Partito di Alternativa Comunista

LENIN E LE FOTO A COLORI DI PIAZZA NAVONA

LENIN E LE FOTO A COLORI DI PIAZZA NAVONA

 

 il corsivo di Franco Crisecci

 

Piazza Navona è grande e le bandiere sono centinaia.

Sul palco una parte della cosiddetta opposizione al berlusconismo (opposizione borghese, la definisce chi si ostina a vedere il mondo diviso in classi).

Cioè una parte di quelli che hanno governato fino a ieri e vorrebbero tornare a governare per la Confindustria domani: il prodiano Parisi e il sionista Colombo, il giornalista Travaglio e l'ex giudice Di Pietro (magistratura borghese, la definisce chi si ostina a pensare che lo Stato sia di una sola classe).
I temi di questa opposizione non sono i salari da fame né i morti sul lavoro, non sono i Cpt né la guerra in Afghanistan, né la Tav, né la base di Vicenza. E si capisce: gli organizzatori di piazza Navona si sono occupati, fino a ieri, fino a quando hanno passato il testimone a Berlusconi, di come meglio organizzare la rapina dei salari, l'espulsione degli immigrati, l'invio di truppe coloniali in mezzo mondo. Il tema della manifestazione è solo Berlusconi in quanto padrone poco rispettoso delle leggi dei padroni, un padrone che non si accontenta dello sfruttamento legale, quello sacrosanto, quello del lavoro salariato. L'unico conflitto di cui si occupano da queste parti non è tra le classi ma tra padroni, Berlusconi contro i banchieri amici di Prodi.
Grillo fa ridere spiegando la "corruzione della politica" (uno dei temi preferiti dal
Corsera che promuove i libri di Stella, e dalla Confindustria che vorrebbe una gestione dei suoi affari meno onerosa). Ma è la Guzzanti a richiamare l'attenzione della piazza sul tema del giorno: chi ha succhiato cosa. Ad alzare il livello politico ci pensa Di Pietro, subito dopo aver chiesto un lungo applauso per il presidente della Repubblica (imperialista, secondo vecchie definizioni). E' Di Pietro a spiegare, con un mirabile uso combinatorio delle dieci parole che formano il suo vocabolario, che bisogna processare Berlusconi per rimettere al governo la parte onesta della borghesia, quella che lui vuole rappresentare meglio di Veltroni. Grillo aggiunge a questo programma l'unica parola che manca: Vaffanculo.
Le bandiere sventolano. Per Grillo e la Guzzanti, per Parisi e la Borsellino. Le bandiere garriscono. Per Di Pietro, soprattutto. Centinaia di bandiere bianche dell'Italia dei Valori (un nome fatto per piacere ai banchieri). Ma in mezzo a tanto bianco c'è un piccolo punto rosso, proprio lì, proprio sotto le transenne, proprio dove girano le telecamere e inquadrano gli obiettivi dei fotografi per le foto da mettere sulle prime pagine. Ci vuole lo zoom per ingrandire quelle cinque bandiere rosse ma i cinque che le hanno portate lì, tra le masse dipietriste, sono stati furbi, si sono assicurati così che l'indomani il loro partito, di cui non si sente più parlare da mesi, tornerà sulle pagine dei giornali (che, per fortuna, usano ormai tutti il colore). Non serve Gauguin per sapere che il rosso spicca sul bianco. Per riuscire in questa impresa, i cinque sono arrivati prima di tutti, svegliandosi all'alba per sventolare le bandiere a pochi metri dal palco su cui parlerà Di Pietro. A guidare i cinque alla conquista delle masse bianche c'è Ferrando in persona, proteso verso la telecamera come Lenin verso il socialismo.
Direte voi che forse quando parlava di "portare tra le masse il programma comunista" Lenin intendeva un'altra cosa, altre masse, e forse per questo non risulta che partecipasse alle manifestazioni del Partito Cadetto, che pure faceva opposizione (borghese) allo Zar. E pensare che il partito cadetto aveva bandiere gialle e sul giallo, non serve Matisse per saperlo, il rosso spicca benissimo.
A meno che la posizione così ostinatamente classista di Lenin (costruire una opposizione di classe separata e contrapposta all'opposizione borghese) non fosse legata alla mancata invenzione, a quei tempi, delle foto a colori. Che sia proprio lì la differenza tra le bandiere comuniste e quelle cinque bandiere del Pcl che sventolavano a Piazza Navona? Il dubbio ci assilla nella calura estiva: vuoi vedere che la differenza col leninismo sta tutta
nell'uso del colore?


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