Partito di Alternativa Comunista

Spagna I giovani e le masse popolari hanno conquistato le Piazze

Spagna

I giovani e le masse popolari

hanno conquistato le Piazze

 

da Madrid, Mariucha Fontana (*)

 

 

Perché “la chiamano democrazia e non lo è”

Sabato 21 maggio era il giorno del silenzio elettorale in vista della tornata del 22. Il tribunale aveva stabilito di proibire che il movimento 15‑M continuasse ad occupare Piazza della Puerta del Sol e le altre Piazze della Spagna.

Ma non si è ritenuto di far rispettare con la forza questo divieto perché le masse popolari erano accorse in forza nelle Piazze. È difficile dire quanta gente sia affluita in Puerta del Sol durante tutta la giornata. La Piazza ha traboccato dalla notte di venerdì all’alba del sabato ed è stata colma per tutta la domenica, giornata di elezioni. Dai treni e dalla metropolitana, per tutto il giorno andava e veniva gente, vecchi, giovani, madri con bambini, disoccupati, lavoratori, pensionati… tutti ad appoggiare il Movimento 15‑M, foss’anche per un paio d’ore. Abbiamo avuto la sensazione che metà Madrid sia passata di qua in diversi momenti. Sul finire del giorno, un enorme striscione su cui era scritto “Abbasso il regime! Il Popolo senza paura” è stato calato da un edificio e salutato dai manifestanti con il loro slogan principale – “La chiamano democrazia e non lo è!” – e un altro dei favoriti: “No, no, no, non ci rappresentano!”.

Il pomeriggio del sabato, un colonna di militanti di Corrente Rossa, dei Cobas e di altri attivisti di sindacati e organizzazioni che si oppongono alla burocrazia sindacale di Cc.Oo. e Ugt (1) hanno incendiato Puerta del Sol con altri slogan del loro arsenale, come “Viva la lotta della classe operaia!”, o cantando canzoni antimonarchiche che hanno ricevuto in risposta grandi ovazioni, o ancora rivendicando la necessità di proclamare subito uno sciopero generale.

La domenica, l’assemblea ha deciso di continuare con il movimento e l’occupazione della Piazza almeno per un’altra settimana affinché si organizzino la continuità e l’estensione del movimento, nonché la definizione di un piano d’azione. La continuità, peraltro, era già stata votata in Piazza Catalunya a Barcellona. Le altre Piazze spagnole hanno chiesto a quella di Puerta del Sol che si coordinasse con le altre, temendo che lì si sarebbe decisa la smobilitazione.

Le elezioni della domenica hanno punito il Psoe (2), tanto che il presidente Zapatero ha dovuto riconoscere che il suo partito e il suo governo sono stati, letteralmente, “ampiamente sconfitti” perché c’è un profondo scontento per la situazione. La verità è che il governo, il Fmi, l’Ue, fanno pagare ai lavoratori e ai giovani la crisi, la disoccupazione, le ipoteche, i tagli sociali e alle pensioni, mentre i banchieri e i capitalisti si arricchiscono.

 

I giovani alla testa …

Il 15 maggio, la piattaforma denominata “Democrazia reale. Ora!”, coagulatasi circa tre mesi prima attraverso le reti sociali, internet e altri mezzi, ha convocato una manifestazione con quello slogan e le seguenti parole d’ordine: “Non siamo merci nelle mani di politici e banchieri”.

Gli stessi organizzatori sono rimasti sorpresi dalla dimensione del movimento, che ha avuto il suo epicentro a Madrid dove 40‑50.000 persone, in gran parte giovani, hanno occupato la strada in una grande manifestazione sviluppatasi da Cibeles a Puerta del Sol. Ma non sono state da meno le manifestazioni svoltesi in almeno altre cinquanta città, di cui le più grandi realizzate a Barcellona e Siviglia.

