Partito di Alternativa Comunista

Brasile NASCE UN NUOVO SINDACATO DI CLASSE

Brasile

NASCE UN NUOVO SINDACATO DI CLASSE

 

di Valerio Torre

Come abbiamo riferito in precedenti articoli sul nostro sito (1), nei giorni 5 e 6 giugno, nella città di Santos (Brasile), si è svolto il Conclat - Congresso Nacional da Classe Trabalhadora - convocato da numerose organizzazioni sindacali, popolari e studentesche (2), come sviluppo del processo d'unificazione del sindacalismo di base in Brasile.

Dopo un percorso di discussioni e votazioni democratiche, da parte dei militanti di base delle entità coinvolte, durato due anni, 3115 delegati in rappresentanza di tre milioni di lavoratori e un migliaio circa d’invitati (3) hanno dato vita ad un evento che, indipendentemente dalle scelte finali d’alcuni settori, di cui diremo, è destinato a lasciare un profondo segno nel processo di riorganizzazione in senso classista del movimento operaio nel continente latinoamericano.
Nel lungo percorso che ha portato alla convocazione di questo Congresso d’unificazione (4), è stato deciso che sarebbe stata, appunto questa, la sede in cui i delegati, dalla base, avrebbero risolto, sulla scorta dei principi della democrazia operaia, le questioni su cui permanevano significative divergenze, quali quelle sulla composizione, sulla struttura e gli organismi di direzione e sulla scelta del nome del nuovo sindacato.

 

Lo svolgimento del Congresso

Subito dopo l’insediamento, il Congresso ha visto uno dei momenti più alti del suo svolgimento, con la presentazione delle delegazioni internazionali ed il saluto del rappresentante dei funzionari pubblici greci, Sotiris Martalis, e di un esponente della direzione di Batay Ouvriyé, organizzazione sindacale e popolare di Haiti, Didier Dominique: ciò a riprova del segno internazionalista che caratterizza la nascita della nuova organizzazione.
Il dibattito si è svolto intorno alla discussione di ben 22 tesi diverse, che hanno goduto d’uguale tempo per essere presentate e di pari dignità, senza distinguere se fossero state avanzate da entità più o meno grandi e rappresentative, all’insegna della più assoluta libertà d’espressione d’ogni tipo d’opinione, in un Congresso in cui tutti i delegati erano stati democraticamente eletti in assemblee dei loro luoghi di lavoro.
Dopo intensi dibattiti svoltisi nei gruppi di lavoro, l’assemblea plenaria ha affrontato vivaci discussioni approvando una risoluzione sulla situazione internazionale e nazionale ed elaborando un piano d’azione per fronteggiare gli attacchi che il governo ha messo in atto contro i salari e i diritti dei lavoratori brasiliani. Inoltre, ha energicamente virato in direzione del rafforzamento dell’unità internazionale delle lotte, considerando che in moli paesi gli attacchi dei governi sono gli stessi, principalmente agli impiegati pubblici e ai pensionati.
Un altro tema molto dibattuto è stato quello della composizione della nuova organizzazione. Avevamo già evidenziato nell’articolo segnalato nella nota 1 che la discussione precongressuale aveva fatto emergere due diverse posizioni al riguardo: se essa, cioè, dovesse avere una connotazione esclusivamente sindacale (come ritenevano Intersindical ed altri settori), oppure anche popolare e sociale, con la partecipazione alla nuova organizzazione dei movimenti di lotta contro le oppressioni e del movimento studentesco con potere di decisione (come riteneva invece Conlutas, che, infatti, così si è costruita). Ebbene, pur riconoscendo la centralità della classe operaia, i delegati hanno deciso che la nuova entità dovrà rappresentare anche gli studenti ed i settori di lotta contro l’oppressione sociale.
Analogamente, quanto alla composizione dell’organismo di direzione, si sono confrontate diverse ipotesi: alla fine, dopo democratica discussione, la platea dei delegati ha scelto l’opzione che ha ritenuto più rispondente alle esigenze del nuovo sindacato.

 

La rottura

Al momento di scegliere il nome da dare all’entità appena nata si sono registrate forti polemiche. Tra le varie proposte portate al voto, quella vittoriosa con 2/3 dei voti dei delegati (Conlutas‑Intersindical – Central Sindical e Popular ) non è stata accettata da alcuni settori, che pure avevano partecipato al voto riconoscendone anche l’esito: così, i delegati d’Intersindical, Unidos pra Lutar e Movimento Avançando Sindical hanno abbandonato il Congresso.
Eppure in tutto il percorso precongressuale è stato registrato un ampio accordo fra le varie organizzazioni affinché fosse la platea dei delegati al Congresso a decidere democraticamente col voto sulle questioni su cui esistevano differenze. In altri termini, si era stabilito che queste ultime sarebbero state rimesse direttamente ai tre milioni di lavoratori rappresentati nel Congresso stesso.
Dunque, il principio della democrazia operaia – per cui è la base a decidere sulle divergenze che le direzioni non sono riuscite ad appianare – è stato palesemente violato dal blocco Intersindical-Unidos-Mas, che pure lo aveva accettato e apparentemente condiviso in tutto il congresso preparatorio.
Ora, questi settori dovranno spiegare alle proprie basi perché hanno preferito rompere il Congresso, dopo aver approvato i documenti politici, il piano di lotta, la composizione della direzione, su una questione come quella del nome da dare alla nuova entità. Ma, in realtà, la discussione su quest’aspetto apparentemente secondario si svolgeva sullo sfondo del rifiuto settario da parte d’Intersindical a che ci fosse il sia pur minimo riferimento all’esperienza di Conlutas nel nome della nascente organizzazione: in altri termini, si voleva negare il ricco contributo dato negli ultimi sei anni dal più gran sindacato classista brasiliano nelle lotte dei lavoratori e nelle grandi mobilitazioni.

