'erano tutte le condizioni per una pesante sconfitta. Ma non è stato così: la forza della base e l'attivismo, sommata alla crisi del governo stesso, ha permesso di fronteggiare l'attacco dei padroni. Superando tutti gli ostacoli, compresi i problemi della direzione del conflitto, i lavoratori escono dalla lotta coesi, uniti, votando e festeggiando.
Nella guerra di classe, la borghesia non ha raggiunto tutti i suoi obiettivi. In un conflitto politico, i lavoratori hanno resistito e ne sono usciti vittoriosi. Il conflitto del Sutna è un buon esempio che è possibile combattere e che abbiamo la possibilità di ottenere di più. I padroni e il governo usano ancora i tavoli concertativi e l'arbitrato obbligatorio per sconfiggerci, ma questo conflitto ha costretto i sindacati a prendere posizione (a partire da quello dei camionisti); si sono dovuti esporre e chiedere rivendicazioni salariali per riposizionarsi. E la scala mobile automatica pari all'inflazione (obiettivo raggiunto solo parzialmente, in questo caso) è stata messa sul tavolo per tutte le lotte salariali.
La lotta del Sutna e i conflitti in corso hanno suscitato una solidarietà di cui dobbiamo approfittare per conflitti futuri, poiché non è possibile battere l'inflazione se non si adattano automaticamente i salari secondo il paniere familiare, immediatamente indicizzato con l'inflazione mese per mese.
È essenziale che la classe operaia analizzi questa lotta e tragga delle conclusioni. E che approfittiamo di questo slancio per continuare la lotta contro il piano di austerità dei padroni, del governo e del Fmi. Dobbiamo lottare, allo stesso tempo, per una direzione sindacale e politica nuova per tutti i lavoratori. Nella prospettiva di uno sciopero generale e di un argentinazo (3) che sconfigga i piani capitalisti e avanzi nella lotta per un governo dei lavoratori e delle masse popolari.

 

La lotta e la sua direzione

Crediamo che ci siano stati seri problemi nella conduzione del conflitto fin dall'inizio e che lo abbiano portato sull'orlo della sconfitta. Sia nel programma, come nella preparazione di una dura lotta, sia nella essenziale democrazia operaia in un conflitto di questa portata.
Come è stato dimostrato, non c'era spazio per una normale lotta «sindacale». I tavoli concertativi sono al servizio di trattative «civili» in cui vincono sempre i padroni. Ma la dirigenza Sutna ha continuato a scommettere sui tavoli concertativi per «sbloccare»: la via della sconfitta. Nessuna fiducia nei meccanismi istituzionali! Ad esempio, la conquista della Segreteria rientrava nel quadro di quella strategia di pressione sulle istituzioni. Non si sarebbero dovute, invece, conquistare le fabbriche?  Chiaramente, sarebbe stato difficile. Per questo bisognava prepararsi dall'inizio.
Il programma di aumentare le ore di straordinario è estraneo a una concezione di classe. Dobbiamo lavorare meno per lavorare tutti. Dobbiamo lottare per la riduzione della giornata lavorativa a parità di salario, e non per gli straordinari retribuiti meglio. Di fronte a salari bassi, molti colleghi vogliono più straordinari. Non è la via d'uscita. L'unità con i lavoratori disoccupati richiede un programma rivoluzionario, che includa la rivendicazione di una banca delle ore di lavoro controllata dai lavoratori per le assunzioni di nuovi lavoratori.
Fa parte di una concezione più generale, che si confronta col sindacalismo e con il corporativismo tipici dei dirigenti burocratici che difendono la conciliazione di classe. Era necessario fare appello alle migliori tradizioni della classe operaia. Se la proprietà privata non viene messa in discussione, abbiamo mani e piedi legati.

Di fronte all'attacco dei padroni, occupare le fabbriche!

Ci sarà la repressione: preparare la difesa operaia della nostra lotta!

Noi lavoratori mostriamo le nostre buste paga: i datori di lavoro aprano i loro libri contabili in modo che tutti possano vedere quanto guadagnano!

Se mancano gli pneumatici e i padroni non vogliono produrli: occupazione e riavvio della produzione!

Se le aziende si arrogano il diritto di decidere su un settore così importante dell’industria, quel diritto deve essere loro tolto. Mancano gli pneumatici. Se non vogliono produrli, lo Stato dovrebbe rilevare la produzione ed espropriare le fabbriche senza indennizzo. Il popolo argentino non può essere tenuto in ostaggio da tre gruppi imprenditoriali.
Questo programma è risultato assente.
Infine, una cosa fondamentale. Ogni lotta richiede la massima democrazia delle basi per discutere ogni passo, ogni misura. Anche perché tutti i compagni si assumano dei compiti, si assumano la responsabilità della conduzione quotidiana della lotta. A maggior ragione in un conflitto di tale importanza. Per questo era necessario organizzare tutti in comitati di lotta e commissioni: per andare a cercare solidarietà, per l'autodifesa, per una cassa di resistenza, per includere le donne e i familiari dei lavoratori, ecc. E soprattutto con assemblee quotidiane decisionali, dove tutti hanno diritto di parola, tutte le opinioni vengono ascoltate e si possa votare. In questo caso non è stato così. La democrazia non è stata sempre più ampliata.
La lotta si è risolta in un'assemblea generale che ha incaricato la direzione di prendere tutte le decisioni. Così è stato anche in seguito. Questo metodo non corrisponde a una direzione classista e combattiva. Questo deve cambiare radicalmente.
Questi fallimenti non solo hanno indebolito la lotta, ma hanno anche impedito che venisse impiegata per quello che avrebbe dovuto essere: educare i combattenti operai in una scuola di rottura con il sistema capitalista e il suo Stato, in una scuola di guerra per l'intera classe operaia nel suo obiettivo di avanzare verso la rivoluzione socialista.
Questa volta l'attacco padronale è stato affrontato con successo. Ma non sarà sempre così. Nelle lotte future ci saranno i «proiettili» chiesti da Espert. Ci sarà la repressione, gli attacchi delle squadre sindacali, ci sarà violenza. Lo Stato dispiegherà tutte le sue armi al servizio del capitalismo. Dobbiamo prepararci per quelle, così come i padroni si sono preparati per questa: ogni lotta sarà una guerra di classe.

 

Note

  • A fine luglio del 2022 Sergio Massa è stato nominato dal presidente Alberto Fernández ministro dell'Economia, della Produzione e dell'Agricoltura.
  • José Luis Espert, economista liberista e politico argentino.
  • «Con il termine argentinazo si intende la crisi finanziaria in Argentina del 2001 generata dalla restrizione (denominata Corralito) della libera disponibilità di denaro in contanti dai conti correnti. La rivolta di massa contro la crisi determinò la rinuncia alla presidenza di Fernando de la Rúa». https://www.anarcopedia.org/index.php/Argentinazo

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