Partito di Alternativa Comunista

L'emergenza rifiuti

L’emergenza rifiuti è un problema di classe

 



di Valerio Torre (*)
 
 
Silvio Berlusconi l’aveva, con buona dose di demagogia, promesso durante la campagna elettorale: i primi provvedimenti del nuovo governo avrebbero riguardato il problema dei rifiuti e sarebbero stati assunti in un apposito Consiglio dei Ministri itinerante da svolgersi a Napoli.
Detto fatto, lo scorso 21 maggio, con un decreto legge composto di 17 articoli ha mantenuto la promessa.
 

 

 
caricherifiuti
 
Il provvedimento del governo ruota tutto intorno ai pieni poteri attribuiti alla figura di un sottosegretario presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, espressamente “preposto alla soluzione dell’emergenza rifiuti nella regione Campania”. Ed a ricoprire questa carica è stato chiamato quel Guido Bertolaso, già nominato da Prodi nel ruolo di commissario all’emergenza e poi dimessosi circa un anno fa.
Il decreto prevede un giro di vite nell’affrontare il problema: a partire dall’individuazione dei siti da adibire a discariche (e che in una prima fase sono stati secretati) e dall’attribuzione, a essi e alle aree ove sorgono gli impianti per il trattamento, dello status di “area di interesse strategico nazionale”. Ciò significa che le discariche saranno considerate zone militari – e infatti il provvedimento prevede che siano le forze armate a presidiarle – con pesanti pene per chiunque tenti di introdurvisi. Sanzioni ancor più severe sono previste per chiunque ostacoli il piano di gestione dei rifiuti e addirittura pene draconiane per chi si faccia promotore di disordini. Inoltre, viene creata una specifica competenza per la Dda (Direzione distrettuale antimafia) di Napoli, incaricata di occuparsi di tutti i reati connessi alla gestione dei rifiuti ed all’ambiente; mentre a Bertolaso viene anche attribuito il potere di bloccare le decisioni di sequestro dei siti ad opera della magistratura. Di fatto, un provvedimento di questo tipo imprime una svolta di tipo “militarista” alla vicenda rifiuti, contemporaneamente eliminando ogni forma di tutela giudiziaria per i cittadini.
 
Cui prodest? Gli affari dei padroni
È ovvio che misure del genere rispondono a ben precisi interessi: in particolare, a quelli padronali che si rifanno alla lobby degli inceneritori. Il decreto, infatti, ridisegna un piano che prevede l’installazione di discariche per farvi confluire le migliaia di tonnellate di spazzatura riversate nelle strade, per poi da lì farle fagocitare dai bruciatori campani: quello di Acerra, da ultimare, e altri tre (Santa Maria La Fossa, Napoli e Salerno).
E infatti, subito è giunto il plauso del padronato, che, per bocca della neopresidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, si è sperticato in lodi per il provvedimento di Berlusconi, soprattutto là dove consente nuovi e giganteschi profitti attraverso la costruzione e la gestione degli inceneritori. Naturalmente, rilanciando su tutte le infrastrutture possibili e immaginabili (1).
In realtà, chi in queste ore si sta fregando le mani è la potentissima multinazionale Impregilo di Piergiorgio Romiti e la sua controllata Fibe di Paolo Romiti: cioè le massime responsabili, insieme ad Antonio Bassolino, di quanto accaduto ad Acerra; e protagoniste, con ’o Governatore, dell’indagine che ha portato la procura napoletana a scoperchiare un autentico Vaso di Pandora. Bertolaso, infatti, ha subito precisato che Impregilo, a dispetto dell’inchiesta della magistratura (che di fatto viene vanificata), dovrà subito portare a termine la costruzione dell’inceneritore di Acerra (2).
Ma, per i padroni, di occasioni per rimpinguare i propri profitti non c’è solo questa: Bertolaso ha già disposto la chiusura degli impianti che dovrebbero dividere la spazzatura in parte secca e parte umida, perché l’asse portante del piano rifiuti sta nel fatto che i quattro termovalorizzatori bruceranno spazzatura indifferenziata (il c.d. “tal quale”). Con la conseguenza che gli impianti smaltiranno una quantità smisurata di rifiuti, guadagnando ancora di più (3). Ma con un’altra conseguenza: cioè che si stabilisce per legge che bruciare rifiuti indifferenziati … non fa male alla salute! Alla faccia di ogni studio scientifico, oltre che del buon senso!
 
