Partito di Alternativa Comunista

Manifestazione contro la guerra e la base Dal Molin- Del Din

 

I disobbedienti non sono i padroni del movimento contro la

base- manifestazione del 4 maggio a Vicenza contro la guerra e la base Dal Molin

 


 

Vicenza 4 maggio 2013

Questa mattina due nostri compagni  hanno subito un'intimidazione in piazza Matteotti, da parte di un gruppo di "disobbedienti" del Presidio No Dal Molin e costretti ad allontanarsi dal corteo degli studenti dove  si erano recati per volantinare il comunicato già diffuso alla stampa (allegato qui sotto). 

In seguito, al momento del corteo unitario convocato per le h 10 davanti alla stazione, al  nostro partito, e di conseguenza allo spezzone della sinistra di classe del quale faceva parte anche il PdAC, è stato impedito di avvicinarsi al piazzale della stazione sempre da parte di un gruppo di disobbedienti. Nel frattempo il resto dei  manifestanti attendeva, ignaro, la partenza del corteo dal concentramento in stazione.

Il Partito di Alternativa Comunista è stato dall'inizio della lotta all'interno del movimento contro la base di guerra Dal Molin e contro la guerra imperialista e si è sempre battuto in prima linea nell'organizzazione di iniziative locali e nazionali, anche con i disertori dell'esercito degli Usa.

Dopo il blocco da parte dei disobbedienti, avvenuto con la collaborazione della Digos, i militanti del  PdAC hanno manifestato alla rotatoria di viale Framarin con lo spezzone della sinistra di classe, del sindacalismo di base e con le Donne in Rete per la Pace.

Denunciamo che, dall'inizio della lotta contro la base Dal Molin,  singoli  e  interi gruppi di attivisti contro la guerra sono stati costretti ad allontanarsi a causa della totale mancanza di democrazia dei disobbedienti.

Ad una valutazione politica, come è stata la nostra, si risponde, se si hanno argomenti oggettivi, con argomentazioni politiche. Invece oggi i Disobbedienti sono scesi nel campo delle intimidazioni negando il diritto al dissenso.

Questo è quanto è successo.

L'importante battaglia contro la guerra e le sue basi, strumenti di distruzione di massa, hanno bisogno della massima unità , della massima trasparenza delle posizioni e, soprattutto, di verità.

Il Partito di Alternativa Comunista (sezione italiana della Lit-Ci Lega Internazionale dei Lavoratori) continuerà a Vicenza, come in tutti i 25 Paesi del mondo dove è  presente con sue sezioni, nella lotta contro la guerra.


Partito di Alternativa Comunista
sezione di Vicenza

  4 maggio, ripartire dalla lotta contro le servitù militari e

contro le guerre che devastano le vite e saccheggiano i territori

La costruzione della nuova base di guerra è stata ultimata. E con il completamento della base, lo scorso marzo, era arrivato anche l’ennesimo affronto dei militari Usa: la popolazione di Vicenza era stata invitata a visitare la nuova caserma, il prossimo 4 maggio, come a coronare un lungo idillio vissuto tra la popolazione vicentina e il gigante militare statunitense.
L’esercito Usa, dopo anni di effettivo arresto del movimento di protesta, crede di aver ottenuto il consenso della popolazione alla costruzione della nuova base. Ma noi sappiamo bene che non è così.

Credono che aver costruito una base eco-friendly, con particolare attenzione allo stile architettonico, al risparmio energetico e alla piantumazione di tanti alberelli possa bastare per far scordare che è stata costruita una base da cui partiranno militari armati di tutto punto per portare devastazione e morte alle popolazioni di altri Paesi.

