Partito di Alternativa Comunista

DICHIARAZIONE DELLA LIT PER IL PRIMO MAGGIO


DICHIARAZIONE DELLA LIT PER IL PRIMO MAGGIO

VIVA LA LOTTA PER LA RIVOLUZIONE SOCIALISTA INTERNAZIONALE

Il 1 maggio del 1886, l'organizzazione sindacale Cavalieri del Lavoro di Chicago (Usa) convocò una manifestazione di 80 mila lavoratori che dimostrarono per la giornata lavorativa di 8 ore. Gli scioperi e le manifestazioni continuarono in città e si estesero per tutto il Paese.

Nel timore di essere di fronte all' "inizio della rivoluzione", i padroni scatenarono una feroce repressione. La morte di un poliziotto fu il pretesto per arrestare i principali dirigenti del movimento e sottoporli a un processo farsa prima dell'esecuzione.
Passarono alla storia come i Martiri di Chicago, simbolo della lotta operaia contro il capitalismo e, al contempo, esempio della violenza a cui ricorrono i borghesi per difendere i propri interessi. Rendiamo loro omaggio, e con loro ricordiamo tutti coloro che in questi 121 anni sono caduti nella battaglia contro il capitalismo, come da ultimo il maestro argentino Carlos Fuentealba, assassinato dalla polizia durante uno sciopero nella provincia di Neuquén, in Patagonia.
Nel 1889, ill primo Congresso della Seconda Internazionale deliberò che il 1 maggio sarebbe stato, di lì in poi, una giornata internazionale per la riduzione dell'orario a 8 ore quotidiane. Da allora, nella maggioranza dei Paesi del mondo, questa festa è un giorno di lotta della classe operaia e di unità internazionale dei lavoratori.
Negli Stati Uniti, però, questo significato storico del 1 maggio si è andato perdendo perché la borghesia si è sforzata per più di un secolo di cancellare la memoria del 1 maggio del 1886 e dei martiri di Chicago. Ha persino decretato che la giornata del lavoro venga commemorata in settembre. Ma ora i lavoratori immigrati hanno ricollocato di nuovo al centro delle loro rivendicazioni il 1 maggio, unitamente ai lavoratori di tutto il mondo (si veda l'articolo seguente).

 

GLI OBIETTIVI E LE PROSPETTIVE DELLA LOTTA OPERAIA

Il 1 maggio è anche il momento in cui i lavoratori discutono gli obiettivi e le prospettive della loro lotta. La Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale (Lit-Qi) partecipa a questo dibattito. Lo facciamo rivendicando le conquiste principali conseguite in questa lunga storia e che oggi vengono abbandonate dalla maggioranza delle organizzazioni di sinistra: il protagonismo della classe operaia come principale forza sociale nella lotta contro il capitalismo; l'obiettivo strategico di una rivoluzione socialista internazionale per porre fine a fame, miseria e sfruttamento; e la necessità di costruire una direzione rivoluzionaria internazionale per guidare questo processo.

 

