Partito di Alternativa Comunista

Scuola: contraddizioni di classe Intervista a studenti del Pdac dell’Emilia

Scuola: contraddizioni di classe

Intervista a studenti del Pdac dell’Emilia 



 

a cura della redazione web

 

 

 

In questo periodo di emergenza sanitaria, uno dei settori più colpiti è stata sicuramente la scuola. Parlando con studenti e studentesse, in questi ultimi mesi, abbiamo visto come il sistema scolastico sia diventato scenario di oppressione ed ingiustizia per loro.
Inoltre, mancano spazi di denuncia da parte studentesca. Spesso i mass media sono pieni di interviste alla ministra Azzolina, ai presidi, etc., mentre non ha voce una componente fondamentale della scuola, ovvero quella studentesca.
Ecco perché abbiamo deciso di parlarne con un gruppo di studentesse, militanti del partito, che vivono tutti i giorni, sulla loro pelle, le contraddizioni di questo sistema.

 

Sara, sono passati ormai più di otto mesi dalla famosa chiusura delle scuole, avvenuta a marzo. Più volte abbiamo ribadito che in quell'occasione non era stato garantito il diritto allo studio. A settembre scorso il governo ha optato per la didattica in presenza. In quest'occasione è stato garantito un diritto allo studio reale?

SARA: Il governo ha deciso di riaprire le scuole a settembre, esprimendo un grande interesse... per la garanzia del diritto allo studio e rassicurando gli studenti che avrebbe riaperto in totale sicurezza.
Non è stato assolutamente così. Le scuole - che già da prima della pandemia presentavano enormi problemi circa la sicurezza all'interno degli edifici e non solo- sin da subito si sono trovate in una situazione di estremo caos: aule colme di studenti dove il distanziamento non era garantito, mancanza di direttive dalle istituzioni centrali che hanno dunque affidato gran parte della gestione ai singoli dirigenti, per non parlare dell'aumento esponenziale degli insegnanti con un posto precario.
Tutto ciò era già prevedibile sin da prima dell'apertura stessa delle scuole, poiché i fondi stanziati con il Decreto Rilancio erano decisamente irrilevanti rispetto alle somme di cui si ha necessità, e nonostante ciò il governo Conte ha deciso comunque di procedere.
Da subito questa strategia si è rivelata fallimentare: già il 25 di ottobre il governo ha dovuto emanare un ulteriore DPCM nel quale si stabiliva una percentuale di didattica a distanza del 75%.
La didattica a distanza di ottobre presenta le medesime complicazioni che si avevano a marzo. A ciò si aggiunge lo stress psicologico a cui vengono sottoposti gli studenti un'ulteriore volta, che per le categorie oppresse si somma alle discriminazioni già presenti nella loro quotidianità, le quali durante la pandemia sono state accentuate.

 

Secondo te, considerato il sistema capitalista in cui è inserita la scuola, in quest'ultima, ad oggi, si può garantire realmente una sicurezza effettiva?

SARA: Il sistema capitalista non garantirà mai la sicurezza degli studenti poiché il suo fine ultimo è il profitto, la scuola non producendo profitto sarà dunque messa perennemente in secondo piano. Ciò appare evidente dai tagli cospicui che i governi hanno eseguito nei confronti della scuola negli ultimi decenni.

 

Valeria, come diceva Sara, la scuola non è un'isola felice, ma è inserita in un sistema capitalistico brutale ed oppressore. Secondo te, la scuola riflette quelle doppie oppressioni vigenti nel nostro sistema?

VALERIA: Assolutamente sì. Questa pandemia ha evidenziato ed aggravato le oppressioni presenti nel nostro sistema. La DAD ha fatto emergere il divario di classe tra studenti borghesi e proletari, penalizzando fortemente quest'ultimi. Come sempre avviene, in ogni ambito di questo sistema, spesso viene lasciata la responsabilità ai singoli. Seppur ci siano stati dei finanziamenti in questo ambito, in realtà sono stati così irrisori che hanno lasciato, per esempio, alle singole famiglie la responsabilità di procurarsi i mezzi per la didattica a distanza. Questo ha penalizzato fortemente le famiglie meno abbienti. Lo Stato non tutela nemmeno le categorie più oppresse. Queste categorie vengono doppiamente oppresse durante la pandemia e soprattutto durante la quarantena. Pensiamo alle violenze che possono avvenire in un ambiente domestico in cui persone della comunità LGBT non vengono accettate dal proprio contesto familiare. Le persone immigrate che non solo vengono sfruttate in quanto salariate ma vengono anche doppiamente discriminate per la loro provenienza. Tutto questo è esacerbato dal razzismo che vige in Italia, a causa del terrorismo psicologico dei media, che fomenta i complottismi nazionalisti che vedono l’immigrato come la causa di ogni problema. Inoltre, le donne oltre alla violenza domestica devono farsi carico anche dei figli in difficoltà con la didattica a distanza.

