Partito di Alternativa Comunista

UN PARTITO COMUNISTA E UNA PROSPETTIVA DI CLASSE

UN PARTITO COMUNISTA E UNA PROSPETTIVA DI CLASSE
(SENZA TRUCCHI E SENZA ACCORDI CON LA CASTA BORGHESE)
Alternativa Comunista -unica forza che ha dovuto raccogliere le firme per la presentazione delle liste-penalizzata dalle norme anti-democratiche.
Ferrando (Pcl) si presenta -senza firme- con l'aiuto di due parlamentari del centrosinistra che hanno votato le finanziarie di Prodi e la guerra.


Dichiarazione del Comitato Centrale del Partito di Alternativa Comunista
L’ordinamento borghese in materia elettorale esonera i partiti già rappresentati in parlamento (e che pertanto godono dei milioni del finanziamento pubblico), onerando invece le forze esterne al parlamento (prive di apparati di funzionari) dell’assurda e gravosa incombenza di raccogliere in pochi giorni migliaia di sottoscrizioni per la presentazione delle liste.
Modificando ripetutamente la legge, a elezioni già indette, il parlamento borghese aveva allargato le maglie di questa normativa, consentendo anche a "partiti minori" aventi almeno due parlamentari in uno stesso ramo del parlamento di presentare una propria lista in tutte le circoscrizioni, indipendentemente dall'effettivo radicamento sociale.
Questa situazione, lesiva delle già scarse libertà democratiche in una società capitalistica, era stata denunciata oltre che da noi anche da Sinistra Critica e Pcl, le uniche forze costrette come il PdAC a raccogliere le firme. E a raccoglierle ognuno per sé, in quanto la nostra proposta di verificare - nella piena autonomia dei differenti progetti - una convergenza elettorale dell'area a sinistra dell'Arcobaleno, era stata respinta tanto dal Pcl quanto da Sinistra Critica.
Successivamente, con una ulteriore modifica, il parlamento approvava un emendamento che toglieva la differenza (in effetti priva di senso) tra le forze dotate di due parlamentari nello stesso ramo e quelle dotate di eletti in rami diversi del parlamento: esentando così anche Sinistra Critica (che ha un deputato e un senatore eletti nelle liste di Rifondazione alle scorse elezioni politiche) dalla raccolta di firme.
Per quanto ci riguarda, non essendo settari e difendendo gli spazi democratici per le forze di sinistra anche quando non ne godiamo direttamente, avevamo dichiarato che - seppur nell'ambito di un decreto assurdo, espressione delle peggiori manovre di una "casta politica" intenta solo a preservare se stessa - si trattava di una correzione positiva ancorché solo parziale del danno e avevamo invitato pertanto Sinistra Critica ad adoperarsi a favore di una ulteriore modifica per abbassare il numero di firme necessarie per la presentazione in ogni circoscrizione. Il nostro appello a Turigliatto e Cannavò non ha però ricevuto alcuna risposta: certo non pensavamo che Sinistra Critica avesse il potere di modificare le norme elettorali, ma poteva perlomeno continuare la denuncia della norma che rimaneva comunque iniqua.
Rimanevamo così solo noi e il Pcl a dover raccogliere le firme. Il Pcl - a differenza di quanto fatto da noi - non parlava di correzione (seppure minima) di una norma antidemocratica e anzi denunciava l'ammissione di Sinistra Critica come un atto della "casta". Al contempo, mentre noi ammettevamo che la raccolta di firme era un'impresa quasi disperata per un partito privo di funzionari e basato sulla militanza di lavoratori, giovani e precari, il Pcl proclamava, con la consueta arroganza di Ferrando, che sarebbe riuscito a raccogliere le firme ovunque - nonostante sia noto che nella maggior parte delle regioni quel partito non ha nemmeno un iscritto.
Ora sappiamo su cosa si basava la sicurezza di Ferrando: non sui vantati tremila (o duemila, a seconda dei giorni) militanti, che nessuno ha mai visto e che - se fossero esistiti - avrebbero potuto raccogliere le firme necessarie anche solo coinvolgendo la cerchia familiare. No, si basava su un piccolo trucco: questa mattina si è appreso che il Pcl, per aggirare l'ostacolo delle firme, ha chiesto l’appoggio di due parlamentari del centrosinistra che hanno sostenuto il governo Prodi (e le sue finanziarie e le sue guerre). In questo modo il Pcl potrà presentarsi ovunque, senza esibire le migliaia di firme necessarie che - inutile dirlo - non è riuscito a raccogliere. E anche il Pcl non dirà più una parola per protestare contro le norme anti-democratiche che, a questo punto, penalizzano a sinistra solo il nostro partito. Ci chiediamo, ovviamente, dove siano andati a finire anche i proclami di Ferrando che sosteneva che il suo partito fosse l'unico, diversamente da Turigliatto, a non essersi mai compromesso col governo Prodi: mentre ora usa lo stesso trucco utilizzato da altre piccole forze fantasma (come ad es. la lista "Per il bene comune" di Ferdinando Rossi) grazie al quale può presentarsi in ogni circoscrizione; mentre un partito pur piccolo ma reale e radicato come il nostro viene escluso da questo meccanismo truffaldino.
Pur di entrare nei salotti televisivi, Ferrando ha quindi chiesto il sostegno di due parlamentari: uno di questi amici del Pcl è il cosiddetto onorevole Giorgio Carta, leader del Psdi (il partito che fu travolto dagli arresti per tangentopoli, diretto a suo tempo dal piduista Pietro Longo), convinto sostenitore delle guerre imperialiste, presentatore pochi mesi fa in parlamento di una proposta di legge per... favorire l'apertura di nuove basi militari anche al sud! E' il segno della deriva inarrestabile di questo gruppo che vive ormai solo in funzione della visibilità mediatica del suo leader unico. Un partito che non ha nulla a che fare con il lavoro di costruzione di un partito comunista radicato e di militanti.
 