Ma, nelle scorse settimane, non è arrivato il nulla-osta da parte delle autorità vicentine deputate a garantire l’ordine pubblico per la giornata del 4 maggio: temendo momenti di tensione, questura e prefettura hanno caldamente invitato i generali dell’US Army ad annullare l’apertura della base alla cittadinanza. Noi pensiamo che la decisione di rinviare l'inaugurazione sia stata presa perché il Presidio aveva lanciato una mobilitazione chiamando all’appello anche altre realtà di lotta del territorio italiano, come i No Tav e i No Muos e c'è da considerare, inoltre, che la manifestazione cade proprio in piena campagna elettorale (il 26 – 27 maggio, infatti, a Vicenza si vota per l'elezione del Sindaco e del Consiglio comunale).

Quindi, sabato 4 maggio non ci sarà l’apertura della base militare al pubblico, ma la manifestazione è stata comunque confermata, anche se la “chiamata” nazionale è stato rinviata di qualche mese (sembra che, a questo punto, la vera e propria inaugurazione con tanto di autorità si terrà in estate).

 

Il “parco della pace” in cambio della base di guerra

Noi di Alternativa Comunista, insieme a tanti altri, saremo comunque in prima linea, il 4 maggio, per denunciare, non solo lo  scempio ambientale che è stato commesso costruendo la base sulla falda acquifera, ma soprattutto il massacro che produce la guerra imperialista.
Ma questo non basta, vogliamo ricordare anche la complicità di tutti coloro i quali hanno preso parte, più o meno attivamente, alla svendita della lotta contro il Dal Molin accontentandosi di aver strappato, dopo anni di battaglie, un semplice pezzo di terra adiacente alla base che qualcuno ha avuto il coraggio di chiamare Parco della Pace (non è la prima volta che i sostenitori attivi delle guerre e delle basi militari usano il termine “pace” per perpetrare ingiustizie enormi e giustificare massacri e devastazioni; accade continuamente e  fa parte di una strategia, di controllo e disinformazione, ben studiata). Il “Parco della Pace” è un’opera di compensazione voluta fortemente dal sindaco del Pd,  Achille Variati. Nel 2010, infatti, Variati annunciò con grande enfasi e soddisfazione che, dopo il viale della Pace situato di fronte alla caserma Ederle (base militare che ospita in città il comando delle forze armate Usa operanti in Africa) e il villaggio della Pace (area residenziale dei militari Usa) a Vicenza nasceva anche il “Parco della Pace” in quanto il governo nazionale concedeva l’area inutilizzata proprio affianco alla nuova enorme base. E certamente non furono molte le voci allora fuori dal coro: il Presidio Permanente non ha mai respinto il Parco della Pace in quanto compensazione, anzi.

 

Il referendum, una premessa alla sconfitta del movimento

Il 4 maggio ci saremo anche per ricordare che il Partito di Alternativa Comunista fu l’unica organizzazione politica che si rifiutò di appoggiare il referendum del 2008 sul Dal Molin. Quel referendum ebbe l’effetto contrario a quello che i promotori dicevano di voler ottenere: seppure migliaia di cittadini si dichiararono contrari alla base, il voto non poteva avere alcun valore legale e, qualora l’avesse avuto, sappiamo bene che gli Usa e il governo italiano non l’avrebbero preso minimamente in considerazione. Questa noncuranza verso gli esiti referendari è stata confermata anche dal risultato del referendum sul controllo e la gestione dei servizi pubblici essenziali del 2011 (ancora oggi la percentuale in bolletta per i profitti garantiti, ovvero la speculazione sull'acqua e il servizio idrico, non è stata abolita. A Vicenza, inoltre, il sindaco Variati ha messo in discussione, concordandolo con l'assenso delle burocrazie sindacali di Cgil, Cisl, Uil, la  gestione pubblica diretta di acqua, gas, energia, igiene ambientale, trasporti).
L’unico modo per impedire la costruzione della nuova base militare poteva essere solo la mobilitazione ad oltranza, senza scendere a patto con l’istituzione, senza intraprendere ingannevoli vie legali, senza accettare compromessi né compensazioni. Bisognava prendere esempio dalla Val di Susa che, da oltre vent’anni, è in lotta e non si piega alla realizzazione del Tav !

