Partito di Alternativa Comunista

Green pass e vaccini: tra propaganda e follia

Green pass e vaccini: tra propaganda e follia

 

 

 

di Diego Bossi (operaio Pirelli)

 

 

Come spesso è accaduto in questo ultimo anno e mezzo, l'opinione pubblica si è polarizzata su versanti contrapposti, partendo proprio dall’esistenza stessa del virus e delle sue conseguenze letali e invalidanti. Così siamo diventati tutti negazionisti o no, riduzionisti o no, pro e contro vaccini, mascherine, green pass, chiusure, autocertificazioni ecc. Il risultato è che, a uno sguardo superficiale, soggetti politici e sociali differenti, financo nemici, si sono ritrovati a calpestare lo stesso campo, guardando nel campo avversario coloro che solitamente sono stati, in tante battaglie, compagni di lotta.

 

Al di là delle banalizzazioni

La spiegazione, a voler semplificare fino a banalizzare l’argomento, potrebbe essere di una semplicità aritmetica: svuotate una confezione di biglie colorate in due contenitori e noterete che in entrambi i contenitori saranno presenti biglie di ogni colore. Ma questa, appunto, è una banalizzazione che non possiamo permetterci nell’analisi di classe delle dinamiche sociali, poiché ogni posizione politica non è la fotografia statica della sua sintesi pratica finale (sì o no, pro o contro...) ma l’intero percorso logico che ha portato ad essa. Solo così possiamo comprendere che posizioni apparentemente simili — o così presentate — siano in realtà diverse e mirino a mete diverse. Se dovessimo confrontare le immagini di un’alba e di un tramonto, probabilmente non le distingueremmo, ma questa falsa somiglianza, fatta di colori e sfumature pressoché identiche, in realtà nasconde due cieli agli antipodi: l’inizio e la fine, l’arrivo della luce o del buio, la veglia e il sonno. È proprio questo il punto: dobbiamo argomentare il processo logico che porta a un «pro» o a un «contro», altrimenti il rischio che corriamo è quello cristallizzare le posizioni in campo e dividerle in monoblocchi contrapposti: se critico il green pass, automaticamente e senza alcuna distinzione vengo assegnato alla squadra dei No green pass; se, diversamente, mi esprimo a favore dei vaccini, mi ritrovo nella squadra dei Pro green pass. Ma le cose stanno veramente così? No, e nel tanto dibattere sul green pass — dibattito complementare e imprescindibile dal dibattito sui vaccini — che vede impegnati in una lotta senza quartiere oppositori e sostenitori, cercheremo di marcare il perimetro della nostra posizione, che non solo è collocata a laute distanze da entrambe le fazioni, ma si orienta verso traguardi diversi. Molto diversi.
A formare la squadra dei favorevoli al green pass come prerequisito di accesso al lavoro e nei luoghi di cultura e socialità, abbiamo la borghesia industriale capitanata da Confindustria, il governo e le direzioni dei maggiori sindacati confederali, alleanza che i lavoratori ben conoscono e che da decenni subiscono sulla loro pelle; mentre la squadra dei contrari al green pass è formata da una base piccolo borghese incattivita perché in questi mesi ha pagato caro gli attacchi del governo borghese, da formazioni populiste di estrema destra che storicamente cavalcano il malcontento della piccola borghesia e da tutta un’altra serie di formazioni, più o meno organizzate, che si rifanno all’anarchismo e all’autonomia. Una polarizzazione che si è riflessa, come è normale che sia, anche nei sindacati. Per questo riteniamo importante esprimere le nostre critiche a entrambi i «poli» e spiegare ai lavoratori come la pensiamo.

 

Cosa si nasconde dietro al green pass?

