Partito di Alternativa Comunista

Padova: Basta con la mattanza giornaliera

(volantino distribuito dal PdAC di Padova allo sciopero cittadino del 23 marzo indetto da Fim-Fiom-Uilm contro gli infortuni sul lavoro)

Basta con la mattanza giornaliera

I due giovani operai rumeni investiti e uccisi dalla ghisa fusa nell’altoforno della Fonderia Anselmi, a Camposampiero (Pd), evidenziano la drammaticità delle condizioni di lavoro a cui sono sottoposti i giovani lavoratori precari e immigrati: i più colpiti dagli infortuni mortali sul lavoro.

Se consideriamo l'inizio di questo millennio, a partire dal 2000, l'andamento degli infortuni mortali sul lavoro ci consegna, ormai con tragica stabilità, una media di quattro morti sul lavoro al giorno, in genere relegati nelle pagine di cronaca dei giornali locali, mentre l'entità complessiva degli infortuni sul lavoro si attesta intorno ad un milione di eventi l'anno.

Tra i lavoratori quelli più colpiti sono gli immigrati, che presentano una frequenza di infortuni tre volte superiore ai lavoratori italiani; tra tutte le fasce d'età i giovani (18-34 anni) contribuiscono per circa il 50% degli infortuni; tra le differenti condizioni lavorative, i lavoratori precari (interinali, somministrati, a progetto, ecc) negli ultimi anni hanno subito il raddoppio del numero di infortuni.

In Veneto, nel corso del 2006, gli infortuni sul lavoro hanno avuto un incremento del 24% rispetto all’anno precedente.

Il crescente utilizzo nell'industria e in agricoltura di sostanze chimiche tossiche e di agenti fisici nocivi ha contribuito alla crescita esponenziale di "tumori professionali" (circa 4000 casi ogni anno) e di altre malattie cronico-degenerative.

Ad oggi non c'è in Italia un testo unico che tutela la salute dei lavoratori, sono presenti diverse norme (Dpr 547/55, Dpr 303/56, Dlgs 277/91, Dlgs 626/94, ecc) che affrontano in modo disorganico la questione, peraltro queste norme, ambigue ed insufficienti, sono frequentemente derogate, in peggio, da altrettante norme regionali e comunali.

Ne consegue una babele di leggi e regolamenti in cui a farne le spese sono i lavoratori a tutto vantaggio di imprenditori senza scrupoli e di quei funzionari e dirigenti delle Aziende sanitarie locali, addetti al controllo degli ambienti di lavoro, compiacenti.

Oltre a questo quadro normativo, per comprendere l'attuale stato degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali dobbiamo richiamare il peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori determinati dalla progressiva precarizzazione dei rapporti di lavoro introdotta in questi anni con le leggi Treu e Biagi; dalla ricattabilità dei lavoratori immigrati determinata dalle leggi Turco-Napolitano e Bossi-Fini; dalla flessibilità e dall'allungamento degli orari di lavoro; dall'aumento della frequenza dei turni senza riposo e dei straordinari; dalla tendenza all'esclusione dei dispositivi di sicurezza allo scopo di aumentare i ritmi di lavoro e la produttività; dalla mancanza di informazione ai lavoratori sui rischi per la salute presente nell'ambiente di lavoro.

Accanto a queste condizioni oggettive e normative dobbiamo richiamare il crescente disinteresse sindacale per la salute negli ambienti di lavoro e per una seria politica di prevenzione.

 

Il PdAC ritiene che questo quadro non può che aggravarsi in mancanza di una seria vertenza generale di classe, di difesa dei diritti e delle tutele, contro la precarietà lavorativa e previdenziale. Una vertenza generale sostenuta dallo sciopero generale contro il governo e il padronato:

 

  • Devono essere incrementati nelle aziende e nel territorio i Rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza;
  • Deve essere assicurata la formazione dei delegati alla sicurezza e di tutti i lavoratori sui fattori di rischio per la salute presenti negli ambienti di lavoro e sui mezzi di prevenzione;
  • Deve essere assicurato il controllo dei lavoratori e dei delegati sui servizi ispettivi delle Aziende sanitarie (SPISAL) e sui medici competenti aziendali

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