Parigi brucia!
di Alejandro Iturbe
Dopo questo primo successo, il processo di lotta continua: questo sabato duri scontri si sono verificati con l'imponente apparato repressivo dispiegato da Macron in tutto il paese: 90.000 poliziotti, carri armati e precedenti operazioni di intimidazioni, come irruzioni alle scuole superiori secondarie occupate dagli studenti. Le informazioni su questa giornata di sabato indicano un numero di gilet gialli tra 40.000 e 120.000 in tutto il paese, con epicentro a Parigi. Il bilancio della repressione e degli scontri è di 130 feriti e più di 1.000 arresti.
La sconfitta che è condensata nel ritiro dell'aumento dei prezzi del combustibile produce un grande indebolimento di Macron che, un anno e mezzo fa aveva assunto il potere con un numero elevato di voti e un grande sostegno popolare. Per questo motivo, egli ha cercato di mostrarsi duro per arrestare questa emorragia e la possibile dinamica del processo verso un abbandono anticipato.
È molto difficile prevedere l'evoluzione immediata della situazione in Francia perché ci sono diverse alternative possibili. Ancor più quando questa analisi viene fatta in un altro paese, sulla base di informazioni giornalistiche e di alcuni rapporti provenienti "dal campo". Sicuramente, questa analisi contiene imprecisioni che dovranno essere corrette nelle prossime settimane, così come lo sviluppo degli elementi che si combinano nella situazione e che, in questo articolo, ci limiteremo ad esporre.
I gilet gialli
Questo
processo e la velocità con cui ha assunto dimensioni di massa ha
sorpreso non solo il paese ma il mondo. La realtà è che esso si
stava diffondendo sui social network da diversi mesi, come
conseguenza dell'aumento dei carburanti: il 18% quest'anno
(l'inflazione annuale è appena superiore al 2%). Il contesto
fondamentale è rappresentato dal lento ma permanente impoverimento
di settori sempre più grandi della società francese.
L'ultimo
aumento annunciato dal governo (difeso da "motivazioni
ecologiche") è stato il fattore scatenante: "La benzina è
solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso", dice un
agricoltore che vive a Craponne-Sur-Arzon, un comune nel Sud della
Francia [1]. Nelle piccole città dell'interno, i commercianti, i
camionisti e settori di lavoratori si sono uniti ai contadini. Hanno
iniziato a bloccare le strade.
La
protesta si è diffusa sino a Parigi e in altre grandi città, dove è
stata sviluppata anche da piccoli proprietari (come i tassisti) e,
soprattutto, da giovani lavoratori "precari". “Qui c'è
di tutto, è gente come noi: lavoratori e liberi professionisti e
persone con piccole imprese”, racconta Justine, una militante di
sinistra di 69 anni in pensione [2]. Alcune giornate di mobilitazioni
hanno raccolto 300.000 persone (un terzo a Parigi).
Possiamo
definirla dunque come una mobilitazione di carattere popolare-plebeo
in cui si sono unificati, senza differenziazioni, diversi settori
impoveriti dal capitalismo-imperialista francese. È un processo
tremendamente progressivo, attorno a un programma di base: bassi
prezzi del carburante, aumento dei salari e fine dei licenziamenti,
imposte sui ricchi, azione sociale dello Stato, ecc. C'è stata anche
una chiara sfida al governo Macron e, più in generale, al regime
politico della cosiddetta quinta Repubblica, che alcuni settori hanno
reso espliciti nei loro slogan e richieste.
È
un tipo di mobilitazione che si sta sviluppando in modo sempre più
crescente in diversi paesi in tutto il mondo. Con alcune
caratteristiche comuni e altre specifiche, si possono citare le
Assemblee Popolari in Argentina (2001/2002), gli Indignados in Spagna
(2010), Occupy Wall Street (2011), Geração à Rasca in Portogallo
(2011), le mobilitazioni del giugno 2013 e lo sciopero dei camionisti
(2018) in Brasile, ecc. Con tutte le loro contraddizioni, sono
mobilitazioni molto progressive, che spesso hanno (o possono avere)
un grande impatto sull'indebolimento dei governi e dei regimi
democratici borghesi e una dinamica positiva della lotta di classe.
Uno
degli elementi più importanti è che tali mobilitazioni esprimono
una radicalizzazione dei metodi di azione dei settori medi impoveriti
verso una dinamica anticapitalista e, di conseguenza, minano la base
sociale tradizionale di questi regimi. Ad esempio, sull'Assemblea
nazionale [parlamento francese ndt] sono stati lanciati degli
escrementi ed è stata tirata fuori una ghigliottina , ricordando la
rivoluzione francese del 1789.
Per
questo motivo, noi rivoluzionari non dobbiamo solo sostenerle ma
anche promuoverle e intervenire attivamente in esse per proporre un
arricchimento del programma e l'incorporazione della classe
lavoratrice organizzata con i suoi metodi di lotta. È l'unico modo
per contestare la direzione e le dinamiche del processo non solo con
i settori riformisti che vogliono limitare la loro portata, ma anche
con le correnti di destra che vogliono cavalcare quel processo.
