No alla mattanza sionista a Gaza!
Dichiarazione del Segretariato Internazionale
della Lit

Gaza è sotto attacco sionista. Mentre scriviamo queste righe, il totale dei morti palestinesi arriva a 27 – dei quali 7 sono bambini – e quello dei feriti a più di 253, la maggior parte civili tra i quali si contano altri 62 bambini.
L'aggressione israeliana viene inquadrata
nella cosiddetta Operazione Pilastro Difensivo, che è iniziata a partire
dal lancio di razzi da parte di gruppi palestinesi, apparentemente legati alla Jihad
Islamica, che sono esplosi in territorio israeliano. Questa operazione,
secondo il primo ministro sionista Benjamin Netanyahu, ha l'obiettivo di “distruggere
gli arsenali ed eliminare i leader di Hamas”. Perseguendo questo scopo,
l'esercito israeliano ha attaccato fino ad ora circa 600 obiettivi a Gaza
attraverso bombardamenti aerei, di artiglieria pesante e con missili terra-aria
(antiaerei) che stanno causando stragi tra la popolazione palestinese, che si
rifugia come può nelle proprie case. Israele cinicamente afferma che sta
attaccando “obiettivi militari”, quando in realtà si tratta di case, scuole,
edifici pubblici e strade trafficate. La realtà è che Gaza sta bruciando e le
bombe israeliane cadono senza sosta su tutta la Striscia.
La situazione è peggiorata quando
l'esercito israeliano ha ucciso Ahmed Jabari, una figura politica riconosciuta
e capo militare di Hamas. Telaviv ha rivendicato questa azione come un “operazione
chirurgica” realizzata col supporto dell'intelligence per liquidare “la
catena di comando della leadership di Hamas, così come la sua infrastruttura
terroristica”. Questo è un altro omicidio mirato contro i membri della
resistenza palestinese, così come ce ne sono state altre centinaia di casi in
cui i nazi-sionisti hanno ucciso o incarcerato gli attivisti palestinesi al
fine di decapitare la resistenza.
Il sionismo prepara un'invasione di terra
Ci sono forti elementi che indicano che Israele non si fermerà al bombardamento massiccio e sta preparando un'invasione via terra. Ehud Barak, ministro della Difesa israeliano, ha ordinato la mobilitazione di più di 75.000 riservisti per far si “che i palestinesi paghino il prezzo” dei loro attacchi. Ciò avrà conseguenze o peggiori dell'ultima incursione terrestre, la famosa Operazione Piombo Fuso del 2008, in cui il sionismo ha ucciso 1.300 persone, causato migliaia di feriti, oltre ad aver distrutto circa 4.000 case e danneggiato il 15% delle abitazioni. Un'invasione militare aumenterebbe solo il massacro del popolo palestinese, ma sarebbe coerente con la politica di sterminio di massa di questo popolo che esegue lo stato nazi-sionista di Israele dal 1948.
Il popolo palestinese resiste con eroismo
Da parte sua, il popolo palestinese resiste, nonostante l'immensa superiorità militare dell'aggressore. Hamas, sotto la pressione della rabbia e della resistenza popolari, ha dichiarato che “Israele ha aperto le porte dell'inferno” e sta rispondendo agli attacchi lanciando, fino ad ora, più di 550 razzi verso le città israeliane. Per la prima volta dalla guerra del Golfo del 1991 suonano le sirene antiaeree a Gerusalemme. Infatti, tre dei suoi razzi Fajr-5 hanno colpito la colonia di Gush Etzion, a sud ovest di Gerusalemme. Questa è la prima volta che un missile colpisce le mura “della città santa” dal 1970 e il popolo palestinese ha giustamente festeggiato. E ancora. La resistenza palestinese ha anche dichiarato che i suoi miliziani hanno abbattuto a Gaza un aereo F-16 con un missile terra-aria. Ciò si verifica nonostante la superiorità militare di Israele, che attraverso il suo sistema antiaereo Iron Dome (Cupola di Ferro) ha intercettato 192 razzi lanciati da Gaza.
Obama appoggia incondizionatamente Israele
L'imperialismo nordamericano, come si poteva immaginare, si è collocato completamente al fianco della sua enclave militare in Medio Oriente. Da Washington, il governo di Obama ha affermato categoricamente che Israele ha il “diritto di difendersi”. “Condanniamo con forza il fuoco di fila di razzi da Gaza verso il sud di Israele”, ha dichiarato il Dipartimento di Stato nordamericano. Questo è il modo in cui l'imperialismo ha sempre avallato l'usurpazione dei territori e lo sterminio sistematico del popolo palestinese per mano del sionismo.
