Partito di Alternativa Comunista

Il 4 novembre contro la precariet

Contro la precarietà del lavoro:

opposizione di classe al governo Prodi

 

 
 
La precarietà è divenuta la regola negli attuali rapporti di lavoro . Nel nome della competitività delle imprese e della “presunta” trasformazione delle economie a capitalismo avanzato, in Italia sono state introdotte negli ultimi anni, prima con il Pacchetto Treu (voluto dal primo Governo-Prodi nel ’97 sostenuto in Parlamento del Prc), poi con la legge-Biagi, alcune deleterie misure funzionali a legalizzare uno stato di iper-sfruttamento e di ricatto continuato allo scopo di far impennare i profitti e rendere ancora più docile ed ammansita la classe lavoratrice.

Per la stragrande maggioranza dei giovani che si affacciano oggi sul mercato del lavoro quelle del "posto fisso" e di un futuro sereno e dignitoso sono diventate delle vere e proprie utopie, come tali impossibili da raggiungere. Il "mantra" ossessivamente ripetuto dai politici al servizio degli interessi dei padroni, secondo il quale la flessibilità corrisponderebbe alle reali esigenze di ragazzi e ragazze che vivono una società dinamica (!) e in continuo cambiamento, produce l'orticaria in chi ha lavorato da precario (anche solo per poco tempo) in un call-center o in una qualsiasi fabbrica di questo Paese.

 

Il corteo di oggi -che segue quello dello scorso 29 settembre in cui migliaia di lavoratori dei call-center sono scesi in piazza per chiedere maggiori tutele e garanzie- è uno dei primi importanti tentativi per cercare di porre fine ad una situazione che si è fatta nel corso del tempo via via sempre più critica. Per questo, a differenza di altri, abbiamo aderito con convinzione a questa manifestazione; convinzione che nasce dalla consapevolezza che solamente attraverso la costruzione di un'opposizione radicale alle politiche dei governi della borghesia, di qualsiasi colore essi siano, si può provare ad invertire una tendenza negativa che si contraddistingue per la chiara volontà da parte del padronato di scardinare progressivamente quelle conquiste sociali che il movimento operaio era riuscito a cogliere in lunghe stagioni di lotta.

 

Crediamo che le mobilitazioni che ancora oggi vengono prodotte da settori consistenti del mondo del lavoro nel nostro Paese non debbano essere abbandonate al loro destino. La lotta dei giovani e dei lavoratori francesi contro l'introduzione del CPE nella scorsa primavera insegna che la possibilità di arrestare i disegni della borghesia non è una chimera se esiste la reale volontà politica di perseguire questa strada. Oggi, a fronte dell' ennesima finanziaria di "lacrime e sangue" voluta dal governo dell'Unione -sostenuto da forze politiche come il Prc, che pure in quest'occasione ipocritamente scendono in piazza contro quella precarietà che hanno contribuito a far nascere e che non hanno nessuna intenzione di sconfiggere- è necessario organizzare quella risposta di classe in grado di lanciare un importante segnale al mondo del lavoro e ottenere il consenso di coloro che non si arrendono all'idea che la crisi del capitalismo debba essere sempre pagata dai lavoratori e dalle lavoratrici: lo sciopero generale del 17 novembre contro il padronato e il suo governo sulla base di una piattaforma unificante di tutto il lavoro salariato, dei disoccupati e degli immigrati.

 

L'appello a lavorare per la costruzione di questa giornata di lotta e di opposizione lo rivolgiamo a tutte le forze sindacali e politiche della sinistra sociale, consci che la difficoltà del compito che ci siamo posti richieda la maggiore unità possibile, ma consapevoli allo stesso tempo che sarà questo il terreno su cui si potranno smascherare quelle organizzazioni che, avendo sposato la causa del governo, nelle lotte sono presenti solamente col ruolo di freno, lavorando così alla loro sconfitta politica.

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