Partito di Alternativa Comunista

Messina: Il Ponte sullo Stretto, ovvero i mostri del capitalismo reale

Le lotte contro il ponte in Sicilia

di Carmelo Ingegnere*

L'appalto del secolo: così esordiscono i vari giornali nazionali e non alla notizia dell'appalto aggiudicato dalla Impregilo Spa, la più grande impresa di costruzioni italiana, tristemente famosa per i suoi affari e relativi misfatti per il mondo ed in particolare in America Latina1. Spuntandola su una cordata di imprese guidata dalla romana Astaldi il secondo gruppo di costruzioni in Italia dopo la già citata Impregilo e sulla austriaca Sabag, che aveva deciso però di tirarsi fuori dalla gara, l'impresa di costruzioni milanese si è aggiudicata un appalto che si aggira intorno ai 4,4 miliardi di euro2 e che, col tempo, l'inflazione ed il costo del progetto diventeranno all'incirca 6 miliardi di euro.

Il ponte sullo stretto, che retoricamente viene già soprannominato"il ponte dei record" ha, in effetti, dei veri e propri primati, ma che non sono così positivi come ci vorrebbero far credere i "signori del ponte" e i loro epigoni. Innanzitutto sarà il ponte con la campata unica più lunga del mondo (secondo dati ufficiali la campata sarà di 3 km e 300 metri contro l'attuale ponte giapponese di Akashi di 2 km), portando con sé rischi non calcolati per una campata così lunga in una zona, quella dello stretto di Messina, a forte rischio sismico. Come se non bastasse, il progetto prevede anche sei corsie (tre per ogni direzione di marcia), due corsie di servizio e due binari, calcolando che dallo stretto possano passare all'incirca 200 treni al giorno e 6 mila auto ogni ora, appesantendo ulteriormente un'opera che non ha vagliato eventuali problemi legati al territorio. Uno di questi sarebbe quello della deturpazione dell'ecosistema e del territorio urbanistico, sia calabrese che siciliano, rovinando in maniera irreversibile la bellezza naturale racchiusa tra Scilla e Cariddi.

Il ponte perché

Ogni opera iniqua fatta per trarre dei vantaggi privati a spese del bene collettivo (vedi guerra) ha una sua ideologia che giustifica tale atto; il ponte non ne è da meno. Secondo i diretti interessati infatti il ponte comporterebbe notevoli vantaggi, uno su tutti la riduzione del tempo per la percorrenza del tratto che divide Villa S. Giovanni da Messina. Secondo studiosi del progetto il ponte diminuirebbe il tempo di percorrenza di pochi minuti, mentre per l'attraversamento dell'autostrada Salerno - Reggio Calabria si perdono diverse ore. Ora, gli stessi studiosi hanno dimostrato di come da Messina (o anche da Milazzo e Reggio Calabria) a Napoli, attraverso quelle che vengono definite "autostrade del mare", il tempo di percorrenza medio sarebbe di 3 o 3 ore e ½ , mentre lo stesso tragitto su strada (escludendo la pericolosità dell'attraversamento dovuto a delle strutture carenti) è in media di 7 ore:

Gli affari sotto il ponte

Secondo la Dia, l'Ente Investigativo Antimafia, il ponte costituisce il volano per i loschi affari delle famiglie mafiose delle due parti dello stretto3. In effetti, il ponte rappresenta una torta molto ghiotta a cui nessuno vuol rinunciare. Le grandi famiglie della borghesia mafiosa messinese e reggina hanno già stretto accordi per gli introiti della "grande opera". Ma non solo. Intorno al ponte che rappresenta di per sé un grosso affare per la malavita gravitano diverse "imprese" interessate ad altri settori, come speculazione edilizia, riciclaggio di denaro sporco, fornitura di cave e calcestruzzo, camion e macchinari atti allo spostamento della terra ecc. In una logica di spartizione del bottino e di massimizzazione delle "entrate" la borghesia mafiosa delle due sponde dello stretto dividerà parti diverse i settori di pertinenza, riproponendo così la logica verticistica e clientelare propria sia della mafia che del capitalismo "feudale" del Sud Italia.

Il ponte sulle spalle dei lavoratori

Come è stato reso pubblico dall'attuale Ministro per l'Economia, Giulio Tremonti, i conti italiani non permettono la costruzione della "grande opera". E allora, dove si prenderanno i soldi per la costruzione? Secondo i diretti interessati, il ponte si pagherà da sè, attraverso i flussi monetari dovuti alla gestione. Ma ben presto la verità viene a galla. L'amministratore delegato della società "Stretto di Messina" Pietro Ciucci, dopo che il titolo Impregilo ha perso il 10 % in borsa a seguito dell'aggiudicarsi dell'opera, è uscito allo scoperto dicendo, con un frasario tipico di un prestigiatore, che non ci saranno spese per lo stato "a fondo perduto" e che i soldi per la realizzazione si troveranno attraverso un aumento di capitale della "Stretto di Messina di 2.500 milioni di euro, pari a circa il 40 % del fabbisogno complessivo da erogarsi progressivamente in relazione all'avanzamento dell'attività di costruzione"4, il che significa, visto che la Società Stretto di Messina è formata tutta da capitale pubblico dipendente dal ministero del Tesoro (Anas, Fintecna, Rete Ferroviaria, Regione Sicilia e Regione Calabria) che il pagamento dell'opera si riverserà in tributi da far pagare ai cittadini anche con metodi "moderni" di dilazionamento del credito, che aumenterà "progressivamente" col passare degli anni. Inoltre, aspetto assolutamente da non trascurare è la ristrutturazione che avviene nella cantieristica messinese, dove sempre maggiori esuberi colpiscono una classe, quella lavoratrice, sempre più sulle difensive e priva di una pur minima rappresentanza politica.

