Cinque anni di
rivoluzione siriana
Le masse
popolari
vogliono la
caduta del regime!
(Milano, 19/3,
manifestazione a sostegno della rivoluzione siriana)

Pubblichiamo qui una
dichiarazione della Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale
(di cui il Pdac è la sezione italiana) relativa alla rivoluzione
siriana.
Sabato scorso ci sono
state manifestazioni a sostegno della rivoluzione siriana. Il Pdac ha aderito e
partecipato (unico partito presente).
A questo link potete
vedere un intervento di Matteo Bavassano, dirigente del Pdac, al comizio di
chiusura del corteo di Milano.
dichiarazione
della Lit-Quarta Internazionale
Cinque anni fa, nel marzo del 2011, un gruppo di bambini di Daraa dipinse sul muro della propria scuola le parole "Libertà" e "Il popolo vuole la caduta del regime", sotto la spinta delle proteste di piazza Tahrir in Egitto. Alcune ore dopo, furono tutti arrestati e liberati solo il giorno successivo, tutti portavano chiari segni di tortura sul corpo. Questo piccolo episodio fu la goccia che fece traboccare il vaso e diede inizio a una delle rivolte più drammatiche e significative degli ultimi dieci anni, la rivoluzione siriana.
Cinque anni dopo, torniamo a vedere le strade siriane piene di gente con in mano la bandiera verde della rivoluzione, mentre scandiscono le stesse parole d'ordine dipinte su quel muro a Daraa: "Siria vuole libertà", “Il popolo vuole la caduta del regime”. Lo scenario delle proteste, nonostante tutto, è molto cambiato. Le proteste che prima sfilavano in floride città come Damasco, Homs e Aleppo ora si hanno tra i detriti e le rovine. Le città siriane sono praticamente irriconoscibili.
La rivoluzione, che iniziò pacificamente, si è trasformata in una sanguinaria guerra civile che conta ad oggi più di 400.000 morti, 4 milioni di rifugiati, 10 milioni di sfollati, decine di migliaia di detenuti e scomparsi nel nulla, 500.000 assediati e 4,6 milioni di persone in zone di difficile accesso. La resa dei conti tra rivoluzione e controrivoluzione non poteva assumere una forma più brutale di come sia avvenuto in Siria. Questo è il segno dei nostri tempi.
I principali responsabili di questa catastrofe umanitaria sono Bashar Al-Assad e i suoi alleati. Le milizie libanesi degli Hezbollah, la Guardia Rivoluzionaria iraniana e, più recentemente, l'aviazione russa, che ha iniziato una campagna aerea di bombardamenti indiscriminati principalmente sopra le zone controllate dall'opposizione con l'obbiettivo di rafforzare militarmente il regime siriano. Assad ha perso ogni legittimazione a governare la sua mancanza di scrupoli è sempre più chiara di giorno in giorno. Ha represso le proteste pacifiche nel sangue, utilizzando cecchini, carri armati, armi chimiche e bombe esplosive. Sta uccidendo il suo popolo per non abbandonare il potere.
La cosiddetta “comunità internazionale” ha agito con codardia e complicità alla brutalità di Assad e dei suoi alleati. Gli stati uniti d'America hanno assunto un atteggiamento di opposizione al regime dopo che la rivoluzione era ad un punto di non ritorno, con l'obiettivo di mantenere la stabilità dell'area, la propria stabilita e l'equilibrio di potere a livello internazionale. Obama ha assistito inerte all'uso delle armi chimiche contro i civili disarmati, alle torture nelle carceri,agli assassini a sangue freddo alla luce del sole e gli assedi criminali a popolazioni intere che hanno trascorso mesi e mesi senza ricevere rifornimenti di cibo e medicinali costretti a ricorrere agli animali domestici e alle radici per non morire di fame.
Le potenze imperialiste, nel loro desiderio di mantenere il dominio strategico sul Medio Oriente, per i propri interessi economici e commerciali, hanno permesso un vero genocidio, hanno accettato tutte le condizioni imposte dalla Russia. Hanno preferito gli accordi nucleari con l'Iran, i patti politici con Israele, il commercio petrolifero con l'Arabia Saudita, a scapito di centinaia di migliaia di vite umane. Questa è la logica che regge il sistema capitalistico nella sua egemonia mondiale.
Le potenze regionali come Turchia, Arabia Saudita, Qatar e Iran sono intervenute nel conflitto, sostenendo uno o l'altro schieramento con l'obiettivo di riequilibrare le forze nella regione. L'Arabia Saudita non vuole che cresca l'influenza dell'Iran; la Turchia vuole occupare una parte della Siria e impedire che i curdi conquistino la propria autodeterminazione nazionale; il Qatar vuole espandere il suo dominio; l'Iran non vuole perdere un'alleato nella regione. Israele teme invece che un governo indipendente in Siria, possa cambiare atteggiamento in relazione al controllo delle alture del Golan riguardo all'addomesticamento dei movimenti palestinesi e per questo preferisce lasciare le cose come stanno.