 

Ines, Valeria parlava delle doppie oppressioni che si riflettono nella scuola pubblica. Il sistema capitalistico è un sistema per sua natura classista. Secondo te, si può ritenere che la scuola pubblica rifletta anche la natura classista del sistema? 

INES: Certo! La scuola è classista. Il sistema scolastico riflette non solo le oppressioni, come evidenziava Valeria, ma anche le questioni di classe che attanagliano la nostra società. Molto spesso, si rappresenta la scuola come un’istituzione pubblica, che in un qualche modo riesce a superare le barriere e le diseguaglianze sociali. Niente di più falso, purtroppo. In questa fase di pandemia è stato evidente: molti studenti di estrazione proletaria non possedevano i mezzi (computer e connessione a banda larga da casa) per poter svolgere le lezioni online. Ad oggi si parla di 1 studente su 8 che non possiede i mezzi sufficienti per la didattica a distanza. Inoltre, molti studenti non dispongono di una propria camera, in tranquillità, per partecipare alle video-lezioni. Questa situazione si complica per gli studenti più piccoli o coloro che hanno bisogno di essere seguiti: chi ha una famiglia di estrazione proletaria, spesso non ha genitori istruiti che spingano loro a seguire le lezioni o che aiuti loro con i compiti. D'altra parte, famiglie molto abbienti possono permettersi insegnanti privati. Inoltre, l'estrazione da cui provengono gli studenti determina anche il loro futuro. L'ascensore sociale è una menzogna. Anche in questo caso i dati ci vengono in aiuto: solo il 21% dei laureati– secondo i dati MIUR 2017- proviene da famiglie di operai o di impiegati. Infine, è utile evidenziare l'abbandono sempre maggiore delle scuole pubbliche e i finanziamenti sempre maggiori alle scuole paritarie. Negli ultimi anni, la scuola pubblica ha subito tagli miliardari: solo nel 2019/2020 – secondo i dati del Sole 24 ore- sono stati tagliati 1,8 miliardi di euro di finanziamento alla scuola pubblica mentre nello stesso anno, lo Stato ha stanziato ben 500 milioni di euro per le scuole paritarie. Lo Stato dunque preferisce finanziare scuole paritarie che accolgono circa 866 mila studenti a differenza delle scuole pubbliche che ne accolgono 7,6 milioni, finanziamenti presi dalle tasse che i lavoratori pagano ogni anno.

 

La scuola viene presentata molto spesso come spazio democratico e collettivo. In questa situazione di emergenza sono stati garantiti gli spazi democratici studenteschi?

INES: In questa situazione di emergenza sono stati ridotti gli spazi democratici studenteschi. Spazi democratici, come assemblee d'istituto e di classe, che ci siamo conquistati grazie a dure lotte fatte negli anni '70. Bisogna dire che negli ultimi anni, anche prima della pandemia, le assemblee di istituto sono diventate una farsa. Spesso bisognava avere l'approvazione della preside e quindi spesso non si potevano affrontare temi politici o sociali. Con la pandemia la situazione si è aggravata ancora di più. Sono passati quasi tre mesi dall'inizio della scuola e ad oggi molte di queste non hanno svolto assemblee studentesche. Inoltre, spesso ci segnalano che molti professori non permettono agli studenti di svolgere assemblee di classe, e quand'anche sono permesse, si svolgono con la supervisione di un professore, limitando, dunque, fortemente la libertà di parola degli studenti. In un momento di emergenza, il diritto di riunione degli studenti deve essere ancora più forte. Io penso che sia fondamentale che noi studenti discutiamo delle problematiche che sono comparse con la DAD e la didattica in presenza, riunendoci in assemblee e cercando di avere una capacità decisionale all'interno della scuola.

 

Che cosa possiamo fare noi studenti per opporci alle politiche classiste e discriminatorie del governo sulla scuola? Che strumenti possiamo utilizzare?