Da che parte stai?
Nel
caso dei gilet gialli, non vi è stata una direzione centralizzata,
ma diversi "coordinamenti" che si sono uniti nelle
mobilitazioni. Ciò ha prodotto la grande difficoltà del governo di
rendere omogeneo il tavolo dei negoziati al quale cercava di
neutralizzare la lotta. Questa diversità si è espressa anche nei
metodi di lotta. Alcuni settori hanno proposto di mantenere la
protesta "pacifica" (qualcosa di impossibile data
l'operazione repressiva del governo) mentre un'avanguardia molto
ampia ha affrontato la repressione e, in diversi casi, l'ha costretta
a ritirarsi.
Vi
è stata anche una chiamata a formare i "gilet verdi" per
partecipare alle mobilitazioni contro l'aumento dei carburanti, ma
proponendo una "piattaforma ecologica" per combattere
l'inquinamento causato dall'uso di combustibili fossili. Non siamo
contro questo punto ma, nel contesto di questa lotta, esso apre un
fianco agli argomenti del governo e, di fatto, divide le
mobilitazioni e il conflitto con Macron. Vi sono stati anche
coordinamenti di estrema destra e manifestazioni di xenofobia e
maschilismo in alcuni cortei e blocchi. Ma sono stati rapidamente
isolati e fermati da tutti i manifestanti.
L'azione
di questi settori (come quelli vicini a Marine Le Pen) è stata
favorita dalla posizione incerta (o esplicitamente contraria) dei
settori che continuano ad essere chiamati di sinistra (un termine che
oggi genera più confusione che chiarezza). Il partito socialista
dell'ex presidente François Hollande si è diviso e non ha una
posizione pubblica. Il Fronte di sinistra di Jean-Luc Mélenchon
prima ha guardato in silenzio e poi, dopo diversi giorni (non appena
i suoi sostenitori hanno partecipato attivamente alle
manifestazioni), è passato a sostenerle [le mobilitazioni ndt]. Il
Nuovo Partito Anti-Capitalista (NPA) dapprima ha "esitato"
e poi è passato a sostenerle ed intervenire, ma facendolo da una
prospettiva essenzialmente "verde". Le grandi centrali
sindacali sono state assenti. Perfino la CGT che ha richiesto una
mobilitazione solo per gli aumenti salariali, con la chiara
intenzione di dividere e indebolire il processo centrale (riducendo
il tutto a qualcosa di molto piccolo).
Lo
sviluppo dei gilet gialli comincia a replicarsi in modo incipiente in
Belgio e in Spagna, e chiamate simili vi sono anche in Portogallo. La
storia ci insegna che quando i francesi combattono, quella lotta ha
ripercussioni in tutto il mondo.
Ci
sono molte cose "in cantiere": il lento declino
dell'imperialismo francese che ha prodotto l'impoverimento dei
settori che hanno generato questo processo, la necessità di tutti i
governi borghesi di effettuare attacchi sempre più duri, la
difficoltà dell'imperialismo francese di sconfiggere i suoi
lavoratori e le persone (e i processi ricorrenti di lotta che
genera), la crisi delle istituzioni borghesi della V Repubblica, il
dibattito con la maggior parte della sinistra su come rispondere a
questi processi (e più in generale, sulla presunta "onda
reazionaria" che caratterizza il mondo) ... Cercheremo di
affrontarli in un prossimo articolo.
Vogliamo
ribadire che, a fronte di questo tipo di mobilitazione che produce
sempre più la realtà della lotta di classe, “i rivoluzionari non
devono solo appoggiarle ma spingerle e intervenire attivamente in
esse per proporre un arricchimento del programma e l'incorporazione
della classe operaia organizzata con i suoi metodi di lotta”. Siamo
entusiasti: i lavoratori e il popolo di Francia affrontano la via
della lotta a partire dalle loro migliori tradizioni: la rivoluzione
francese del 1789, la Comune di Parigi (1871), la sconfitta e la
cacciata dei nazisti (1944), il maggio francese (1968) ...
Vogliamo
concludere ringraziando i compagni della Tendenza Claire di NPA per i
rapporti e le analisi che ci hanno fornito e segnaliamo il nostro
accordo generale con loro e con la loro proposta su come intervenire
in questo processo [3].
Note
[1] http://agendapublica.elpais.com/hombres-blancos-con-chalecos-amarillos/
[2] ídem.
[3] Ver https://www.youtube.com/watch?v=RQ6Bpfx_I8E y https://litci.org/es/menu/mundo/europa/francia/clima-insurreccional-toda-francia-amplifiquemos-organicemos-la-movilizacion/
(dal sito della Lit-Quarta Internazionale www.litci.org
traduzione dall'originale in spagnolo di Salvo de Lorenzo)