LA SITUAZIONE ATTUALE

In Irak e in Afghanistan si sviluppano guerre di liberazione nazionale che tengono in scacco le occupazioni militari imperialiste, ponendo la possibilità reale di una disfatta e dell'espulsione degli occupanti. Le masse libanesi hanno recentemente sconfitto l'invasione dell'"onnipotente" esercito sionista di Israele. Ad Haiti, le masse popolari lottano contro una occupazione camuffata sotto i Caschi blu dell'Onu di soldati sudamericani.
In America Latina, il secolo XXI è iniziato sotto il segno di processi rivoluzionari che hanno condotto le masse nelle piazze contro il saccheggio dei loro Paesi, hanno rovesciato vari governi agenti dell'imperialismo e hanno posto all'ordine del giorno il problema del potere in Ecuador, Bolivia e Argentina. In Venezuela, le masse hanno sconfitto il golpe controrivoluzionario che già aveva rovesciato il governo di Chavez. In Messico, uno dei Paesi più importanti del continente, la lotta si è espressa nelle gigantesche mobilitazioni contro la frode elettorale e nell'insurrezione di Oaxaca.
Nella "Vecchia Europa", secondo polo imperialista mondiale, le cui borghesie sono socie degli Usa nel saccheggio del mondo, stanno cadendo tutti i governi alleati di Bush nell'invasione dell'Irak. La vittoria del No alla Costituzione europea nei referendum in Francia e Olanda ha indebolito il progetto di una unità imperialista continentale lanciato nel 1991 a Maastricht. Al contempo, cresce l'opposizione dei lavoratori agli attacchi alle loro conquiste storiche, sia in Francia che in Italia. E cresce anche, in vari Paesi, la lotta dei lavoratori immigrati e quella della gioventà delle periferie parigine.
Negli Stati Uniti, le sconfitte in Medio Oriente si sono trasformate in un boomerang, con riflessi nelle elezioni legislative in cui c'è stata una marea di voti contro Bush. Al contempo, il massiccio ingresso in scena dei lavoratori immigrati, con le loro rivendicazioni, ha ricordato alla borghesia imperialista più forte del pianeta che non è esentata dalla lotta di classe in casa propria.
In ognuna di queste lotte, la Lit ha un criterio chiaro per collocarsi: stiamo con gli oppressi contro gli oppressori. Per qusto siamo con lavoratori contro i padroni e i loro governi; con la resistenza irachena e afghana perché sconfigga gli occupanti imperialisti; con le masse popolari libanesi e palestinesi contro Israele; con il popolo haitiano perché espella i Caschi blu dell'Onu; con gli immigrati nella loro lotta per guadagnare pieni diritti lavorativi e sindacali; con le donne, i giovani e coloro che sono sessualmente oppressi e lottano contro discriminazioni e persecuzioni imposte dal capitalismo.

 

LA POLITICA DELL'IMPERIALISMO

Sarebbe un grave errore, tuttavia, pensare che l'imperialismo si arrenderà cavallerescamente davanti alle lotte. Oppure che sia possibile, come sostengono i promotori del Social Forum Mondiale, rendere "più umano" il suo carattere sfruttatore e assassino.
Al contrario, come una bestia feroce che si lecca le ferite, l'imperialismo statunitense risponde con ferocia: aumenta le spese militari e il numero di soldati in Irak e Afghanistan. Al contempo, minaccia di lanciare un attacco-lampo contro l'Iran, con la scusa del suo "pericoloso" piano tecnologico nucleare. E quando non può farlo in modo diretto, l'imperialismo ricorre alla sua eterna complice, l'Onu, perché gli copra le spalle inviando Caschi blu, come in Libano e ad Haiti.
No, l'imperialismo non si arrenderà in modo mansueto e cavalleresco. Questo cancro che distrugge l'umanità scomparirà solo quando sarà definitivamente sconfitto. Finché ciò non accadrà, la realtà mondiale sarà caratterizzata dalla contrapposizione che vede da una parte i lavoratori e le masse popolari e dall'altra parte l'imperialismo e i suoi alleati. Una battaglia feroce tra la rivoluzione e la controrivoluzione.

 