Il ruolo di Morsi e dei Fratelli Musulmani
Nel mezzo di questo conflitto, Morsi,
presidente dell'Egitto, cerca di stare in equilibrio su una corda floscia. Da
un lato, pretende di presentarsi come un difensore della causa palestinese
facendo discorsi in cui si dice che “gli israeliani devono capire che questa
aggressione è inaccettabile, e potrebbe portare all'instabilità di tutta la
regione”, aprendo temporaneamente il confine con Gaza al valico di Rafah
per accogliere i feriti e inviando il suo primo ministro, Hisham Kandil, a
visitare la Striscia. Ha anche ritirato il suo ambasciatore a Tel Aviv e ha
chiamato a consultazione il diplomatico israeliano residente al Cairo.
I Fratelli Musulmani, di cui Hamas si
considera il “braccio palestinese”, hanno anche convocato manifestazioni nella
capitale egiziana e hanno dichiarato che “il governo non può che cessare
tutte le relazioni con l'entità sionista, giacché lo Stato egiziano ha bisogno
di essere da esempio per gli arabi e i musulmani”.
Morsi si vede obbligato a prendere queste
decisioni, che sanno molto più di colpi ad effetto che di misure effettive, per
non scottarsi con il popolo egiziano e le masse arabe nel loro insieme, che
storicamente appoggiano la causa palestinese e condannano l'esistenza di
Israele. Infatti, in diversi Paesi arabi come l'Iran, il Pakistan e la Turchia,
ci sono state manifestazioni di massa di condanna agli attacchi sionisti. È
necessario esigere da Morsi che rompa le relazioni diplomatiche e commerciali
con Israele e gli Stati Uniti, a partire dall'annullamento del trattato di pace
con l'enclave sionista firmato nel 1979.
Il tradimento di Abbas e di Al Fatah
Nel frattempo, Mahmoud Abbas, il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese e leader di Al Fatah, nel mezzo degli attacchi di Israele, si è limitato a chiedere un “cessate il fuoco” e a sollecitare “riunioni d'emergenza” della Lega Araba e del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Non è possibile sperare di più da quella direzione, tanto marionetta di Israele come degli Usa e che in più di una occasione ha tradito apertamente le rivendicazioni storiche del popolo palestinese.
Per la difesa di Gaza e sostegno incondizionato alla resistenza palestinese!
La Lega Internazionale dei Lavoratori –
Quarta Internazionale condanna questo attacco di Israele e si colloca
incondizionatamente al fianco della resistenza palestinese e per la difesa di
Gaza. In questo senso, è necessario promuovere la più ampia mobilitazione e la
solidarietà internazionali, a partire dal dai Paesi del mondo arabo, per
pretendere la fine immediata dei bombardamenti, la cancellazione totale
dell'embargo alla Striscia di Gaza e l'apertura dei valichi di frontiera.
È fondamentale che tutte le organizzazioni
sociali, dei diritti umani e della sinistra si pronuncino contro gli attacchi
sionisti e che inizino una campagna di appoggio a Gaza e alla resistenza
palestinese.
Dobbiamo esigere dai governi di tutto il
mondo, soprattutto da quelli del Medio Oriente, che rompano le relazioni
diplomatiche e commerciali con il regime nazi-sionista di Israele, così come
l'invio di armamenti e di qualsiasi tipo di supporto materiale alla resistenza
palestinese che affronta gli attacchi Israeliani.
La barbarie israeliana nella Striscia di
Gaza ha dimostrato che non può esserci pace in Medio Oriente né diritti per il
popolo palestinese mentre esiste lo Stato di Israele. Da qui la necessità
urgente di mantenere e rafforzare la campagna permanente di boicottaggio contro
Israele, nella prospettiva della distruzione di questa enclave militare
dell'imperialismo.
Tutto questo considerando che l'unica
maniera di difendere realmente i diritti del popolo palestinese è lottare per
la distruzione dello Stato di Israele e la costruzione di un Stato Palestinese
laico, democratico e antirazzista, in tutto il territorio storico della
Palestina.
Segretariato Internazionale della Lega Internazionale dei Lavoratori – Quarta Internazionale
16 Novembre 2012
(Traduzione dallo spagnolo di Giovanni Ivan Alberotanza)