Partito di Alternativa Comunista

Elezioni in Brasile

Elezioni in Brasile  

C'E' UN'ALTERNATIVA SOCIALISTA PER I LAVORATORI

Ufficializzata la candidatura di Zé Maria, storico dirigente di Conlutas e del Pstu

 

di Valerio Torre
 
Dunque, è ufficiale. Lo scorso 5 luglio sono scaduti i termini per la presentazione delle candidature alla presidenza della repubblica e dei programmi: in dieci si contenderanno la carica di presidente del Brasile dopo due mandati svolti da Lula, che, non potendo più ripresentarsi, candida per il Pt (Partido dos Trabalhadores) e per una coalizione ampia di partiti la propria “delfina”, Dilma Roussef, ministro in carica, favorita nei sondaggi nella corsa verso il Planalto (1)
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elezioni brasile
La sfida la vede contrapposta a José Serra, storico esponente del Psdb (Partido da Social Democracia Brasileira), già ministro del governo di Fernando Henrique Cardoso e governatore uscente dello Stato di San Paolo, anch’egli sostenuto da una vasta coalizione.
La stampa presenta questa consultazione elettorale come lo specchio di una polarizzazione fra queste due candidature, strizzando l’occhio alla presentazione di un “terzo incomodo”: si tratta di Marina Silva, appoggiata dal Pv (Partido Verde) ed ex ministro all’ambiente del governo Lula, durante la cui carica si sono consumati i peggiori crimini ai danni dell’ecosistema del Paese sudamericano (liberalizzazione dei prodotti transgenici, deforestazione dell’Amazzonia e sua lottizzazione in favore dei commercianti del legno di tutto il mondo) per consentire maggiori profitti alle multinazionali imperialiste.
Ma stanno realmente così le cose?
 
Una falsa polarizzazione
Se si guarda ai programmi delle due coalizioni di centrosinistra e di centrodestra, non si notano differenze di fondo: quello dello sfidante Serra è tutto centrato sulle sue qualità di "buon amministratore", mentre quello della Roussef è completamente teso alla difesa dell’azione del governo Lula e all’approfondimento della sua politica di favore per l’agrobusiness della soia e di banche e imprese, cui promette ulteriori trasferimenti di denaro.
I due candidati, inoltre, stanno gareggiando a chi presenterà la miglior proposta di gestione delle famose “bolsa familia” (2): la qual cosa dimostra una volta di più che si tratta di un provvedimento nient’affatto “rivoluzionario”, come invece ce lo presentano i “progressisti” nostrani.
Il programma di Marina Silva non è affatto migliore di quello degli altri due sfidanti. E ciò spiega il favore con cui la sua candidatura viene presentata dai mezzi di comunicazione: un’ambientalista seguace di Chico Mendes non può che suscitare simpatia. Il fatto è che il suo programma “verde” tesse le lodi delle politiche dei precedenti governi Cardoso e Lula e mette al centro la riforma della separazione dell’assistenza dalla previdenza, ufficializzando così una manovra già posta in essere oggi dai difensori di questa “riforma” con l’evidente intenzione di creare un deficit per il settore previdenziale impedendo così di aumentare gli assegni ai pensionati.
 
Una candidatura realmente alternativa, una candidatura socialista
Oltre a questi candidati, altri sei scendono in campo (3), senza però costituire una reale alternativa rispetto a quelli già sinteticamente analizzati nelle righe che precedono.
Ma c’è un solo candidato che presenta un programma realmente socialista e anticapitalista, basato sulla rottura con l’imperialismo come precondizione affinché siano possibili misure a favore del lavoro, della sanità e dell’istruzione per tutta la società. Un programma discusso ed elaborato in appositi seminari e che si fonda su un insieme di misure come una estesa riforma agraria e la nazionalizzazione delle grandi imprese e del sistema finanziario come maniera per garantire il pieno impiego e la fine della povertà e della miseria, nella prospettiva di una società più giusta e ugualitaria, cioè socialista: unico modo per ottenere mutamenti profondi e strutturali per la società brasiliana.
Si tratta del compagno José Maria de Almeida (Zé Maria), candidato sostenuto dal Pstu (Partido Socialista dos Trabalhadores Unificado), organizzazione legata al PdAC dalla comune militanza nella Lit-Ci (Lega Internazionale dei Lavoratori – Quarta Internazionale).
Ci siamo diffusamente soffermati sulla candidatura di Zé Maria, pubblicando un ampio dossier sul nostro sito (4) che continueremo a mantenere aggiornato attraverso la presentazione di stralci del programma sottoposto al voto. Ma già oggi, sulla base di queste poche righe, possiamo dire che, se dieci sono i programmi in lizza, solo due sono le strade: la sostanziale difesa del quadro generale del capitalismo (semmai sottoposto a un più o meno accentuato maquillage) oppure la lotta senza quartiere al sistema che governa la nostra società per rovesciarlo e sostituirlo con un governo dei lavoratori e per i lavoratori.
Zé Maria, il Pstu e la Lit-Quarta Internazionale percorrono questa seconda.

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(1) Sede del governo brasiliano.
(2) I provvedimenti su cui Lula ha costruito la propria “fortuna” politica: si tratta di concessioni di un assegno concesso a famiglie in stato di povertà grave ed estrema. Grazie a questa misura, Lula viene visto come dio in terra da vastissimi settori di sottoproletariato emarginato.
(3) Si tratta di Levy Fidelix per il Prtb (Partido Renovador Trabalhista Brasileiro), Rui Costa Pimenta per il Pco (Partido da Causa Operária, una insignificante organizzazione della sinistra brasiliana che si caratterizza per il suo settarismo), José Maria Eymael per il Psdc (Partido Social Democrata Cristão), Ivan Pinheiro per il Pcb (Partido Comunista Brasileiro), João Américo de Souza per il Psl (Partido Social Liberal), Plínio de Arruda Sampaio per il Psol (Partido Socialismo e Libertade, sulla cui candidatura e sulle modalità dirompenti con cui il partito che lo sostiene è giunto a designarlo ci siamo lungamente soffermati nell’articolo “La candidatura del Psol in crisi” che potete leggere all’indirizzo
 

Guarda il filmato
della Convenzione nazionale del Pstu
che ha ufficializzato la candidatura di Zé Maria
 

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