SOSTENIAMO L'APPELLO "PER UNA
COSTITUENTE
DEI COMUNISTI RIVOLUZIONARI"
Partito di Alternativa
Comunista
Odg conclusivo del Consiglio
nazionale
(Rimini, 31 maggio - 2 giugno
2008)
Il governo Berlusconi, a pochi giorni dalla
sua nascita, sta già sferrando un pesante attacco alla classe lavoratrice, a
partire dai settori più ricattabili. Il varo del decreto sicurezza a firma
Maroni, con l'introduzione del reato di immigrazione clandestina e
l'inasprimento delle misure repressive nei confronti degli immigrati, suggerisce
quella che sarà la linea d'intervento del governo delle destre.
E' una linea di attacco ai lavoratori e alle masse popolari: dallo
smantellamento del contratto collettivo nazionale di lavoro all'accelerazione
delle privatizzazioni e del federalismo fiscale, dalle "grandi opere" di
distruzione ambientale per alimentare profitti miliardari (Tav, Ponte sullo
Stretto) al ritorno al nucleare, al rilancio delle politiche di guerra coloniale
e imperialista (Afghanistan, Libano, ecc.).
In parallelo con l'avvio di
queste misure anti-operaie, vengono assecondati dal governo atteggiamenti
razzisti, che cercano di rompere il fronte dei lavoratori e quello tra nativi e
immigrati, scatenando una guerra tra poveri. I recenti gravissimi fatti di
Pigneto, i ripetuti episodi di aggressioni a danno di campi Rom, nonché la
campagna mediatica orchestrata da governo e stampa borghese, sono l'espressione
di un fatto tristemente noto nella storia: l'immiserimento di fette crescenti
della popolazione induce la grande borghesia a scaricare il malessere su un
capro espiatorio, ieri l'ebreo, oggi l'immigrato rumeno o africano. Lo spazio
che trova questa logica perversa e l'affermazione elettorale di una forza
reazionaria e xenofoba come la Lega anche tra la classe operaia è uno dei frutti
del sostegno delle sinistre governiste a politiche fatte di pesanti attacchi ai
lavoratori, di smantellamento delle conquiste guadagnate con le lotte, a
vantaggio dei profitti del grande capitale (la Fiat ha dichiarato "i più alti
utili della storia"). Non solo: il sostegno delle burocrazie sindacali di Cgil,
Cisl e Uil a tutte le manovre padronali ha indebolito la classe operaia anche
sul piano della lotta sindacale e nei luoghi di lavoro.
Il Pd coerentemente con gli interessi di
classe che incarna quelli di consistenti settori della grande borghesia
italiana che non si sentono rappresentati dalle politiche del berlusconismo è,
dal punto di vista del programma di governo, indistinguibile dal centrodestra su
ogni terreno, incluso quello dei diritti civili. Le linee guida del nuovo
"pacchetto sicurezza" presentate da Maroni percorrono un solco già tracciato dal
precedente governo. Si tratterà, per le destre, solo di inasprire ciò che c'è
già. Lo stesso Maroni ha dichiarato: "riprendiamo il 90% del pacchetto Amato"
(Repubblica, 13 maggio), votato all'unanimità nel Consiglio dei
ministri del governo Prodi nel dicembre 2007 (col voto a favore dell'ex ministro
Prc Ferrero), ideato per dare la caccia a Rom e rumeni. Non solo, gli stessi
sindaci del Pd, nella gran parte dei casi sostenuti da giunte di cui fanno parte
anche i partiti dell'ex Arcobaleno, approvano le misure di Maroni e, anzi, in
alcuni casi ne sono gli ispiratori (è il caso di Domenici, sindaco sceriffo di
Firenze). Nemmeno sul terreno del Welfare e della politica estera si possono
riscontrare differenze sostanziali tra i due schieramenti borghesi: Sacconi ha
lodato il suo predecessore Damiano per aver difeso a spada tratta la legge 30,
così come nulla cambia sul terreno delle spese militari che, in due anni di
governo Prodi, sono costantemente aumentate. Per questo si annuncia una stagione
di accordi "bipartisan", a cui il leader del Pd Veltroni si è detto più che
disponibile.
Contro le politiche del governo bisogna
allora iniziare da subito la costituzione di comitati unitari nei luoghi di
lavoro e di studio, nei quartieri popolari, in ogni città e nazionalmente, per
rilanciare le lotte di opposizione sulla base di una piattaforma che unisca
lavoratori, precari, immigrati, disoccupati, studenti, nella prospettiva di
cacciare il governo Berlusconi, per una alternativa di classe.
La scomparsa dal parlamento dei partiti
dell'Arcobaleno, che per due anni hanno sostenuto attivamente le politiche
antioperaie e xenofobe del governo Prodi, apre nuove potenzialità per la
costruzione di una sinistra rivoluzionaria in Italia. Il riformismo ha fallito,
dimostrando una volta di più che non è possibile difendere gli interessi dei
lavoratori e degli sfruttati partecipando ai governi dei padroni: è impossibile
conciliare interessi di classe opposti. L'unico governo che può difendere gli
interessi dei lavoratori è un governo dei lavoratori per i lavoratori, che dia
al proletariato le redini dell'economia.