LA TRAPPOLA DEL FRONTE POPOLARE E DEI GOVERNI POPULISTI

Di fronte alla poderosa ascesa rivoluzionaria che attraversa l'America Latina, e davanti al fallimento dei tentativi repressivi e alla disfatta elettorale dei suoi candidati preferiti, l'imperialismo ha dovuto accettare l'esistenza di governi di fronte popolare e di governi guidati da figure populiste, che si sono estesi per il continente.
Ha dovuto cioè manovrare con maggiore abilità e utilizzare strumenti diversi per frenare e sconfiggere le rivoluzioni: i governi di fronte popolare guidati da organizzazioni e dirigenti operai, come Lula in Brasile, o contadini, come Evo Morales in Bolivia. O ancora governi diretti da figure che godono di un grande prestigio popolare, come Chavez in Venezuela o Rafael Correa in Ecuador.
In tutti questi casi si tratta di governi borghesi che difendono il sistema capitalista e non affrontano realmente l'imperialismo, di là dalla loro retorica di sinistra. Però, a causa delle organizzazioni o dei leader che li dirigono, questi governi sono considerati dalla maggioranza dei movimenti di massa come "propri governi", nascondendo così ciò che realmente sono: strumenti della borghesia e dell'imperialismo per affrontare una fase per loro difficile della lotta di classe. Questi governi si basano sull'inganno e seminano illusioni tra le masse per cercare di "addormentare" la lotta e così frenare e sconfiggere i processi rivoluzionari, o evitare che si producano, come nel caso del Brasile.
Se c'è qualcosa che dimostra chiaramente il carattere di "agenti di sinistra" dell'imperialismo della maggioranza di questi governi è l'invio di truppe, camuffate come Caschi blu dell'Onu, per occupare Haiti e reprimere il suo popolo, coprendo le spalle a Bush, realizzato da Lula (Brasile), Bachelet (Cile), Kirchner (Argentina) e Tabaré Vézquez (Uruguay).
La lotta contro i governi di fronte popolare e populisti è un dovere di tutti i rivoluzionari in quanto è una imperiosa necessità delle masse latinoamericane. Tuttavia, questi governi godono oggi di un vasto sostegno popolare perché le masse credono ancora nelle loro promesse. Come si può dunque sviluppare questa lotta? La Lit ritiene che dobbiamo agire come indicava Lenin, nell'aprile 1917, di fronte a un governo con quelle stesse caratteristiche: il compito dei rivoluzionari "finché siamo in minoranza" è quello di "spiegare pazientemente alle masse la completa falsità di tutte le promesse" di questi governi e, al contempo, "la necessità che tutto il potere passi nelle mani della classe opearaia", preparando così le lotte che si produrranno, inevitabilmente, in futuro.

 

L'ALLUVIONE OPPORTUNISTA

Nel loro tentativo di ingannare le masse, i governi di fronte popolare e populisti, e l'imperialismo stesso, possono contare, purtroppo, sul sostegno di numerose correnti della sinistra che, in passato, rivendicavano la rivoluzione e il socialismo.
A partire dalla caduta dell'Urss e degli altri Stati operai del mondo, una vera alluvione opportunista investì la maggioranza della sinistra e la condusse ad abbandonare, esplicitamente o implicitamente, la lotta per la rivoluzione socialista.
Per esempio, Rifondazione Comunista, in Italia, che si proponeva di riorganizzare la sinistra di questo Paese, e che fu presa come modello dai cosiddetti "partiti anticapitalisti", oggi è una delle principali forze del governo imperialista di Romano Prodi. Ma è anche il caso di vecchie organizzazioni guerrigliere, come la maggioranza dei Tupamaros uruguaiani, o del Fsln nicaraguense, o del Fmln salvadoregno: tutti già diventati, o in procinto di diventare, puntelli dei governi borghesi dei rispettivi Paesi.
La stessa cosa accade con le forze e i promotori del Social Forum Mondiale, il cui slogan "un altro mondo è possibile"si basa sulla presunta possibilità di "umanizzare" il capitalismo.
Altre organizzazioni mantengono ancora nel loro programma l'obittivo del socialismo. Ma, come il cosiddetto Segretariato Unificato della Quarta Internazionale [rappresentato in Italia da Sinistra Critica di Turigliatto, ndt], hanno abbandonato la convinzione che questo obiettivo è possibile solo attraverso la rivoluzione socialista e la dittatura del proletariato. Il risultato è che, anche se per vie diverse, le organizzazioni del Segretariato Unificato entrano a far parte di governi borghesi, come in Brasile, o stanno nelle maggioranze parlamentari di questi governi, come in Italia.
Per parte loro, varie organizzazioni che si definiscono trotskiste conservano -sulla carta- il programma della rivoluzione socialista, ma lo hanno abbandonato nella loro politica e nella pratica quotidiana, dato che si sono trasformate in semplici apparati per la partecipazione alle elezioni borghesi o appoggiano governi borghesi come quello di Chavez o di Lula, con la scusa di "dialogare con le masse".

