Partito di Alternativa Comunista

SIAMO TUTTI INDIGNADOS!

Europa
SIAMO TUTTI INDIGNADOS!
Dopo il Nord Africa,
inizia una nuova fase rivoluzionaria in Europa
 
 
 
 
 
di Valerio Torre

indignados

Le rivoluzioni che stanno attraversando tutto il Nord Africa sono oggi in primo piano nell’arena della lotta di classe e al centro dei commenti. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che sono stati gli studenti e i lavoratori del “Vecchio Continente” europeo a dare, lungo l’arco del 2010, l’avvio alle lotte che in questa fase della crisi economica sono localizzate nei Paesi arabi sotto forma di inarrestabili processi rivoluzionari: Grecia, Francia, Spagna, Portogallo, Inghilterra, Irlanda e infine Italia, hanno visto importanti mobilitazioni succedersi con una forza e una radicalità come non si registravano da decenni, in quello che è stato un vero e proprio “autunno caldo” europeo.
Il fatto è che proprio queste proteste hanno rappresentato la scintilla che ha dato fuoco alle polveri che si sono accumulate nel continente nordafricano: regimi dittatoriali sanguinari che, nell’interesse degli imperialismi statunitense ed europeo, tenevano sotto il tallone masse popolari prive dei più elementari diritti democratici e ridotte alla fame da una crisi economica senza via d’uscita, sono già stati spazzati via oppure costretti a reagire brutalmente per non essere rovesciati. Ma niente, neppure la violenta reazione di apparati repressivi collaudati, sembra in grado di fermare quest’ondata rivoluzionaria: per questo il capitalismo imperialista cerca di blandirla o, laddove non sia possibile, di sterilizzarla attraverso l’intervento militare diretto.
C’è il timore, infatti, non solo della possibile destabilizzazione dell’intera regione (in cui sono concentrati gli interessi geostrategici e petroliferi vitali per l’imperialismo), quanto anche dell’altrettanto possibile effetto-ritorno, con la propagazione dell’ondata rivoluzionaria nordafricana verso un’Europa in cui la crisi economica continua a flagellare soprattutto alcuni Paesi, mentre sempre più evidenti sono i segni di una crisi politica dei governi: un mix da evitare a tutti i costi, dunque.
Intanto, i primi sintomi delle crepe che si stanno aprendo nel Vecchio Continente appaiono sempre più evidenti, rendendo esplosive contraddizioni mai realmente risolte.
 
Si aggrava la crisi in Portogallo
Nel mese di marzo, in Portogallo, una forte mobilitazione di ampi settori giovanili – la cosiddetta “geração à rasca” (1) – ha preceduto e in qualche maniera determinato la caduta del governo Socrates. La protesta aveva infatti al suo centro la lotta contro le misure di austerità che mettono in discussione il diritto all’istruzione e alla sanità pubbliche, il diritto a un lavoro e ad un salario dignitoso e a migliori condizioni lavorative. Ma il suo tratto caratteristico è stato il fatto di essere svincolata dal controllo delle burocrazie sindacali, fino ad oggi docile strumento nelle mani dei governi borghesi di tutta Europa per contenere e frenare le lotte dei lavoratori e degli studenti contro i piani di tagli alle risorse per devolverle ai bilanci di imprese e banche in difficoltà.
Intanto, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Centrale Europea e la Commissione Europea stanno tentando di imporre un violento piano di aggiustamento dei conti che altro non prevede se non licenziamenti e miseria per un paese in piena recessione e in cui il tasso di disoccupazione galoppa verso il 13%. Ma i lavoratori non staranno a guardare e già stanno preparando nuove mobilitazioni.
 