Il passaggio di testimone tra centrosinistra e centrodestra. E il ruolo della sinistra governista
Ma allora, quanto sta accadendo in queste ore dipende solo dalla cattiveria di Berlusconi?
E no! Perché tutto ciò che il governo in carica sta attuando non scende dal cielo, ma è il prodotto delle politiche portate avanti dal governo Prodi, da quello regionale Bassolino e dai loro reggicoda nazionali e locali della c.d. sinistra radicale, Rifondazione in primis.
Per convincersene, basta leggere le dichiarazioni che, subito dopo il decreto, gli esponenti del Pd si sono affannati a rilasciare, in quell’incredibile rincorsa ad apparire più… berlusconiani di Berlusconi. Ermete Realacci, l’ambientalista pentito che ora si fregia del titolo di “ministro-ombra” all’Ambiente del “governo-ombra” (4) Veltroni, ha subito dato il via libera del proprio partito al voto parlamentare favorevole al decreto, plaudendo addirittura all’attribuzione alle discariche dello status di siti di interesse strategico nazionale e sottolineando che “i provvedimenti del governo in materia di rifiuti sono in continuità con quelle del governo Prodi” (5). In particolare, ha rivendicato, come misure del precedente governo, la nomina di Bertolaso e la limitazione dell’opera di controllo della magistratura sulle scelte dei siti da adibire a discariche (come effetto della militarizzazione delle stesse).
Ma, aggiungiamo noi, il provvedimento Berlusconi è in continuità con le politiche di Prodi anche per quel che riguarda la scelta delle aree: l’ultimo decreto in materia ambientale del passato governo – guarda caso – applicava la misura della secretazione sull’individuazione di siti per impianti energetici.
E che dire delle entusiastiche dichiarazioni (6) di un Bassolino fino a poche settimane fa emarginato dal suo stesso partito e che oggi si appresta ad accucciarsi sotto l’ala protettiva di Berlusconi proclamando la propria totale condivisione del provvedimento (7)? O di quelle del sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, a proposito dell’obbligo per Napoli, previsto dal decreto, di dotarsi di un termovalorizzatore (8)? E di quelle della burocrazia sindacale campana (9)?
Che dire del silenzio assordante degli stati maggiori di ciò che resta del Prc, che si limitano a denunciare la deriva militarista del decreto rifiuti (10), ma omettono di fare un bilancio delle politiche che in materia hanno condiviso con Prodi (11) e che continuano a condividere con i Bassolino e le Russo Iervolino, alfieri degli inceneritori di ieri, di oggi e di domani? Che dire se Liberazione si limita a definire la vicenda di Acerra – quel pozzo nero che esplodendo ha fatto venire a galla tutto il marciume dell’amministrazione di Bassolino, da sempre coperta “da sinistra” da consiglieri e assessori del Prc – semplicemente una delle tante “stranezze italiche”? (12)
 
Le reazioni popolari: una “rivolta plebea”?
Il decreto, come c’era da attendersi, ha suscitato le giuste e legittime proteste di inermi popolazioni che si sono viste individuare i propri territori come sedi di discariche. Subito sono sorti presidi e sono state indette manifestazioni fronteggiate dalla polizia in assetto antisommossa. A Chiaiano, le forze dell’ordine hanno violentemente caricato non pericolosi manifestanti, ma donne, vecchi e bambini che, a braccia alzate e a mani nude, volevano soltanto impedire un ulteriore scempio ambientale e difendere la propria salute. Le cariche, naturalmente, hanno provocato la giusta reazione popolare.
È evidente che, oggi, polizia e carabinieri si sentono “legittimati” dal provvedimento del governo.
Anche in quest’occasione, come negli scontri di Pianura dello scorso gennaio, la stampa borghese presenta quanto sta accadendo in Campania come una “rivolta plebea”. Al contrario, si tratta del segno della legittima insofferenza di un’intera popolazione, stanca di vedere considerato il proprio territorio come uno sversatoio e come un’occasione di profitti per la borghesia.
I quindici anni di commissariamento straordinario in regione Campania sono serviti soltanto a sedimentare una torbida situazione, in cui gli intrecci fra grande capitale, politica e malavita organizzata, si sono scaricati sulle spalle di popolazioni e territori scelti per la massimizzazione dei lucrosi profitti derivanti dalla gestione – volutamente dissennata – del ciclo dei rifiuti.
È evidente che la realizzazione di discariche e la costruzione di inceneritori rappresentano un elemento centrale del complessivo progetto politico ed economico del blocco borghese ed industriale, nazionale e campano, che ha a cuore solo il guadagno a scapito del benessere degli abitanti delle zone individuate e di quelle limitrofe. Ed è altrettanto evidente che la strenua difesa dell’ambiente, dell’aria, dell’acqua, del suolo, costituisce un ostacolo al dispiegarsi dello sfruttamento del territorio da parte del capitalismo, che non vuole intralci nella sua perversa logica di intreccio con gli interessi dell’affarismo imprenditoriale e della malavita organizzata.
È per questo – per il profitto di questa lobby industriale e finanziaria – che, sulla strada tracciata dai “governi amici” di Prodi (prima di cadere) e Bassolino, in rappresentanza di questi interessi e spalleggiati da tutte le forze della cosiddetta “sinistra radicale di governo”, oggi il governo Berlusconi, servendosi degli stessi provvedimenti adottati da chi l’ha preceduto, individua i siti per le discariche e moltiplica gli inceneritori, autorizzando contestualmente l’uso della forza per vincere le resistenze delle popolazioni locali.
 