Al contrario di quanti criticano il green pass da posizioni No vax, che denunciano il lasciapassare come strumento ricattatorio e liberticida funzionale a introdurre, di fatto, un obbligo vaccinale formalmente inespresso, noi rivendichiamo una vaccinazione di massa per tutte le lavoratrici e i lavoratori, unica misura in grado di proteggere dagli effetti gravi del Covid 19. Una vaccinazione di massa lontana dalla sua effettiva realizzazione, poiché la produzione e la distribuzione dei vaccini, nel sistema capitalista, non è orientata al soddisfacimento di una necessità della popolazione (proteggersi dai rischi di una malattia pericolosa), ma alle logiche del mercato e alle esigenze di profitto dei capitalisti farmaceutici. Partendo da questo assunto per noi il green pass, esattamente come i protocolli di sicurezza, altro non è che uno strumento di propaganda dei padroni e del loro governo per giustificare la continuità della produzione industriale e la compravendita di merci.
È per questo che il green pass, a riprova del fatto che non sia stato pensato per garantire la sicurezza della popolazione, viene rilasciato con una sola dose di un vaccino che prevede due dosi (quindi rilasciato a persone non vaccinate) o con l’esito negativo di un tampone rapido che è notoriamente poco affidabile; il tutto con la variante Delta più contagiosa e aggressiva anche verso giovani e giovanissimi e in un contesto di totale riapertura di tutte le attività: emblematico è il caso delle scuole, dove il green pass è obbligatorio per i lavoratori (che al 90% erano già vaccinati) e non per gli studenti che costituiscono la stragrande maggioranza delle persone che affollano ogni giorno gli edifici scolastici. Dove sta la riapertura in sicurezza? Non è forse chiaro che il governo utilizzi il green pass come specchietto per le allodole cercando di distogliere l’attenzione dal fatto che non abbia fatto alcun investimento strutturale per la sicurezza delle scuole?
Questo è il green pass, uno strumento di propaganda per offrire alla borghesia una motivazione da brandire di fronte ai lavoratori affinché questi continuino ad andare a produrre nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro, un modo per scaricare le responsabilità del contagio su di essi dietro l’alibi di una legge, un artificio ideologico che infonderà nelle masse una pericolosissima percezione di falsa sicurezza. Il Green pass è oggi propinato dai responsabili delle conseguenze tragiche del Covid 19 e dell’ecatombe proletaria che ha decimato un’intera generazione, che sono anche i responsabili del protrarsi della pandemia. Indipendentemente da questo lasciapassare, i lavoratori devono continuare mantenere la massima prudenza, vaccinandosi e adottando a monte tutte quelle misure sanitarie di contenimento del contagio come il distanziamento, le mascherine e la sanificazione frequente delle mani, denunciando ovunque le situazioni di pericolo che possono dare vita a focolai.
Sia chiaro: 4,5 milioni di morti (ufficiali: alcune stime parlano di 15 milioni reali) non sono dovuti al virus in sé, ma all'incapacità di un sistema marcio e putrefatto di contenerlo e debellarlo, un’incapacità dettata dalle esigenze di profitto di una minoranza di capitalisti miliardari.

 