 

LA "MADRE DI TUTTE LE BATTAGLIE": LA COSTRUZIONE DI UNA DIREZIONE RIVOLUZIONARIA

I lavoratori e le masse, lungi dall'"uscire di scena", come molti annunciarono negli anni Novanta, sono oggi uno dei poli della situazione mondiale. La loro lotta si dimostra capace di battere l'imperialismo, abbattere governi e guadagnare vittorie.
Tuttavia, tutto l'eroismo e la combattività delle masse, imprescindibili per il successo, non possono, di per sé, sconfiggere definitivamente il capitalismo imperialista e iniziare la marcia verso il socialismo senza una direzione rivoluzionaria internazionale che, coscientemente, sia disposta a guidare questa lotta fino al suo fine. Senza questa vittoria definitiva, tutte le conquiste finiscono con l'essere temporanee e deboli e il capitalismo riesce ad annullarle o con la forza militare o con la complicità delle direzioni traditrici del movimento di massa. Per esempio: la giornata lavorativa di otto ore, conseguita con una dura lotta nella prima metà del XX secolo, oggi è persa, di fatto o di diritto, nella maggioranza dei Paesi. Così pure si è persa quella grande conquista che fu l'esproprio della borghesia in un terzo del pianeta.
Per questo, costruire la direzione rivoluzionaria è il principale compito dei lavoratori e delle masse del mondo. Come diceva Lev Trotsky, nel Programma fondativo della Quarta Internazionale: "La crisi dell'umanità è la crisi della sua direzione rivoluzionaria."
In questo senso, la caduta dell'apparato stalinista mondiale, diretto dalla burocrazia che governava l'ex Urss, tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta, ha rappresentato un fatto molto positivo in quanto ha eliminato il più potente ed efficace aiuto dell'imperialismo nel suo obiettivo di sconfiggere, frenare o congelare le rivoluzioni nel mondo. Con lo sparire di questa "camicia di forza", il compito di costruire una direzione rivoluzionaria mondiale ha acquisito maggiori possibilità rispetto al passato.
Ciò non significa, come abbiamo visto, che non sorgano nuovi ostacoli, come il chavismo o le correnti di fronte popolare disposte a svolgere il ruolo di deviare la lotta delle masse e salvare il capitalismo. Ma queste correnti, pur essendo indiscutibilmente molto più forti delle organizzazioni rivoluzionarie, sono al contempo, viste nella prospettiva storica, molto più deboli del vecchio apparato stalinista mondiale.

 

GLI OBIETTIVI DELLA LIT

Per la Lega Internazionale dei Lavoratori la costruzione di una direzione rivoluzionaria mondiale significa, come primo passo, la ricostruzione della Quarta Internazionale, l'organizzazione fondata da Lev Trotsky nel 1938, in alternativa allo stalinismo e come embrione di questa direzione.
I nostri obiettivi centrali possono riassumersi in poche righe:

- Per porre fine allo sfruttamento, alla fame e alla miseria che il capitalismo impone al mondo, è necessaria una rivoluzione mondiale, primo passo per la costruzione del socialismo.

- Questa rivoluzione inizia a livello nazionale con la presa del potere da parte dei lavoratori, la distruzione dello Stato e delle forze armate borghesi e la costruzione di Stati di tipo nuovo (Stati operai).