Le prospettive per la lotta
Le popolazioni della Campania non possono restare sole in questa battaglia per il proprio futuro, il proprio territorio e la propria salute; né possono essere mandate al macello contro sbirraglie pronte a tutto pur di difendere quel blocco putrido di interessi che ha individuato questa regione come uno sversatoio, candidandola a farla diventare in breve la Romania (13) del XXI secolo; né, ancora, possono essere esposte a subire le pesanti condanne penali previste da questo nuovo vessatorio quadro normativo. Alla rassegnazione, che si fa sempre più evidente in queste ore fra le genti in lotta, si deve opporre un’alternativa.
È necessario che, riattualizzando quel sentimento di solidarietà che in 150 anni ha consentito al proletariato e alle masse di unirsi nella lotta e di percepire se stessi come un’unica classe, i lavoratori dell’intera regione proclamino, a dispetto e contro le burocrazie politiche e sindacali che pretendono di rappresentarli, lo sciopero generale prolungato in tutta la Regione Campania, contro i provvedimenti di questo e dei precedenti governi e delle amministrazioni regionale e cittadina napoletana; ed è necessario che chiamino all’unità nella lotta i lavoratori di tutto il territorio nazionale: perché l’emergenza rifiuti in Campania non è un problema locale, ma riguarda i diritti di tutti i lavoratori e delle classi subalterne di ogni regione italiana, diritti che vengono calpestati in nome del profitto di un pugno di capitalisti sia sul terreno dell’ambiente che su quello del lavoro o dello stato sociale.
È necessario che, a partire dall’unità d’azione nella lotta, una strada difficile perché costellata dalle macerie che le socialdemocrazie hanno lasciato in decenni di collateralismo col capitale, i lavoratori, i disoccupati, gli studenti, l’ampio settore dei movimenti e tutte le classi subalterne, comincino a costruire la propria indipendenza dalla borghesia e dai suoi rappresentanti comprendendo che la battaglia per il proprio futuro, il proprio territorio e la propria salute è legata alla prospettiva di un altro governo e di un'altra società: un governo dei lavoratori e una società socialista!
 
 
(*) Coord. reg. PdAC Campania
 
 
NOTE
1 “Per Marcegaglia c’è un forte bisogno di liberare le energie del Paese, cercando di non ostacolare più ulteriori investimenti. 'C’è la necessità di sbloccare tutti gli investimenti, dai termovalorizzatori alle ferrovie, alle autostrade, che sono stati bloccati per motivi ambientali … Non accetteremo più che piccoli gruppi in malafede blocchino il Paese e ci condannino al declino” (Il Sole 24 Ore, 25 maggio 2008).
2 “I lavori all’impianto di Acerra devono ripartire e dovrà occuparsene il gruppo Impregilo. Si partirà con procedure di somma urgenza”: dalla prima conferenza stampa di Bertolaso dopo la nomina (Il Sole 24 Ore, 24 maggio 2008).
3 Il profitto per il gestore dell’impianto di incenerimento, infatti, è dato dal peso del materiale da bruciare.
4 Mai caratterizzazione fu più appropriata!
5 Corriere del Mezzogiorno, 22 maggio 2008. Sullo stesso quotidiano, nell’edizione del giorno successivo, Massimo D’Alema ha dichiarato: “Condividiamo la necessità di portare avanti un piano largamente predisposto dal precedente governo. L’incarico a Bertolaso… sarà sicuramente utile a sostenere il piano che è stato predisposto da De Gennaro per conto del precedente governo”.
6 “I provvedimenti sono positivi e vanno nella direzione concordata nell’incontro a Palazzo Chigi” (Corriere della Sera, 22 maggio 2008).
7 Dunque, il decreto è stato “concordato” da Berlusconi e Bassolino, non solo sulla militarizzazione delle aree e l’espropriazione dei poteri di controllo della magistratura sulle stesse, ma soprattutto sul riavvio dei lavori dell’inceneritore di Acerra, su cui – è bene rimarcarlo – il presidente della regione Campania si gioca la faccia e il suo futuro, politico e giudiziario.
8 “Benissimo. Collaboreremo completamente. L’inceneritore era nei miei programmi elettorali sin dall’inizio.” (Corriere della Sera, 22 maggio 2008).
9 Michele Gravano, segretario generale Cgil Campania: “Culturalmente non mi piace, ma il piano Berlusconi era necessario… La Cgil offrirà la sua collaborazione.” (Corriere del Mezzogiorno, 23 maggio 2008).
10 “La militarizzazione del territorio è una scelta scellerata e soprattutto inutile … Serve, invece, il dialogo”: così l’ex ministro del Prc, Paolo Ferrero, nel suo blog
www.paoloferrero.it.
11 Dalla nomina di Bertolaso a commissario per l’emergenza a quella, dopo le dimissioni di quest’ultimo, dell’eroe del G8 di Genova 2001, Gianni De Gennaro (nomina difesa dall’ex capogruppo alla Camera di Rifondazione comunista, Gennaro Migliore), fino all’invio dell’esercito, che non è certo un’invenzione di Berlusconi, ma era già stata decisa da Prodi con il sostegno del Prc.
12 Liberazione, 23 maggio 2008.
13 Paese che accoglie gli scarti ed i rifiuti, legali ed illegali, soprattutto tossici, di mezzo mondo industrializzato.

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