VALERIA: Noi studenti dobbiamo essere uniti. Dobbiamo costruire una rete, facendoci forza l’un l’altro, capendo quali sono le problematiche e trovare una soluzione, stilare un programma per una scuola migliore e per fare giustizia al diritto allo studio. Dobbiamo farci sentire scioperando, scrivendo articoli e non rinchiuderci in una bolla, cercando di comunicare il più possibile con coloro che possono essere nostri alleati: in primis, i professori, coloro che trasmettono l’amore per la conoscenza. Anche loro sono stati penalizzati dalla didattica a distanza e dalla burocrazia del sistema scolastico attuale. Dobbiamo gridare con forza che questa non è la scuola che meritiamo e dobbiamo pretendere che il ministero attui delle azioni concrete ed egualitarie per una formazione universale delle nuove generazioni. Ciò deve essere fatto attraverso finanziamenti cospicui che permettano a tutti gli studenti di possedere un computer o un tablet e una connessione a banda larga da casa per la DAD. Io penso che sia fondamentale per noi studenti non solo lottare contro l’attuale sistema scolastico, ma allo stesso tempo condurre una lotta contro questo sistema, che non permette un reale diritto allo studio. É importante per noi studenti condurre una lotta organizzata, che si potrà realizzare solo costruendo un partito che possa essere la direzione rivoluzionaria e che possa condurci ad un cambiamento del sistema. Il nostro progetto è quello socialista, perché solo in un sistema socialista si realizzerebbe una società interamente basata sulle necessità vitali e sociali di tutti, dove il lavoro avrebbe orari e condizioni compatibili con le necessità di vita dei lavoratori, nel rispetto del clima e dell’ambiente. Le donne godrebbero di una situazione più favorevole, usufruendo di strutture pubbliche che le libererebbero delle incombenze domestiche che oggi in gran parte ricadono sulle loro spalle. L’indipendenza economica e la partecipazione attiva alla vita della collettività le avrebbe inoltre liberate dalla violenza maschilista.
In una società comunista i confini non sarebbero più un problema e la questione “immigrazione” si svuoterebbe di significato: ogni singola persona riceverebbe i dispositivi di protezione individuale e le cure necessarie a prescindere dalla propria etnia, genere o identità sessuale. Quindi per concludere, nuove norme di vita familiare e relazioni sessuali verrebbero modellate in base ai bisogni e alle esigenze naturali delle persone

SARA: Io ritengo sia fondamentale mantenere una forte collaborazione con i lavoratori e le lavoratrici, poiché l'unità nei piani d’azione di tutto il proletariato costituisce un’arma estremamente efficace ai fini della lotta. A ciò vi è da aggiungere anche che il mezzo più importante di cui disponiamo è lo sciopero, mediante il quale possiamo batterci contro le politiche del governo padronale.

INES: Io credo che Valeria e Sara siano riuscite a identificare bene gli strumenti che possiamo utilizzare per opporci alle politiche criminali che sta perpetuando il governo. Come sottolineava Valeria, c’è bisogno di un programma e di un'unità d'azione. A partire da queste riflessioni, e dalle problematiche emerse indichiamo i punti principali di questo programma.

Noi lottiamo per:

  • un diritto allo studio reale, universale, gratuito e pubblico.
  • per garantire la salute nostra e delle nostre famiglie è necessario chiudere le scuole svolgendo una didattica a distanza che non lasci indietro nessuno.
  • tutti gli studenti devono possedere un computer o un tablet e una connessione a banda larga da casa.
  • Ogni studente dovrà avere un proprio spazio sicuro e tranquillo per poter svolgere le lezioni online.
  • Dovrà essere garantito il diritto di riunione degli studenti attraverso assemblee di classe e di istituto nell'orario scolastico.

E infine ci deve essere una salvaguardia delle categorie più oppresse (donne, immigrati, lgbt etc.).

Allo stesso modo crediamo che queste rivendicazioni non potranno essere realizzate nel sistema capitalistico attuale. Un sistema che ha come unico valore il profitto non può assicurarci un reale diritto allo studio. Un sistema che ha causato una crisi economica, una crisi ambientale ed una crisi sanitaria non potrà essere la soluzione. Io credo fortemente, come scrive Valeria, che la soluzione sia abbattere questo sistema e costruirne uno nuovo, ovvero quello socialista. Unico in grado di abbattere le diseguaglianze economico-sociali.

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