 

Una discussione surreale… ma non troppo

Ciò che era in discussione era molto più che un nome (5). Era, invece, la metodologia della democrazia operaia. E’ emerso nei fatti che Intersindical voleva imporre un criterio in base al quale la maggioranza deve accettare ciò che la minoranza vuole, sotto la minaccia della rottura. Si tratta, in altri termini, proprio della negazione della democrazia operaia e dell’affermazione, invece, del principio per cui non ci deve essere una reale partecipazione della base alle decisioni, che in questo modo sarebbero assunte per “consenso” fra le varie correnti politiche.
Se la nuova centrale fosse nata con questa caratteristica, sarebbe nata già morta: un tale metodo sarebbe stato applicato a tutte le questioni politiche ed avrebbero prevalso la paralisi e il burocratismo. Il Conclat fu convocato, di comune accordo, sulla base di un altro criterio: e cioè che le differenze sarebbero state risolte attraverso le votazioni dei delegati, cioè puntando sulla democrazia operaia. È stato con questo criterio, con questo concetto di  democrazia, che Intersindical e gli altri settori hanno dimostrato di non essere in sintonia, rompendo l’unità e non adeguandosi al risultato del voto.
In ogni caso, indipendentemente dall’abbandono del Congresso da parte di questi settori, la platea dei delegati ha deciso di mantenere ferme tutte le decisioni adottate, salvo eleggere una direzione provvisoria, facendo appello alle correnti liquidazioniste perché ritornino sui loro passi, ricomponendo l’unità, assolutamente necessaria per la classe lavoratrice, soprattutto in questa fase.

 

E adesso? È necessario riannodare il filo spezzato dell’unità

Dunque, la nuova centrale è comunque nata: sicuramente più debole di quanto avrebbe potuto essere se il processo unitario fosse stato portato a compimento. Come ha dichiarato José Maria de Almeida (Zé Maria), dirigente di Conlutas e candidato alle elezioni presidenziali del prossimo mese d’ottobre in Brasile, “la strada della costruzione dell’unità non è una lotta facile”.
Però, è una lotta indispensabile se vogliamo cambiare questo sistema e costruire un governo dei lavoratori e per i lavoratori. Nell’auspicio e nell’attesa che i settori che hanno rotto con il Conclat ripensino al grave errore commesso (che va a ripercuotersi sugli stessi lavoratori che essi pretendono di rappresentare) ed invertano la rotta, la nuova organizzazione, sia pure con rammarico  per quanto si è verificato, va avanti per affrontare le nuove lotte che già si profilano,  come, ad esempio, la lotta per una riforma previdenziale più favorevole ai lavoratori. La riforma, già approvata dal parlamento, è stata bloccata dal potere di veto del governo “progressista” di Lula.
Il nuovo sindacato continuerà a fare appello ai settori che hanno impedito quella che sarebbe stata una delle più grandi vittorie dei lavoratori brasiliani, perché riprendano il processo di riorganizzazione del movimento operaio che è stato bruscamente interrotto.
Sull’onda delle lotte sarà  necessario cercare di riannodare il filo dell’unità che il congresso ha fatto raggiungere solo in parte.

 

 

__________

(1) http://www.alternativacomunista.it/content/view/1273/45/.

(2) Tra le quali Conlutas, Intersindical, Mtst, Mas, Mtl e Pastoral Operária.

(3) Con 120 osservatori di delegazioni internazionali di ventisei paesi fra cui Grecia, Italia, Spagna, Portogallo, Germania, Svizzera, Russia, Giappone, Usa, Messico, Haiti, Honduras, Costa Rica, Argentina, Bolivia, Venezuela. Erano rappresentati nel Conclat anche 71 movimenti popolari di 12 Stati.

(4) In cui sono stati registrati la condivisione della strategia classista e socialista che il nascente sindacato avrebbe dovuto assumere, e l’accordo sulla totale indipendenza dallo Stato e dai governi borghesi d’ogni colore (compreso quello suppostamente “progressista” di Lula) e sull’autonomia dai partiti politici padronali.

(5) Intersindical giustifica la rottura accusando Conlutas di “egemonismo”. Ma quale egemonismo può esserci nella proposta – peraltro avanzata non già da Conlutas, bensì da Mtl – di un nome che richiamava, affiancandole, l’una e l’altra esperienza di lotta?

 

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