Perché vogliamo dialogare con tutti i lavoratori

La titubanza, la riluttanza financo il diniego verso i vaccini derivano da origini diverse e per chi fosse interessato a un’analisi sociale più approfondita rimandiamo all’articolo di Fabiana Stefanoni pubblicato su questo sito (1). Qui ci preme aprire un dialogo sincero e onesto con tutti i lavoratori che, per un motivo o per l’altro, diffidano dalla vaccinazione. Crediamo sia necessario individuare una premessa di partenza comune: la pandemia c’è; e il Covid 19 non è una banale influenza. Dopo aver sgombrato il campo da una minoranza negazionista con cui ci troviamo disarmati a imbastire un confronto, noi riteniamo che la vaccinazione sia l’unica misura di protezione dagli effetti gravi del Covid 19. Ogni ragionamento contro la vaccinazione rimuove alla base la premessa di cui sopra. Per questo la vaccinazione, oltre ad essere una rivendicazione, è per noi un’indicazione che diamo ai lavoratori, legando a un unico filo di coerenza l’azione, l’indicazione e la rivendicazione: noi ci sottoponiamo alla vaccinazione, indichiamo ai nostri familiari e a tutti i lavoratori di fare lo stesso, rivendichiamo una vaccinazione di massa e denunciamo che nel capitalismo questa non è possibile perché a prevalere sono gli interessi economici di una classe dominante che si deve arricchire speculando sulla vita delle masse popolari.
Si trovano poi motivazioni diverse contro la vaccinazione, alcune con basi reali e condivisibili ma che giungono a conclusioni, secondo noi, sbagliate.
Si dice, ad esempio, che la pandemia e la vaccinazione sono un business per le grandi industrie farmaceutiche: sì, è vero, come lo sono le guerre imperialiste per le industrie di armi e i terremoti per le imprese edili. Ma il nostro obiettivo immediato e prioritario è quello di sopravvivere alla pandemia, poiché solo sopravvivendo potremo lottare per un mondo senza padroni e profitti.
Si dice che il vaccino non dà copertura totale né impedisce totalmente il contagio e la trasmissione: sì, è vero, nessun vaccino offre una copertura totale, ma i dati statistici indicano chiaramente che il ciclo completo di vaccinazione dà una protezione elevata dagli effetti gravi dello sviluppo della malattia Covid 19 e riduce notevolmente il rischio di contagio e di relativa trasmissione.
Si dice che non si sa cosa ci sia dentro: sì, è vero, ma questo vale per la composizione di qualsiasi farmaco (è materia per i soli addetti ai lavori), il problema non è tanto cosa ci sia dentro, ma il rapporto rischio beneficio degli effetti e ad oggi, come è stato fatto notare da più fonti, il vaccino anti Covid è in assoluto il più testato sul campo di tutti i tempi, sono state inoculate miliardi di dosi in tutto il mondo nel giro di pochi mesi.
In questo contesto irrompe poi la dottrina — se così possiamo chiamarla — del «free vax» che rivendica la preminenza del diritto individuale di ognuno a non sottoporsi alla vaccinazione rispetto al diritto collettivo alla salute pubblica; una posizione  portata avanti da taluni dirigenti di organizzazioni sindacali e politiche del movimento operaio, utile a questi dirigenti (che si astengono dal «dirigere») ad auto deresponsabilizzarsi e lasciare il cerino in mano ai lavoratori, facendo leva sulle loro incertezze e paure per vendere tessere o fare proseliti. Come se la vaccinazione contro un virus contagioso e aggressivo con conseguenze gravi, financo letali, fosse una questione legata alla sfera individuale; come se per uscire da una pandemia mondiale non servissero una strategia e una pianificazione collettive.
Così i nostri cerchiobottisti del diritto individuale ingrandiscono le truppe No vax pur prendendone le distanze, non si oppongono alla vaccinazione pur scoraggiandola, rivendicano l’abolizione dei brevetti ma insinuano dubbi sull’efficacia del vaccino, denunciano l’assenza dei vaccini per la popolazione dei Paesi poveri del mondo ma difendono il diritto a non vaccinarsi del vicino di casa, in sintesi: hai paura del vaccino? Non ti senti sicuro? Sei incerto ed esitante sul da farsi? Nessun problema! Noi difendiamo qualsiasi tua decisione purché sia tu a prenderla; e se fai anche la tessera sindacale tanto meglio. Manca solo di aggiungere che per le prime trenta telefonate c’è in omaggio una mountain bike e una batteria di pentole. Sarebbe più onesto.

 

