Partito di Alternativa Comunista

Egitto Un fatto grande

Egitto
Un fatto grande
 
 
di Aldo Sauda (*)
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Le rivoluzioni, di norma, implicano un'accelerazione nello svolgersi degli eventi. I giorni valgono mesi; i mesi, anni, e gli anni, decenni.
Le esperienze si completano rapidamente. Governi amati, rapidamente diventano odiati; grandiosi leader presunti vengono rapidamente abbandonati e disconosciuti, dalla sera alla mattina, diventano “stelle cadenti”. Tuttavia, anche all'interno di questa dinamica, anche con la chiarezza circa la velocità del momento, ci sembra corretto affermare che nessun governo, nella recente storia moderna, è riuscito in meno di un anno ad accumulare tanta riprovazione popolare come quello dei Fratelli Musulmani in Egitto.
È incredibile e impressionante la capacità unica che la Fratellanza Musulmana ha avuto di unificare praticamente tutto un Paese contro la sua politica. Dagli operai ai contadini alla burocrazia statale, dall'alta borghesia alla grande stampa fino all'esercito, la Fratellanza ha raggiunto un “risultato” di incredibili proporzioni: il suo è diventato, in pochi mesi, il governo più odiato nella storia del Medio Oriente.
Non è stato sempre così. In realtà, fino a poco tempo fa non era così. Quando Mohammad Morsi è diventato presidente della repubblica egiziana, un anno fa, circa un milione di persone si sono mobilitate per salutarlo. Nonostante avesse ottenuto solo 5 milioni di voti nella sua elezione al primo turno, Morsi ha poi raggiunto i 13 milioni dopo essere riuscito ad unificare sulla sua candidatura una parte significativa dell'opposizione al secondo turno. Nella sfida con un ex-ministro di Mubarak, buona parte della gioventù rivoluzionaria ha dato il suo “voto utile”, alla Fratellanza.
Molto si è discusso della possibilità, durante quel periodo, che l'esercito impedisse la sua assunzione alla carica di presidente. È stata la mobilitazione popolare che ha fatto si che Morsi annientasse una potenziale sopravvivenza dei resti del governo di Mubarak. La stessa mobilitazione popolare che l'anno seguente l'ha abbattuto.
La politica della Fratellanza, nel corso di quest'ultimo anno, ha combinato estrema arroganza, incompetenza e autoritarismo, con le caratteristiche grottesche del settarismo religioso. Nessuna parola meno che “disastro” può descrivere il governo deposto.

 
Dalla prigione al potere
I quasi 60 anni durante i quali la Fratellanza è stata all'opposizione ai militari l'hanno trasformata, inevitabilmente, in un'organizzazione abituata alla clandestinità. Durante questo periodo, si è sviluppata una profonda ostilità alle forze di repressione che l'hanno sistematicamente perseguita. Si sperava, come minimo, che i Fratelli Musulmani riformassero alcuni di questi organi, ma loro non cercavano guai.
Le strutture di controllo, servizio segreto, esercito, Ministero dell'Interno o Ministero di Informazione, i principali organi di potere del regime con Mubarak, sono stati mantenuti strutturalmente intatti. La Fratellanza ha evitato qualsiasi problema con loro: voleva solo passare una gomma per cancellare sul suo tormentato rapporto con l'establishment egiziano, e trasformarsi nel nuovo rappresentante dell'ordine.
Lo stesso vale nei confronti della borghesia. Gli sforzi dei Fratelli Musulmani per diventare i legittimi rappresentanti del capitale sono stati enormi. Hanno formato una associazione imprenditoriale “islamica”, hanno attratto per i propri negoziati gli antichi soci della famiglia Mubarak, e hanno anche portato nelle loro delegazioni internazionali i grandi uomini d'affari che finanziavano il partito del presidente deposto.
Hanno cercato, in qualche maniera, di inserirsi in queste strutture dello Stato. Tuttavia, non sono mai entrati in rotta di collisione con gli eredi del dittatore o con le sue politiche. Eppure, la loro ambizione è stata sufficiente per attizzare l'odio della borghesia. All'elite egiziana non piacciono gli islamisti.
 