Se una parte degli organizzatori avanzava un programma democratico radicale, la maggioranza dei manifestanti aveva un altro obiettivo, quello di andare alla lotta, mostrando tutta la sua indignazione verso il governo, il regime, il Pp (3) e il Psoe, la monarchia, le burocrazie sindacali delle Cc.Oo. e Ugt, il sistema capitalista, con un’espressione di odio in particolare verso le banche.

La manifestazione era attraversata da un sentimento di forza e allegria. Le persone erano contente vedendo che sì, potevano, si sentivano forti, che era possibile una risposta collettiva alla crisi e con grande naturalezza scandivano la gran parte degli slogan che il movimento operaio di sinistra e antiburocratico ha adottato da tempo. Non si stancavano di gridare: “Psoe e Pp sono la stessa merda!”; “Banchieri in galera!”; “Lavoro interinale per la monarchia!”; “La crisi la paghino i capitalisti!”; “Dove sono le Cc.Oo. e la Ugt?”; “Televisione, manipolazione!”.

Alla fine, la stessa piattaforma “Democrazia reale. Ora!” è stata superata. Un intero settore ha deciso di “prendere la Piazza” e occupare Puerta del Sol estendendo le occupazioni a tutte le più importanti città della Spagna. Durante la notte, la polizia, su decisione del municipio, ha sgomberato violentemente la piazza, arrestando 24 manifestanti.

 

… e le masse popolari entra in lotta

La repressione ha causato l’effetto contrario. Il lunedì sera, la Piazza è stata occupata da migliaia di manifestanti, con le masse proletarie ad accorrere a Puerta del Sol in difesa dei giovani, aggregandosi alla mobilitazione ed esprimendo tutta la sua indignazione.

Nei giorni seguenti le occupazioni si sono estese guadagnando visibilità politica, eclissando le elezioni; diventando la notizia delle prime pagine di tutti i giornali e delle televisioni, il movimento è diventato di massa, tanto da essere il tema principale di discussione in tutti i bar, i quartieri, gli autobus, fra i cittadini comuni, nei luoghi di studio e di lavoro.

I giovani sono rimasti nelle Piazze alla testa del movimento che, frattanto, ha acquisito un carattere popolare galvanizzando le masse e attraendo alla lotta immigrati, clandestini, pensionati, cittadini qualunque, disoccupati, lavoratori …

A loro volta, le occupazioni delle Piazze andavano acquisendo il carattere irriverente del Maggio ’68: “Se non ci lascerete sognare, non vi lasceremo dormire!”, diceva uno delle migliaia di cartelli nella Piazza.

La componente antiburocratica era l’altro segno caratteristico. Ed è stato emblematico che il sindacato Cc.Oo. sia stato costretto a sbarrare le porte della propria sede per timore dell’odio dei manifestanti.

Così pure, è presente una coscienza internazionalista contro il sistema, a partire dalla rivendicazione delle mobilitazioni e delle rivoluzioni in Egitto, Grecia e perfino Islanda, che contraddittoriamente viene presentata come riferimento di una “rivoluzione” perché è stato sospeso il pagamento del debito… e perché una parte degli organizzatori di “Democrazia Reale” difende l’Islanda come modello di società, come un “capitalismo dal volto umano”. Ma fra la gente v’è una tendenza anticapitalista, sebbene non propriamente cosciente. A Barcellona, per organizzare meglio l’occupazione la Piazza Catalunya è stata “divisa” in tre piazze così denominate: Tahir, Palestina e Islanda.

 

Per continuare è necessario unirsi ai lavoratori

Sono molto importanti e progressivi l’impulso all’autodeterminazione, la disposizione alla lotta, il sentimento antiburocratico e le tendenze chiaramente anticapitaliste del movimento. Sono anche molto buoni alcuni dei punti del programma finora approvati nelle assemblee, come la difesa del lavoro per tutti, 35 ore settimanali a parità di salario e sussidio per i disoccupati fino al reimpiego; case per tutti; istruzione pubblica; difesa della sanità pubblica e senza ticket; sospensione del pagamento del debito, nazionalizzazione delle banche; fine della monarchia e dei privilegi dei politici.