Le nostre indicazioni ai lavoratori

Noi crediamo che con molta onestà e franchezza sia necessario dire ai lavoratori la verità e dare loro indicazioni preziose, proponendo quella che crediamo essere l’unica via d’uscita non solo dalla pandemia, ma dal capitalismo che l’ha resa letale per milioni di persone.
Il Covid 19 non è prossimo alla sconfitta: circola tra noi, contagia, debilita e uccide; varia, si modifica per adattarsi e sopravvivere e la sua sopravvivenza non concorda con la nostra.
La campagna vaccinale, al di là degli squilli di tromba del governo, palesa il suo fallimento: ad oggi il 30% della popolazione non è vaccinata (ca 18 milioni di persone), le prime vaccinazioni stanno esaurendo il periodo di copertura anticorpale e sarà necessaria una terza dose, quando ancora non si è riusciti a completare la seconda. Le forniture di vaccini scarseggiano perché la loro produzione non è orientata al servizio dell’umanità, ma al profitto di una esigua minoranza che tramite i brevetti si sta arricchendo.
La cosa più importante, a monte di tutto, rimane evitare di contrarre il Coronavirus, e per fare questo non bisogna mai abbassare la guardia, cercando di scansare dove è possibile e non strettamente necessario, situazioni pericolose, assembramenti e permanenze prolungate in luoghi al chiuso; osservare il distanziamento sociale e indossare la mascherina in tutte le situazioni di rischio. Il vaccino non ripara dal contagio, aiuta il nostro sistema immunitario a difenderci dopo che il contagio è avvenuto: ma anche se abbiamo le cinture di sicurezza e l’airbag è sempre meglio evitare di finire contro un muro! Per questo che le misure di prevenzione e quelle di difesa non devono assolutamente considerarsi fra loro alternative, poiché esse sono complementari e si rafforzano reciprocamente. Quindi è importante che oltre a tutte le misure sanitarie di contenimento del contagio i lavoratori si sottopongano alla vaccinazione (ad eccezione di quella piccola percentuale di coloro per cui, a causa di determinate patologie e condizioni temporanee o permanenti, è sconsigliabile la vaccinazione, ma queste le dovranno stabilire e certificare i medici).

 

Sconfiggere pandemia e capitalismo

Sconfiggere la pandemia sarà possibile, ma l’umanità non sopravvivrà al capitalismo: l’unica via d’uscita e rovesciare questo sistema barbaro, iniquo e criminale. I padroni del mondo hanno anteposto il loro profitto alla vita di milioni di persone, tramite i loro governi hanno convogliato centinaia di miliardi pubblici nelle loro tasche, condannando alla povertà e alla disperazione le classi subalterne, scaricando in mezzo a una strada centinaia di migliaia di lavoratori (un milione solo in Italia!) dopo aver goduto di aiuti milionari indiretti in termini di sussidi pubblici di ogni tipo. Le donne hanno pagato il prezzo più alto: sono state le prime ad essere licenziate e a dover rinunciare al posto di lavoro perché costrette a badare a figli e anziani, spesso rinchiuse in contesti domestici violenti.
Molte realtà di lavoratori si stanno ribellando. Stellantis, mentre le famiglie Agnelli e Peugeot staccano dividendi milionari, si prepara a una ristrutturazione che taglierà 12 mila posti di lavoro diretti con un impatto devastante per l’indotto. A questo si aggiungono i lavoratori Gkn che con determinazione stanno animando una lotta di caratura nazionale, e poi ancora Gianetti, Timken, Ex Embraco, Whirpool e tutti i fronti caldi che stanno esplodendo in queste settimane.
Ma soprattutto pensiamo alla lotta esemplare delle lavoratrici e dei lavoratori Alitalia, in lotta contro il più grande licenziamento del secolo che risponde al nome di «Piano Ita»; stentiamo a credere il vergognoso, intenzionale e criminale oscuramento mediatico su questo massacro occupazionale, per non parlare della totale capitolazione di alcune direzioni sindacali che si stanno accodando al governo: un vero e proprio tradimento di classe!

Unire nella lotta tutti i lavoratori; unire le lotte dei lavoratori a quelle dei settori oppressi come le donne, gli immigrati e la comunità lgbt e tutte le realtà in lotta per il diritto alla casa, la difesa dei territori e dell’ambiente; affiancare alla lotta sindacale contro il padrone la lotta politica contro i padroni; estendere e coordinare la lotta di classe su scala internazionale.
Questo e ciò che crediamo sia necessario fare fin da subito e su ognuno di questi fronti si profonde il nostro incessante impegno come Partito di alternativa comunista, sezione italiana della Lega internazionale dei lavoratori - Quarta internazionale. Il partito che invitiamo a conoscere e a costruire insieme a noi.

 

 1)https://www.partitodialternativacomunista.org/politica/nazionale/no-vax-free-vax-e-dintorni-effetti-collaterali-delle-politiche-capitaliste

 

 

 

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