Il neoliberismo islamico
Sorprendente inoltre il grado di ultraliberismo della politica economica dei Fratelli. Sono arrivati a valutare perfino la privatizzazione delle piramidi. La proposta del governo, difesa da Adel Abdel Sattar, Segretario Generale del Consiglio Superiore delle Antichità, a dispetto dell'esser stata dibattuta dai ministri del presidente, per fortuna, è stata accantonata per difficoltà tecniche.
Poco sarebbe costato alla Fratellanza adottare una politica di “Bolsa Família” [come in Brasile, ndr] per affrontare la miseria nel Paese. L'Egitto, uno dei Paesi con la maggiore massa di persone che vivono nella miseria del mondo, avrebbe potuto molto bene, sebbene con annacquate misure riformiste, elevare il livello di nutrizione generale della popolazione. Un sforzo minimo “alla Lula” che avrebbe potuto dare alla Fratellanza una base solida tra i più poveri. Ma neanche in questo si è sforzata. Al contrario, la Fratellanza è arrivata a discutere il taglio del sussidio al grano e ai combustibili, nel mezzo di una enorme crisi economica, per poter così dare garanzia agli “aiuti” finanziari del Fmi.
La proposta di tagliare i sussidi non è mai stato formalmente presentata ma quella di aumentare l'imposta sul consumo, una misura che chiaramente avrebbe inciso sulle tasche dei lavoratori, è stata difesa pubblicamente lo scorso novembre. La misura, che ha generato un'esplosione di odio contro il governo per le strade, è stata alcuni giorni dopo revocata in maniera patetica dal presidente sulla sua pagina facebook.
 
Il faraone
Tra le altre misure di novembre, il presidente varò una dichiarazione costituzionale che gli conferiva, istituzionalmente, più potere di qualsiasi leader egiziano dall'antichità ai giorni nostri. Morsi, con una sola firma, si concedeva il potere giudiziario e legislativo, oltre a delegare fondamentalmente al suo partito l'autorità per redigere la nuova Costituzione del Paese. Le misure, sommate all'aumento delle imposte e alle discussioni sul taglio dei sussidi, hanno alimentato le battaglie di strada contro il regime, in cui una parte significativa dei giovani sono scesi in strada.
La stessa opposizione borghese e le istituzioni giudiziarie si ribellarono apertamente contro Morsi. Tuttavia, nonostante una parziale retromarcia su queste misure, il presidente si rifiutò di aprire un dialogo con l'opposizione, dando impulso via referendum a una nuova costituzione .
La logica che muoveva Morsi era semplice: se il governo evita le tensioni con l'esercito e le strutture di controllo, mantenendo le loro strutture intatte, e allo stesso tempo è in grado di mobilitare il suo partito in sua difesa, riuscirà a governare alla stesso maniera degli ultimi dittatori. Nemmeno l'opposizione borghese avrebbe dovuta essere tenuta in conto. Tra le sue carte, il leader della Fratellanza contava sul fermo appoggio dell'ambasciata americana.
Morsi ha ignorato la rivoluzione in corso. Chiudendo gli occhi di fronte alla profondità dell'opposizione delle masse alla sua politica, ha immaginato che il suo grande accordo lo proteggesse. Ha ignorato anche il grado di rifiuto che suscitava nella burocrazia statale e nell'esercito. Allo stesso tempo, le sue misure di cercare di inserire membri della Fratellanza Musulmana nella struttura dello Stato gli hanno causato problemi molto al di là di quanto potesse immaginare.
La Fratellanza Musulmana, un partito basato sulla piccola borghesia egiziana, non ha mai contato sulla simpatia della classe dominante. Occidentalizzata e secolare, la borghesia locale, così come la gerarchia dell'esercito, disprezzava i Fratelli Musulmani. Certo, Morsi ha strisciato in ginocchio per giurar loro lealtà, ma l'idea che il Paese sarebbe stato comandato da un dirigente impopolare, odiato nelle strade, e che fino a poco tempo prima aveva guidato un'organizzazione i cui membri l'esercito era solito arrestare e torturare, indispettiva la classe dominante.
Quando la situazione nelle strade ha indicato un rifiuto di massa della Fratellanza, la borghesia è entrata in azione. È cosa risaputa al Cairo che la burocrazia dello Stato, durante gli ultimi mesi, ha sabotato il governo. Si evidenzia tra gli altri il sabotaggio nella distribuzione di elettricità e combustibile. La stampa borghese si è trasformata in una grande arena per attacchi al governo, facendo si che diversi canali di informazione alternativa divenissero irrilevanti.
Secondo militanti della stampa indipendente, il lavoro di riferire i crimini commessi dalla Fratellanza aveva perso valore. Per la prima volta nella storia dell'Egitto, immagini degli apparati di controllo che massacravano manifestanti sono stati ripetutamente trasmessi in televisione, qualcosa mai accaduto nemmeno durante il governo della Giunta Militare immediatamente dopo la caduta di Mubarak.
 
 
(*) Dal sito della Lit-Quarta Internazionale
Traduzione dall'originale spagnolo di Giovanni "Ivan" Alberotanza
 

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