Ma dalle ceneri della
socialdemocrazia assistiamo al risorgere di cadaveri che ripropongono, con abito
diverso, quella stessa politica riformista che ha contribuito a spostare i
rapporti di forza a vantaggio della borghesia, a danno dei lavoratori.
Bertinotti e Vendola propongono una "costituente di sinistra" volta a creare una
nuova forza socialdemocratica; Ferrero e Grassi vogliono rilanciare Rifondazione
comunista, riproponendone la strategia politica riformista e di pressione sulle
classi dominanti; Diliberto e Rizzo propongono una "costituente dei comunisti"
che, a parte il richiamo al simbolo della falcemartello, svuotato di
significato, si dice fin da subito disponibile ad accordi anche di governo col
Pd: in tutti i casi, nessuna presa d'atto del fallimento del riformismo, che ha
fatto grossi regali al padronato e ha spianato la strada all'affermazione delle
destre.
Riteniamo sbagliate e dannose anche le proposte delle due piccole
organizzazioni a sinistra dell'Arcobaleno, Sinistra Critica e Pcl, che coniugano
atteggiamento settario (alle elezioni politiche con posa di autosufficienza
hanno rifiutato qualsiasi ipotesi di cartello elettorale a sinistra
dell'Arcobaleno) e opportunismo (esibito tanto nei programmi come in
spregiudicate manovre come quella che ha portato il Pcl a presentare la lista
elettorale con l'appoggio di parlamentari guerrafondai). Oggi Sinistra Critica
propone di costruire una "nuova sinistra anticapitalistica" sulla base di 11
punti, che configurano un programma sostanzialmente riformista e compatibile col
sostegno politico, seppure "critico", a governi o giunte della borghesia (come
dimostra il caso di Roma, dove Sc ha fatto dichiarazione di voto per Rutelli al
secondo turno). Il Pcl di Ferrando, con il solito atteggiamento
autoreferenziale, propone invece di nuovo solo l'adesione al proprio partito
sulla base di 4 punti colabrodo, con la figura del leader come unico collante
per compensare la mancanza di strutture militanti e quadri dirigenti, di un
reale radicamento, la mancanza di un progetto di costruzione di
un'Internazionale rivoluzionaria.
Non è possibile ridurre il richiamo al
comunismo a un simbolo, per poi riproporre la solita minestra riformista, cioè
il sostegno (interno o esterno, critico o supino) ai governi nazionali o locali
della borghesia, sostegno che, come l'esperienza storica ha dimostrato, non può
far altro che tradursi nella subordinazione degli interessi dei lavoratori a
quelli della borghesia. Per il Partito di Alternativa Comunista il comunismo è
anzitutto un programma e l'organizzazione per realizzarlo: il programma
dell'abbattimento del sistema capitalista attraverso una rivoluzione socialista;
un partito comunista con influenza di massa, che realizzi questo obiettivo, da
costruire contemporaneamente sul piano nazionale e internazionale. Alternativa
Comunista non ha la pretesa di essere questo partito con influenza di massa che
ancora non c'è: pensiamo di essere e vogliamo essere uno strumento per
contribuire alla costruzione di una nuova forza comunista e rivoluzionaria. In
questo processo vogliamo portare il programma del marxismo rivoluzionario
odierno, cioè il trotskismo, il piccolo ma importante patrimonio di quadri e
organizzazione che abbiamo costruito in Italia, e l'esperienza che abbiamo
maturato sul piano internazionale come sezione della Lega Internazionale dei
Lavoratori, che sta svolgendo in queste settimane il proprio IX Congresso
Mondiale ed è impegnata in un processo in forte crescita di ricostruzione di una
Internazionale rivoluzionaria, la Quarta Internazionale.
Per questi motivi, il Consiglio nazionale
del Pdac, riunito a Rimini nei giorni del 31 maggio, 1 e 2 giugno 2008, decide
di sottoscrivere l'unico appello, tra i vari in circolazione, che a nostro
avviso si muove nella giusta direzione. Si tratta dell'appello circolato in
queste settimane e titolato "Mai più al governo con i padroni! Per una
costituente dei comunisti rivoluzionari". E' l'unico appello per una costituente
che vuole avere di comunista non solo il nome: in quanto pone come premessa
indispensabile di una unità dei comunisti l'indipendenza di classe dalla
borghesia e dai suoi governi per una prospettiva di alternativa vera, di classe.
Si tratta di un appello (reperibile sul sito www.costituenterivoluzionaria.org e
riportato qui sotto) promosso da operai, attivisti delle lotte degli ultimi anni
(come i lavoratori dei trasporti che hanno diretto lo sciopero ad oltranza del
dicembre 2003), precari, giovani, studenti e immigrati.
Ci impegneremo nei
prossimi mesi a diffonderlo e a organizzare, come partito, insieme con tutti i
singoli e i partiti, le organizzazioni, i comitati che lo sosterranno,
iniziative in ogni città che intreccino la proposta di una costituente dei
comunisti rivoluzionari alla battaglia di opposizione di classe al governo
Berlusconi e alle giunte dei due poli dell'alternanza borghese.