Le elezioni politiche

Infatti, a dimostrazione di ciò, nella città dello stretto il centrosinistra con Rifondazione comunista appoggerà la candidatura per le imminenti elezioni comunali dell'esponente della Margherita Francantonio Genovese. Figlio del sei volte senatore della Democrazia Cristiana Luigi Genovese, nipote dell'otto volte ministro Nino Gullotti, erede di una delle famiglie democristiane più potenti dell'isola in quanto "riusciva ad accontentare tutti"5, il giovane Francantonio è, in combutta con la famiglia Franza di Messina - padroni di una catena di alberghi , ristoranti e del Messina Calcio - azionista del gruppo Franza, dividendo così, oltre alla passione calcistica, anche la spartizione delle entrate dovute ai traghetti che attraversano lo stretto. Il Prc con questo appoggio compie un suicidio politico, gettando alle ortiche ogni possibilità di opposizione vera alle politiche congiunte del centrodestra e del centrosinistra.

L'opposizione al ponte. La posizione di Progetto Comunista

Il 6 agosto scorso per le strade di Messina un corteo composto da circa 10.000 persone ha manifestato con sfumature ed accenti differenti il proprio no alla costruzione dell'opera. Progetto Comunista sinistra del Prc - era presente a tale manifestazione con un proprio volantino che siamo riusciti a far circolare in tutto il corteo. Il dato immediato che si coglie è che la cosiddetta "società civile" messinese e reggina, spesso distratta o sonnolenta, ha deciso in un giorno afoso come il 6 di agosto di sfilare per manifestare la propria opposizione a tale opera. Tuttavia, emergono all'interno del composito"movimento contro il ponte" delle contraddizioni: molti partecipanti al corteo, militanti di partiti del centrosinistra, appoggiano a livello locale esponenti che poi si dichiarano "neutrali" sulla costruzione del ponte, magari con l'intento di "acciuffare" i voti ed anche il consenso di chi è favorevole e direttamente interessato alla sua realizzazione6. Sta a noi sottolineare, all'interno di tali movimenti, le contraddizioni e le spinte involutive che per propria natura certe formazioni politiche attueranno contro la volontà dei propri elettori. A tal proposito come Progetto Comunista Sicilia abbiamo avanzato delle proposte, che si inseriscono in un "programma di transizione" di lotta, chiare ed unificanti nel movimento contro il ponte: 1) sviluppo della cantieristica navale e portuale con collegamenti per L'Europa ed il Maghreb e conseguente stabilizzazione degli operai portuali e navali; 2) snellimento del traffico su quattro ruote con lo sviluppo, sotto controllo operaio e non sotto gestione privata come vogliono alcuni, delle autostrade del mare; 3) sviluppo del sistema aeroportuale, in cui si inserisce anche la smilitarizzazione della base americana di Sigonella e sua riconversione in aeroporto civile; 4) investimento in infrastrutture basilari (strade, autostrade, ferrovie) spesso inesistenti, affette da gravi carenze nei casi in cui sono presenti, come il raddoppio ferroviario Messina-Catania, il completamento del raddoppio ferroviario Messina-Palermo, il generale ammodernamento e il potenziamento della rete interna che colleghi nei modi necessari le varie parti dell'Isola, con conseguente creazione di posti di lavoro seri e continuativi, completamente antitetico al lavoro precario e sottopagato.

In conclusione, ciò che ci preme sottolineare è che il ponte sullo stretto non è l'eccezione all'interno di un sistema capitalistico corretto e limpido, ma uno dei tanti contraccettivi di questo sistema perverso, basato sull'accumulazione privata e lo sfruttamento dei lavoratori. La piattaforma unitaria di lotta contro il ponte, quindi, non deve rimanere isolata alla pura contestazione dell'opera, ma è direttamente collegata alle varie "storture" del sistema di cui fa parte, come le guerre, i Centri di permanenza per gli immigrati, la miseria dilagante all'interno e fuori dalle nostre città. L'opposizione alla costruzione del ponte va strettamente correlata ad una opposizione seria e senza infingimenti al sistema capitalistico, di cui il ponte è uno dei simboli più manifesti .

*Coordinatore regionale del lavoro dei giovani di Progetto Comunista in Sicilia

1 Per approfondimenti sui misfatti del capitalismo nostrano per il mondo ed in particolare della Impregilo in America Latina è da segnalare il dossier di Antonio Mazzeo su www.terrelibere.org

2 Con un ribassamento d'asta del 12% il costo dell'operazione diventerebbe però 3.88 miliardi di euro.

3 www.girodivite.it/rubriche 

4 www.strettodimessina.it/AnalisiFattibilita.html

5 "Messina, il candidato con i conflitti d'interesse sul Ponte", articolo di Gian Antonio Stella apparso sul Corriere della Sera del 3 ottobre '05.

6 Interessante, a tal proposito, l'editoriale del Manifesto del 13 ottobre '05 "Il ponte d'Italia".

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