 

Dare una prospettiva socialista alla lotta contro le guerre

Nonostante il danno sia fatto noi non restiamo comunque in silenzio. Per non incappare più in questi errori bisogna ripartire subito dalla lotta contro le servitù militari e contro le guerre imperialiste collegandole ad un più ampio programma di mobilitazioni che sappia coinvolgere i settori più colpiti dalla crisi del capitalismo. Crediamo sia indispensabile continuare tenacemente l’attività contro la guerra, contro le basi e a favore della diserzione. Però pensiamo sia necessario farlo in modo completo, legando la battaglia contro la guerra a quella per la difesa del lavoro e dei diritti sociali e alla lotta più generale contro la crisi economica provocata dai pochi ai danni di molti. Questa battaglia deve avere il coraggio di affrontare il grande responsabile dell’esistenza di basi, guerre, disoccupazione e fame. Questo responsabile ha un nome: capitalismo. Tentare di riformarlo, dandogli un “volto umano”, è un’illusione.
A differenza di altri (Sel, Rifondazione, Movimento 5 Stelle, Presidio Permanente,...) noi pensiamo che questo sistema non possa essere riformato, ma solo rovesciato con le lotte che devono partire dalle fabbriche e da tutti i luoghi di lavoro, dalle scuole, dalle piazze. La soluzione alle tragiche catastrofi che il capitalismo genera sta in un sistema realmente e radicalmente alternativo, un sistema sociale ed economico basato sul socialismo.

 

Il 25 aprile : un'assemblea e una decisione importante

Il 25 aprile, giornata in cui abbiamo ricordato la resistenza antifascista e anticapitalista, a Vicenza si è svolta una assemblea pubblica regionale dal titolo “dalla crisi alla guerra”. Hanno partecipato una trentina di rappresentanti di diverse realtà della sinistra di classe delle province di Vicenza, Padova e Venezia. Per il Partito di Alternativa Comunista erano presenti Patrizia Cammarata, Raffaello Giampiccolo e Davide Primucci. Durante il dibattito, che ha ripercorso in modo sintetico gli errori della sinistra di classe durante il periodo di lotta contro la costruzione della nuova base, sono emersi degli importanti  punti di contatto  sia rispetto all' analisi sull' attuale crisi strutturale del capitalismo  sia rispetto alle tragiche conseguenze di tutto ciò per le classi lavoratrici, non solo in termini di perdita dei diritti conquistati nel passato, ma di aumento di povertà, emarginazione e imbarbarimento della vita sociale e civile.
Su queste basi si sono valutate le difficoltà, ma anche la necessità e la possibilità, di costituire un fronte unico di lotta su alcuni punti specifici che possa contribuire, nel concreto, a riconnettere la lotta contro la guerra imperialista alle lotte del mondo del lavoro, indirizzandole verso una prospettiva anticapitalista.

È proprio a partire dal corteo contro la base di sabato 4 maggio che si aggregheranno le realtà presenti durante l'assemblea del 25 aprile. Ognuno con le proprie bandiere, ognuno con i propri contenuti, ma tutti uniti dietro lo striscione comune: “La crisi è del capitale, la guerra anche. No ai licenziamenti, no alle basi”. Un primo punto di partenza per questo nuovo percorso che noi aupsichiamo possa essere di buon auspicio per costituire, a Vicenza, un fronte unico su basi anticapitaliste e antimperialiste,  quindi su basi socialiste ed internazionaliste. Un fronte unico che dovrà, a nostro avviso, avere il compito, nella rinata mobilitazione contro il Dal Molin, di tenere insieme, questa volta con coraggio e imparando dagli errori del passato, la “barra ferma a sinistra”, una sinistra di classe, contro i tentativi di strumentalizzazione e contro nuovi tentativi di ricondurre la lotta contro le basi e la guerra ad una mero problema locale, legale o ambientale o utile strumento, per qualcuno, di concertazione con le istituzioni.

 
di Davide Primucci



 

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