di Claudio Mastrogiulio
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Dal 15 maggio, infatti, all'interno della città madrilena, s'è insediata una sorta di "Comune" che porta avanti una serie di parole d'ordine molto interessanti. Si tratta non di mere rivendicazioni "politiciste", come alcuni osservatori vorrebbero far credere, ma dell'esplosione di una rabbia sociale che le contraddizioni del capitalismo hanno creato e fomentato. I manifestanti spagnoli non chiedono soltanto la fine della corruzione o l'allentamento del potere oligarchico dei partiti borghesi; ciò che viene posto al centro della mobilitazione è l'incompatibilità dei loro interessi con quelli dei poteri forti che ne condizionano le esistenze. E' ormai patrimonio comune il ruolo antipopolare ricoperto dalle banche, veri e propri strozzini legalizzati, che detengono il potere effettivo in Spagna (ma, in generale, in tutti i Paesi a capitalismo avanzato); l'assoluto fallimento del governo Zapatero che, dietro un'apparenza di cambiamento, dopo essere stato esaltato da tutta la sinistra governista (come oggi succede qui da noi con i vari Vendola, Pisapia, De Magistris), ha peggiorato le condizioni di vita dei lavoratori e dei giovani spagnoli, garantendo sempre più ampi margini di profitto alle imprese, alle banche ed alle asicurazioni. Si rimanda, solo per fare un esempio, all'ultima riforma del mercato del lavoro, con cui Zapatero ha ulteriormente ristretto lo spettro di progettualità di vita per i giovani lavoratori, conculcandone diritti che sembravano essere ormai acquisiti.
La straordinaria mobilitazione
Tornando alla grande mobilitazione messa in campo dagli indignados (questo è il nome che i manifestanti si sono dati), tutto ha avuto inizio il 15 maggio. La principale manifestazione era a Madrid, con migliaia di giovani ad occupare la piazza di Puerta del Sol; sulla scia della capitale, significative mobilitazioni ci sono state a Barcellona, Valencia, Saragozza, Palma di Maiorca, Siviglia e Bilbao.
La repressione di Zapatero
Al grido di "Occupiamo la Piazza", dal 15 maggio fino al momento in cui scriviamo, la masse spagnole stanno dando dimostrazione di una grande radicalità e tenacia. Aspetti che si sono forgiati anche grazie alle azioni repressive predisposte dal governo di Zapatero. Con l'alibi, alquanto ridicolo, delle elezioni amministrative (tenutesi il 22 maggio, e che hanno visto il tracollo del partito di Zapatero), il governo ha tentato di soffocare la mobilitazioni, facendo oggetto i giovani in piazza di attacchi fisici e numerosi arresti. Zapatero (per anni indicato come un esempio da Bertinotti, Vendola e Ferrero...) ha mandato la polizia per sgomberare con i manganelli e i proiettili di gomma le piazze. Pesante l'attacco repressivo in Plaza de Catalunya a Barcellona. Ma tutto questo ha prodotto l'effetto opposto rispetto a quello preconizzato dall'esecutivo, unificando e radicalizzando maggiormente la piazza.
Le prospettive
Questo movimento ha importanti prospettive che potranno concretizzarsi se saprà risolvere problemi di organizzazione e direzione, di unione delle lotte operaie e giovanili: tutti temi che oggi si dibattono in Spagna. Le ottime premesse potranno concretizzarsi per il meglio, rendendo permanente e non più occasionale queste mobilitazioni, solo se il movimento saprà saldare le rivendicazioni giovanili con quelle dei lavoratori (nativi ed immigrati), in una prospettiva autenticamente alternativa al sistema capitalistico. E' in questo quadro che si inserisce l'intervento quotidiano in questa grande mobilitazione dei militanti spagnoli della Lit-Quarta Internazionale.