Partito di Alternativa Comunista

Nucleare in Basilicata: ci risiamo!

Ripartiamo dalla lotta di Scanzano

di Raffaele Guerra e Claudio Mastrogiulio

La Basilicata è di nuovo minacciata dall'incubo nucleare. Lo scorso agosto, infatti, un'inchiesta di Antonio Massari su il Manifesto annunciava il progetto di costruire una centrale atomica a "fusione calda" a Ferrandina (Matera). Il fautore della proposta è il prof. Panarella, nativo del comune lucano, ma trasferitosi in Canada da diversi anni. Dal punto di vista tecnico, la "fusione calda" impiega le reazioni che avvengono nelle bombe a idrogeno, per produrre energia e farla esplodere. 

Questo progetto trovò il consenso dell'allora presidente del consiglio regionale Bubbico (a capo di una giunta di centrosinistra di cui ha fatto parte anche il Prc), che si disse disponibile a stanziare i 35 milioni di euro necessari per l'assistenza finanziaria: un autentico tradimento nei confronti del popolo lucano che nel novembre del 2003 ha lottato contro il deposito nazionale di scorie radioattive da realizzarsi a Scanzano (Matera). Del resto già all'epoca, eravamo coscienti del fatto che l'atteggiamento di Bubbico non fosse altro che demagogia, come se ne è vista tanta durante i giorni di Scanzano. Non si spigherebbe altrimenti la scomparsa di un fascicolo che proverebbe la complicità delle istituzioni regionali con il governo nazionale.

A tal proposito vogliamo chiarire una volta per tutte la questione Scanzano: si è avuto in quei giorni un grande movimento popolare a difesa della terra, del lavoro e del proprio futuro, che i politici hanno cavalcato per tornaconti elettorali (tralasciando la farsa delle commissioni d'inchiesta, che hanno lasciato impunita tutta la corruzione). I lucani sono stati un esempio del popolo che fa irruzione nella storia per riprendersi il proprio ruolo contro il capitalismo burattinaio delle sorti del mondo.

Ritornando alla centrale, a Bubbico si è aggiunto il comune di Ferrandina, che ha già destinato per il progetto un'area del bosco e assicurato strutture e interventi necessari. Già due anni fa, la giunta comunale aveva siglato un memorandum d'intesa con la società canadese Fusion Reactor Technology, rappresentata da Panarella. A breve verrà anche istituito un ente ad hoc- si parla di una Società per Azioni, di cui si sta occupando un comitato di Ferrandina, presieduto da Panarella e con la partecipazione dell'ing. Domenico Iadoli e del sindaco Saverio D'Amelio.

Intanto anche l'Università di Basilicata ha stretto un accordo con la Frt, e il consigliere del vice-ministro per le Attività produttive ha dichiarato la disponibilità del governo nazionale. Il progetto è stato già presentato a Washington nel corso della sesta edizione di una importante conferenza che la Global Foundation e l'Iaea organizzano ogni due anni. La General Electric lavora già da diverso tempo sull'aspetto tecnico del progetto e sono stati avviati stretti legami con l'Ecole Politechnique di Parigi, Michael De Perretti e Richard Post del Lawrence Livermore National Laboratory.

A dimostrazione della pericolosità e dell'inattuabilità di questa centrale, si è pronunciato il professor Franco Piperno dell'università di Cosenza, dimostrando come un progetto di questo tipo non produrrebbe energia pulita. A partire dal Tomakak (il contenitore per il plasma in cui avviene la fusione), si dovrebbero raggiungere temperature che in natura sono presenti solo nel sole e nelle stelle!

Nel nostro volantino avevamo chiesto un pronunciamento del Prc e dei Verdi, i due partiti apertamente contro il nucleare. Anche in questo caso abbiamo potuto notare la subalternità di dirigenti di Rifondazione nei confronti del centrosinistra. Infatti il nostro partito non ha assunto alcuna posizione ufficiale sulla questione mentre persino i Verdi si sono pronunciati.

Noi di Progetto comunista non siamo d'accordo nel mettere a disposizione il bosco di Ferrandina perché pensiamo che i beni naturalistici vadano salvaguardati in sé, e per lo sviluppo del turismo alternativo. Ci verrebbe da chiedere alla classe politica italiana se abbia dimenticato che nel referendum del 1987, il 72% degli italiani votò a favore dell'uscita dell'Italia dai programmi atomici internazionali.

E come scordare un'altra ferita aperta costituita dal deposito nucleare nella zona Trisaia di Rotondella (Matera)? Qui, oltre a 64 barre di uranio, ci sono 3 tonnellate di rifiuti liquidi. Nel 1975 lo Stato italiano ordinò di solidificare tutti i rifiuti liquidi, ma la direttiva rimase inapplicata. La magistratura ha dimostrato che nel deposito i liquidi sono conservati in cisterne "scadute" da più di venti anni. Tanto che il 14 aprile 1994, una cisterna si è bucata e il contenuto radioattivo si è depositato nella cella in calcestruzzo posta sotto. Un'altra indagine della magistratura ha portato, nel 1993, al sequestro di una tubatura dello stesso deposito, lunga 4 km, che, partendo dal deposito, attraversa aziende agricole finendo per scaricare i rifiuti nel Mar Ionio. Fu ordinato di disseppellirla e rimuoverla, ma è ancora lì.

In Basilicata esiste un tavolo della "trasparenza sul nucleare" (a cui partecipa il Prc). Ebbene, durante i preparativi del primo incontro ci si mise d'accordo con Panarella per consentirgli di fare una ricerca sul territorio lucano per il suo progetto... I colossali interessi economici dietro Panarella e il nucleare, assieme alle armi atomiche che servono all'imperialismo per le sue guerre, devono necessariamente essere combattuti attraverso la lotta della classe operaia, vittima dei massacri di ogni guerra capitalista. Siamo contro il nucleare e a favore delle fonti di energia pulita. Per questo l'Amr Progetto comunista di Matera ribadisce il suo impegno contro la realizzazione di questo progetto e contro l'idea di fare della Basilicata una pattumiera nucleare.

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