Partito di Alternativa Comunista

Anche in Italia esplode la protesta nelle università. Intervista a Karim, attivista del Movimento Studenti Palestinesi a cura di Daniele Cofani

Anche in Italia esplode la protesta nelle università.

 

Intervista a Karim, attivista del Movimento Studenti Palestinesi

 

 

a cura di Daniele Cofani

 

 

 

Mentre in Palestina l'esercito di occupazione israeliano ha dato il via libera alla criminale operazione militare a Rafah, sono tantissime le occupazioni e gli accampamenti organizzati dagli studenti e dalle studentesse nelle università di tutto il mondo dagli Stati uniti al Sud America, dall’Europa fino all’Australia.
Abbiamo parlato di questa nuova ondata di proteste a sostegno della Resistenza palestinese con Karim, studente universitario palestinese attivista nel Movimento Studenti Palestinesi in Italia, attivo in particolare nelle mobilitazioni a Roma. Ringraziamo Karim e il Movimento Studenti Palestinesi in Italia per questa intervista e per la grande forza e determinazione che da sempre hanno dimostrato a sostegno delle Resistenza in Palestina, pur essendo lontani dalla propria terra.
Ricordiamo inoltre che proprio in questi giorni (15 maggio) cade l’anniversario della Nakba, ossia la catastrofe. La data del 15 maggio del 1948 viene ricordata come ricorrenza dell’inizio della Nakba, coincidente con l’inizio del conflitto arabo-israeliano e la fondazione dello Stato d’Israele, proclamata da David Ben Gurion che, contravvenendo alla già criminale risoluzione n.181 dell’Onu (che sancì la spartizione della Palestina), diede il via all’occupazione con la forza e la violenza sottraendo alla parte assegnata ai palestinesi un ulteriore 22% di territorio.
Nei primi sei mesi della Nakba più della metà della popolazione palestinese originaria (quasi 800.000 persone) fu sradicata con la violenza dai propri territori villaggio per villaggio, casa per casa, anche attraverso torture, stupri e uccisioni sommarie: furono 531 villaggi e 11 quartieri urbani distrutti svuotati dei loro abitanti, dando il via a una vera e propria pulizia etnica. Ciò che stanno vivendo oggi i palestinesi a Gaza e nello specifico a Rafah possiamo considerarlo una nuova fase della Nakba, una soluzione finale, un genocidio messo in atto dallo Stato sionista e criminale di Israele. Contro 76 anni di Nakba – uno dei più grandi crimini della storia – noi continueremo a essere al fianco dell’eroica Resistenza del popolo palestinese, fino alla completa liberazione della Palestina dall’oppressione coloniale del sionismo.

 

Karim da alcune settimane decine di università statunitensi sono state occupate dagli studenti e delle studentesse in solidarietà alla Resistenza palestinese, un evento di importante rilevanza che non si vedeva dai tempi della guerra in Vietnam. Come avete accolto questa importante iniziativa?

La risposta semplice è «benissimo»; la risposta complicata è che la partecipazione alla Resistenza degli universitari e delle universitarie (partecipazione attiva, non solo solidarietà) è una risposta sana della società. Se la storia insegna, la «lezione di oggi» ci spiega che gli studenti e le studentesse di superiori e università (non le istituzioni) hanno dimostrato di essere sempre dalla parte giusta e che le forze armate e la classe politica spesso hanno reagito violentemente a questi movimenti: contro la guerra in Vietnam, contro il sistema di apartheid in Sud Africa, la guerra in Iran e, adesso, contro il genocidio del popolo Palestinese. Tutto questo per dire, in modo più «preciso», come e perché abbiamo accolto «benissimo» questo importante tassello della Resistenza nelle università statunitensi.

 

Finalmente, anche in Europa e in Italia gli studenti e le studentesse, dopo essere stati alla testa di importanti mobilitazioni, hanno iniziato ad accamparsi con le tende in diverse università in varie città. Voi studenti e studentesse palestinesi come state affrontando questo nuovo passaggio della mobilitazione a sostegno della Resistenza palestinese?

Come un elemento naturale e sano del movimento di Resistenza. In Italia (in Europa, per la precisione) la situazione della classe popolare, della lotta transfemminista e di genere e la situazione dell’università e del mondo del lavoro comprendono molto bene il sentimento di essere «sotto il giogo» del sistema del capitale (o del sionismo, o del fascismo); da qua, anche, deriva la comprensione e il supporto alla Resistenza Palestinese da parte di molti gruppi Resistenti di diversa natura. In quanto studenti, abbiamo partecipato e partecipiamo, supportando le studentesse e gli studenti universitari, nella loro Resistenza; in quanto universitari e universitarie, italiani e italiane e palestinesi, è fondamentale partecipare secondo quello che ognuno e ognuna di noi riesce a fare.

 

Karim, le giovani generazioni sono alla testa delle mobilitazioni a sostegno della Palestina in tutto il mondo. Pensi che da queste mobilitazioni possa finalmente nascere un movimento internazionale che coinvolga studenti, lavoratori e tutti gli oppressi che possa liberare la Palestina dalle atrocità decennali del sionismo?

La risposta, anche a questa domanda, è semplice: le nuove generazioni sono quelle su cui un sistema sano dovrebbe investire. Sono più «libere» di scegliere qualcosa di diverso e la Resistenza di studenti e studentesse (di università e scuole superiori, per la precisione) è espressione di un malessere diffuso di questa fondamentale fetta di popolazione, in cui questa «libertà» decisionale è frustrata, quando non repressa del tutto (finanche nel sangue o nei tribunali). Vorrei anche lanciare un appello a studenti, studentesse, lavoratrici e lavoratori: unitevi nella lotta affinché i vostri spazi, i vostri corpi, le vostre vite non vengano posseduti da altre persone. Questo movimento di «riconquista di ciò che appartiene a ciascuno di noi (individualmente e collettivamente)» non sopravvivrà se non ci sarà una lotta comune contro questo sistema criminale.

 

 

 

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