Partito di Alternativa Comunista

Appello allo sciopero contro la finanziaria

Un fronte di lotta per uno sciopero generale unitario
contro il governo e la Finanziaria
 
di Pia Gigli  
 
A poche ore  dalla presentazione della Finanziaria al Consiglio dei ministri le notizie sono contraddittorie con dichiarazioni e smentite in un ridicolo gioco delle parti, tra governo, forze di maggioranza e sindacati concertativi. Tutti i tentativi di inserire correttivi e aggiustamenti  non cambieranno i connotati di una manovra finanziaria che in nome del "rigore" e del "rilancio dello sviluppo", penalizzerà ancora una volta lavoratori e masse popolari. 
Ad oggi si ha la certezza che 15 miliardi saranno destinati allo "sviluppo". Di questi, 9 proverranno dal taglio del cuneo fiscale: verranno così regalati alle imprese 5,4 miliardi (60%), quota che le aziende hanno pagato fino ad oggi per contributi sociali, assegni familiari, indennità di disoccupazione, ecc. Altri 15 miliardi saranno tagli della spesa. In particolare nella Sanità la ministra Turco ha siglato nei giorni scorsi un patto con le Regioni che prevede la  razionalizzazione della spesa sanitaria, quindi ulteriore chiusura di ospedali e riduzione dei servizi territoriali e posti letto, pagamento dei deficit tramite la fiscalità regionale, aumento comunque dei ticket non sulle prestazioni ospedaliere, ma su analisi e indagini e pronto soccorso.
Nel settore della scuola si prevede: riduzione del numero dei docenti, aumenti degli alunni per classe, niente immissioni in ruolo, dimezzamento insegnanti di sostegno, dimezzamento scatti anzianità, mancato rinnovo contratto, mancato reintegro dei precari.
Non c'è copertura per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, si assisterà ad una stretta ulteriore per le assunzioni e ad un aumento delle esternalizzazioni. Agli enti locali saranno ulteriormente tagliati i trasferimenti di fondi, con pesanti ricadute nell'erogazione di servizi. Relativamente al tema delle pensioni, anche se i sindacati hanno ottenuto di rimandare la discussione a dopo la Finanziaria, si avrà comunque il blocco di una delle quattro finestre di uscita per il 2007 . Complessivamente si avrà un aumento delle privatizzazioni e delle liberalizzazioni.
 
Crediamo che a fronte di questa Finanziaria di classe debba esserci una risposta adeguata e di massa: lo sciopero generale. Ma quale è il panorama nel quale costruire la mobilitazione?
 
La Cgil, come emerso fin dal congresso, sta assumendo un "atteggiamento di responsabilità in nome degli interessi generali del Paese". A metà settembre Padoa Schioppa e Cgil, Cisl, Uil   hanno concordato di aprire un tavolo, dopo la presentazione della Finanziaria, per riscrivere l'accordo del ‘93 "conservandone lo spirito ma aggiornandolo ai problemi di oggi", a fronte di un'esclusione del tema delle pensioni dalla Finanziaria. Lo stralcio del tema delle pensioni dalla Finanziaria, lungi dall'essere considerato una vittoria, serve soltanto a rimandare una riforma che si porrà in continuità  con la riforma Dini. Viene accettato un aggiornamento del patto concertativo del 93 che ci è costato in questi anni, precarietà, moderazione salariale aumenti delle tariffe e del costo dei servizi. Non solo, i sindacati confederali si sono dichiarati disponibili a rivedere il modello contrattuale venendo incontro alle richieste di Confindustria.
Qualche giorno dopo il direttivo Cgil approvava il documento unitario che Cgil, Cisl, Uil hanno presentato al Governo come contributo alla Finanziaria nel quale:
- viene ribadita l'accettazione di coniugare risanamento equità e sviluppo,
- vengono fatte enunciazioni sull'equità fiscale, sulla politica dei prezzi e delle tariffe non mettendo affatto in discussione le privatizzazioni e le liberalizzazioni dei servizi, anzi auspicandone l'aumento,
- viene accettata la logica dell'aumento della  produttività e della competitività del sistema facendo credere ai lavoratori che  ciò migliorerà le loro condizioni di vita, e facendo così unicamente il gioco delle imprese,
- si sostiene il riaggiornamento del modello concertativo del 93,
- si sposta il tema della tenuta del potere d'acquisto dei salari e delle pensioni a livello territoriale bypassando di fatto la centralità della contrattazione nazionale, 
- sul cuneo fiscale non si rivendica neanche un'uguale distribuzione tra imprese e lavoratori,
- si accetta un successivo tavolo sulle pensioni, ma si chiede immediatamente (in Finanziaria) la realizzazione dei fondi pensione;
insomma un documento che vuole salvaguardare il riconquistato tavolo concertativo puntando sul dopo Finanziaria per concertare sulla previdenza e su  nuovi modelli contrattuali e non incidere, oggi, più di tanto sulle scelte sostanziali della manovra.
 