Il nostro partito, l'unico che non si è mai veramente compromesso, è stato così anche l'unico costretto a dover raccogliere davvero le firme. E questa campagna -con centinaia di banchetti- non è stata uno sforzo vano. Essa ha già dato frutti importanti, almeno per noi che non soffriamo di cretinismo parlamentare e partecipiamo, quando possiamo, alle elezioni con l'unico scopo di dare maggiore visibilità alle lotte dei lavoratori, dei giovani, degli immigrati. Essendo questo il nostro obiettivo, possiamo dire che in parte è stato raggiunto: abbiamo raccolto centinaia di nuovi contatti e la disponibilità militante di tanti simpatizzanti e compagni che si sono avvicinati in queste settimane al PdAC. Settimane in cui abbiamo diffuso decine di migliaia di volantini in tutta Italia, rendendo visibile la necessità che, ripartendo dalle lotte, si costruisca un largo fronte di lotta per lavorare, nella battaglia di opposizione ai due poli dell'alternanza borghese, a una reale alternativa dei lavoratori. Quell'alternativa che non verrà certo dalla Sinistra Arcobaleno di Bertinotti che, dopo aver sostenuto per due anni le politiche anti-operaie del governo Prodi, scopre in campagna elettorale la natura "confindustriale" dei partiti di centrosinistra con cui ha governato fino a ieri: nascondendo per di più che con quelle medesime forze si prepara a governare in tante regioni e città (a partire da Roma) e che, in caso di vittoria del Pd, l'Arcobaleno tornerà rapidamente forza di complemento nel governo confindustriale nazionale.
 
Mai come in queste settimane il nostro progetto, comunista e rivoluzionario, è stato visibile davanti a centinaia di fabbriche e di piazze. Lo sarà anche nella campagna elettorale, dove chiederemo un voto per il nostro partito e il nostro programma laddove è presente alle politiche o alle amministrative (stiamo raccogliendo ad esempio le firme per Vicenza, dove candidiamo un attivista della lotta contro la base Dal Molin); mentre altrove utilizzeremo comunque questo mese di campagna elettorale per continuare a propagandare il nostro programma; dal punto di vista meramente elettorale, inviteremo, dove il nostro simbolo non sarà presente, ad astenersi o a scrivere sulla scheda "Voto per Alternativa Comunista, per un'alternativa dei lavoratori", rimarcando anche in questo modo l'esclusione anti-democratica della nostra lista, avvenuta nel silenzio tanto della sinistra governista quanto di quelle forze (Pcl, Sinistra Critica) che, dopo essere state esentate dalla raccolta, non hanno più detto una parola contro lo sbarramento delle firme.
 
Il Comitato Centrale del PdAC ringrazia i militanti e i simpatizzanti che, a decine, si sono prodigati in queste settimane e continueranno a farlo anche nella campagna elettorale e dopo, come sempre. Il nostro partito è piccolo - certamente di taglia non inferiore alle altre due organizzazioni che oggi possono presentarsi alle elezioni senza aver dovuto raccogliere le firme - ma è reale, fatto di attivisti delle lotte sociali e sindacali ed è l'unica forza -per quanto oggi solo embrionale - che lavora alla costruzione di un partito comunista di militanti. Ed è sul terreno della militanza reale - non in quello dei salotti televisivi - che si misurerà nei prossimi anni chi vuole costruire un'alternativa rivoluzionaria e internazionalista che passa per il rovesciamento del sistema capitalistico e della democrazia delle casseforti: un compito che non potrà essere aggirato con trucchi o con l'aiuto di parlamentari guerrafondai.

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