Ma per continuare è necessario raggiungere l’unità con i lavoratori e per questo, oltre ad integrare nel movimento le organizzazioni che vogliono lottare, occorre un piano di lotta unificato.

Il prossimo 28 maggio, sabato, sarà un giorno di assemblee nei quartieri e nei sobborghi di Madrid e sicuramente sarà un processo in estensione, il che è molto positivo. Ma, sull’esempio di quanto deciso nell’assemblea di Barcellona, sarà necessario definire una manifestazione che torni a occupare le strade includendo anche i settori in lotta del movimento operaio.

Occorre anche porre la necessità che tutta la mobilitazione possa confluire in uno sciopero generale per far saltare i piani di adeguamento e imporre le rivendicazioni del movimento in relazione al lavoro, alla casa, alla sanità, all’istruzione ed anche in relazione alle rivendicazioni democratiche contro quella che non è una democrazia.

 

Problemi e punti deboli nel movimento che debbono essere superati per poter avanzare

Innanzitutto, settori del movimento – che comunque fanno parte di organizzazioni politiche le più varie (autonomi, altermondialisti, anarchici, e perfino anticapitalisti) – facendo leva sul sentimento antiburocratico del movimento, che è progressivo, alimentano pregiudizi contro ogni organizzazione sindacale e politica. E ciò diventa un ostacolo al raggiungimento dell’unità con la classe operaia e tutti i lavoratori, le cui organizzazioni di lotta, antiburocratiche e di base non vengono accettate da tali settori che non permettono che esse si esprimano e partecipino al movimento: ciò significa che essi rifiutano la partecipazione in forma organizzata e collettiva dei lavoratori alla lotta. Ciò indebolisce la lotta e l’unità, oltre a costituire un problema democratico, perché una cosa è assicurare l’autonomia del movimento impedendo che la burocrazia lo sopraffaccia (ciò che è molto positivo), altro è inibire la libertà d’espressione di correnti politiche e sindacati che fanno parte della lotta. Questo è antidemocratico, rende difficile l’unità per lottare e fomenta la burocrazia, perché alla fine correnti politiche che agiscono occultamente si impadroniscono della direzione e, quel che è peggio, impediscono ad altri settori di esprimersi e partecipare.

I lavoratori possono, con la loro azione, fermare il capitale e bloccare questi piani antioperai, il regime ed i governi che li applicano. È per questo che le burocrazie sindacali di Cc.Oo. e Ugt hanno firmato il Patto Sociale con il governo, per aiutare il Psoe e il Pp a scaricare la crisi sui lavoratori, per sostenere il sistema.

Per spezzare i tradimenti della burocrazia e lottare, i lavoratori necessitano di organizzazioni, democrazia e unità. Per questo, affinché a questo movimento si uniscano le lotte operaie, bisogna unificare tutti quelli che lottano; e dunque tutte le organizzazioni che chiamano alla lotta debbono non solo poter partecipare e difendere i loro punti di vista, ma essere chiamate a unirsi al movimento.

C’è un altro dibattito, di altra natura, che non impedisce però che già da adesso lottiamo tutti insieme, ma che può e deve essere affrontato: è quello che riguarda la strategia, cioè quale mondo vogliamo.

Settori dei compagni di “Democrazia Reale. Ora!” e degli organizzatori ritengono che un altro mondo sia possibile senza distruggere il capitalismo. Noi crediamo che un capitalismo umano e solidale non sia possibile. Noi vogliamo un mondo socialista, senza capitalisti né burocrazia, fondato sulla democrazia operaia.

__________

Note

(1) Comisiones Obreras e Unión General de Trabajadores, i due maggiori sindacati spagnoli.

(2) Partido Socialista Obrero Español, attualmente al governo col premier Zapatero.

(3) Partido Popular, di centrodestra, attualmente all’opposizione.

 

 

(*) dirigente in Spagna della Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale.

 

(traduzione dallo spagnolo di Valerio Torre)

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