 
Il documento è stato approvato dal direttivo Cgil ed è da rilevare il voto favorevole di Rinaldini (come considerare la cosiddetta svolta antiburocratica della Fiom, se non come un tentativo di conquistare spazio negoziale nella Cgil?) e l'astensione di Cremaschi, in barba alle sue radicali dichiarazioni mediatiche e perfino a quanto rivendicato nella piattaforma della Rete 28 aprile.
I rappresentanti della Rete 28 aprile nel direttivo Cgil  hanno, di fatto, rinunciato a contrastare l'impostazione di fondo della maggioranza ad organizzare una battaglia sulla democrazia rivendicando l'assenso dei lavoratori, che deve essere ovviamente preventivo, a qualsiasi piattaforma sindacale, e a condurre, conseguentemente con quanto affermato nel congresso Cgil, una battaglia contro la concertazione anche attraverso la presentazione di documenti alternativi alla maggioranza. Cremaschi  sta spingendo la Rete 28 aprile ad un impegno prioritario per la manifestazione del  movimento contro la precarietà  del prossimo 4 novembre, certamente molto importante e in cui emergeranno critiche alla Finanziaria, ma è cosa diversa dal prendere l'iniziativa, dentro e fuori la Cgil, per uno sciopero generale di massa contro la manovra del governo.
 
Nell'ambito dei sindacati non concertativi, al di là delle parole, non sembra emergere realmente la volontà di creare un percorso unitario per arrivare ad uno sciopero generale di massa, sono infatti annunciate singole iniziative  in tal senso. La Cub con USI-AIT e A.L.Cobas hanno già indetto uno sciopero generale per il 10 novembre, per "invertire le politiche liberiste del governo" ; la Confederazione Cobas ha indicato l'obiettivo dello sciopero generale intorno all'ultima decade di novembre, "valutando anche l'opportunità di alcuni passaggi di lotta a livello settoriale e/o categoriale"; lo Slai Cobas, nel mese di luglio, ha indicato un percorso, cui come PC Rol abbiamo aderito, verso lo sciopero generale.
 
Diverse RSU di fabbrica, in tutt'Italia, si sono espresse pubblicamente contro la Finanziaria.
Nelle prossime settimane diverse manifestazioni vedranno protagonisti i lavoratori dei call center, i lavoratori precari della rete Stop- precarietà, i precari RdB e, molto probabilmente, a fronte dei tagli dei contratti in Finanziaria, i lavoratori della scuola e del pubblico impiego.
Crediamo che il conflitto sociale che il governo, i partiti della maggioranza (compresi PRC, PdCI e Verdi) e le burocrazie sindacali tentano di tenere a bada attraverso la disinformazione e inutili correttivi dell'ultimo momento, potrà avere uno sbocco favorevole se, superato ogni settarismo, ci sarà un momento di unificazione in uno sciopero generale unitario promosso dalla sinistra sindacale di classe contro la Finanziaria.
 
Per questo scopo fondamentale  PcRol continua a lanciare il suo appello ("Serve una mobilitazione unitaria contro la politica anti-operaia del governo Prodi") 

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