25 aprile
Antifascismo e anticapitalismo: due lotte inseparabili!
il volantino nazionale del Pdac
Quest’anno, dopo ben 74
primavere, la ricorrenza del 25 aprile assume un significato, se
vogliamo, più profondo, sentito, importante; perché
mai, dal ‘45 ad oggi, abbiamo assistito a una tale avanzata delle
destre in Italia e in Europa e mai, come quest’anno – e il peggio
deve ancora venire – i sintomi che evocano lo spettro del fascismo
si sono manifestati nella politica, nelle istituzioni e nella
società.
Il governo giallo-verde,
quello nato sulle parole d’ordine leghiste e pentastellate,
antipartitiche, anti-casta, securitarie, razziste, xenofobe,
maschiliste, omofobe e misogine; quello del reddito di cittadinanza e
dell’abolizione della legge Fornero (rimaste in sostanza promesse
disattese), si è palesato per quello che è: l’ennesima
mannaia da macelleria sociale che si è abbattuta violentemente
sui lavoratori e sui ceti più deboli, offrendoci uno
«spettacolo» grave ed allarmante.
La chiusura dei porti e
il sequestro di decine di disperati tra cui donne e bambini, il
censimento dei rom dove «quelli italiani purtroppo dobbiamo
tenerceli» (cit. Salvini), le proposte di censimento di
scienziati e giornalisti, il taglio delle mense scolastiche per i
bambini di famiglie immigrate tramite la richiesta di documenti
introvabili presso consolati e ambasciate dei Paesi d’origine, le
proposte di legge maschiliste (vedi ddl Pillon) che colpiscono
duramente le donne rendendole ancora più deboli e ricattabili
nei posti di lavoro: sono solo alcuni dei tanti esempi che si
potrebbero citare.
Non c’è giorno
che le cronache non raccontino di episodi sempre più frequenti
di violenza e pestaggi verso donne, immigrati, omosessuali…
violenze sdoganate da una copertura politica governativa che non ha
precedenti nella storia dell’Italia repubblicana, dove cortei di
organizzazioni fasciste come Forza nuova e Casapound sfilano nelle
strade delle nostre città protetti dalla polizia e chi osa
contestare viene brutalmente represso (vedi i casi delle insegnanti
di Torino e Padova), dove norme come il cosiddetto Decreto sicurezza
hanno schierato in forza l’apparato repressivo dello Stato contro i
lavoratori in lotta, gli immigrati, i rifugiati e i richiedenti
asilo, mettendo nelle mani dei tutori dell’«ordine»
borghese strumenti potenzialmente letali come i dispositivi a impulsi
elettrici (Taser).
Come abbiamo potuto
arrivare a tanto? Com’è stato possibile, dopo l’eroica
Resistenza che ha sconfitto il fascismo nel ‘45 compiuta in
prevalenza da operai e contadini, che le forze reazionarie di estrema
destra abbiano conquistato un tale spazio?
A queste domande
dobbiamo dare una risposta, e la nostra risposta è che oltre
settant’anni di tradimenti ai lavoratori e di politiche di massacro
sociale ed economico attuate dalla sinistra stalinista e riformista,
in collaborazione con le grandi burocrazie sindacali, hanno creato un
vuoto che, in assenza di una direzione rivoluzionaria, è
diventato terreno fertile per le destre. E il primo tradimento è
stato proprio quello della Resistenza, dove l’imponente macchina da
guerra del proletariato in armi era pronta alla conquista del potere
ed è stata dirottata da Togliatti e dalla burocrazia del Pci
nei binari della collaborazione di classe. Le leve del potere
economico e politico sono state riconsegnate nelle mani di quei
capitalisti che, fino al giorno prima, si erano arricchiti all’ombra
del fascismo (Fiat in testa). L’amnistia che porta la firma
dell’allora ministro della giustizia Togliatti ha lasciato impuniti
e spesso riconfermati nei loro precedenti incarichi istituzionali
migliaia di squadristi e gerarchi fascisti.
Oggi come ieri noi
lottiamo contro il fascismo lottando contro il male che lo genera e
lo utilizza come strumento di guerra contro il proletariato: il
capitalismo. Oggi come ieri lavoriamo per costruire il partito
rivoluzionario internazionale che guidi i lavoratori di fronte al
tradimento sistematico delle sinistre riformiste e delle burocrazie
sindacali concertative!