- Ma la rivoluzione deve necessariamente estendersi a livello mondiale, prendendo il potere nei principali Paesi fino a sconfiggere definitivamente l'imperialismo. In caso contrario, l'imperialismo continuerà a essere la forza economica e militare dominante nel mondo, capace di isolare, indebolire e, infine, sconfiggere quegli Stati operai. Per questo non esiste alcuna possibilità di costruire il "socialismo in un Paese solo" (o in alcuni Paesi) come invece sostennero lo stalinismo e le sue varianti. Come dimostra l'esperienza storica, quella politica portò, inevitabilmente, alla caduta di tutti gli Stati operai esistenti.

- Per portare avanti il loro compito, i lavoratori e le masse devono costruire organismi democratici di lotta che, in una prima fase, siano i motori della rivoluzione e, una volta preso il potere, divengano la base dei futuri Stati operai. Il nostro modello di rivoluzione socialista nasce come un processo di lotta e di organizzazione democratica dei lavoratori e delle masse. E' la lezione dell'esperienza storica che ha dimostrato come i processi rivoluzionari diretti burocraticamente da "segretari generali" o "comandanti" sono tutti falliti.

- Al contempo, è necessario costruire partiti rivoluzionari nazionali, basati sul centralismo democratico, come parte di una organizzazione rivoluzionaria mondiale che sia capace di dirigere coscientemente questo processo di organizzazione e di lotta dei lavoratori e delle masse.

- Il compito di costruire una direzione rivoluzionaria mondiale non può essere portato avanti senza combattere costantemente tutte le direzioni di fronte popolare, populiste, riformiste o "socialiste burocratiche" che tentano di deviare la lotta dei lavoratori e delle masse verso vicoli ciechi; la stessa lotta va condotta contro chi, con qualsiasi argomento, capitola a queste direzioni.

Ecco perché, in questo 1 maggio, mentre appoggiamo tutte le lotte degli oppressi contro gli oppressori, vogliamo anche dire ai lavoratori e alle masse popolari che il più imprescindibile di tutti i compiti è la ricostruzione della Quarta Internazionale.
Sulla base di questa proposta centrale, la Lit e il Centro Internazionale del Trotskismo Ortodosso (Cito) hanno deciso di riunificarsi nel prossimo congresso mondiale della Lit (marzo 2008). E il Partito di Alternativa Comunista (PdAC) ha votato nel suo congresso fondativo l'ingresso nella nostra organizzazione internazionale, come sezione italiana. Altre organizzazioni hanno avviato una discussione con la Lit in Argentina, nell'America Centrale e in altre parti del mondo. Sono i primi passi di una politica il cui obiettivo è la ricostruzione della Quarta Internazionale. La Lit si impegna a porre tutte le sue forze al servizio di questo compito e fa appello a tutti i rivoluzionari del mondo a unirsi a essa.

 

Viva il 1 maggio!

Viva la lotta dei lavoratori e delle masse popolari del mondo!

Viva la rivoluzione socialista mondiale|

Per la ricostruzione della Quarta Internazionale!

 

 

Segretariato Internazionale

della Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale

 

 

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Un importante fatto simbolico

IL PRIMO MAGGIO TORNA A ESSERE UN GIORNO DI LOTTA NEGLI STATI UNITI

 

Come abbiamo visto, il 1 maggio, come giorno di lotta operaia, nacque negli Stati Uniti, nel 1886, con la manifestazione per la giornata di 8 ore convocata dall'organizzazione sindacale Cavalieri del Lavoro di Chicago. Vari suoi dirigenti furono poi incarcerati, processati e giustiziati, e passarono alla storia come i Martiri di Chicago.
Da allora, la borghesia statunitense ha cercato in ogni modo di cancellare questi fatti dalla memoria dei lavoratori del Paese e, così, di separarli dai loro fratelli nel resto del mondo. Nella Haymarket Square (Piazza del Mercato del fieno) di Chicago non vi è alcuna testimonianza di quella manifestazione o degli scontri tra operai e polizia. Un monumento in omaggio ai Martiri di Chicago, eretto poco dopo la loro uccisione, fu tolto dalle autorità. In risposta, il busto di un poliziotto morto, fu distrutto da mano anonima.
Il 1 maggio, giorno di lotta operaia, si trasformò così in un misterioso May Day (giorno di maggio) e, al contempo, fu decretato che il Labour Day (giorno del lavoro) si commemorasse ogni primo lunedì di settembre, una festa priva di ogni significato storico.