Nel conflitto stanno intervenendo pure gruppi controrivoluzionari di ideologia salafita, basata su di una lettura dogmatica del corano, come il fronte Al-Nusra e l'autodenominatosi stato islamico (ISIS). Gruppi che indipendentemente dal loro orientamento militare nei determinati momenti del conflitto, non rappresentano il vero desiderio di libertà, giustizia e uguaglianza sociale del popolo siriano. Gruppi che possono crescere ed espandersi solo con l'aiuto del regime da un lato, e con le azioni delle potenze imperialiste, Stati uniti in testa, dall'altro. Gruppi che nulla hanno a che vedere con le forme organizzative e democratiche dell'inizio della rivoluzione, i Comitati di Coordinamento Locale.
Venerdì 4 marzo è contrassegnato dal ritorno delle proteste pacifiche nelle strade di oltre 100 località in tutto il Paese. Proteste che, come dicemmo all'inizio, sollevarono ancora una volta gli slogan dei primi mesi della rivoluzione. Queste proteste mettono sicuramente a tacere quelle voci, che anche all'interno della sinistra, davano la rivoluzione per morta e sepolta. Proteste che ancora una volta riempiono il cuore di speranza, sulla possibilità di porre fine a questo regime marcio e corrotto che resiste in carica solo grazie al supporto di partner esterni.
La rivoluzione siriana è uno dei processi più profondi degli ultimi anni. Proteste di massa e comitati locali che hanno adempiuto il ruolo di organismi di doppio potere, crisi e divisione delle forze armate, guerra civile. Una rivoluzione che sta mostrando che il capitalismo non offre nessuna alternativa alle masse che sperano nella propria emancipazione.
Uno degli aspetti tragici della rivoluzione siriana è stato il ruolo pro Assad della sinistra castro-chavista. Si autodefiniscono anti-imperialisti di sinistra, ma di questo non hanno nulla. Si schierarono fin dall'inizio a fianco del dittatore che massacrava la popolazione civile, contrapponendosi al popolo che si sollevava contro la tirannia. Hanno accusato gli attivisti siriani di terrorismo, di essere agenti dell'imperialismo, di essere integralisti islamici e altro. Questa falsa sinistra pagherà per il suo tradimento.
La rivoluzione siriana si sviluppa nel quadro di una situazione rivoluzionaria in tutto il Medio Oriente e Nord Africa. È strettamente legata alle proteste in Tunisia, gli scioperi in Egitto e Palestina, le mobilitazioni in Iraq, Libano e Turchia. Nonostante la violenza della controrivoluzione, resiste e non è stata sconfitta. I problemi che stanno alla base di questa sollevazione sono rimasti o si sono moltiplicati. Povertà. disoccupazione, mancanza di servizi pubblici, l'occupazione sionista, una dittatura abominevole, etc.
Il cessate il fuoco siglato tra USA e Russia è dato dal contesto di una situazione che diventa sempre più complicata in Medio Oriente e dalla "crisi dei rifugiati" in Europa. L'Unione Europea mostra il suo vero volto con la sua politica di costruire muri, rafforzare le frontiere, discriminare i rifugiati e, più recentemente, ha votato una legge che prevede il rimpatrio dei rifugiati. Vuole convertire la Grecia in un grande campo di concentramento a cielo aperto. Tsipras e Syriza sono tra i principali esecutori di questa politica che molto somiglia a quello che fecero i nazisti durante la seconda guerra mondiale. Slovenia, Croazia e Serbia hanno cominciato ad applicare restrizioni alle frontiere, chiudendo di fatto il passaggio dalla principale rotta balcanica per i rifugiati.
Come Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale continuiamo a sostenere la rivolta delle masse siriane contro il regime oppressore di Bashar Al-Assad. Continuiamo a credere che il compito principale sia il suo rovesciamento. Sosteniamo le masse contro l'intervento di paesi stranieri come Russia, USA, Unione Europea, Arabia Saudita, Turchia e Iran. Le rivoluzioni arabe seguono il proprio corso tra alti e bassi e noi le sosterremo fino alla vittoria!
Viva la rivoluzione siriana!
Per la sconfitta di Bashar Al-Assad!
Contro lo stato islamico e l'intervento straniero!
Per l'apertura delle frontiere dell'Unione Europea!
Libertà per i prigionieri politici!