
Le rivoluzioni, di norma, implicano
un'accelerazione nello svolgersi degli eventi. I giorni valgono mesi; i mesi,
anni, e gli anni, decenni.
Le esperienze si completano rapidamente. Governi
amati, rapidamente diventano odiati; grandiosi leader presunti vengono
rapidamente abbandonati e disconosciuti, dalla sera alla mattina, diventano
“stelle cadenti”. Tuttavia, anche all'interno di questa dinamica, anche con la
chiarezza circa la velocità del momento, ci sembra corretto affermare che nessun
governo, nella recente storia moderna, è riuscito in meno di un anno ad
accumulare tanta riprovazione popolare come quello dei Fratelli Musulmani in
Egitto.
È incredibile e impressionante la capacità unica che la Fratellanza
Musulmana ha avuto di unificare praticamente tutto un Paese contro la sua
politica. Dagli operai ai contadini alla burocrazia statale, dall'alta borghesia
alla grande stampa fino all'esercito, la Fratellanza ha raggiunto un “risultato”
di incredibili proporzioni: il suo è diventato, in pochi mesi, il governo più
odiato nella storia del Medio Oriente.
Non è stato sempre così. In realtà,
fino a poco tempo fa non era così. Quando Mohammad Morsi è diventato presidente
della repubblica egiziana, un anno fa, circa un milione di persone si sono
mobilitate per salutarlo. Nonostante avesse ottenuto solo 5 milioni di voti
nella sua elezione al primo turno, Morsi ha poi raggiunto i 13 milioni dopo
essere riuscito ad unificare sulla sua candidatura una parte significativa
dell'opposizione al secondo turno. Nella sfida con un ex-ministro di Mubarak,
buona parte della gioventù rivoluzionaria ha dato il suo “voto utile”, alla
Fratellanza.
Molto si è discusso della possibilità, durante quel periodo, che
l'esercito impedisse la sua assunzione alla carica di presidente. È stata la
mobilitazione popolare che ha fatto si che Morsi annientasse una potenziale
sopravvivenza dei resti del governo di Mubarak. La stessa mobilitazione popolare
che l'anno seguente l'ha abbattuto.
La politica della Fratellanza, nel corso
di quest'ultimo anno, ha combinato estrema arroganza, incompetenza e
autoritarismo, con le caratteristiche grottesche del settarismo religioso.
Nessuna parola meno che “disastro” può descrivere il governo
deposto.
Le strutture di controllo, servizio segreto, esercito, Ministero dell'Interno o Ministero di Informazione, i principali organi di potere del regime con Mubarak, sono stati mantenuti strutturalmente intatti. La Fratellanza ha evitato qualsiasi problema con loro: voleva solo passare una gomma per cancellare sul suo tormentato rapporto con l'establishment egiziano, e trasformarsi nel nuovo rappresentante dell'ordine.
Lo stesso vale nei confronti della borghesia. Gli sforzi dei Fratelli Musulmani per diventare i legittimi rappresentanti del capitale sono stati enormi. Hanno formato una associazione imprenditoriale “islamica”, hanno attratto per i propri negoziati gli antichi soci della famiglia Mubarak, e hanno anche portato nelle loro delegazioni internazionali i grandi uomini d'affari che finanziavano il partito del presidente deposto.
Hanno cercato, in qualche maniera, di inserirsi in queste strutture dello Stato. Tuttavia, non sono mai entrati in rotta di collisione con gli eredi del dittatore o con le sue politiche. Eppure, la loro ambizione è stata sufficiente per attizzare l'odio della borghesia. All'elite egiziana non piacciono gli islamisti.
Poco sarebbe costato alla Fratellanza adottare una politica di “Bolsa Família” [come in Brasile, ndr] per affrontare la miseria nel Paese. L'Egitto, uno dei Paesi con la maggiore massa di persone che vivono nella miseria del mondo, avrebbe potuto molto bene, sebbene con annacquate misure riformiste, elevare il livello di nutrizione generale della popolazione. Un sforzo minimo “alla Lula” che avrebbe potuto dare alla Fratellanza una base solida tra i più poveri. Ma neanche in questo si è sforzata. Al contrario, la Fratellanza è arrivata a discutere il taglio del sussidio al grano e ai combustibili, nel mezzo di una enorme crisi economica, per poter così dare garanzia agli “aiuti” finanziari del Fmi.
La proposta di tagliare i sussidi non è mai stato formalmente presentata ma quella di aumentare l'imposta sul consumo, una misura che chiaramente avrebbe inciso sulle tasche dei lavoratori, è stata difesa pubblicamente lo scorso novembre. La misura, che ha generato un'esplosione di odio contro il governo per le strade, è stata alcuni giorni dopo revocata in maniera patetica dal presidente sulla sua pagina facebook.
La stessa opposizione borghese e le istituzioni giudiziarie si ribellarono apertamente contro Morsi. Tuttavia, nonostante una parziale retromarcia su queste misure, il presidente si rifiutò di aprire un dialogo con l'opposizione, dando impulso via referendum a una nuova costituzione .
La logica che muoveva Morsi era semplice: se il governo evita le tensioni con l'esercito e le strutture di controllo, mantenendo le loro strutture intatte, e allo stesso tempo è in grado di mobilitare il suo partito in sua difesa, riuscirà a governare alla stesso maniera degli ultimi dittatori. Nemmeno l'opposizione borghese avrebbe dovuta essere tenuta in conto. Tra le sue carte, il leader della Fratellanza contava sul fermo appoggio dell'ambasciata americana.
Morsi ha ignorato la rivoluzione in corso. Chiudendo gli occhi di fronte alla profondità dell'opposizione delle masse alla sua politica, ha immaginato che il suo grande accordo lo proteggesse. Ha ignorato anche il grado di rifiuto che suscitava nella burocrazia statale e nell'esercito. Allo stesso tempo, le sue misure di cercare di inserire membri della Fratellanza Musulmana nella struttura dello Stato gli hanno causato problemi molto al di là di quanto potesse immaginare.
La Fratellanza Musulmana, un partito basato sulla piccola borghesia egiziana, non ha mai contato sulla simpatia della classe dominante. Occidentalizzata e secolare, la borghesia locale, così come la gerarchia dell'esercito, disprezzava i Fratelli Musulmani. Certo, Morsi ha strisciato in ginocchio per giurar loro lealtà, ma l'idea che il Paese sarebbe stato comandato da un dirigente impopolare, odiato nelle strade, e che fino a poco tempo prima aveva guidato un'organizzazione i cui membri l'esercito era solito arrestare e torturare, indispettiva la classe dominante.
Quando la situazione nelle strade ha indicato un rifiuto di massa della Fratellanza, la borghesia è entrata in azione. È cosa risaputa al Cairo che la burocrazia dello Stato, durante gli ultimi mesi, ha sabotato il governo. Si evidenzia tra gli altri il sabotaggio nella distribuzione di elettricità e combustibile. La stampa borghese si è trasformata in una grande arena per attacchi al governo, facendo si che diversi canali di informazione alternativa divenissero irrilevanti.
Secondo militanti della stampa indipendente, il lavoro di riferire i crimini commessi dalla Fratellanza aveva perso valore. Per la prima volta nella storia dell'Egitto, immagini degli apparati di controllo che massacravano manifestanti sono stati ripetutamente trasmessi in televisione, qualcosa mai accaduto nemmeno durante il governo della Giunta Militare immediatamente dopo la caduta di Mubarak.
Traduzione dall'originale spagnolo di Giovanni "Ivan" Alberotanza