 

L'ANNO SCORSO

Ma nemmeno la borghesia più forte del mondo può occultare per sempre la verità storica o evitare la lotta di classe. Sempre di più, il 1 maggio torna a essere un giorno di lotta operaia negli Stati Uniti, per opera dei lavoratori immigrati, specialmente latinoamericani, che conservano questa tradizione dal proprio Paese di origine.
Dopo le grandi manifestazioni del 9 e 10 aprile del 2006, per esigere il diritto a vivere e lavorare legalmente negli Usa, fu convocata, per il 1 di maggio dell'anno scorso, una giornata di lotta sotto lo slogan "un giorno senza immigrati". Si trattava, in realtà, di uno sciopero generale dei lavoratori di origine straniera per dimostrare la loro importanza nell'economia del Paese. Non era una cosa semplice da fare in quanto, negli Stati Uniti, il 1 maggio è un normale giorno lavorativo. I lavoratori dovevano quindi sfidare il rischio di essere licenziati, di perdere la "green card" (il permesso di soggiorno) o anche, per quanto riguarda gli immigrati illegali, la deportazione immediata; oltre a tutto ciò, vi furono anche le minacce di gruppi fascisti a varie organizzazioni dei lavoratori e a loro dirigenti.

Nonostante tutto ciò, la giornata fu un grande successo. Centinaia di migliaia lasciarono il lavoro e parteciparono ai cortei delle grandi città del Paese, come a New York, Los Angeles, Chicago oppure nelle medie e piccole città. Persino ad Anchorage (in Alaska) alcune decine di manifestanti sfidarono il gelido clima della loro città.
In diversi casi, i manifestanti sfilarono con le loro tute o abiti di lavoro, con piccoli cartelli con su scritto "Non siamo criminali, siamo lavoratori", o raccolti attorno alle bandiere delle loro organizzazioni, come la Rete Nazionale dei Braccianti (operai agricoli messicani) e i suoi slogan: "Non vogliamo essere schiavi di nessuno".
In questo modo, nonostante gli sforzi della borghesia statunitense per un secolo intero, il 1 maggio è tornato a essere un giorno di lotta dei lavoratori.

 

L'IMPORTANZA DELLO SCIOPERO NEGLI USA

Lo sciopero massiccio e le manifestazioni dell'anno scorso non sono un fatto secondario. Attualmente, circa il 25% della classe lavoratrice statunitense è immigrata, specialmente latinoamericana. E' sufficiente attraversare qualsiasi città degli Usa per constatare questo fatto nei negozi, negli hotel, nei ristoranti, nell'edilizia, tra gli operai stradini.
Che migliaia di lavoratori vadano a sfilare per le strade il 1 maggio negli Stati Uniti è, senza dubbio, un evento di grande valore simbolico. E' anche un fatto di grande importanza per tutte le masse popolari del mondo: perché i settori più sfruttati ed emarginati della classe operaia statunitense iniziano la lotta e cominciano a scuotere dalle fondamenta questa società. Il futuro dirà se questi fatti rappresentano l'emergere di un ponte che unirà i processi rivoluzionari latinoamericani e l'inizio della rivoluzione socialista negli Stati Uniti.

 

(La dichiarazione del Segretariato della Lit e l'articolo sugli Usa compongono il n. 128 del Corriere Internazionale della Lit. Traduzione di Francesco Ricci)

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