Grandi mobilitazioni in Inghilterra
Frattanto, anche in Inghilterra, di fronte all’approfondirsi dei tagli alle risorse pubbliche decisi dal governo per far fronte alla crisi capitalistica, i lavoratori sono scesi in piazza: più di mezzo milione di persone ha marciato per ore dall’Embankement (un terrapieno nella zona nord del Tamigi) fino ad Hyde Park in una protesta dalle dimensioni inusitate per un paese come la Gran Bretagna degli ultimi anni e che ha espresso una forte radicalità, con la richiesta dello sciopero generale che ha attraversato la massa.
Tuttavia, questa rivendicazione, unita all’esigenza di un’ascesa organizzata e unificata della lotta su tutto il territorio nazionale, è destinata ad essere tradita dalle burocrazie sindacali e politiche. Infatti, le centrali sindacali dirette dai laburisti non hanno alcun interesse ad avanzare in questa direzione, dal momento che, dove governa localmente i municipi, il Labour Party adotta la stessa politica di tagli al bilancio pubblico, opponendosi a qualsiasi lotta dei lavoratori.
In ogni caso, si approfondiscono le contraddizioni nella società inglese, dal momento che i tagli di bilancio (l’ultimo, realizzato in aprile, ammonta a 18 miliardi di sterline!) stanno colpendo non solo i lavoratori, ma anche i disoccupati che si vedono drasticamente ridotti gli assegni di disoccupazione. Se a ciò si aggiunge la mancanza di case e l’aumento dei beni di prima necessità, non può negarsi che si sta preparando una miscela esplosiva destinata inevitabilmente a deflagrare.
 
E ora è la volta della Spagna
Ma la novità di questi giorni è l’imponente mobilitazione che si sta producendo in Spagna. Dopo il grande e riuscitissimo sciopero generale convocato il 29 settembre 2010 dal sindacalismo di base, una nuova lotta si sta dipanando nelle strade e nelle piazze iberiche a dispetto dell’accordo di “pace sociale” stipulato dalle burocrazie sindacali (Cc.Oo. e Ugt) e dal governo del “socialista” Zapatero.
Decine e decine di migliaia di manifestanti a Madrid, Barcellona, Siviglia, Las Palmas, Cordoba, Salamanca, sono scesi in piazza contro il violento piano di tagli sociali e di massicci licenziamenti, dimostrando così che erano mature le condizioni per dare continuità alla giornata di lotta del 29 settembre.
Il fatto è che non si è trattato della “rituale” manifestazione contro i piani del governo, ma di una massiccia dimostrazione di forza da parte dei lavoratori, degli studenti, dei pensionati, che hanno oscurato la campagna elettorale in atto uscendo dai limiti imposti da questa: una grande mobilitazione popolare unita nella protesta contro i partiti degli schieramenti di alternanza.
Questo grande movimento, definito degli “indignati”, ha occupato fisicamente le piazze e le strade delle città, le presidia giorno e notte e non dà mostra di volerle abbandonare, anche a costo di scontri con la polizia. La piattaforma rivendicativa è significativamente rappresentata dall’espressione: “Democrazia autentica ora! Non siamo merci nelle mani di politici e banchieri!”. Gli obiettivi dei manifestanti sono il governo, il regime, i partiti che lo rappresentano, le burocrazie sindacali, la monarchia e, soprattutto, le banche. E va rimarcato che il programma originale degli organizzatori, un programma democratico radicale, è stato da subito superato dalla forza della massa madrilena che ha adottato una nuova parola d’ordine: “Prendiamo la piazza!”, accampandosi a Puerta del Sol. Un tentativo della polizia di sgombrarla (2) ha avuto l’effetto contrario di rinsaldare ancor più la lotta, che ha inneggiato alle rivoluzioni arabe.
Mentre scriviamo, le piazze sono ancora occupate e per il prossimo 28 maggio sono previste assemblee in tutti i quartieri della città di Madrid. C’è la possibilità concreta che la lotta si estenda.
Ma perché conosca una prima vittoria, essa dovrà saldarsi con le lotte operaie e confluire in uno sciopero generale unificato e prolungato per respingere i piani del governo ed imporre l’accoglimento delle rivendicazioni democratiche, economiche e sociali del movimento. In questo quadro diventa più che mai urgente la risoluzione della crisi di direzione del movimento operaio e la costruzione, in Spagna come negli altri Paesi, di un partito rivoluzionario con influenza di massa.
L’Europa può essere il focolaio di una nuova tappa rivoluzionaria. Il capitalismo non riesce più a gestire la propria stessa crisi strutturale. Noi lavoratori, studenti, disoccupati, pensionati, immigrati non dobbiamo consentirgli di riprendere fiato. È venuto il momento di rovesciarlo!
 
 
Note
(1) Espressione portoghese che indica una “generazione senza futuro”. Rimandiamo, in proposito, all’articolo scritto da Cristina Portella, dirigente di Ruptura/Fer, sezione della Lit- Quarta Internazionale in Portogallo, e pubblicato sul nostro sito (http://www.alternativacomunista.it/content/view/1442/45/).
(2) Ci sono stati 24 arresti.

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