Partito di Alternativa Comunista

LETTERA APERTA AI MANIFESTANTI DEL 20 OTTOBRE

LETTERA APERTA AI MANIFESTANTI DEL 20 OTTOBRE
 
Il Partito di Alternativa Comunista non aderisce alla manifestazione odierna.
 
 
Non aderisce perché si tratta di una manifestazione che chiama alla mobilitazione con l’intento illusorio di poter “spostare l’asse del governo Prodi a sinistra”  richiamandolo all’applicazione del programma.
 
In realtà il governo ha da subito applicato il “suo” programma, che è un programma dettato dagli interessi della borghesia italiana e, per questo, inconciliabile con gli interessi dei lavoratori e immutabile nelle sue logiche di fondo. In nome del rilancio del capitalismo italiano nei mercati internazionali si sono susseguiti la finanziaria 2007 “lacrime e sangue”, l’attacco al sistema previdenziale attraverso l'aumento dei contributi a carico dei lavoratori dipendenti e il furto del Tfr/Tfs; il patto in dodici punti di febbraio ha accelerato la politica estera "multilaterale" del governo con il rifinanziamento delle missioni militari (a partire dall'Afghanistan), la permanenza nella Nato e l'allargamento della base militare Usa a Vicenza e la nuova finanziaria vedrà un ulteriore aumento delle spese militari.
In tema di pensioni, l'obiettivo è sempre stato l'aumento dell'età pensionabile, la revisione dei coefficienti di trasformazione, il taglio dei rendimenti pensionistici. In tema di lavoro, in nome della competitività e della produttività, i padroni hanno chiesto e ottenuto, oltre a immani sgravi fiscali, il consolidamento delle forme di lavoro precario previste dalla legge 30, la decontribuzione degli straordinari, gli incentivi alla contrattazione integrativa aziendale e la triennalizzazione dei contratti. Hanno intascato un piano di infrastrutture con la realizzazione della Tav, nuove ondate di liberalizzazioni e privatizzazioni, e, in nome del risanamento dei conti, si procede senza tregua alla riduzione della spesa pubblica per servizi sociali, sanità, scuola pubblica con pesanti aumenti dei finanziamenti alle scuole private. Rimangono irrisolte le condizioni disumane degli immigrati costretti alla clandestinità e alla reclusione nei Cpt.
Un governo al servizio di Confindustria e del Vaticano che anche in tema di diritti civili sta producendo un arretramento attraverso il quotidiano attacco alla legge 194, la conferma della legge 40, la totale subordinazione all’ideologia imposta dal vaticano in tema di rapporti di coppia e di scelte sessuali.
Oggi il governo, con l’assunzione del protocollo del 23 luglio sulla base di un accordo tra Confindustria e burocrazie di Cgil, Cisl, Uil e di una "legittimazione" data da una consultazione dei lavoratori condotta in modo antidemocratico, mostra una volta di più la sua faccia confindustriale. A nulla servono le piccole modifiche ai tavoli di confronto, l’elemosina che viene concessa alle fasce sociali più “deboli”, le astensioni dei ministri Ferrero e Bianchi in consiglio dei ministri e le promesse di battaglia parlamentare, perché l’impianto dell’accordo rimarrà sostanzialmente lo stesso o persino peggiorato dal parlamento.

Sono allora concrete ragioni che ci fanno dire che questa manifestazione è dannosa al di là delle buone intenzioni di tanti compagni che vi parteciperanno. Diverse sono le intenzioni dei gruppi dirigenti della sinistra di governo che la hanno promossa e che vogliono soltanto rialimentare l'illusione che il governo, questo governo dei padroni, possa "cambiare rotta"; e così facendo garantiscono quella "pace sociale", o perlomeno il calo delle lotte e degli scioperi, che consente a Prodi di fare politiche ben peggiori di quelle che i lavoratori impedirono a Berlusconi di fare.
La riaffermata egemonia del neonato Partito democratico e dei sindacati concertativi ha dimostrato che le forze della cosiddetta “sinistra radicale” Prc, Pdci, Verdi, Sd non sono riuscite minimamente ad influenzare le scelte del governo. La manifestazione dunque suona come il tentativo estremo di dare una dimostrazione della propria “esistenza” e del proprio “peso”, di mantenere uno spazio negoziale con il nuovo centro, sempre in una logica di pressione sul governo e di sopravvivenza di ceti burocratici: non è un caso che è all’ordine del giorno un’accelerazione, soprattutto da parte del Prc, alla nascita della cosiddetta “cosa rossa”.  Un’operazione questa che sancirà definitivamente il dissolvimento della rifondazione comunista in nome del primato della governabilità.

Il 20 ottobre tutte le istanze espresse dai movimenti, dai lavoratori, dai giovani studenti e precari, dalle donne proletarie, dagli immigrati,  rischiano di farsi strumento di supporto per questa operazione che li chiude in un recinto senza uscita, un perimetro tutto interno agli ambiti di un governo amico solo dei padroni.
Serve invece una vera opposizione, un’opposizione all’alternanza borghese dei governi di centrodestra e di centrosinistra. Lo sosteniamo come Alternativa Comunista fin da quando siamo usciti dal Prc alla vigilia della sua entrata nel governo Prodi. Se la sinistra cosiddetta “radicale” ritiene di voler rappresentare gli interessi dei lavoratori, dei giovani precari e delle classi più “deboli”, sia conseguente e scelga di stare dalla loro parte uscendo dal governo.
Oggi è necessario e urgente ripartire dalle lotte, dalle migliaia di No all’accordo del 23 luglio espresse nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro, dalle rivendicazioni dei giovani precari e dei lavoratori immigrati, nuovi proletari al centro dello sfruttamento contemporaneo, per unificare la classe operaia, l’unica che può fermare l'attacco della borghesia e dei poteri forti di questo Paese e rilanciare una prospettiva di alternativa vera, dei lavoratori.
 
Con l’obiettivo dell’unità di classe e per la costruzione di uno sciopero generale contro le politiche antipopolari e di guerra del governo, partecipiamo e invitiamo a partecipare allo sciopero del sindacalismo di base del 9 novembre, alle manifestazioni degli immigrati del 27 e 28 ottobre, alla manifestazione nazionale contro l’ampliamento della base militare di Vicenza.
 
Contro la guerra sociale e militare del governo Prodi, sciopero generale unitario e continuato!
Costruiamo insieme l’alternativa dei lavoratori!
 

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